domenica 30 giugno 2013

“La storia di una bottega” di Amy Levy (1861 – 1889)

LA STORIA DI UNA BOTTEGA
di Amy Levy
Jo March Agenzia Letteraria
Fai girare, o Fortuna, fai girare la ruota e umilia l’orgoglioso;
Fai girare la tua ruota selvaggia con il sole, la tempesta e la nebbia;
Non abbiamo né odio né amore per te e la tua ruota.

L’introduzione di ogni capitolo del romanzo viene affidata ai versi di poeti francesi, inglesi e tedeschi. Ai versi di Tennyson è affidato il compito di introdurre l’inizio di questa storia che si svolge nella Londra di fine Ottocento e che prende avvio proprio da un inaspettato e sconvolgente ribaltamento di fortuna.

Le giovani sorelle Lorimer, a seguito dell’improvvisa morte del padre, si ritrovano sul lastrico e senza casa. Facendo una scelta anticonvenzionale, osteggiata dai parenti che vorrebbero dividerle per ospitarle, decidono di rinunciare alla sicura e confortevole protezione dei familiari per affrontare il loro destino unite. Consigliate dal Sig. Russel, un amico del padre, aprono una loro bottega di fotografia, la “G.&L. Lorimer: studio fotografico”.

Ma chi sono le sorelle Lorimer? 
Fanny la maggiore, sorella solo per parte di padre, ha trent’anni, non è sposata perché vittima di un amore “sfortunato”; è lei la più vittoriana delle quattro, ancora così strettamente legata all’idea di classe sociale, da non riuscire a superare le imposizioni dettate dalle regole della vecchia società.
Gertrude, ha ventitré anni ed è l’eroina del romanzo, la più intelligente delle sorelle, è colei alla quale tutti si affidano, la più responsabile, la roccia della famiglia. Gerty è una donna moderna, desidera l’indipendenza economica per sé e per le altre, vuole essere padrona della sua vita e delle sue scelte, ma nonostante questo non è completamente affrancata dalle convenzioni sociali tradizionali e spesso si trova combattuta su quale sia il giusto comportamento da tenere nelle diverse situazioni. Il suo è il personaggio che più di tutti incarna il passaggio, il mutamento epocale di fine Ottocento.
Lucy, ha circa vent’anni, ed insieme a Gertrude è colei che dà vita alla bottega di fotografia. E’ una ragazza seria, posata, ma moderna.
Ed infine la diciassettenne Phyllis, la più bella delle Lorimer, ma anche delicata e debole di costituzione. Proprio per questi suoi problemi di salute la più piccola è costantemente coccolata dalle sorelle.

“The Romance of a Shop”, titolo originale del romanzo, pubblicato per la prima volta nel 1888, è per certi versi un romanzo d’avventura. Un’avventura non intesa in modo esotico, non c’è nessun viaggio in terre lontane, in mondi sconosciuti, ma quella che viene raccontata è l’avventura della vita con la difficoltà di riuscire a ritagliarsi un ruolo nella società, di affermare se stessi, di riuscire in quel mondo affascinante ma spesso pericoloso che è il mondo del commercio e degli affari. Ovviamente non manca poi l’elemento “romantico” con corteggiamenti, matrimoni, delusioni amorose, libertini, artisti…

Bellissime ed interessanti sono le descrizioni di Londra, una nuova realtà nella quale non ci si sposta più solo in carrozza, ma anche con nuovi e moderni mezzi di trasporto, con gli omnibus e con la metropolitana.
Le protagoniste del romanzo, vivendo in questo ambiente urbano e scegliendo di entrare nel mondo del commercio, hanno la possibilità di fare nuovi incontri, hanno la possibilità di socializzare anche con l’altro sesso in maniera molto più libera e spontanea, superando quei rigidi formalismi a cui noi stessi eravamo abituati leggendo i romanzi ambientati negli anni precedenti.
Ognuna delle quattro sorelle reagirà in maniera diversa a questa “nuova” libertà ed è proprio questo il lato più affascinante del romanzo. E’ una storia nuova, dove mai nulla può essere dato per scontato e, a differenza dei classici di epoca vittoriana, dove spesso si intuiva fin dalla prima pagina quale sarebbe stato il finale, “La storia di una bottega” riserva diverse sorprese.

Da sottolineare infine l’accuratezza delle note a piè di pagina che accompagnano il racconto, sempre interessanti ed esaustive, così come l’introduzione di Silvana Colella.
Dopo “Nord e Sud” di Elizabeth Gaskell la Jo March Agenzia Letteraria è riuscita a fare di nuovo centro con questa sua seconda pubblicazione. 
“La storia di una bottega” è un bellissimo libro, un libro che gli appassionati di romanzi ottocenteschi inglesi non potranno non apprezzare e che finiranno senza dubbio per leggere più di una volta.


6 commenti:

  1. Confesso di essere un po' indecisa riguardo a questo libro: mi ispira e non mi ispira... L'immagine di copertina è meravigliosa e mi ricorda... Lucy Honeychurch di Camera con vista, cioè a dire Helena Bonham Carter nel film di Ivory. In qualche scena della produzione cinematografica è agghindata in modo simile.

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    1. La copertina piace molto anche a me, come mi piace tantissimo quella di "Nord e Sud".
      Questo libro a me è piaciuto molto come storia, ambientazione, personaggi...e finale.
      Adoro i romanzi inglesi dell'Ottocento :-)

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  2. all'inizio mi son venute in mente le quattro sorelle March ma credo di aver capito che la storia è un po' più 'liberale' rispetto a Piccole donne che alla fine a parte Jo erano ragazze del loro tempo che si appoggiavano comunque agli uomini, queste sorelle invece rinunciano agli agi per stare insieme e rimboccandosi le maniche iniziano a lavorare, credo che per quell'epoca una donna anzi quattro donne sole che aprono una bottega non si possa considerare un fatto così scontato ... lo leggerò! Grazie

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    1. Hai ragione apparentemente quattro sorelle fanno pensare subito a "Piccole Donne" e ad "Orgoglio e Pregiudizio" ma la differenza è proprio il modo in cui decidono di affrontare la vita. Forse Jo March è quella più vicina per mentalità ad alcune sorelle Lorimer, ma siamo ancora lontani. Fanny de "La storia di una bottega" è l'unica che proprio vive nel "passato".
      Fammi sapere se ti è piaciuto :-)

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  3. DEVO DIRE CHE SONO INCURIOSITA..PENSO CHE LO LEGGERO'CON PIACERE..SPERO AVREMO MODO DI RIPARLARNE!!!

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