giovedì 23 febbraio 2012

L’albatros (Charles Baudelaire)


Spesso, per dilettarsi, gli uomini della ciurma
Catturano gli albatros, grandi uccelli marini
Che seguono, indolenti compagni di viaggio,
la nave che scivola sugli amari flutti.
 
Appena deposti sulle assi della tolda
Questi re dell’azzurro, maldestri e vergognosi
Lasciano pietosamente le grandi ali bianche
Trascinarsi come remi accanto a sé.

Quant’è goffo e fiacco questo viaggiatore alato!
Lui, prima così bello, quant’è comico e brutto!
Uno tormenta il suo becco con un mozzicone acceso,
l’altro mima, zoppicando, l’infermo che volava.

Il Poeta assomiglia al principe delle nubi
che sfida la tempesta e sbeffeggia l’arciere;
esiliato al suolo in mezzo al baccano
le sue ali di gigante gli impediscono il cammino.

1 commento:

  1. Credo che la mia esperienza più gratificante con il lavoro di Baudelaire sia stata la lettura integrale de I fiori del male. E Baudelaire, in effetti, dichiarò di aver riflettutto molto prima di decidere come strutturare la 'raccolta' (anche se a lui non la considerava tale, bensì piuttosto un'opera da considerare nella sua interezza con un inizio e una fine).

    Alle superiori, i frammenti che avevo studiato, tra cui proprio Albatros e anche Corrispondenze, mi avevano colpita, ma mi avevano dato una visione proprio frammentaria.

    Ludo.

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