domenica 20 maggio 2012

“L’amministratore” di Anthony Trollope


Anthony Trollope (1815 – 1882) fu uno dei più prolifici scrittori inglesi di epoca vittoriana. La sua produzione consiste in 47 romanzi (tutti di ottimo livello), 8 libri di viaggi, biografie, numerosi racconti e un’autobiografia pubblicata postuma nel 1883. Fu indubbiamente uno scrittore minore rispetto ad autori contemporanei del calibro di Charles Dickens e William Thackeray ma grazie alla sua fantasia, al mestiere ed alla conoscenza degli uomini, molti dei suoi romanzi sono oggi riconosciuti come classici della letteratura inglese.
“L’amministratore” è il primo libro della serie di sei romanzi (gli altri cinque si intitolano: “Le torri di Barchester”, “Il Dottor Thorne”, “La canonica di Framley”, “La casetta di Allington” e “Le ultime cronache del Barset”) che formano il cosiddetto ciclo delle cronache del Barsetshire. In questi romanzi Trollope ci racconta le storie ricche di speranze, timori e intrighi di una società dominata dagli esponenti del clero; tali vicende sono ambientate in una regione immaginaria (Barsetshire) nella quale si trova una cittadina, sede vescovile, altrettanto immaginaria (Barchester).
 “L’amministratore” è una storia molto semplice, con pochi personaggi, ricca però di ironia e di senso del’humour. La lettura delle prime pagine può risultare un po’ ostica se non si è esperti conoscitori della politica ecclesiastica, ma è solo un’impressione iniziale, superata questa apparente difficoltà, infatti, il romanzo si rivela una lettura piacevole e ci offre anche diversi spunti di riflessione molto interessanti.
Protagonista del primo romanzo delle cronache del Barsetshire è il reverendo Harding, primo cantore della cattedrale di Barchester e amministratore del pensionato per vecchi lavoratori (incarico legato alla nomina di primo cantore).
L’amministratore e gli anziani ospiti del pensionato vivono grazie ai proventi di un lascito del 1434, anno in cui John Hiram, un mercante di lana, lasciò in eredità la propria casa ed i propri terreni per il sostegno di dodici cardatori a riposo. L’istituto dall’epoca era prosperato, i terreni adibiti al pascolo erano stati edificati e le case costruite su di essi affittate; nel frattempo non trovandosi più cardatori a Barchester gli ospiti venivano scelti in base ad altri requisiti, direttamente dal vescovo e dai suoi collaboratori.
Septimius Harding è un uomo buono e amabile, è vedovo e ha due figlie: Eleanor, la minore, che vive ancora con il padre e Susan, la maggiore, moglie del reverendo Grantly, figlio del vescovo nonché arcidiacono di Barchester e rettore di Plumstead Episcopi.
Quando John Bold, giovane medico, paladino dei poveri e degli oppressi, sempre pronto ad eliminare ogni forma di sopruso, scopre l’iniqua suddivisione dei proventi del pensionato per cui l’amministratore percepisce una parte molto superiore a quella degli assistiti, decide di dover fare assolutamente qualcosa per rimediare a questa ingiustizia. Così, nonostante sia innamorato di Eleanor, che contraccambia il sentimento, e nonostante sia amico del reverendo Harding, non esita a denunciare pubblicamente la questione, intentando una causa e sensibilizzando anche la stampa. Tutti vengono coinvolti nella controversia ed, oltre ovviamente ai personaggi sopra nominati, entrano nel dibattito anche illustri avvocati, grandi cariche della chiesa e gli stessi anziani dell’ospizio; Trollope riesce a descrivere perfettamente di ognuno caratteristiche, motivazioni, passioni ed eccentricità individuali. Alla fine, Septimius Harding, prostrato ed amareggiato, ed in aperto contrasto con quanto gli verrà suggerito da avvocati e familiari, deciderà di seguire comunque la propria strada e la propria coscienza perché:

Quel che non poteva sopportare era venir accusato dagli altri e non assolto da se stesso. Dubitando, come aveva cominciato a dubitare, della legittimità della sua posizione al ricovero, sapeva che non gli sarebbe stata restituita la fiducia perché il signor Bold era caduto in errore riguardo a certe questioni procedurali; né poteva accontentarsi di cavarsela perché, grazie a qualche scappatoia legale, lui che riceveva dal ricovero il maggior profitto andava considerato solamente come uno dei dipendenti.

Non ci sono personaggi totalmente positivi o negativi, i personaggi descritti da Trollope sono semplicemente uomini e donne, e come tali hanno debolezze, desideri, aspirazioni; a volte sono egoisti, testardi e vogliono imporre la loro volontà altre volte sono confusi, incerti e tormentati dai dubbi.

(Il Dottor Grantly) voleva il successo per la sua parte e la sconfitta per quella dei nemici. Il vescovo voleva la pace a riguardo; una pace stabile se possibile, ma la pace a ogni modo fintantoché non si fosse concluso quel poco che restava dei suoi giorni; ma il signor Harding non solo voleva il successo e la pace, bensì chiedeva anche di essere discolpato agli occhi del mondo.

Certamente in questo romanzo niente e nessuno è salvo: Trollope attacca la chiesa d’Inghilterra, la stampa (The Times che all’epoca di Trollope era noto come il The Thunder, viene nel romanzo chiamato Jupiter), la legge (tribunali, avvocati, magistrati) e non tralascia neppure una frecciata ad un collega, il signor Popular Sentiment, chiaro riferimento a Charles Dickens.

“E questo sarebbe il monte Olimpo?” chiede l’estraneo incredulo. “E’ da questi piccoli edifici, scuri, sudici che hanno origine quelle leggi infallibili a cui i consigli dei ministri si sentono in dovere di obbedire; da cui devono essere guidati i vescovi, controllati i membri della Camera dei Lord e dei Comuni – istruiti sulle leggi i giudici, in fatto di strategia i generali, sulle tattiche navali gli ammiragli e sulla gestione dei loro carretti le venditrici di arance?”. “Sì, amico mio…da queste mura. Da qui vengono emesse le uniche bolle di cui si riconosca l’infallibilità per la guida delle anime e dei corpi britannici. Questa piccola corte è il Vaticano d’Inghilterra. (…)
E’ un fatto stupefacente per i comuni mortali che il Jupiter non sbagli mai.

L’impressione ricevuta dalla lettura di questo primo romanzo è stata piuttosto positiva, ma prima di esprimere un giudizio totalmente favorevole verso Trollope, preferisco leggere il secondo romanzo.  Sono abbastanza curiosa di sapere se le mie aspettative saranno soddisfatte. Chissà se i miei dubbi e il mio desiderio di conferme nascano dal fatto che l’autore non si è rivelato molto gentile nei confronti di uno dei miei scrittori preferiti e del romanzo d’appendice in genere; a voler proprio essere sinceri, non è che Trollope si sia allontanato poi così tanto dalla verità descrivendo i personaggi dickensiani…
Dickens fa della carica sentimentale il suo punto di forza, i suoi personaggi sono sempre schierati dalla parte del bene o del male, nelle sue descrizioni punta spesso sul grottesco e sul comico, caratteristiche che gli hanno fatto guadagnare grande successo di pubblico ma che non sempre hanno attirato i favori della critica.
Trollope, come abbiamo già detto, descrive le passioni umane per quello che sono, nel bene e nel male, non è mai tutto bianco o nero, le persone non sono mai o buone o cattive, nelle sue pagine c’è ironia, mai sarcasmo. Per tutti questi aspetti, ritengo che pur appartenendo alla stessa corrente letteraria del realismo inglese, Anthony Trollope sia forse da considerarsi più realista di Charles Dickens.

Noi ora ci muoviamo con passo più leggero e più veloce; lo scherno risulta più convincente del ragionamento, i tormenti immaginari commuovono più dei veri dolori e i romanzi a pubblicazione mensile persuadono dove dotti volumi in quarto non riescono a farlo. Se è destino che il mondo sia raddrizzato, l’impresa verrà compiuta dai fascicoli da uno scellino.
Tra tutti i riformatori del genere, il signor Sentiment è il più potente (...)
Il signor Sentiment  è senza dubbio un uomo molto potente e forse lo è di più perché i suoi poveri meritevoli sono così estremamente meritevoli; i suoi spietati ricchi così estremamente spietati e i genuinamente onesti così tanto onesti (…)

4 commenti:

  1. :D ma ci sono un sacco di autori che ce l'hanno con Dickens. Capisco che effettivamente, se uno ci pensa, Dickens non era una grande persona, anzi piuttosto un ipocrita. Ed è vero che i suoi romanzi hanno dei colpi di scena assurdi a volte. Però David Copperfield rimarrà comunque uno dei miei romanzi preferiti in assoluto :D è meraviglioso.
    Se vuoi buttarti nelle atmosfere gotiche vittoriane letterarie leggi Drood di Dan Simmons. Ha protagonista Wilkie Collins e Charles Dickens! :D stupendissimo!!

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  2. Drood???? non lo nomini mai questo libro!! ;-) Ho sentito pareri contrastanti e non sempre positivi, ma va bene mi hai convinta! lo aggiungerò alla lista dei libri da leggere :-)

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  3. Ho terminato da poco l'intero ciclo, una delle letture più belle della mia vita.

    Gianluca

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    1. Mi fa piacere conoscere un lettore entusiasta di Trollope, non so perchè ma questo autore viene troppo spesso dimenticato.
      Purtroppo ho talmente tanto da leggere che, nonostante i buoni propositi, mi sono fermata al primo libro. Spero di continuare quanto prima.

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