domenica 8 aprile 2018

“Fai piano quando torni” di Silvia Truzzi


FAI PIANO QUANDO TORNI
di Silvia Truzzi
LONGANESI
Margherita si trova ricoverata da tre mesi in ospedale a seguito di un brutto incidente stradale nel quale ha rischiato di perdere la vita.

Quel giorno Margherita aveva deciso di mettersi alla guida nonostante fosse ubriaca; poiché nessuno si sente di escludere che possa essersi trattato di un tentato suicidio, al momento la donna è seguita da uno psichiatra.

Margherita è giovane, bella, intelligente, di buona famiglia, ha un ottimo lavoro; tutto sembrerebbe far pensare a una vita perfetta, ricca di soddisfazioni e, invece, la giovane soffre di una forte depressione.

Dopo anni non è ancora riuscita a elaborare il lutto per la perdita del padre e ora deve pure affrontare l’abbandono del fidanzato che ha liquidato la loro storia, una sera come tante, con un semplice “Non so se ti amo più”, facendole crollare definitivamente il mondo addosso.

Quando Margherita si sveglia nel letto di ospedale, dopo aver subito la quinta operazione, si ritrova a condividere la stanza con un'anziana dall'aspetto molto particolare.

Anna Galletti è una donna corpulenta con i capelli biondo platino, dall’aspetto alquanto vistoso con le sue camicie di pizzo rosa e i bigodini in testa che spuntano da una ridicola retina.
Anna è una donna molesta e invadente, ma allo stesso tempo possiede una carica di simpatia e una faccia tosta talmente disarmanti, da far sì che lei sia l’unica persona in grado di trovare la strada per far breccia in quella dura corazza che Margherita si è costruita attorno.

Margherita e Anna non hanno nulla in comune, fisicamente Anna è robusta e anziana, Margherita è magrissima e giovane; socialmente, poi, provengono da due background familiari completamente differenti.

Margherita è figlia della borghesia: sua madre è una psicologa e il padre era un avvocato, proprio come lei.

Anna era stata mandata a servizio a casa di un conte quando era una bambina di appena nove anni e mezzo; aveva imparato a leggere e a scrivere solo perché il conte desiderava che in casa sua tutti conoscessero l’italiano e non parlassero il dialetto.
Da ragazza aveva dovuto rinunciare al suo grande amore, un carabiniere napoletano di nome Nicola, semplicemente perché all’epoca i suoi genitori non volevano spossasse un uomo del Sud.
Aveva quindi sposato Gino un uomo gretto e meschino; da quel matrimonio infelice era nata una figlia, Raffaella, una donna del tutto simile al padre e che aveva un pessimo rapporto con la madre.
Anna non ha avuto una vita facile, ma ha sempre potuto contare sul sostegno del suo amato Nicola con il quale ha mantenuto negli anni una fitta corrispondenza.

Margherita, come tutti noi, rimane affascinata da questa storia d’amore d'altri tempi, tenuta in vita solo grazie ad un intenso e ininterrotto scambio epistolare.
Anna, a dispetto dei suoi 76 anni, è la personificazione della gioia di vivere, una gioia di vivere talmente contagiosa da coinvolgere persino Margherita.

Grazie alla vitalità di Anna, Margherita torna ad interessarsi al mondo, esce dal suo guscio, e ritrova pian piano se stessa recuperando anche il rapporto con la madre.

Margherita è affascinata e conquistata dalla forza di volontà e dal coraggio dimostrati da Anna nel corso degli anni. 
Anna Galletti, solo grazie alle sue innate capacità culinarie e alle sue indiscusse doti imprenditoriali, è stata in grado di realizzare il suo sogno aprendo un negozio tutto suo che le ha fruttato parecchio denaro e soddisfazioni.

Fai piano quando torni” è un libro divertente, ironico, che fa sorridere e pensare al tempo stesso, un libro dove troviamo interessanti citazioni letterarie da Flaubert a Proust, a volte evidenti altre volte disseminate dall’autrice con una certa nonchalance tra le righe perché il lettore le colga da sé.

La lettura scorre veloce tra uno scambio di battute e l’altro tra i vari personaggi che sono tutti verosimili e descritti benissimo in ogni loro caratteristica, come nelle differenze che possiamo cogliere nella diversa proprietà di linguaggio che appartiene alla signora Anna rispetto a quella che contraddistingue Margherita.

Leggere il romanzo di Silvia Truzzi è un po’ come leggere una fiaba a lieto fine, uno libro che fa bene all’anima, che ti consola ma che, con ironia e leggerezza, ti ricorda anche che vivere per non avere niente da rimpiangere è come non vivere.







Nessun commento:

Posta un commento