domenica 21 settembre 2014

“Chiara di Assisi” di Dacia Maraini


CHIARA DI ASSISI
Elogio della disobbedienza
di Dacia Maraini
RIZZOLI

Dacia Maraini scrive che sono i personaggi a chiederle di essere raccontati, si presentano alla sua porta per un tè e poi magari domandano di restare anche per la cena e a volte chiedono pure un letto per la notte; a quel punto lei capisce che è giunto il momento di scrivere un nuovo libro.

Se ci soffermiamo a riflettere un momento, non è poi così diversa la dinamica che spinge un lettore a scegliere un libro. Spesso, infatti, è lo stesso libro a sceglierci e non viceversa.

Così è accaduto che “Chiara di Assisi” di Dacia Maraini mi abbia scelta…
Un giorno di luglio, una delle tante domeniche piovose che hanno caratterizzato la nostra estate, mi sono imbattuta per caso nella replica di una puntata di “Visionari”, la trasmissione di Corrado Augias.
La puntata era dedicata a Chiara di Assisi; ospiti in studio Dacia Maraini, la professoressa Chiara Frugoni e Giacomo Galeazzi.
Non sono particolarmente religiosa, come tanti sono cattolica non praticante, e ad essere sincera avevo una conoscenza solo superficiale di Santa Chiara, la cui figura spesso è stata messa in ombra dall’immensa figura di San Francesco.
Sono rimasta però talmente affascinata da questa donna che al ritorno dalle vacanze ho deciso che era giunto il momento di cercare di scoprire chi fosse veramente Chiara e, quasi senza rendermene conto, mi sono ritrovata a leggere il volume di Dacia Maraini.

E’ fondamentale quando si decide di avvicinarsi a questa figura di donna, poi divenuta santa, non dimenticare mai che non può e non deve essere giudicata in base a criteri moderni.
Chiara, come la stessa Dacia Maraini sottolinea più volte, è una giovane del suo tempo e come tale ha compiuto delle scelte, comportandosi in modo che ai nostri occhi potrebbe sembrare banale, forzato o talvolta persino scontato, ma che nella realtà dei fatti per lei non lo fu affatto.

Il libro non lo si può definire né un romanzo né un saggio.
La Maraini trova un simpatico e devo dire molto ben riuscito escamotage per introdurre la storia di questa mistica.
Inventa una misteriosa corrispondenza con una ragazza siciliana, tale Chiara Mandalà, che la invita a scrivere di quella santa che porta il suo stesso nome.
Il racconto assume quindi dalle prime pagine uno stile epistolare per poi passare ad una forma diaristica in cui la scrittrice giorno per giorno annota non solo quanto apprende su Chiara di Assisi nel corso delle sue ricerche, imponente la bibliografia consultata, ma anche le sue stesse impressioni su questa straordinaria figura femminile del Duecento.

Chiara Mandalà è una ragazza strana che ad un certo punto sparisce dal racconto, permettendo così alla scrittrice di seguire la propria personale ricerca sulle orme della santa di Assisi, salvo poi farsi nuovamente viva alla fine del racconto per discutere delle conclusioni tratte dalla Maraini su quanto appreso.

La motivazione addotta da Chiara Mandalà alla domanda del perché per lei sia così importante che uno scrittore o una scrittrice scriva questo libro è in apparenza priva di senso: Chiara non riesce a capire se stessa e ritiene semplicemente che se qualcuno, Dacia Maraini è la sua seconda scelta, scrivesse di Santa Chiara, lei finalmente sarebbe in grado di trovare la sua strada.

Oltre al nome, le due Chiara hanno in comune un rapporto conflittuale con il cibo: Chiara Mandalà è anoressica e per quanto riguarda Santa Chiara è risaputo che digiunasse spesso e mangiasse comunque pochissimo.

Leggendo la vita di Santa Chiara e l’importanza che per lei assunse il digiuno, si ha quasi l’impressione che i disturbi alimentari, così comuni nella società moderna, nascano quasi da uno stesso desiderio di spiritualità.  

Spiritualità che nel caso della santa fu di origine religiosa, ma che nel mondo contemporaneo potrebbe essere anche di natura diversa.
E’ come se il corpo sia considerato un impedimento per raggiungere l’io più profondo o il divino e per questo motivo si decida di boicottarlo privandolo del naturale sostentamento.

E’ come se il corpo fosse qualcosa che impedisce di raggiungere lo spirito, Il piacere della tavola le era diventato molesto, come il sapore della costrizione, il sapore dell’obbligo.

Chiara rifiutava infatti tutto ciò che era imposizione compreso il bisogno del cibo.

Entrambe le Chiara inoltre sono vergini, non solo il corpo viene quindi punito con la fame, ma viene privato anche di ogni altro piacere che possa distogliere la persona dalla più profonda spiritualità e dal raggiungimento della piena libertà.

Ma chi era Chiara di Assisi?

Chiara ha scelto la povertà assoluta. Ha abbandonato una stanza addobbata, un matrimonio agiato, una casa, dei camini accesi, vesti di broccato, gioielli, buon cibo, l’affetto dei suoi, per andare ad abitare in una bicocca, al freddo, dormendo su un sacco riempito di foglie su un pavimento gelido, contando solo su un poco di cibo elemosinato.

Partendo da queste premesse Dacia Maraini rende partecipe il lettore del suo viaggio alla ricerca delle motivazioni che spinsero una giovanissima e bellissima ragazza a compiere scelte così drastiche.
La Maraini si interroga sul perché Chiara abbia deciso di seguire Francesco.
Sembra impossibile che una giovanissima donna, praticamente una ragazzina, potesse avere una volontà così ferrea da scegliere una strada così difficile; una scelta della quale, non dimentichiamolo, non si pentì mai.
Chiara, pur giovanissima, si innamorò dell’ideale francescano a tal punto da sacrificare tutto per sposare la povertà.
A Francesco dobbiamo riconoscere il grande merito di essere riuscito a trovare una tanto risoluta e virtuosa seguace, senza nulla togliere ovviamente alla vocazione di Chiara che fu vera e profonda.

Viene inoltre spontaneo chiedersi quanto sulla scelta di Chiara abbia influito il rifiuto del matrimonio.
Dobbiamo ricordare che le donne nel medioevo avevano solo due possibilità: il matrimonio o il convento. Chiara scelse liberamente il secondo, ma non ci sono certezze che fosse stata indotta a ciò per sfuggire al primo.
Di certo però sappiamo che, se anche il desiderio di evitare il matrimonio le fece scegliere il convento, lei non si pentì mai della sua scelta, tanto che diventata badessa del convento di San Damiano per volere di San Francesco, non rivendicò mai per se stessa il ruolo di protagonista, ma anzi spesso, come si evince dalle testimonianze tratte dal processo per la sua canonizzazione, compì lei stessa i compiti più umili e non disdegnò neppure di gettarsi ai piedi delle monache per convincerle dei loro errori e riportarle sulla retta via .

Ma nonostante questo buono e mite carattere Chiara di dimostrò sempre irremovibile nei suoi proposti e, facendo appello a tutta la sua dolcezza, perseguì sempre il suo fine:

Et mai non podde essere inducta né dal papa né dal vescovo Hostiensi che recevesse possessione alcuna.

Possedere qualcosa significa doverlo difendere e nel difenderlo diventare schiavi di quel qualcosa; Chiara desiderava la libertà, non voleva vincolo alcuno, nessuna imposizione.
La povertà diventa un privilegio laddove non è imposta, ma è decisa per libera scelta.

La libertà non è soltanto arbitrio, la libertà non è rifiuto delle regole o chissà quale altra diavoleria.
Esiste anche la libertà della curiosità, della scoperta, della conoscenza, dello scambio, del vagabondaggio.

Potrei parlarvi ancora per ore di questo libro: bellissime sono ad esempio le immagini della vita nel convento di San Damiano, potrei raccontarvi della malattia di Chiara e del suo modo di affrontarla, un’invalidità che la costrinse a letto dai trenta ai cinquantanove anni, ma davvero vorrei che scopriste da soli questa donna, non solo per la sua religiosità della quale ovviamente era impregnata, ma per la forza e per la dolcezza che emanava quella sua esile figura che sapeva essere contemporaneamente mite ed energica, remissiva e potente, tanto da riuscire a modificare le regole del suo tempo.

“Chiara di Assisi” è un libro affascinate come la sua protagonista, interessante e ben documentato, che vi conquisterà sin dalle prime pagine.
Un ottimo punto di partenza inoltre per chi volesse in seguito approfondire l’argomento.



2 commenti:

  1. Anche io ho letto questo libro,è bellissimo,molto introspettivo!

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    1. Sì, mi è piaciuto molto anche il taglio dato al racconto.

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