domenica 7 giugno 2015

“March” di Geraldine Brooks

MARCH
di Geraldine Brooks
BEAT
Edizione originale NERI POZZA
Ancora una volta sono a proporvi un libro di Geraldine Brooks, un’autrice di cui apprezzo molto non solo il modo di scrivere, ma anche la capacità di trovare sempre storie interessanti da raccontare; storie che ci fanno riflettere, storie popolate di personaggi ben caratterizzati e perfettamente inquadrati storicamente grazie soprattutto alla sempre attenta e minuziosa ricerca di fonti e documenti da parte dell’autrice.

Proprio con “March”, pubblicato in Italia da Neri Pozza nel 2005 con il titolo di “L’idealista”, Geraldine Brooks vinse nello stesso anno il premio Pulitzer per la narrativa.

Chi di voi ha letto “Piccole donne” di Louise May Alcott avrà già capito che la Brooks ha voluto con questo libro rendere omaggio ad una scrittrice cha ha amato molto e indirettamente ha voluto rendere omaggio anche a sua madre, Gloria Brooks, che gliene consigliò la lettura quando aveva circa dieci anni:

Mia madre, che è una delle persone più ciniche esistenti al mondo, mi diceva sempre, quando ero bambina, che non esistono nella vita reale persone così buone come Marmee, la madre delle piccole donne, ma io ho sempre amato e ammirato l’eroina di Louise May Alcott.

Questa una delle dichiarazioni di Geraldine Brooks che nella postfazione del libro dichiara che per scrivere “March” ha attinto non solo da “Piccole donne”, ma anche dalla vita della famiglia della sua autrice ed in particolare da quella del padre Amos Bronson Alcott, filosofo trascendentalista, educatore ed abolizionista.

E’ sempre la stessa Brooks a scrivere che:

La famiglia reale di Louisa M. Alcott era tutt’altro che perfetta, e quindi molto più interessante di quelle santarelline delle March.

Vero: quanti di noi non hanno pensato almeno una volta rileggendo “Piccole donne” che le quattro sorelle erano un po’ troppo perfette?
Personalmente ricordo che da ragazzina, come ancora oggi, ho amato ed amo il personaggio di Jo, ma non sono mai riuscita a nutrire molto simpatia per il personaggio di Amy.

Geraldine Brooks si affranca dal romanzo di formazione nel quale rientra l’opera della Alcott, per regalarci una storia più concreta e matura di alcuni suoi protagonisti senza stravolgere per questo la storia originaria, cosa che ho davvero molto apprezzato.

La Brooks ci racconta di una giovane Marmee, come non l’avremmo mai immaginata, appassionata e ribelle, incline a lasciarsi andare a scoppi d’ira anche violenti per difendere i propri ideali, una donna che nel corso degli anni ha dovuto faticare non poco per cercare di frenare i propri moti di collera e i propri istinti per diventare la donna posata di cui noi abbiamo letto in “Piccole donne”.

A parlarci di questa insolita Marmee è il marito, il reverendo March che si trova al fronte, arruolato come cappellano nelle truppe unioniste durante la guerra civile. 
Egli ci racconta della sua vita, dei conflitti che vede ogni giorno, non solo di quelli combattuti sui campi di battaglia, ma anche di quelli dell’animo, ci parla della difficile strada dell’integrazione, della situazione degli schiavi liberati, della corruzione che imperversa tra le truppe e soprattutto tra coloro che dovrebbero tutelare i diritti dei più deboli e che al contrario pensano esclusivamente ai propri interessi personali.

Nel racconto del reverendo c’è spesso spazio per raccontare anche della sua vita passata: di quando era un giovane commesso viaggiatore, di come fece la propria fortuna e di quando conobbe e di come poi riuscì a conquistare la madre delle sue adorate piccole donne.

Nella seconda parte del libro il racconto è invece affidato alla signora March.
Come tutti sappiamo dalla lettura di “Piccole donne” Marmee riceve un telegramma nel quale le comunicano che il marito gravemente ammalato è stato ricoverato in un ospedale militare a Washington.
Quanto lei giunge al Blank Hospital fatica a riconoscere quel corpo che giace febbricitante in un letto disfatto, un corpo che la vita sembra già aver quasi abbandonato.

Marito e moglie dovranno fare i conti con un ingombrante passato, con verità nascoste e parole non dette per ricostruire il loro rapporto e preservare così l’integrità della loro amata famiglia.

La signora March scoprirà cose insospettate sulla vita del marito e dovrà ammettere almeno con se stessa di aver sbagliato a tacere al marito ciò che le pesava sul cuore.
Ripenserà a quando avrebbe dovuto opporsi all’idea del marito di arruolarsi nonostante l’età già matura o a quando non avrebbe dovuto lasciar passare sotto silenzio la perdita di tutte le loro ricchezze per l’avventatezza di lui seppur per una causa giusta e umanitaria.

Il signor March da parte sua dovrà essere abbastanza forte da capire che è giunta l’ora per lui di mettere da parte l’orgoglio e riuscire a convivere con i propri sensi di colpa e i rimorsi per gli errori commessi.

Della storia raccontata da Geraldine Brooks fanno parte moltissimi personaggi reali e d’invenzione.

Troviamo nomi noti come Ralph Waldo Emerson e Henry David Thoreau, che furono nella realtà non solo due tra gli amici più intimi di Amos Bronson Alcott, ma anche due tra i maggiori rappresentanti della cultura e della filosofia del trascendentalismo.

Il personaggio più riuscito è però quello di Grace, la schiava del signor Clement, che March conosce in giovane età quando da umile commesso viaggiatore era stato ospite a casa di questi.
Grace è giovane, bellissima, intelligente, ha un portamento fiero e i suoi gesti sono sempre eleganti e pacati.
Nonostante sembri così perfetta anche lei però nasconde dei segreti.
La donna apparirà più volte nella vita del reverendo March e ogni volta gli ricorderà con la sua presenza errori e debolezze della sua vita passata.
Eppure Grace lo ha perdonato, lei non l’ha mai giudicato perché nonostante le apparenze anche lei come ogni essere umano ha il suo fardello di errori e rimorsi che pesano sulla coscienza, ma lei al contrario degli altri accetta di conviverci per poter espiare attraverso il lavoro e le opere buone le sue colpe, se di colpe si può veramente parlare.

Ancora una volta Geraldine Brooks è stata bravissima ad indagare l’animo umano attraverso i suoi personaggi ed allo stesso tempo a spingere il lettore a riflettere sui dubbi, sulle incertezze, sulle paure che animano i protagonisti del romanzo.

Chi ha amato “Piccole donne” o ha apprezzato gli altri libri di Geraldine Brooks non potrà che rimanere affascinato ancora una volta dall’opera di questa scrittrice.


Della stessa autrice da me recensiti vi ricordo anche:




8 commenti:

  1. E questa fa parte delle letture soavi per te. Sono curiosa di vedere quale sarà la lettura fuori dall'immediata comfort zone.

    Non ho letto alcunché della Brooks, anche se ammetto di essere stata più volte attratta da Annus Mirabilis.

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    1. A me sono piaciuti tutti, ma il mio preferito è "L'isola dei due mondi".

      Ti assicuro che sarà una vera sorpresa, ma ci vorrà ancora un po' di tempo ^^

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  2. Dopo il post, su tuo suggerimento ho letto Annus Mirabilis. Sinceramente all’inizio non ero convinta (infatti non l’ho comprato ma preso dalla biblio) poi l’ho finito in poco tempo. E’ stata una scoperta, non la conoscevo. Se trovo gli altri….si prendono…..Ciao

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    1. Sono contenta!
      Per me è una grande soddisfazione quando piacciono i libri che propongo.
      Grazie mille ^^

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  3. Io ho amato molto “L’isola dei due mondi” (Annus mirabilis mi aveva colpito decisamente meno) e questo romanzo aspetta sul comodino...a breve (spero) di leggere questo romanzo, invogliata sicuramente dalla tua appassionata recensione :)

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    1. "L'isola dei due mondi" resta per me il migliore dei tre.
      "March" è molto bello e soprattutto originale; ho trovato davvero suggestiva l'idea di far rivivere i personaggi della Alcott.

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  4. Ho letto da pochissimo sia piccole donne che piccole donne crescono.
    Per cui questa lettura mi incuriosisce molto. Anche se al momento ne ho abbastanza di quel clima. Devo disintossicarmi XD

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    1. Capisco che tu voglia staccare un po' dalla famiglia March ^^

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