martedì 22 luglio 2014

“L’uomo che non poteva morire” di Timothy Findley

L’uomo che non poteva morire
di Timothy Findley
Beat
Edizione originale Neri Pozza

Londra, mercoledì 17 aprile 1912. Al n. 18 di Cheyne Walk un uomo si impicca ad un albero nel proprio giardino utilizzando il cordone di seta della sua veste da camera.
A ritrovare il cadavere dell’uomo è il suo cameriere-maggiordomo, il signor Forster, che taglia il cordone e adagia il corpo sull’erba.
Non è la prima volta che il signor Pilgrim, questo è il nome del defunto gentiluomo, prova a togliersi la vita.
Il signor Forster avverte il dottor Greene il quale, prima di certificare il decesso, preferisce chiedere ad un collega, il dottor Hammond, di confermare quanto da lui constatato.
Il certificato di morte viene quindi redatto e firmato da entrambi i dottori.
Dopo sei, sette ore al massimo però il Signor Pilgrim torna in vita così come era accaduto dopo i precedenti tentativi di suicidio.

Lady Sybil Quartermaine accompagna l’amico Pilgrim in una clinica psichiatrica in Svizzera, la clinica Burgholzli, un famoso centro di ricerca di studi psichiatrici che vanta un’eccellente fama internazionale.

Pilgrim viene affidato alle cure del dottor Carl Gustav Jung, un celebre medico e psichiatra che cura i propri pazienti con metodi innovativi e non coercitivi.
Egli preferisce infatti ascoltare e, per quanto possibile, assecondare il malato nel tentativo di ricondurlo alla ragione senza imporgli un brusco ritorno alla realtà.

Quello che Lady Quartermaine chiede al dottor Jung non è la guarigione dell’amico poiché lei, come Pilgrim, è fermamente convinta che egli sia incapace di morire e che viva da sempre.

L’unico aiuto che chiede al dottor Jung è che questi riesca a dare a Pilgrim una qualche ragione per vivere, qualcosa che lo aiuti a sopravvivere alla nausea della sua vita o meglio alle condizioni in cui è costretto a viverla.
Sibyl chiede per l’amico Pilgrim un semplice raggio di speranza.

Ma chi è veramente Pilgrim? È davvero un uomo che non può morire? Un essere imprigionato nella condizione umana? Oppure è semplicemente un pazzo schizofrenico?

“L’uomo che non poteva morire” è un romanzo dove si intrecciano mistero, religione, filosofia e psicologia. E’ un romanzo mistico e visionario.

Come il dottor Jung anche il lettore è completamente spiazzato e soggiogato da Pilgrim. La ragione lo porterebbe ovviamente a credere che egli sia semplicemente un malato di mente, un folle, ma è difficile non lasciarsi affascinare dai suoi “sogni” di esistenze precedenti: la Gioconda, un pastore spagnolo storpio, un maestro vetraio a Chartres…

Egli insiste nel sostenere di aver vissuto ogni epoca storica: la guerra di Troia, l’ellenismo, la lussuria di Roma antica, il medioevo così via fino ai primi del Novecento.
Scrive nei suoi diari di aver conosciuto eroi classici come Achille ed Ettore, un genio come Leonardo Da Vinci, di essere stato soggiogato da Santa Tersa d’Avila, di aver cenato con Henry James e di essere stato amico di Oscar Wilde
Sembra tutto talmente reale che alla fine pare impossibile che Pilgrim stia mentendo o meglio che ogni cosa sia solamente frutto di una mente malata.

Timothy Findley pone il lettore davanti ad un interrogativo pirandelliano: che cos’è davvero la pazzia? Non siamo forse tutti un po’ folli? Non cerchiamo forse tutti nella nostra vita di evadere dalla realtà?

“L’uomo che non poteva morire” è un libro intenso e commovente.
Un romanzo che fa riflettere, che indaga gli abissi dell’identità umana e che pone interessanti domande sull’esistenza di Dio e degli dei, sul valore salvifico della cultura e dell’arte e sul diritto alla libertà di ogni uomo.




2 commenti:

  1. Avrei voluto anch'io cenare con Henry James. In vero, la mia cena ideale sarebbe con Henry James e E. M. Forster. Viste le loro personalità, probabilmente scambierebbero poche parole, ma io sarei lì pronta a catturarle.

    Altro libro che mi ispira... Purtroppo usare la rete per accedere a informazioni libresche può rendere la vita dei lettori forti estremamente complicata.

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    1. Hai ragione un sacco di libri e pochissimo tempo per leggere! Per fortuna siamo in estate...
      Io con Oscar WIlde ma so che starei sulle spine tutta la cena....

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