sabato 27 aprile 2013

“Giochi di prestigio” di Agatha Christie (1890 – 1976)


Titolo originale del libro “They Do It With Mirrors” è uno dei 12 romanzi dedicati alla protagonista Miss Marple, l’adorabile e arguta vecchietta che ritroviamo anche in un’altra ventina di brevi storie scritte da Agatha Christie.
In “Giochi di prestigio” Miss Marple risponde alla richiesta di aiuto ricevuta da una vecchia amica, Ruth Van Rydock preoccupata per la sorella Carrie Louise alla quale ha fatto visita recentemente.
Miss Marple accetta di recarsi a Stonygates, dove Carrie Louise insieme al marito Lewis Serrocold hanno trasformato una vecchia villa vittoriana in un istituto per il recupero di giovani delinquenti.
Qui fa conoscenza con diversi personaggi: primo tra tutti Edgar Lawson, assistente di Serrocold, un ragazzo deriso da tutti e afflitto da manie di persecuzione. La maggior parte dei personaggi sono legati a Carrie Louise: tra questi troviamo Mildred Strete, figlia naturale nata dal primo matrimonio, e la nipote Pippa, nata da Gina, la figlia adottata da Carrie Louise e dal suo primo marito (padre naturale della stessa Mildred) e morta dando alla luce proprio Pippa. La ragazza è sposata con un americano, Walter Hudd, con il quale si è trasferita a Stonygates nonostante il marito non gradisca la sistemazione e sia desideroso di ritornare negli Stati Uniti. Pippa è una donna appariscente, apparentemente insoddisfatta del suo matrimonio e sembra avere una relazione extraconiugale con Stephen Restarick. Stephen e Alex Restarick, anche loro frequentatori della villa, sono i figliastri di Carrie Louise, acquisiti dalla donna durante il secondo matrimonio. Mildred nutre molto risentimento nei confronti della bella e corteggiata Pippa, la donna infatti non è mai riuscita a superare la gelosia che nutriva nei confronti della sorella adottiva Gina e riversa tutto il suo rancore nei confronti della nipote. La sua gelosia e la sua possessività nei confronti della madre sono dirette anche contro un altro personaggio, Miss Bellever, assistente e dama di compagnia di Carrie Louise. Miss Bellever a sua volta cerca in tutti i modi di evidenziare il suo ruolo di migliore amica di Carrie Louise dedicandogli mille attenzioni e accrescendo ogni giorno di più l’irritazione di Mildred nei propri confronti.
Dopo qualche giorno dall’arrivo di Miss Marple a Stonygates, giunge all’improvviso un nuovo ospite, Christian Guldbrandsen, figlio del primo marito di Carrie Louise, il quale ha subito un vivace scontro con l’attuale marito della donna. La stessa sera Edgar Lawson minaccia Serrocold chiudendosi con lui a chiave nello studio; proprio in quel momento va via la luce e, mentre Miss Bellever cerca la chiave e Mr. Hudd cerca di riattaccare la corrente, si sentono degli spari. Quando la luce ritorna, Edgar e Lewis escono incolumi dallo studio, l’arma impugnata da Edgar ha sparato in aria e solo il muro ha riportato danni. Nell’altra stanza però viene ritrovato il cadavere di Christian Guldbrandsen…
A questo punto mi devo fermare per non rovinare il piacere della lettura e svelare il mistero. Inutile dire che chiunque potrebbe essere stato l’assassino, chiunque all’interno della villa aveva ottimi motivi per commettere il delitto. Preziosissime ovviamente saranno le intuizioni di Miss Marple che aiuterà l’ispettore Curry a risolvere il caso. Miss Marple è, infatti, dotata di un acuto spirito di osservazione, di buon senso ed è un’esperta criminologa, tutte qualità che gli derivano dal vivere in un piccolo villaggio e avere così l’opportunità di osservare ogni giorno da vicino la natura umana.
E’ il primo libro che leggo di Agatha Christie e devo ammettere che la cosa che mi ha colpito di più non è solo la capacità dell’autrice di descrivere fin nei minimi dettagli i luoghi in cui si svolgono i fatti, sono rimasta soprattutto meravigliata dalla bravura della Christie di far emergere per ogni singolo personaggio un dettagliato quadro psicologico, mettendo in evidenza le caratteristiche più profonde dell’animo umano. Credo che siano proprio queste le caratteristiche che rendono così facile ed immediata la trasposizione cinematografica e/o teatrale delle opere di Agatha Christie. Ho letto il libro in lingua originale ed è stato un puro caso che la mia scelta sia ricaduta su questo romanzo piuttosto che su un altro della stessa autrice. Leggendo qualche recensione sui suoi romanzi, ho scoperto tra le altre cose che “Giochi di prestigio” non è neppure accreditato tra i suoi migliori romanzi, insomma non è certamente considerato un capolavoro quali possono essere ad esempio “Assassinio sull’Orient-Express”, “Trappola per topi” o “Dieci piccoli indiani” solo per citarne alcuni. Non mi stupisce quindi che Agatha Christie sia la scrittrice inglese più tradotta al mondo, anche più di Shakespeare. “Giochi di prestigio” è il primo libro che ho letto di questa autrice ma non sarà certamente l’ultimo…direi che Mrs. Christie, nonostante io non sia un’appassionata di romanzi gialli,  mi ha proprio incuriosita.


domenica 14 aprile 2013

“La forza del cuore” di Monica Guerritore


LA FORZA DEL CUORE
di Monica Guerritore
MONDADORI
Sono sempre stata attratta dalle biografie dei grandi personaggi storici così come dalle autobiografie di personaggi contemporanei siano essi sportivi, musicisti, attori.

Ne ho lette davvero tante, ma nessuna di queste, credo, possa essere paragonata a “La forza del cuore” che, a mio avviso, è un’autobiografia piuttosto sui generis.
Come in ogni autobiografia la Guerritore ci racconta sì i fatti principali della sua vita privata e della sua carriera, ci parla delle persone che ne hanno fatto parte, ma la vera differenza sta nel fatto che in queste pagine l’attrice ci descrive, fin nei minimi particolari, quel processo lento e faticoso che, nel corso degli anni, le ha permesso di prendere coscienza di se stessa, ci racconta la sua crescita sia come artista che come donna.

Quando leggiamo un libro la voce che ascoltiamo nella nostra testa, quella che ci narra la storia è la nostra stessa voce, e nel caso di questo genere di libro siamo noi stessi a dare la voce all’io narrante.
La cosa davvero singolare e straordinaria è stata che mentre leggevo, non solo la voce che ascoltavo era proprio quella della Guerritore, ma riuscivo persino a vedere le espressioni del suo viso nel raccontare la sua storia.
Sicuramente la mia stima per questa attrice avrà influito non poco su questo fattore, ma credo che non sia da sottovalutare il fatto che, senza dubbio, in queste pagine lei sia riuscita a mettere un pezzettino della sua anima.

Il libro può essere diviso in tre parti. 

Nella prima troviamo alcuni accenni al periodo dell’infanzia e dell’adolescenza.
Fondamentale è poi l’incontro con il maestro Strehler che per primo ha creduto in lei e, un po' per caso e un po’ per destino, le ha aperto le porte del teatro a soli 16 anni, scegliendola per interpretare il ruolo di Anja ne “Il giardino dei ciliegi”.

La seconda parte, la parte centrale del libro è quella dedicata alla sua affermazione professionale e alla sua crescita come donna, madre e moglie, grazie anche a Gabriele Lavia, l’uomo che ha reso possibile tutto questo, colui con il quale ha condiviso 16 anni di vita e di lavoro e dal quale ha avuto due figlie, Maria e Lucia. La presa di coscienza della fine del loro matrimonio è il punto di svolta nella vita di Monica Guerritore.
Da questo momento l’attrice inizierà un difficile percorso per riappropriarsi di sé stessa, della sua esistenza, del suo pensiero. Capirà che per il resto della sua vita non vorrà più dipendere da un uomo, nel quale spesso fino a quel momento aveva cercato una figura paterna che le era mancata da piccola, comprenderà che stare con una persona non significa annullare se stessi in funzione dell’altro ma piuttosto significa condivisione e partecipazione alla vita dell’altro.
In queste pagine la Guerritore ci racconta la paura del palcoscenico, l’ansia di non essere mai abbastanza brava, di non essere all’altezza delle aspettative degli altri, la fatica che richiede questo lavoro e l’amore per il teatro, i sensi di colpa che l’hanno attanagliata nel corso degli anni quando doveva sottrarre tempo alle figlie per poter recitare nei teatri italiani ed esteri, la difficoltà di ottenere ruoli nel cinema e in tv perché considerata un’attrice “di teatro”.

Infine la terza ed ultima parte, quella in cui l’attrice racconta la sua malattia e la paura di non riuscire a vincere questa nuova sfida, i problemi di salute della madre, il legame profondo con il compagno Roberto Zaccaria (ora suo marito), la realizzazione dei suoi nuovi progetti lavorativi, la voglia di rimanere se stessa e la tenacia di non voler ricorrere alla chirurgia estetica, difendendo allo stremo questa scelta in un mondo fatto solo di esteriorità e desiderio di una bellezza impossibile da raggiungere.

E’ difficile tirare le fila di questo volume dove troviamo affascinanti racconti della “vita di teatro”, avvincenti aneddoti sugli artisti e tante interessanti citazioni di scrittori e filosofi.

E’ vero che sono in tutto meno di 200 pagine ma sono pagine di un’intensità e di una forza straordinarie.

Un libro che consiglio di leggere non solo a  chi ama il teatro ma anche a tutte le donne perché tra queste pagine ci sono ottimi spunti per riscoprire se stesse, per trovare la forza di cambiare e soprattutto per guadagnare un po’ di quell'autostima che spesso, troppo spesso, nel sesso femminile vacilla.




domenica 7 aprile 2013

“Educazione di una donna” di Elizabeth Percer


“Educazione di una donna” (titolo originale “Un Uncommon Education”) è il romanzo d’esordio della poetessa americana Elizabeth Percer.
Il riassunto che troviamo sulla copertina del libro mette in evidenza solo una parte della trama del libro. Leggendo la sintesi ci aspettiamo di leggere una versione femminile de “L’attimo fuggente” il celebre film in cui Robin Williams interpreta il professor John Keating e ci viene spontaneo ovviamente fare un collegamento tra le “Shakes” del libro e la “ Setta dei poeti estinti” del film.
Senza voler negare gli evidenti punti di contatto, il libro della Percer è a tutti gli effetti, come si evince dal titolo stesso, un romanzo di formazione; il college, le Shakes fanno semplicemente parte del processo di crescita della protagonista che da ragazzina insicura si trasforma in una donna cosciente dei propri limiti ma anche consapevole dei propri desideri.
Naomi Feinstein è una bambina ebrea che vive a Brookline nel Massachusetts. Il padre era fuggito da piccolo da Gerusalemme insieme ai genitori rimanendo orfano all’arrivo negli Stati Uniti, mentre la madre, una donna fragile e perennemente depressa, è una cattolica irlandese convertita all’ebraismo.
Il padre di Naomi, spesso vittima di quelle che la moglie definisce “cotte colossali”, è attratto in modo particolare dalla figura di Rose Kennedy, la madre del presidente John Fitzgerald Kennedy, e per questo motivo porta spesso la piccola Naomi a visitare il John F. Kennedy Historic Site, l’abitazione museo della famiglia Kennedy voluto proprio da Rose Fitzgerald Kennedy.
Durante una di queste visite al museo il padre di Naomi ha un infarto e lei si trova per la prima volta a dover affrontare la paura e l’ansia di perdere una persona cara.
Naomi è una ragazzina sensibile, curiosa, intelligente, brillante e dotata di una memoria fuori dal comune. Nonostante il padre le dedichi molto tempo, sia molto affettuoso e faccia molta attenzione alla sua istruzione, Naomi soffre terribilmente l’estraneità della madre. E’ spesso afflitta dalla porta chiusa della stanza dove la madre trascorre la maggior parte del suo tempo anche se in realtà la donna, nonostante i forti problemi di depressione, si sforzi di stare vicino alla figlia il più possibile e di non farle mancare affetto e tenerezza. La ragazzina, molto più matura della sua età, lo avverte e per questo non colpevolizza mai la madre ma anzi la comprende, rispetta la sua riservatezza cercando di trovare un modo per entrare nel suo “mondo” ma sempre in punta di piedi per non spaventarla e non rischiare di perdere quel legame così sottile e precario che lega madre e figlia.
Naomi è una bambina che ha difficoltà a relazionarsi con i compagni della sua età, a scuola viene considerata diversa e per questo presa in giro. Troverà un vero e sincero amico nel vicino di casa, Teddy, un “strano” ragazzino con il quale trascorrerà gli anni dell’infanzia fino all’adolescenza. Teddy sarà colui che le darà il primo bacio e sarà proprio a causa sua che Naomi conoscerà il dolore per la perdita del primo amore, un dolore lancinante che la segnerà anche per gli anni futuri.
Quando Naomi arriva all’Wellesley College, il prestigioso istituto femminile, è una ragazza insicura introversa e spaventata, la cui unica certezza è il desiderio di voler diventare un medico e per la precisione un cardiologo. Qui inizia il suo percorso formativo come studentessa ma soprattutto come donna. Saranno gli anni in cui dovrà confrontarsi con i suoi veri desideri, mettendo in discussione anche la scelta della sua futura professione, entrando a far parte delle Shakes, le ragazze della Shakespeare Society, riuscirà finalmente a soddisfare il suo bisogno di far parte di un gruppo, stringerà amicizie profonde con alcune compagne, verrà a contatto con persone che nascondono verità inconfessabili, farà i conti con la cattiveria e i pregiudizi della gente, farà le sue prime esperienze sessuali e dovrà sopportare la dura prova della malattia della madre e dell’infermità mentale del suo amico di infanzia. Naomi diventando donna comprenderà che, a differenza di quanto credeva da bambina, bisogna imparare ad accettare il fatto che “forse non possiamo salvare le persone, soprattutto quelle che pensiamo di dover proteggere”.
“Educazione di una donna” è un romanzo che indaga la psicologia non solo della protagonista ma di tutti i personaggi che ruotano intorno a lei. E’ un romanzo commovente ed intenso, un romanzo che fa riflettere e che spesso sorprende il lettore.