domenica 22 novembre 2015

“Un terremoto a Borgo Propizio” di Loredana Limone

UN TERREMOTO A BORGO PROPIZIO
di Loredana Limone
SALANI
Ed eccoci arrivati dopo “Borgo Propizio” ed il successivo “E le stelle non stanno a guardare”, a parlare del terzo episodio del racconto nato dalla penna di Loredana Limone.

Racconto dedicato ad uno splendido ed immaginario paesino abitato da personaggi simpatici e talvolta un po’ bizzarri a cui il lettore, affezionato alla serie, è ormai legato quasi come fossero persone di famiglia.

Come per i precedenti romanzi ad introdurre la storia è Borgo Propizio “in persona” che, dopo aver salutato il lettore con un caloroso benvenuto, lo lascia al racconto del nuovo episodio.

Contrariamente ai due precedenti romanzi però l’aria del borgo appare fin da subito appesantita, si avverte fin dalle prime pagine un senso di imminente tragedia e la cosa non può sorprendere più di tanto il lettore che è messo in allarme già dal titolo stesso del terzo libro “Un terremoto a Borgo Propizio”.

Tutto concorre a creare nel lettore un senso di ansia, di angoscia e preoccupazione. Immediatamente questi si rende conto che la spensieratezza che lo aveva accompagnato nella lettura dei due precedenti volumi è ormai un ricordo lontano: Francesco e Belinda litigano continuamente e la loro storia sembra giunta al capolinea, Claudia e Cesare che si erano ritrovati sono nuovamente distanti, persino Mariolina sembra essersi ormai stancata del marito e guardare ad un nuovo amore…

Il dramma si consuma una mattina: sono le ore 8.33 quando la terra trema ed un sisma di magnitudo 5.6 distrugge l’oasi felice del borgo, gettando nello sconforto i suoi abitanti ed il suo sindaco che tanto si erano prodigati per la rinascita del paese.

Il Castelluccio, costruzione simbolo di Borgo Propizio, ha resistito e da lì i suoi abitanti attingono la forza di ricominciare.

Quella mattina però la vita tranquilla del borgo non è stata sconvolta solo dal terremoto, ma anche da un altro drammatico avvenimento: mentre si scava sotto le macerie e si fa la conta dei danni, viene ritrovato, infatti, il cadavere dell’assessore alla cultura, Tranquillo Conforti.
L’uomo è stato assassinato, strangolato per la precisione.
Ma chi poteva desiderare la sua morte?

La trama del romanzo si sviluppa su diversi piani: il desiderio e l’impegno di ripartire e ricostruire, l’indagine che si svolge per scoprire l’identità dell’assassino e ovviamente gli intrighi, gli amori e le avventure dei vari personaggi.

Ruggero riuscirà a riconquistare la moglie? Marietta convolerà a nozze con il sindaco Felice Rondinella? L’amore che provano Belinda e Francesco sarà abbastanza forte da permettergli di superare le loro differenze caratteriali? Che ne sarà di Claudia e Cesare? E l’amata zia Letizia riuscirà a incontrare il Gran Musicante?

Avrete già capito che questo romanzo è completamente diverso dai precedenti.

Va sottolineato innanzitutto che al contrario degli altri due, che potevano essere letti come romanzi a sé, per apprezzare ed entrare appieno nella storia di questa terzo libro è necessario conoscere l’antefatto.

Il finale di questo romanzo inoltre, a differenza dei primi due episodi, ci lascia con un senso di malinconia e di inquietudine tali, da poter essere superati solo con la viva speranza di avere presto la possibilità di leggere un epilogo nel quale tutto possa tornare all’antico splendore.

Loredana Limone ci aveva abituati a delle storie leggere e divertenti. Entrare nelle pagine di Borgo Propizio era come fare due passi in un mondo diverso, un mondo tranquillo fatto per la maggior parte di serenità e di solidarietà, era un varco per ritrovare armonia e buon umore.

“Un terremoto a Borgo Propizio”, pur conservando la grazia e l’ironia dei precedenti episodi, ci fa restare tristemente legati alla realtà di tutti i giorni, riproponendoci quelle terribili immagini che ci assalgono ogni giorno guardando i telegiornali.

Fedele all’armonia e alla quiete che contraddistinguono i racconti di Loredana Limone, “Un terremoto a Borgo Propizio” ci regala però la speranza e la consapevolezza che nonostante le avversità, le disgrazie e la violenza, che sono purtroppo parte delle nostre vite, c’è sempre la possibilità di risollevarsi basta non arrendersi e soprattutto restare uniti.

A noi lettori non rimane che attendere e sperare in una prossima puntata…




domenica 8 novembre 2015

“La figlia del boia e il monaco nero” di Oliver Pötzsch

LA FIGLIA DEL BOIA
E IL MONACO NERO
di Oliver Pötzsch
BEAT
Edizione originale NERI POZZA
“La figlia del boia e il monaco nero” è il secondo romanzo della serie che vede protagonista il boia di Schongau, Jacob Kuisl.

Come già anticipatovi nel mio post dedicato al primo capitolo della serie intitolato “La figlia del boia”, l’autore Oliver Pötzsch è particolarmente legato alle vicende della dinastia Kuisl essendone egli stesso un discendente.

“La figlia del boia e il monaco nero” si apre subito con un omicidio.
Dopo appena poche pagine, infatti, si entra già nel cuore della vicenda: il parroco di San Lorenzo, Andreas Koppmeyer, viene avvelenato dopo aver fatto una scoperta eccezionale.
Il medico Simon Fronwieser chiamato a constatare il decesso del parroco si accorge fin da subito che non si tratta di una morte naturale, fa quindi accorrere il boia Jacob Kuisl, esperto di erbe medicinali e piante velenose, per confrontarsi con lui.
Iniziano così le indagini che i due personaggi sempre affiancati dalla bella, intelligente e coraggiosa figlia del boia nonché innamorata del medico, Magdalena Kuisl, condurranno nonostante i numerosi ostacoli che inevitabilmente incontreranno sul loro cammino.

Ancora una volta i tre protagonisti dovranno scontrarsi con gli interessi economici della città e dei suoi eminenti cittadini, avidi commercianti e mercanti senza scrupoli, ma in questo racconto a rendere la vita particolarmente dura ai nostri capaci investigatori ci saranno anche altri personaggi, personaggi legati al mondo religioso, particolarmente abili ad occultare e a manipolare la verità.

La storia di questo secondo libro è, se possibile, ancora più avvincente di quella del primo episodio.
Tra bande di briganti violenti, imboscate e assassinii, in un mondo dove nessuno è in realtà colui che dichiara di essere, rovesciando continuamente le poche certezze che il lettore crede di avere, Oliver Pötzsch crea un racconto avvincete, coinvolgente e ricco di immaginazione.

“La figlia del boia e il monaco nero” è uno stupendo romanzo storico che ci porta indietro nel tempo, in grado di farci rivivere in prima persona le vicende ambientate nella Baviera della seconda metà del XVII secolo.

La ricerca del tesoro dei Templari attraverso gli splendidi paesaggi del Pfaffenwinkel, i maestosi monumenti architettonici e la descrizione delle antiche cripte, la presenza di interessanti personaggi come la mercantessa Benedickta Koppmeyer o fratello Jakobus, solo per citarne alcuni, il susseguirsi serrato di indovinelli, indizi, ritrovamenti e la corsa contro il tempo che i protagonisti devono affrontare non solo per risolvere il caso, ma soprattutto per salvare le proprie stesse vite, fanno di questo romanzo un libro da leggere senza interruzioni, conquistati fin da subito dalla storia mozzafiato ed intrigante.

Quasi a dimostrazione della grande capacità dell’autore di conoscere i gusti del lettore, alla fine del libro troverete una graditissima “Guida turistica del Pfaffenwinkel”, poche pagine che accenderanno in voi il desiderio, nel caso non l’avesse già fatto la lettura del romanzo, di recarvi direttamente sui luoghi della vicenda raccontata da Oliver Pötzsch.

Volutamente in questo post non vi ho anticipato molti particolari della storia, perché credo che sia un romanzo tutto da scoprire, un giallo / thriller che deve essere gustato pagina per pagina partecipando in prima persona allo svelarsi degli eventi e allo scioglimento degli enigmi posti sulla strada dei protagonisti e quindi conseguentemente anche del lettore stesso.

Ancora una volta posso però tranquillizzarvi nel dirvi che, se non amate leggere sequel e affini, anche questo volume come il precedente può essere letto come un romanzo a sé e non necessariamente come una puntata di una serie.

Personalmente ho trovato entrambe le storie così avvincenti da sentirmi fin da ora sicura di potervi dare presto appuntamento alla prossima puntata intitolata “La figlia del boia e il re dei mendicanti”.