domenica 30 novembre 2014

“Il matrimonio delle sorelle Weber” di Stephanie Cowell

IL MATRIMONIO DELLE SORELLE WEBER
di Stephanie Cowell
BEAT

Ci sono volte in cui scrivere una recensione è più difficile di altre, non perché non si sappia cosa dire, ma semplicemente perché scriverla significa che si è giunti all’ultimo atto, terminato questo calerà per sempre il sipario su quei personaggi che ci hanno tenuto compagnia e saremo inevitabilmente costretti a lasciarli andare.

E’ vero ci saranno altri libri, altre storie, magari altri mondi da esplorare e senza dubbio altri personaggi da conoscere che prenderanno il loro posto, ma questo pensiero non attenua quella malinconia che ci ha colti immediatamente dopo aver letto l’ultima riga dell’ultima pagina.

E’ con questo spirito dunque che oggi mi accingo a parlarvi di “Il matrimonio delle sorelle Weber” di Stephanie Cowell.

Siamo nel 1842 a Salisburgo e Sophie Weber, la più piccola delle quattro sorelle, ormai ottantenne si appresta a raccontare la storia della sua famiglia a Vincent Novello, un giovane inglese, interessato a raccogliere materiale sulle giovani Weber e sul famoso musicista e compositore al quale esse furono molto vicine ovvero Wolfgang Amadeus Mozart.

Un giovedì sera come tanti a Mannheim in casa Weber, Herr Fridolin attendeva gli ospiti insieme alla moglie Maria Cecilia ed alle quattro figlie: Josepha, la maggiore di diciannove anni, Aloysia, Costanze e Sophie.

Le riunioni del giovedì sia per Fridolin Weber che per tutta la sua famiglia erano così importanti da passar sopra al fatto che gli altri giorni della settimana sarebbero stati costretti a fare i salti mortali per fare quadrare il bilancio perché in verità di soldi in casa ce n’erano davvero pochi.
 
Fridolin Weber era un copista di musica, un po’ compositore, sapeva suonare diversi strumenti. Gli incontri del giovedì erano riunioni in cui si faceva musica con gli ospiti e in cui le due figlie maggiori potevano dare sfoggio delle loro grandi qualità canore.

Proprio in una di quelle sere la famiglia Weber fece la conoscenza del giovane Mozart accompagnato nell’occasione dalla madre.

Mozart si innamorò perdutamente della bella Aloysia, ma non potendola sposare subito perché pressato dalla propria famiglia affinché raggiungesse il successo e l’indipendenza economica prima di accasarsi, fu costretto a chiedere alla ragazza di aspettarlo.

Aloysia accettò la proposta, ma in seguito si lasciò sedurre da un giovane pittore Joseph Lange e, in attesa di un figlio da questi, decise di sposarlo abbandonando Mozart al suo destino.

Herr Mozart uscì col cuore a pezzi dalla storia con Aloysia, ma col tempo riuscì a superare l’amara delusione e trovò un nuovo amore.
Si innamorò di un’altra sorella Weber e nonostante i numerosi contrattempi, fraintendimenti e malintesi questa volta riuscì a coronare il suo sogno d’amore e a sposare la fanciulla.
Sappiamo dalle prime pagine che non si può trattare di Sophie, io narrante della storia, resta quindi da scoprire chi sarà la prescelta tra Josepha o Costanze.

Io non vi svelo il mistero e il mio consiglio è quello di non leggere il riassunto sulla quarta di copertina del libro in modo da non rovinarvi il piacere della lettura.

Il romanzo è basato sugli avvenimenti della vita del giovane Mozart e ci racconta di un periodo della vita del compositore forse meno conosciuto di altri.

Spesso, infatti, la letteratura, le biografie, il cinema e la televisione ma anche le rappresentazioni teatrali ci hanno riportato aneddoti sulla vita di Mozart enfant prodige oppure ci hanno riferito dei suoi costanti e gravosi contrasti con Salieri.

Il periodo trattato dal romanzo della Cowell è invece quello in cui il giovane Wolfgang Amadeus Mozart cerca di affermare se stesso come musicista indipendente: egli non vuole vestire nessuna livrea ed il suo unico desiderio è quello di poter vivere liberamente della sua musica scrivendo quello che più gli aggrada.

Una fase, questa, nella vita del famoso musicista per nulla semplice; un periodo in verità fatto di molte rinunce e tante porte sbattute in faccia oltre a qualche bella pedata assestata nel fondoschiena nel vero senso letterale del termine!

La presenza delle sorelle Weber nella vita di Mozart ebbe un’importanza davvero significativa non solo a livello sentimentale, ma anche artistico.
La conoscenza di queste giovani donne fu fondamentale per la sua educazione sentimentale, ma lo fu ancora di più perché esse divennero anche le sue muse, le sue principali ispiratrici.
Mozart scrisse pezzi sia per Aloysia che per Josepha, ma al di là dei componimenti che scrisse perché loro potessero cantarli, significativa fu la profonda ispirazione che egli trasse dalle Weber per delineare i personaggi femminili delle sue opere.

Diversi sono i libri in letteratura le cui protagoniste sono quattro sorelle, possiamo ricordare tra i grandi classici “Orgoglio e pregiudizio” di Jane Austen, “Piccole donne” di Louisa May Alcott e “La storia di una bottega” di Amy Levy.

“Il matrimonio delle sorelle Weber” (titolo originale "Marrying Mozart") si può tranquillamente collocare tra questi classici che ci parlano dell’iniziazione di giovani donne alla vita adulta, unica differenza è che il romanzo di Stephanie Cowell è tratto dalla vita reale.

Le quattro sorelle Weber erano dotate tutte quante di forte personalità nonostante avessero caratteri molto diversi tra loro.

La bella Aloysia, una giovane viziata, altezzosa ed egoista, non riesce a suscitare la simpatia del lettore e sinceramente non si può che tirare un sospiro di sollievo per il giovane Mozart quando il matrimonio va in fumo.
Le parole di Josepha riguardo alla sorella ed il promesso sposo sono molto indicative al riguardo:

mi spiace per lui, perché lui la ama e lei non ha cuore

Josepha dotata come Aloysia nel canto era però penalizzata dall’alta statura che la rendeva meno bella della sorella.
Costretta a vivere all’ombra di Aloysia, soffriva di un complesso di inferiorità che la rendeva incostante e ribelle. Il suo più grande e unico desiderio era trovare qualcuno che la amasse a dispetto di tutto e di tutti.

Costanze era forse delle tre sorelle quella che più sentiva la musica pur non essendo particolarmente dotata, non era, infatti, né una brava esecutrice né una brava cantante.
Si limitava a copiare quella musica che amava così tanto e che spesso la faceva commuovere fino alle lacrime.
Costanze riconosceva un grande valore ai legami familiari. Il suo obiettivo era quindi quello di riuscire a tenere unite le sorelle e la madre cercando in ogni modo possibile di evitare contrasti, ripicche e contese.

Infine c’era la piccola Sophie: dolce, gentile e comprensiva, amava gli animali, sempre pronta a difendere i più deboli e disposta a spendere una buona parola per chiunque. Credeva fermamente che la sua vita dovesse essere dedicata a Dio ed alle opere di carità.

L’intrigo del romanzo è appassionante; il racconto ricco di pianti, dispetti, rivalse, riconciliazioni, bugie e cose non dette è narrato da un punto di vista tutto femminile.

E’ vero che la storia è molto romanzata, ma è altrettanto vero che è scritta con tanta grazia, arguzia e garbo che non la si può non apprezzare e restarne affascinati e coinvolti fin dalle prime pagine.

“Il matrimonio delle sorelle Weber” è un libro divertente e scorrevole; una lettura gradevole, poco impegnativa che decisamente vi consiglio.



mercoledì 19 novembre 2014

“Mr Selfridge” di Lindy Woodhead

MR. SELFRIDGE
di Lindy Woodhead
VALLARDI
Harry (Henry) Gordon Serfridge nacque a Ripon, un piccolo villaggio in Wisconsin. Nonostante i numerosi dubbi ed incertezze sulla sua data di nascita, oggi si crede di poterla collocare, senza grandi margini di errore, il giorno 11 gennaio del 1856.
Morì nel 1947, all’età di 91 anni, lasciando agli eredi solo 10.000 sterline dopo aver dilapidato una fortuna stimata intorno ai tre milioni di sterline.

Mr. Selfridge fu colui che per primo riuscì a coniugare shopping e seduzione.

Un uomo che grazie al suo intuito, alla sua fantasia ed al suo coraggio raggiunse lo scopo che si era prefissato ovvero essere ricordato come colui che riuscì “a dare dignità e nobiltà al commercio”.

Mr. Selfridge fu in grado, infatti, di capire il grande potenziale inespresso delle attività commerciali in Inghilterra che per quanto storiche e famose, tra esse possiamo evidenziare nomi quali Harrods, Barkers, D.H. Evans, Dickens & Jones e Liberty’s, erano ancora gestite quasi come fossero semplici botteghe.

Appassionato di statistiche e di proiezioni, grazie alle sue pianificazioni scientifiche, comprese per primo il valore del marketing e della pubblicità.

Uomo dalle mille risorse, era “abituato a recitare sempre, ancor più quando il denaro scarseggiava”.

Per primo comprese l’importanza della stampa e per tale motivo riservò ai giornalisti sempre un posto di primo piano da Selfridge’s, non mancava di inviare loro inviti per ogni evento organizzato all’interno del grande magazzino né di spedire ai direttori delle più prestigiose testate giornalistiche strenne natalizie e fiori a Pasqua.

Nella sua vita svolse tantissimi lavori: iniziò consegnando giornali, lavorò come contabile in banca e poi come impiegato assicurativo.
Ma come qualcuno disse, qualunque lavoro egli svolgesse “sembrava sempre uscito da una cappelliera”. 
Non è dunque strano che il lavoro che lo consacrò come “uomo di commercio” fu proprio l’impiego che riuscì ad ottenere da Leiter & Co. uno dei più grandi magazzini di Chicago che con le sue capacità contribuì a rendere uno dei più celebri di tutta l’America.

A Mr. Selfridge dobbiamo moltissime innovazioni, una tra tante possiamo ricordare la scelta vincente di collocare il reparto profumeria all’ingresso dei grandi magazzini.

Fu lui l’ideatore delle vetrine a tema, da Selfridge’s infatti la merce in vetrina non era più solo una mera esposizione di ciò che si poteva trovare in negozio, ma un vero e proprio racconto pieno di colore. Inoltre per la prima volta le vetrine rimasero illuminate anche durante la notte.

Pensò anche agli addobbi ed alle decorazioni per il negozio in occasione di avvenimenti sportivi e politici sia in città che in tutto il paese, per non parlare della magnificenza delle luci, delle decorazioni e degli spettacoli durante il periodo natalizio.
 
Sua fu l’idea che i commessi dovessero partecipare a dei veri e propri corsi di formazione durante i quali, per spronarli, veniva loro ripetuto come un mantra che:

Ci sono sei cose utili per aver successo negli affari: giudizio, energia, ambizione, immaginazione, determinazione e nervi saldi. Ma la più importante è il giudizio.

Selfridge’s in Oxford Street a Londra fu pensato come un luogo dove il cliente potesse essere compreso, coccolato e accudito.

H.G. Selfridge era dell’idea che anche l’aspetto del palazzo che avrebbe ospitato il suo negozio dovesse essere grandioso, una sorta di cattedrale dello shopping e fu così che con grande dispendio di energie e di denaro fece erigere un palazzo monumentale con colonne ioniche, numerose vetrine, ascensori e un giardino pensile.

Per gli impiegati era un piacere lavorare per il Principale, come lo chiamavano, ne erano letteralmente affascinati e non c’era nulla che non avrebbero fatto per ottenere la sua approvazione.

Selfridge’s fu il primo grande magazzino della storia ad avere un’infermeria, una sala stampa, un parrucchiere, un ufficio informazioni e persino una sala da tè.

Dobbiamo ricordare che quando Selfridge’s aprì i battenti nel 1909 le donne potevano uscire da sole quasi esclusivamente per recarsi in chiesa o alle riunioni di beneficenza e di volontariato, grazie a Mr. Selfridge trovarono un altro luogo pubblico dove poter andare senza destare scandali.

La sua vita fu talmente intensa e talmente scenografica che sembra quasi impossibile che il racconto che si legge in queste pagine sia una storia vera e non un’opera di fantasia; le persone che conobbe e che frequentò, le quantità di denaro accumulato e perso, il prestigio raggiunto fanno della vita di Mr. Selfridge un’esistenza davvero straordinaria.
Mr. Selfridge, come ogni grande visionario della storia, era però destinato, vivendo il suo sogno, a perdere il contatto con la realtà: donne e gioco d’azzardo lo condussero inevitabilmente alla rovina.

Particolarmente affascinante è il racconto dello scorrere del tempo: la guerra di secessione e le speculazioni sul commercio del cotone, la grande guerra ed il secondo conflitto mondiale, le incoronazioni e le elezioni dei primi ministri, il teatro, la musica, il cinema muto e l’avvento del sonoro, il cabaret, la radio, le prime televisioni, i voli aerei e sullo sfondo di tutto questo, Selfridge’s.

Mr. Selfridge fece parte di quel mondo che progrediva velocemente grazie a nuove tecnologie e a nuovi mezzi di trasporto, ed egli stesso contribuì in prima persona al progresso con il suo denaro ma sopratutto con la sua inventiva, sempre fedele al motto “business as usual “(affari come sempre).

E nel frattempo la moda stessa cambiava, apparvero le prime modelle e le prime sfilate, gli abiti si facevano sempre più aderenti, più corti, più sportivi; il cotone, la seta e le fibre naturali soccombevano sotto l’avvento dei nuovi tessuti sintetici, la biancheria intima si modificava passando dai corsetti di stecche per arrivare al reggiseno ”a coppa”, la sartoria lasciava il posto al prêt-à-porter mentre l’uso del make-up veniva sdoganato anche per la donna comune. I nomi della moda erano Elizabeth Arden, la grande Coco Chanel e quello della sua antagonista Elsa Schiaparelli.

“Mr Selfridge” è una biografia molto intrigante la cui lettura scorre velocemente come un romanzo ed è istruttiva come un saggio; su questo libro si basa la famosa serie televisiva.

Al lettore attento non può sfuggire che, al di là di una trama affascinante, il libro di Lindy Woodhead abbia alle spalle anche un lavoro di ricerca meticoloso e dettagliato che trova conferma nella vastissima bibliografia riportata al termine del volume a beneficio di chiunque voglia approfondire gli argomenti trattati.

L’autrice, non solo ci conduce abilmente in un mondo dorato fatto di guanti, profumi e tessuti preziosi, ma ci fa conoscere anche il rovescio della medaglia quello fatto di ricerca di capitale, di acquisto/vendita di azioni ordinarie e privilegiate, di dividendi, profitti e perdite.

Una biografia trascinante e ammaliante che ci fa rivivere il tempo passato in ogni minimo dettaglio! 

La moda è lo specchio della storia. Riflette i mutamenti politici, sociali ed economici, piuttosto che il capriccio individuale.
(Luigi XIV)



martedì 11 novembre 2014

“Terra ignota” di Vanni Santoni HG


“Terra ignota” è una saga fantasy scritta da Vanni Santoni. Per distinguere la sua produzione di testi fantastici dagli altri suoi romanzi, l’autore ha scelto di aggiungere al suo nome la sigla “HG” in omaggio a Guido Morselli.

“Terra ignota” è una trilogia di cui Mondadori ha pubblicato nel 2013 il primo volume “Risveglio” e recentemente  il secondo intitolato” Le figlie del rito”.

“Le figlie del rito” è da considerarsi il volume conclusivo della saga poiché il terzo, di prossima pubblicazione, sarà a tutti gli effetti un prequel che, come anticipato dall’autore stesso, tratterà esclusivamente dei fatti antecedenti alle vicende narrate nei primi due libri.

Tutti i libri possono essere tranquillamente letti come singoli romanzi, infatti, Vanni Santoni ha optato volutamente per un taglio della narrazione che permettesse al lettore di poter scegliere se leggere tutti i romanzi od uno solo senza vincoli cronologici.
                                                                                        
Ho letto entrambi i libri e personalmente ritengo che il finale di “Risveglio” renda quasi obbligatoria la lettura del secondo romanzo; diversamente “Le figlie del rito” grazie anche ad una dettagliata ed interessante introduzione nella quale vengono presentati tutti i personaggi e viene dato, seppur a grandi linee, un più che esaustivo compendio della storia generale, può essere letto tranquillamente da solo come un romanzo a sé.

Detto ciò il consiglio è ovviamente di leggere entrambi i libri per non perdere neppure un passaggio di quella che a tutti gli effetti risulta essere una convincente e suggestiva saga.

Addentriamoci ora in quanto viene narrato nei singoli volumi.

TERRA IGNOTA
RISVEGLIO
di Vanni Santoni HG
MONDADORI
Libro primo: “Risveglio” – Dopo un giorno e una notte di festa, il Villaggio Alto subisce un attacco da parte di cavalieri spietati. Essi appartengono al Cerchio d’Acciaio, il più nobile ordine dell’impero del quale fanno parte i più fedeli servitori dell’Imperatrice.
A comandare la spedizione è il Primo dei Dodici in persona, Aydric Reinhare, tanto bello quanto letale.
Durante l’attacco il villaggio viene dato alle fiamme, gli abitanti sterminati e la giovane Vevisa, la figlia dello shultz locale, viene rapita.
Vevisa ha il dono di poter comunicare a distanza inviando sogni. E’ proprio attraverso l’invio di un sogno che Ailis, la più cara amica di Vevisa, riuscita a mettersi in salvo perché non presente al villaggio al momento dell’attacco, viene a conoscenza di quanto accaduto.
Ailis decide di andare alla ricerca di Vevisa per liberarla e di Aydric Reinhare per vendicare la morte dei genitori e dell’amico Breu, anch’egli creduto morto.
Ailis è una ragazzina di solo dodici anni, per nulla portata allo studio, ma dotata di una forza straordinaria per la sua età.
Durante il suo viaggio farà molte esperienze, sarà fatta schiava, combatterà come un gladiatore, incontrerà molte persone e verrà a conoscenza delle sue vere origini.
Visiterà molti luoghi tra cui alcune delle Cinquantaquattro Città, attraverserà il mare e attraverserà anche la foresta di Broceliande, un luogo incantato e popolato da esseri fantastici.

Un luogo sognato così presto che ancora cova braci del primo sogno, e si può dire che in virtù di ciò continui a sognare per conto proprio.
(da "Le figlie del rito").

Facciamo un passo indietro per inquadrare meglio i luoghi e il contesto in cui si svolgono gli eventi raccontati in “Terra ignota”.

Il regno in cui tutti questi avvenimenti hanno luogo è un regno generato dal Sogno dell’Imperatrice. L’imperatrice dorme nelle sue stanze situate nelle profondità della Capitale delle Terre Occidentali e attraverso il suo sonno genera il Sogno che a sua volta genera il mondo.
A proteggere il sonno dell’Imperatrice sono preposti i cavalieri dell’Ordine del Cerchio d’Acciaio. Il cerchio interno, quello formato dai cavalieri più nobili e potenti, i più vicini all’Imperatrice è formato da 12 cavalieri o maestri.
Uno di questi è investito di maggiori poteri ed è per questo definito il Primo dei Dodici.
Al di sopra di tutti vi è poi il Gran Maestro.

Un tempo lontano, durante un rito organizzato dal Cerchio D’Acciaio, l’Imperatrice si unì con i quattro Re, i quattro serpenti, e generò le quattro figlie del rito che furono partorite da quattro schiave di palazzo, assassinate subito dopo il parto.

Ma ciò che non era stato previsto era il tradimento di alcuni cavalieri, in particolare di Aydric Reinhare, poi divenuto Primo dei Dodici, e di H.H. a sua volta investito della carica di Gran Maestro.
Le quattro figlie del rito furono rapite e portate lontano da quattro cavalieri per essere cresciute lontano dalla corruzione che aveva colpito il Cerchio d’Acciaio. Insieme alle figlie del rito furono sottratte anche la coppa e la spada, simboli di legittimità dell’impero.

Gahalad però pentito del gesto blasfemo compiuto da Odilon, ovvero l’aver sottratto la coppa e la spada, tornò sui suoi passi riportando Morigan, la figlia che gli era stata affidata, nella capitale.
Morigan venne quindi allevata e istruita sotto il controllo e la guida del Gran Maestro H.H.

TERRA IGNOTA
LE FIGLIE DEL RITO
di Vanni Santoni HG
MONDADORI
Libro secondo: “Le figlie del rito”Ailis, figlia della terra, Brigid, figlia dell’Aria, Lorlei, figlia dell’Acqua, Morigan, figlia del Fuoco sono ormai pronte.
Entrate tutte in contatto con la magia e con i loro rispettivi serpenti ovvero il Cromcruac (essenza della Terra), lo Shahrukh (essenza dell’Aria), lo Jormungang (essenza dell’Acqua) e il Drago (essenza del Fuoco), sono finalmente pronte a rivendicare il posto che spetta loro di diritto. Sono pronte, se necessario alla loro causa, persino a combattere tra loro.
Tutte però dovranno fare i conti con Vevisa, la protetta del Gran Maestro H.H. che, dopo anni di studio e applicazione, vuole tutto il potere per sé e non ha nessuna intenzione di indietreggiare neppure di fronte a quattro dee o meglio cinque dee, perché una quinta figlia del rito si nasconde tra le mura del Palazzo-Cattedrale.
L’elemento della piccola Nin è l’Etere, il cui signore è il Melektaus, il signore degli interstizi, colui che circonda gli altri quattro elementi.

“Terra ignota” è quello che viene comunemente definito un pastiche letterario. Moltissimi sono i richiami ad altre opere da quelle classiche a quelle moderne, potremmo elencarle all’infinito, potremmo citare Ariosto, Tolkien, Platone, Calvino così come i testi sacri tra cui la stessa Bibbia, o fare riferimento alla mitologia nordica, celtica, greca e romana.

Moltissime poi sono le citazioni dirette e indirette di altri autori oltre che di personaggi storici e leggendari.
Potrei sottolineare ad esempio il nome Yorick, di derivazione shakespeariana (Amleto) o i nomi di città che richiamano alla memoria famosi personaggi della storia come Ipazia, celebre filosofa, matematica e astronoma vissuta nella seconda metà del IV secolo d.C., oppure Boudica, leggendaria regina della tribù degli Iceni che guidò la più grande rivolta anti-romana della Britannia.
Inoltre non possono certamente passare inosservati passaggi come uno “studio matto e disperatissimo” famosissima citazione leopardiana.

I richiami all’Impero Romano sono espliciti soprattutto nel primo libro “Risveglio” laddove Ailis, dopo essere stata venduta come schiava, viene acquistata da un lanista per il proprio ludus e istruita nel combattimento per dare spettacolo nell’arena.
Nel secondo Ailis compie invece imprese che rimandano alle mitiche fatiche di Eracle, la cattura di un enorme cinghiale ricorda senza dubbio la cattura del cinghiale di Erimanto da parte dell’eroe greco.

Il mondo creato da Vanni Santoni si rifà sopratutto all’epoca medievale sia a quella leggendaria del ciclo arturiano (la cerca dei cavalieri, la tavola dello scacchiere che ricorda la tavola rotonda…) sia a quella più propriamente storica legata al mondo dei Templari (la figura del Gran Maestro, il richiamo all’idolo pagano Bafometto …).

Insomma come avrete capito c’è di che sbizzarrirsi e divertirsi a scovare richiami, citazioni e quant’altro; sarebbe davvero impossibile riuscire a farne un resoconto completo.
Io mi sono limitata ad anticiparvi qualcosa per farvi intravedere cosa vi aspetta tra le pagine di questa saga.
                                                                                                 
Entrambi i libri sono una piacevole lettura.
Personalmente in “Risveglio” ho apprezzato soprattutto la prima parte, mentre “Le figlie del rito” mi ha coinvolta completamente, in questo secondo volume la tensione narrativa non viene mai meno e la lettura scorre davvero veloce.
                                                                                                           
Vanni Santoni si è rivelato una gradita sorpresa tra gli autori fantasy italiani. L’avvincente trama, i personaggi ben riusciti e l’interessante universo creato dal suo autore, fanno di “Terra ignota” una saga stimolate ed affascinante.





domenica 2 novembre 2014

“La carezza leggera delle primule” di Patrizia Emilitri

LA CAREZZA LEGGERA DELLE PRIMULE
di Patrizia Emilitri
SPERLING & KUPFER
Un romanzo, tre storie o meglio la storia di tre donne che in apparenza non hanno nulla in comune ma che pagina dopo pagina rivelano al lettore l’arcano mistero per cui i loro destini sono indissolubilmente legati.

Febbraio anno 2000. Claudia Montini ha appena perso la madre. Un malore improvviso e per Agnese Catelli non c’è stato nulla da fare, a nulla sono valsi i soccorsi immediati, Claudia non è neppure riuscita a salutarla per l’ultima volta.
Claudia vive a Milano, una laurea in lettere e un progetto in corso all’università. E’ una ragazza ambiziosa, ha un solo desiderio nella vita ed una sola certezza quella di diventare una scrittrice famosa.
Ha lavorato sodo per questo suo obiettivo ed è determinata a fare in modo che nulla la possa ostacolare.
Non permetterà mai che qualcosa o qualcuno possa frapporsi tra lei e la sua notorietà, perché è questo che lei vuole per se stessa: la fama.
Lei sarà ricordata per le sue opere, scriverà un best seller, la sua vita non passerà nell’anonimato come quella dei suoi genitori, accontentarsi della normalità non fa per lei.

Per lei ordinario significava invisibile, mentre lei voleva che il mondo si accorgesse della sua presenza e non se ne scordasse più. Avrebbe fatto tutto quanto fosse necessario per emergere. Avrebbe fatto il possibile e l’impossibile.

A Varese, nella Residenza Villa Maria, Clorinda Cataldi festeggia i suoi 182 anni. Le autorità presenti alla festa così come tutti gli invitati ne ignorano ovviamente la vera data di nascita.
Linda è una donna ancora lucida che ama la lettura ed è molto colta. Grazie alla sua età può permettersi di esprimere i propri pensieri senza giri di parole tanto da apparire spesso spietata, scortese ed insolente.

Gioia per questa festa e malinconia per chi non è qui a festeggiare con me.

Linda ha vissuto a lungo, più a lungo di quanto sia umanamente possibile, non ha più una famiglia, nessuno di coloro che ha amato è ancora in vita, può solo ricordarli nelle sue preghiere.

Clorinda sa che è giunto il momento di raccontare la propria storia a qualcuno e sa che la persona a cui deve raccontarla è Claudia Montini.
Il racconto giungerà a Claudia per posta. A consegnare le grandi buste marroni ci penserà il suo fedele amico, l’ormai anziano Bartolomeo.

La storia della vita di Linda, se la ragazza vorrà, diventerà il best seller di Claudia Montini, potrà pubblicarlo a suo nome, perché Linda è disposta a regalarglielo e a rinunciare da subito ad ogni diritto sul manoscritto.

Quando Claudia inizia a ricevere le prime pagine, battute a macchina per facilitarle la lettura, rimane ovviamente spiazzata dal racconto, ma ne è talmente affascinata da restarne intrappolata nella trama.
Non può fare a meno di chiedersi se quel quaderno di ricette e di pozioni magiche di cui parla Clorinda esista davvero ed interrogarsi su come possa essere possibile che una donna sia stata condannata a vivere per sempre solo per averne sfogliato le pagine.
Claudia vive nel terzo millennio, per lei tutto ha una spiegazione, non crede alla magia, crede solo nella conoscenza.

Nonostante il panico che spesso la coglie perché questa donna misteriosa e sconosciuta sa di eventi della sua vita di cui solo i suoi familiari più stretti possono essere a conoscenza, non può fare a meno di andare avanti con la lettura ed esserne conquistata.

C’è una terza donna che fa parte del racconto, una donna la cui storia viene raccontata da Clorinda nelle prime pagine del manoscritto inviato a Claudia.
E’ la storia di Marta, una giovane vissuta alla fine del Seicento.
Marta era una guaritrice come lo erano state sua nonna e sua madre prima di lei.
Le erbe per lei non avevano segreti e la sua missione era aiutare e curare tutte le persone del suo villaggio.
Ma Marta viveva in tempi bui: la giovane venne accusata ingiustamente di stregoneria e, dopo essere stata a lungo torturata, fu condannata e bruciata sul rogo.

Cosa lega tra loro queste tre donne vissute in epoche così lontane? Qual è il misterioso segreto che Clorinda Cataldi nasconde? E perché Claudia Montini è proprio la persona a cui questo mistero deve essere rivelato?

Il libro di Patrizia Emilitri è un romanzo davvero originale sia per la particolarità della storia sia per il modo in cui viene sviluppato l’intreccio del racconto in cui ogni pezzo si incastra perfettamente a tempo debito come le tessere di un puzzle.

Pur trattandosi di una storia irreale e fantastica per i fatti da cui la storia prende vita e per i suoi successivi sviluppi, le tematiche affrontate sono tremendamente reali ed attuali: la vita è fatta di scelte, quanto siamo disposti a spingerci per ottenere ciò che vogliamo? Egoisticamente quanto è importante la nostra libertà? A quante cose siamo disposti a rinunciare? Quali sono le vere priorità nella nostra vita?
Ma soprattutto siamo sicuri di aver colto quale sia la vera differenza tra “vivere” ed “esistere”?

Ognuno di noi è sempre pronto a cercare scuse per i propri errori, ad addossare ad altri le colpe dei propri insuccessi, ma quante volte in realtà dovremmo biasimare solo noi stessi?

Ci sono mille decisioni giuste da prendere in ogni situazione… e ce ne sono mille sbagliate.

Una frase mi ha colpita particolarmente tra le tante che sarebbero da sottolineare in questo libro:

Perché un uomo può essere cattivo, ma una donna sa essere feroce.

Non so se possa essere considerata una verità assoluta, certo è che ci sono donne, che sanno essere particolarmente vendicative e meschine soprattutto nei confronti di altre donne.

L’autrice si limita a raccontare i fatti reali o fantastici che siano, senza prendere posizione.
Il suo è un racconto il più oggettivo possibile degli eventi.
Patrizia Emilitri lascia che sia il lettore a riflettere, confrontare ed eventualmente giudicare le azioni delle protagoniste del romanzo.

“La carezza leggera delle primule” è un inno alla lettura ed alla letteratura, come svago ed evasione oltre che come un indispensabile mezzo per l’arricchimento culturale dell’essere umano, per accrescere il proprio modo di esprimersi e come fonte di informazione.

Le citazione di libri ed autori sono tantissime: da Coelho alla Fallaci, da Euripide a Shakespeare, dalle sorelle Bronte a Victor Hugo, da Poe a Joyce solo per citare alcuni degli autori menzionati tra le pagine del romanzo.

Ammettere la propria ignoranza è combatterla. Imparare è il più grande atto di umiltà per un uomo, e anche per una donna. Non smettere di imparare, stimolare se stessi è la più grande forma di intelligenza. Convincersi di qualcosa e poi cambiare idea, grazie a nuove informazioni. Non fermarsi al primo giudizio, non fissare il pensiero su un unico punto e rifuggire da chi crede di avere tutto il sapere tra le mani, tutte le risposte.

Il libro di Patrizia Emilitri è un romanzo piacevolissimo dai mille spunti di riflessione; la lettura scorrevole insieme all’originale trama sospesa tra magia e realtà ne fanno un romanzo da leggere tutto d’un fiato.