martedì 10 febbraio 2015

“La principessa di Clèves” di Madame de La Fayette

LA PRINCIPESSA DI CLÈVES
di Madame de La Fayette
NERI POZZA
Riconosciuto come il primo romanzo psicologico moderno, “La principessa di Clèves” venne pubblicato in Francia nel 1678.
Considerato il primo vero classico della letteratura francese è ancora oggi uno tra i principali testi in programma nei licei e nelle università d’oltralpe.

Marie-Madeleine Pioche de la Vergne, conosciuta come Madame de La Fayette dal nome del marito, nacque a Parigi nel 1634.
Fu autrice di diverse opere, spesso pubblicate con uno pseudonimo. Nell'epoca in cui ella visse, infatti, era considerato sconveniente per donna dedicarsi alla scrittura, figuriamoci quindi per una dama del suo rango.
La sua opera più conosciuta“La principessa di Clèves”, ottenne fin da subito un notevole successo.

La vicenda è ambientata nel XVI secolo alla corte di Francia, quella stessa corte nella quale un secolo dopo si muove proprio la sua stessa autrice.

Madame de La Fayette, infatti, racconta usi e costumi, regole di comportamento e bienséances tipici di un ambiente nel quale lei stessa, moglie di un conte e dama di corte di Enrichetta d’Inghilterra, vive ed agisce.

Questo l’incipit del romanzo.

La magnificenza e la galanteria non si sono mai manifestati in Francia con tanto splendore come negli ultimi anni del regno di Enrico II.

Un giorno alla corte di Enrico II e Caterina de’ Medici fa il suo ingresso una giovane ereditiera. Mlle de Chartres è bellissima, virtuosa e modesta. Ad appena sedici anni ha già ricevuto numerose proposte di matrimonio.

Mlle de Chartres, consigliata dalla madre, accetta tra i tanti pretendenti la proposta di matrimonio del principe di Clèves, un giovane bello, saggio e virtuoso.
I sentimenti di Mme de Clèves per il marito però, con grande dispiacere dello stesso, non andranno mai oltre la stima e la riconoscenza.

Un giorno a corte la principessa farà la conoscenza del duca di Nemours e se innamorerà perdutamente, da questi ricambiata.

Nessuna donna è in grado di resistere al fascino del duca di Nemour, l’uomo più avvenente e seducente del mondo, davvero un capolavoro della natura, così come è impossibile per ogni uomo non farsi conquistare dall’avvenenza della principessa di Clèves.

Mme de Clèves è sì una giovane bellissima, ma è soprattutto una donna virtuosa. 
Proprio per questo aspetto del suo carattere non riesce a darsi pace di ciò che prova per un uomo che non è suo marito. 
Schiacciata dai sensi di colpa decide quindi di confessare al consorte i sentimenti per l’altro, implorando il suo aiuto per riuscire a resistere alla sempre più forte tentazione.

Il gesto che la principessa compie è qualcosa di estremo ed unico nel suo genere in una corte dove:

L’ambizione e la galanteria erano l’anima stessa della corte e occupavano le menti sia degli uomini che delle donne.
Erano tanti gli interessi in gioco e tanti gli intrighi, e così grande era la parte che vi prendevano le dame che l’amore era sempre intrecciato alla politica, e la politica all’amore.

Mme de Clèves è diversa da tutte le altre donne e per questo anche il finale del libro e la scelta per la quale opterà la protagonista sono incomprensibili agli occhi di un lettore moderno così come a quelli dei suoi contemporanei, ma perfettamente in sintonia al personaggio creato dalla penna di Madame de La Fayette.

Non voglio anticiparvi nulla del finale, anzi colgo l’occasione per consigliarvi di leggere l’interessante prefazione di Isabella Mattazzi solo al termine della lettura del romanzo se non volete conoscere in anticipo l’epilogo della storia.

Madame de La Fayette sa indagare e scavare a fondo nella psicologia dei personaggi, fornendoci descrizioni dettagliate dei sentimenti contrastanti che essi provano, delle paure e dei tormenti che li assalgono.

Bellissime le pagine in cui Mme de Clèves si confessa al marito ed ancora più intense ed emozionanti quelle in cui ella apre il suo cuore all’uomo di cui è perdutamente innamorata.

“La principessa di Clèves” è un breve romanzo (208 pagine) che, pur presentando una trama all’apparenza piuttosto povera, pone invece grandi interrogativi psicologici, esistenziali e morali.
Inoltre, grazie ad uno stile sobrio ed ad una scrittura elegante e raffinata, è un libro assai piacevole da leggere, decisamente un classico senza tempo da non “perdere”.




6 commenti:

  1. Elisa, questo lo comprai anni fa perché — non mi ricordo più dove — avevo letto che era considerato il primo romanzo psicologico moderno, ma... NON L'HO ANCORA LETTO, ovviamente!

    Come hai trovato la prosa? Io, tendenzialmente, leggo soprattutto prosa francese del Settecento e oltre, quindi, lo confesso, non so se aspettarmi un ritmo ostico o una costruzione del periodo un po' 'pesante'.

    Tra l'altro, so da sempre come va a finire, ma si tratta di uno di quei testi che mi ispirano a prescindere dal fatto che sappiù il finale.

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    1. Non sono quindi l'unica ad avere pile di libri in attesa di essere letti ^^

      Purtroppo anche io conoscevo già il finale e mi è dispiaciuto un po' ...meriterebbe di essere letto senza conoscere l'epilogo

      Direi che la cosa che mi ha sorpreso di più è proprio il fatto che la lettura sia scorrevole nonostante sia una prosa del seicento.
      Ovviamente non so quanto di questo merito sia da attribuire alla traduzione...

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  2. Ciao cara!!! ^^
    Come sempre una fantastica recensione che non fa che incuriosirmi ancora di più, io ho un'edizione rilegata di questo romanzo ma voglio troppo quest'edizione della Neri Pozza!!! *-*
    Il romanzo lo devo ancora leggere, insieme ai miei mille arretrati..mi incuriosisce soprattutto perchè scritto da una penna femminile...ora però mi dedicherò Dostoevskij per qualche mese!
    Buona serata Elisa! ^^

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    1. Grazie mille! troppo buona ^^
      Dostoevskij lo patisco un po' ma dovrei decidermi a riprenderlo...
      Le edizioni Neri Pozza sono bellissime, io le adoro. E che dire poi delle copertine? ^^

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  3. Il mio romanzo preferito in assoluto! L'epoca,la protagonista,la morale e l'ipocrisia,un vero gioiello.Mi ricordo quello che diceva Aldo Busi riguardo a questo libro : " Al cuor si comanda ".

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    1. Io l'ho scoperto grazie a Neri Pozza, non lo conoscevo proprio! ^^

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