martedì 16 ottobre 2012

“Poesie” di Emily Dickinson (1830 – 1886)


Emily Dickinson, considerata la più grande poetessa statunitense nonché uno tra i maggiori lirici del XIX secolo, nacque nel 1830 ad Amherst nel Massachusetts dove morì nel 1886.
Trascorse tutta la vita nella casa paterna allontanandosene raramente e solo per brevi soggiorni: Washington, Filadelfia, Boston e Cambridge.
Non seguì un corso di studi regolare e la sua educazione ufficiale si interruppe dopo un solo anno di college, quando aveva appena 17 anni. Nonostante questo, vivendo in un ambiente familiare dalle forti pressioni culturali e religiose, la Dickinson divenne un’assidua e regolare lettrice di autori contemporanei, poeti ed intellettuali, non tralasciando comunque di coltivare la sua passione per gli autori del Seicento in particolare dei Metafisici né la lettura delle sacre scritture. Frequenti sono infatti i riferimenti nelle sue poesie a personaggi e vicende della Bibbia, ma anche alle opere di Shakespeare e di Emily Bronte, una delle sue autrici preferite.
Si innamorò di un pastore, ma il suo fu un amore esclusivamente platonico; visse isolata e gli ultimi anni li trascorse ritirata nelle sue stanze; la sua fu un’esistenza solitaria ad eccezione della corrispondenza epistolare con i pochi amici e delle rare visite nel vicinato.
Emily Dickinson scrisse 1775 poesie, ma solo sette di esse furono pubblicate durante la sua vita. L’edizione delle sue opere apparve postuma, in varie raccolte, fino alla prima e completa edizione critica del 1955.
Il libro edito nel 2004 da Mondatori con testo originale a fronte a cura di Massimo Bacigalupo, (edizione rivista e aggiornata della prima edizione del 1995) riporta le poesie della Dickinson suddivise per anni: una sorta di diario in versi con cui la poetessa racconta il lento scorrere dei giorni, i momenti di vita quotidiana, le gioie e i dolori, le speranze e gli affanni, l’amore per la natura e l’alternarsi delle stagioni. Non mancano inoltre racconti di fatti che coinvolgono la società del tempo in cui Emily Dickinson visse, dobbiamo infatti ricordare che molte poesie furono scritte proprio durante gli anni della guerra di secessione. I grandi temi affrontati nella poesia della Dickinson possono essere così riassunti: amore, morte, natura ed eternità.
Da sottolineare nell’edizione “Poesie” (Mondatori, Cles 2004) la breve ma interessante e coinvolgente postfazione di Natalia Ginzburg dal titolo “Il paese della Dickinson” tratta da “Mai devi domandarmi” (Einaudi, Torino 2002).

Per chi volesse dare uno sguardo al museo di Emily Dickinson ad Amherst, ecco qui il link.


189

Che piccola cosa è piangere –
che breve cosa è sospirare –
eppure – di venti – così
noi uomini e donne moriamo!



342

Sarà estate – prima o poi.
Donne – con parasoli –
uomini a passeggio – canne d’India –
e bambine – con bambole –
coloreranno il paesaggio pallido –
come un luminoso mazzo di fiori –
per quanto sommerso di pario –
il paese di stenda – oggi –

I lillà – piegati da molti anni –
dondoleranno carichi di violetto –
le api – non disprezzeranno il motivo –
che i loro avi – cantarono –

La rosa selvatica – arrosserà lo stagno –
l’aster – sulla collina
detterà – la sua moda perenne –
e le genziane pasquali – crinoline –

finché l’estate ripiegherà il suo miracolo –
come una donna la gonna –
o i sacerdoti – ripongono i simboli –
quando il sacramento – è finito –



747

Cadde tanto in basso – nella mia considerazione
che lo udii battere in terra –
e andare a pezzi sulle pietre
in fondo alla mia mente –

ma rimproverai la sorte che lo abbatté – meno
di quanto denunciai me stessa,
per aver tenuto oggetti placcati
sulla mensola degli argenti –

lunedì 1 ottobre 2012

“Il re e il suo giullare” di Margaret George



Chi era Enrico VIII? L’immagine più irriverente che tutti hanno di Enrico VIII è quella di un grasso monarca che addenta una succulenta coscia di pollo. Tutti o quasi ricordano che si sposò per ben sei volte, condannò a morte per decapitazione due delle sue mogli e ne ripudiò altre tre. Molti ricordano anche che fu colui che promosse lo scisma anglicano proclamandosi capo della Chiesa inglese e che fu il padre della grande Elisabetta I, la figlia di Anna Bolena, una dei sovrani più popolari della storia inglese, che regnò dal 1558 al 1603.

 “Il re e il suo giullare – l’autobiografia di Enrico VIII annotata dal buffone di corte Will Somers” il libro di Margaret George è sì una biografia romanzata di Enrico VIII Tudor (1491 – 1547), ma nonostante siano presenti numerosi elementi di fantasia ed invenzione, è comunque nell'insieme un romanzo storicamente attendibile e molto ben documentato.
A dispetto della mole che può spaventare, siamo intorno alle 940 pagine, il libro è veramente ben scritto, la lettura è scorrevole ed interessante.
Il romanzo affronta il racconto della vita di Enrico VIII dalla sua nascita, narrandoci la sua infanzia, i rapporti con i genitori, il fratello e le sorelle, i suoi studi inizialmente indirizzati alla carriera ecclesiastica.
Il libro ci presenta un nuovo ed inedito Enrico VIII, non più solo un sovrano dispotico e sanguinario, ma un uomo con le sue paure e i suoi timori, le sue passioni e i suoi desideri. Un uomo che nonostante la sua continua ricerca di amore ed amicizia, è spesso un uomo solo come sono soliti esserlo gli uomini di potere. Un uomo che vive nel timore di essere l’eterno secondo: non solo secondo per successione al trono, ma anche nell’amore del padre che gli preferiva il fratello maggiore Arturo.
Un sovrano ansioso e preoccupato di morire senza lasciare un’impronta di sé e di essere dimenticato dai posteri.
Amori e tradimenti, pettegolezzi, matrimoni, lotte dinastiche, vittorie e sconfitte sono al centro di questo romanzo che, coinvolgendo il lettore fin dalle prime pagine, fa rivivere gli splendori e i fasti, le cospirazioni e gli intrighi alla corte del più famoso monarca d’Inghilterra.
Tra storia e finzione Margaret George ci regala un’interessante analisi psicologica di Enrico VIII, non tralasciando di approfondire i suoi rapporti con altri personaggi non solo politici dell’epoca e tracciando anche un quadro preciso dei rapporti che legavano Enrico alle sue sorelle, Maria e Margherita.
Un romanzo storico davvero ben strutturato, da leggere assolutamente soprattutto se appassionati del genere.


Perché nessun uomo dovrebbe essere felice di servirne un altro senza la speranza di un riconoscimento. Perché tutto è temporaneo, e questo monito della natura passeggera delle cose mi rattrista.