sabato 26 gennaio 2019

“Il giorno che sono nato c’era sciopero delle cicogne” di Fulvio Fiori


IL GIORNO CHE SONO NATO
C’ERA SCIOPERO DELLE CICOGNE
di Fulvio Fiori
I LIBRI DI FULVIO FIORI
E’ lo stesso protagonista del romanzo a raccontarci in prima persona la storia della sua vita che ebbe inizio quando, ancora un feto nel grembo materno, fu costretto a combattere ogni giorno per ottenere un po’ di tranquillità senza tuttavia mai riuscirvi.
Il battito assordante del cuore della madre sempre agitata gli impediva infatti di riposare e, quando il padre, nel tentativo di tranquillizzarla, si metteva a cantare allora era la sua voce a non permettere al nascituro di rilassarsi e trovare un po’ di pace.

Venuto al mondo a metà degli anni ’50 in una tipica famiglia del dopoguerra dove la paura era il potente controcanto dell’amore, il protagonista cresce a suon di carezze e baci alternati a sonori schiaffoni, tra sensi di colpa e goffi tentativi di affermare la propria identità.

Per questo timido ragazzino fragile e insicuro, schiacciato dal peso di una famiglia ingombrante e soffocante, non sarà per nulla facile riuscire ad affrancarsi dai parenti.

Come ogni adolescente egli cercherà, purtroppo con scarsi risultati, la sua strada nell’arte, nella letteratura e nella musica, fino ad approdare alla tenera età di vent’anni alla arti marziali, croce e delizia della sua nuova vita.

Ma chi sono questi genitori dai quali è cosi difficile emanciparsi? Questa madre e questo padre che vorrebbero restasse per sempre un bambino/adolescente?

La madre del protagonista è una donna avara di energie, di tempo e di denaro, ma soprattutto avara di affetto, forse proprio per esserne stata privata lei stessa durante l’infanzia.
L’unica persona di cui le importi veramente è il padre del quale cerca costantemente  l’approvazione, mentre con la madre è sempre in aperto conflitto, un continuo braccio di ferro soprattutto per l’amore del suo stesso figlio che invece vede nella sua dolce e affettuosa nonna  la sua vera mamma.
Cosa ha trasmesso al figlio questa madre che ha brillato per la sua assenza nonostante la sua opprimente presenza? Un bagaglio di paure e di insicurezze emotive oltre alla terribile consapevolezza che nella vita alla fine si resta sempre soli dal momento che tutto è transitorio.

Il padre del protagonista è un uomo dalla duplice personalità: l’uomo prepotente e autoritario lascia infatti il posto all’uomo simpatico ed espansivo che si cela dentro di lui appena varcata la soglia di casa.
Il rapporto del protagonista con il proprio padre è un rapporto fatto di incomunicabilità, ma allo stesso tempo, nonostante i sensi di colpa che il padre è capace di instillare in lui fin dalla nascita, è un rapporto fatto anche di stima e rispetto.
Un rapporto che il protagonista paragona ad un tiro alla fune in cui entrambi cercano di dimostrare la propria forza e la propria ragione.
Con il tempo il protagonista arriverà a comprendere che il padre non è quell’uomo senza cuore che talvolta gli è apparso nel corso degli anni, ma piuttosto un uomo di altri tempi che ha semplicemente paura di mostrare i propri sentimenti.

Nella quarta di copertina si legge che La Feltrinelli ha paragonato il protagonista del romanzo di Fulvio Fiori ad un novello Tristram Shandy: come il protagonista del romanzo di Laurence Sterne infatti egli  ricorda perfettamente la propria nascita.

Il romanzo dal tono intimo e personale di Fulvio Fiori è un romanzo ironico e divertente, che, grazie ad uno stile arguto e sagace e ad una efficace scrittura umoristica, riesce a raccontare con ironia e comicità i paradossi e le stranezze che si annidano in seno alla famiglia e le difficoltà che tutti inevitabilmente incontriamo, chi più chi meno, per tagliare il proverbiale cordone ombelicale.

Se abbiamo ricordato Laurence Sterne, però, parlando di questo romanzo non possiamo non citare anche un altro grande della letteratura inglese, Oscar Wilde, i cui aforismi caratterizzati da ironia, cinismo e sarcasmo ci riaffiorano alla mente leggendo passi come:
                                        
Volete sapere cosa penso di me? Se ho scoperto di essere un genio? Beh, decisamente no! Sono troppo intelligente per credermi un genio!

Una curiosità: questa edizione di “Il giorno che sono nato c’era sciopero delle cicogne” è una riedizione rinnovata del testo edita per festeggiare i primi 15 anni di questo romanzo che nel 2003 ha vinto il Premio Massimo Troisi per la Scrittura comica.

Se volete saperne di più sulle opere di questo autore qui potete leggere la mia recensione di “Il matrimonio è una fiaba a lieto inizio”, romanzo pubblicato da TEA nel 2018 .





domenica 20 gennaio 2019

“Sette giorni perfetti” di Rosie Walsh


SETTE GIORNI PERFETTI
di Rosie Walsh
LONGANESI
Sarah, trentasettenne separata e prossima al divorzio dopo un matrimonio durato 17 anni, è una donna che ha girato il mondo e che, dopo essere sopravvissuta ad una tragedia, ha trovato il coraggio di rifarsi una vita lontano da casa, dall’altra parte del mondo ed ora gestisce un ente no-profit insieme a colui che presto diventerà il suo ex-marito.

Di quella ragazzina che era stata descritta dai professori come un’adolescente esitante e non del tutto sicura di sé, non c’è più alcuna traccia nella donna forte, capace e competente che Sarah Harrington sembra essere diventata oggi.

Come ogni anno, da diciannove anni, nel mese di giugno Sarah torna in Inghilterra a trovare i genitori, ma questa volta i suoi non sono a casa ad accoglierla al suo arrivo perché il nonno materno è stato ricoverato d’urgenza ed ha bisogno di assistenza.

Sarah si ritrova sola in quella casa così piena di dolorosi ricordi e, proprio il giorno della ricorrenza della tragedia, mentre ripercorre la strada dell’incidente, il destino le farà incontrare l’uomo che cambierà per sempre la sua vita.

Tra Sarah ed Eddie è amore a prima vista; i due trascorrono sette giorni perfetti ed indimenticabili.

Quando si separano, perché lui deve partire per una vacanza in Spagna programmata da tempo con un amico e lei deve ottemperare a degli obblighi di lavoro concordati precedentemente, si ripromettono che, al loro rientro dai rispettivi impegni di lì ad una settimana, studieranno una soluzione per poter trascorrere insieme il resto delle loro vite.
                
Eddie David è sembrato a Sarah un uomo solido, razionale, impermeabile alle fluttuazioni e quando sparisce nel nulla, non rispondendo più neppure ai suoi messaggi, la donna teme possa essergli accaduto qualcosa di grave.

Nonostante gli amici di Sarah cerchino di farle comprendere che certe cose fanno parte della vita, succedono continuamente e che l’unica cosa sensata sarebbe quella di vedere quei sette splendidi giorni per quello che sono stati, cioè una semplice avventura, la donna non riesce a darsi pace e, a costo di sembrare e diventare pazza, cerca con ogni mezzo di rintracciare Eddie per capire cosa possa essere realmente accaduto.

“Sette giorni perfetti” è un thriller psicologico intenso e coinvolgente dove ogni personaggio gioca un ruolo fondamentale nello sviluppo della storia.

Ognuno di loro infatti ha qualcosa da raccontare e qualcosa da nascondere, ognuno di loro conosce elementi fondamentali per la soluzione del mistero, piccoli pezzi di un puzzle che pagina dopo pagina si incastrano per rivelarci una verità insospettata.

La narrazione è condotta in modo magistrale dall’autrice e, per quanto il lettore stia attento ai dettagli, ai dialoghi, agli indizi ed a grandi a linee da alcuni accenni riesca ad intravedere una possibile soluzione del mistero, difficilmente sarà preparato al colpo di scena finale.

La bravura dell’autrice consiste proprio nel riuscire a far emergere la verità lentamente attraverso non solo i piccoli indizi lasciati qua a là tra le righe, ma anche attraverso una precisa e dettagliata caratterizzazione psicologica dei personaggi che, proprio grazie al loro vissuto ed alla loro esperienza personale provano a dare interpretazioni più o meno plausibili dell’accaduto.

E proprio perché sono così importanti la psicologia ed il vissuto di ogni personaggio che preferisco non svelarvi nulla di loro per non rovinarvi il piacere della lettura.

Vi posso assicurare però che tutti loro, non solo i protagonisti principali, sapranno catturare la vostra attenzione e coinvolgervi emotivamente con le loro intense storie intrise di passione, amore, rancore, perdono, rabbia, risentimento, paura, sospetto, dolore e rinascita.

A questo punto non mi resta che augurarvi buona lettura nel caso decidiate di leggere questo libro che, dimenticavo di dirvi, è il romanzo d’esordio dell’autrice.




domenica 13 gennaio 2019

“Cuore di riccio” di Massimo Vacchetta


CUORE DI RICCIO
di Massimo Vacchetta
SPERLING & KUPFER

Dopo “25 grammi di felicità”, diventato un bestseller tradotto in moltissimi paesi, in cui Massimo Vacchetta ci raccontava di come avesse ritrovato se stesso grazie alla all’incontro fortuito con un cucciolino di riccio, la famosa Ninna, in “Cuore di riccio” il veterinario torna a parlarci dei suoi piccoli pazienti e del suo centro aperto nel 2014 a Novello nella splendida cornice delle Langhe.

Il Centro recupero ricci “La Ninna” è diventato in pochi anni un punto di riferimento a livello nazionale, ma come ogni realtà che si regge sul volontariato, sulle donazioni e sulla dedizione assoluta del suo fondatore, deve affrontare ogni giorno problemi non solo di tipo economico, ma anche dovuti alla carenza di personale specie in periodi particolari dell’anno.
Per fare qualche esempio: quando escono dal letargo i ricci in difficoltà sono davvero molto numerosi e ognuno di loro necessita di cure personalizzate e poi c’è il periodo delle cucciolate quando i piccoli, devono essere nutriti ad intervalli regolari e frequenti, necessitando così di un’assistenza costante e molto impegnativa da parte dei volontari.

Stress, fatica, ore di sonno perdute non sono nulla per Massimo Vacchetta rispetto all’affetto, alla riconoscenza che queste piccole creature riescono a trasmettere a chi si prende cura di loro e la soddisfazione nell’aiutarle non ha eguali.

In questo secondo libro il dottore dei ricci si confida ancora una volta, aprendo il suo cuore al lettore al quale racconta non solo dei suoi piccoli pazienti, ma anche di se stesso, delle sue paure e di come queste creature, con la loro semplicità ed il loro coraggio, siano state e siano tuttora per lui maestre di vita.

L’empatia che Massimo Vacchetta ha sviluppato nei confronti dei ricci e gli insegnamenti tratti da loro sulla pazienza, sul coraggio, sulla dedizione sono stati fondamentali per lui quando si è trovato a dover affrontare la grave malattia della madre, la sua Franchina.

La vita dà e la vita toglie, così proprio nel momento in cui la malattia della mamma di Massimo peggiora, egli incontra un’amica vera e sincera che subito riconosce come la sorella che non ha mai avuto.

Accettare la sconfitta e la perdita non è mai semplice per il dottore, ogni volta che un riccio ormai guarito viene liberato oppure quando purtroppo non ce la fa,  malinconia e tristezza si impadroniscono inevitabilmente di lui, ma quasi sempre c’è subito qualcun altro che bussa alla sua porta per chiedere aiuto e questo qualcuno non deve avere necessariamente le “spine”, ma ha magari il muso di un’impaurita e smarrita volpina colta di sorpresa da uno spaventoso temporale.

Il veterinario si è ritrovato spesso ad interrogarsi se sia giusto ostinarsi a tenere in vita alcuni disabili come Lisa colpita da un’emiparesi, Musetta sfigurata da un tosaerba o Ditina nata senza le zampine posteriori; ma la risposta per Massimo è sempre la stessa, sì, perché l’attaccamento alla vita che i suoi piccoli pazienti dimostrano deve essere preservato e la loro ostinazione premiata, sempre.

Proprio Lisa, la riccetta disabile a cui un trauma cranico ha provocato un’emiparesi, è la protagonista di questo secondo commovente e coinvolgente libro; trovata boccheggiante in un giardino, dopo essere stata probabilmente investita da un’auto, questa dolce riccia avrà molto da insegnarvi e raccontarvi attraverso le toccanti pagine di “Cuore di riccio”.

L’amore che Massimo nutre per gli animali è lo stesso che molti di noi provano e anche lui, come molti di noi, spesso si sente rivolgere le solite, scontate frasi come “aiutare le persone è un conto, ma i ricci” che possono essere poi cani, gatti, lucertole…
Ma chi ha stabilito che la loro vita valga meno della nostra? Senza contare che spesso  quelle stesse persone non fanno nulla neppure per aiutare i loro simili.

La sofferenza merita sempre conforto, che si tratti di una persona o di un riccio. Ci metto il cuore in entrambi i casi, gli animali, forse, mi sembrano più indifesi, o forse so meglio come aiutarli, ecco perché preferisco occuparmi di loro.

Questo è Massimo Vacchetta, un uomo che ha scelto di dedicare la sua vita a queste creature e che crede sia un  dovere rispettare la nostra Terra, animali compresi.

I ricci, ai quali spesso causiamo dolore e sofferenza senza neppure accorgercene, sono creature deboli ed indifese a rischio di estinzione.
Senza rendercene conto siamo proprio noi  la causa principale dei loro guai; i ricci infatti vengono investiti dalle auto mentre attraversano la strada oppure cadono vittime dei nostri lavori di giardinaggio, spesso venendo bruciati vivi insieme alle sterpaglie o avvelenati dall’uso di diserbanti, pesticidi e quant’altro; senza contare che a volte vengono attaccati dai nostri animali domestici che scorazzano in giardino.

Proprio per questo motivo alla fine del volume è stata inserita un’appendice molto utile e pratica che ci indica le dieci cose da fare e da non fare quando si incontra un riccio.

E’ vero, come Massimo Vacchetta afferma, i ricci sono maestri di vita in grado, grazie alla loro naturale semplicità, di aiutarci a riscoprirne la vera essenza, ma lui stesso è, grazie alla  la sua autenticità ed alla la sua dedizione, attraverso la passione che mette nel suo progetto, attraverso l’amore che dimostra ogni giorno verso queste piccole creature indifese, con il suo coraggio nell’accettare ogni giorno la possibilità della sconfitta e dell’’abbandono, perché l’amore purtroppo è fatto anche di lontananza e di perdita, è egli stesso un grande maestro per tutti noi.

Non è facile rimettersi in gioco, andare controcorrente per aiutare chi è indifeso e farlo ogni giorno senza mai risparmiarsi.
Non possiamo quindi che provare ammirazione per un uomo capace di tanto amore e dedizione, per il suo coraggio e ringraziarlo per tutto quanto sta facendo per queste creature speciali, ma ancora di più per l’esempio che riesce a darci ogni giorno con il suo lavoro.

Credo che abbiate capito che credo molto in questa causa, per cui spero di avervi un po’ incuriosito e avervi fatto venire voglia di leggere il libro con l’acquisto del quale, non solo contribuirete ad aiutare il centro, ma anche alla diffusione della sua attività.




Questi i link per poter approfondire la conoscenza del centro o trovare i contatti in caso di necessità:


   


Qui potete trovare la mia recensione di “25 grammi di felicità”