giovedì 21 agosto 2014

“Inferno” di Dan Brown

INFERNO
di Dan Brown
MONDADORI
Protagonista del romanzo è nuovamente il celebre personaggio nato dalla penna di Dan Brown, Robert Langdon, l’affascinante professore di storia dell’arte ed esperto di simbologia.

Il titolo “Inferno” è un chiaro richiamo alla prima cantica della Divina Commedia ed proprio a Dante e alla forte simbologia presente nella sua opera più famosa che si ispira la vicenda del romanzo.

Robert Langdon si risveglia in un letto di ospedale a Firenze dopo essere stato ferito alla testa da un colpo di pistola.
Il trauma cranico ha compromesso la sua memoria a breve termine; il professore non ricorda praticamente più nulla di quanto accaduto nelle ultime ore prima dell’incidente e tanto meno ha idea del perchè si trovi nel capoluogo toscano.

Langdon è continuamente ossessionato dall’immagine di una bellissima donna, non più giovane e dai capelli argentei, che lo richiama dall’altra sponda di un fiume le cui acque sono rosso sangue.
La donna, ai cui piedi si trovano cadaveri e corpi in agonia, in una specie di visione dell’inferno dantesco, ripete solo due parole: cerca trova.

La dottoressa Sienna Brooks mentre esamina il quadro clinico di Robert porgendogli domande e sollecitandolo a ricordare qualcosa, lo informa che al suo arrivo in ospedale ripeteva continuamente “very sorry” come se volesse scusarsi di qualcosa con qualcuno.

Ben presto chi ha sparato a Robert riesce a rintracciarlo, entra nella sua stanza e fredda con un colpo da arma da fuoco il dottor Marconi, il medico con cui Sienna stava collaborando.
La dottoressa Brooks, dopo un primo momento di smarrimento, afferra il paziente per un braccio e lo conduce immediatamente fuori dall’ospedale.
I due riescono a sfuggire all’inseguimento del killer e a giungere a casa di lei.
Sienna, ormai coinvolta nella misteriosa vicenda, si vede costretta suo malgrado a fornire tutto l’aiuto necessario a Langdon perché questi possa ricostruire cosa sia realmente accaduto negli ultimi giorni e capire per quale motivo qualcuno lo voglia morto…

“Inferno” è uscito in libreria da più di un anno e i pareri su questo romanzo sono piuttosto discordi.
Qualcuno è rimasto affascinato e qualcuno invece lo ha definito semplicemente un romanzo come tanti altri.
Se lo paragoniamo a “Il codice Da Vinci” credo che rimarremmo ovviamente tutti delusi dalla lettura, non solo perché il più celebre romanzo di Dan Brown sia realmente più coinvolgente, ma perché alla sua uscita “Il codice Da Vinci” era davvero qualcosa di nuovo e come tale era stato in grado di affascinare milioni di lettori.

Ho letto tutti i libri di questo autore e, ad essere sincera, nonostante il mio iniziale scetticismo, “Inferno” mi è piaciuto molto di più di altri suoi romanzi.

Indubbiamente il mio interesse è stato fortemente sollecitato dai richiami a Dante, alla simbologia della Divina Commedia, dai dipinti presi in esame senza dimenticare la splendida ambientazione del racconto che passa da Firenze a Venezia per giungere fino ad Istanbul nelle sue pagine conclusive: Palazzo Pitti, il corridoio vasariano, il Duomo di Firenze e il Battistero, Piazza San Marco e il Duomo, il racconto della Venezia dei Dogi e infine Santa Sophia ad Instanbul.

Ho trovato particolarmente interessante anche la costruzione della storia incentrata sulla corsa contro il tempo per sventare la minaccia di un nuovo virus in grado decimare la popolazione mondiale; affascinante il confronto tra la peste dei secoli passati e qualcosa di estremamente letale creato in vitro dall’uomo.

“Inferno” è un giusto mix di storia dell’arte, adrenalina e temi di attualità come l’etica a cui dovrebbe attenersi la ricerca scientifica o il problema della crescita senza controllo della popolazione mondiale contrapposto al costate impoverimento delle risorse perché questa sia in grado di sopravvivere.

Confesso che  ho trovato le prime pagine del romanzo terribilmente noiose e che è stato davvero faticoso superarle, ma una volta entrata nella dinamica del racconto sono stata letteralmente catturata dalla velocità e dall’intelligenza con cui questo è stato orchestrato e dagli immancabili colpi di scena finali.

Dan Brown ha dimostrato ancora una volta di essere il migliore nel saper condurre il lettore all’interno della narrazione, di essere in grado di coinvolgerlo nell’indagine e nella ricostruzione dei vari elementi attraverso i quali giungere alla soluzione del caso.



8 commenti:

  1. Due esperienze diverse, le nostre: fra i romanzi su Langdon è quello che mi è piaciuto meno, forse per via delle altissime aspettative che legavo al riferimento a Dante, che speravo fossero intriganti quanto quelle su Da Vinci e che, invece, mi sono sembrati dei pretesti per far sfoggio di cultura. Ho apprezzato la tematica del morbo e il dilemma che si lega alla sua diffusione (terribilmente attuale in questi giorni), che mi ha rimandato ai vari cataclismi interpretati come flagelli divini destinati a sfollare un mondo sovrappopolato (anche la Guerra di Troia avrebbe avuto la stessa funzione). Oltre a questo, però, è mancata la scintilla che mi aveva fatta appassionare alla lettura dei due precedenti thriller Langdoniani...

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    1. In alcuni punti devo ammettere che è un po' semplicistico, ma come te ho apprezzato la tematica del morbo...purtroppo hai ragione terribilmente attuale.
      Ognuno di noi apprezza cose diverse in un libro e in fin dei conti questa è una delle cose più piacevoli della lettura, il tuo commento lo conferma :-)

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  2. Ho letto tutti i libri di Dan Brown escluso l’Inferno perché volevo evitare una delusione precedentemente espressa da persone che conosco, inoltre volevo staccare un po’ e leggere libri di altri autori…ma la curiosità esiste ancora!!!

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    1. Se decidi di leggerlo fammi sapere come l'hai trovato.
      A quanto pare questo libro divide proprio il lettori! :-)

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  3. Non ho letto Inferno né alcun altro libro di Dan Bronw, quindi non posso giudicare. Volevo sottolineare, in ogni caso, che la perdita della memoria del protagonista, l'ospedale e il medico che viene coinvolto si ritrovano anche ne La quarta cantica di Patrizia Tamà.

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    1. Potrebbe quindi essere considerato un plagio?
      Informazione interessante :-)

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    2. Non credo, da quello che ho potuto leggere dal tuo post, le trame, in seguito, virano su due binari diversi. Tra l'altro, ne La quarta cantica si tratta di protagonista femminile. Trovo strano, tuttavia, che gli inizi di due romanzi che si incentrano sulla Commedia si richiamino.

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  4. Ecco ora sarò costretta a leggere La quarta cantica :)
    Lo aggiungerò alla mi già infinita wishlist

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