domenica 17 febbraio 2019

“Leonardo Da Vinci. Il Rinascimento dei morti” di G. Albertini – G. Gualdoni – G. Staffa


LEONARDO DA VINCI
IL RINASCIMENTO DEI MORTI
di G. Albertini – G. Gualdoni – G. Staffa
NEWTON COMPTON EDITORI
Milano, settembre 1493. Leonardo Da vinci viene convocato per assistere al trapasso di un uomo affetto da una rara e sconosciuta malattia.

Leonardo giunge troppo tardi, l’uomo infatti è ormai spirato ed a lui non resta che procedere con l’autopsia del cadavere.
Improvvisamente però il corpo dell’uomo ritorna in vita e tenta di assalire lo studioso e i suoi assistenti.

Leonardo Da Vinci ha appena assistito agli effetti di una pestilenza che sta colpendo tutta l’Europa, una malattia sconosciuta che riporta in vita i morti facendo di questi delle belve affamate di carne umana.

Ludovico il Moro ordina a Leonardo di recarsi immediatamente a Roma per informare papa Alessandro VI di quanto sta accadendo e chiedere il suo aiuto.

Leonardo Da vinci in questa impresa sarà scortato da alcune guardie del Signore di Milano ed accompagnato dai suoi più fedeli assistenti: Zoroastro, al secolo Tommaso Masini, uomo, dall’aspetto d’un negromante, ma dotato di un acume e di una intelligenza non comuni, e Gian Giacomo Caprotti, detto Salaì, un uomo di natura piuttosto inquieta e spavalda.

Il morbo grigio, di cui si ignora la provenienza sta mietendo vittime in tutta Europa, diffondendosi rapidamente non solo tra i poveri, ma anche tra i ricchi ed i nobili, tanto da non risparmiare neppure teste coronate e gli alti scranni della Chiesa.

La malattia si abbatte su tutti indistintamente come un castigo divino ed il giorno dell’Apocalisse sembra ormai vicino.

Il viaggio di Leonardo e dei suoi compagni è un cammino pericoloso, non solo per le orde di non morti che devono affrontare, ma anche per la situazione politica della penisola italiana dell’epoca, un territorio frammentato in un numerosi stati in perenne stato di guerra tra di loro.

Lorenzo Il Magnifico è da poco deceduto ed il suo successore Piero, detto il Fatuo, non è all’altezza dell’eredità paterna; Firenze è ormai ostaggio di Savonarola e dei suoi Piagnoni, mentre Roma è in mano al papa più osteggiato della storia, il famigerato Papa Borgia.

“Leonardo Da Vinci. Il Rinascimento dei morti” è un romanzo che unisce in sé tre diversi generi letterari: il romanzo d’avventura, il romanzo storico ed il romanzo horror.

I suoi autori, rifacendosi a personaggi per la maggior parte tutti realmente esistiti ed a una ricostruzione piuttosto accurata dei fatti dell’epoca, creano una storia dalle tinte macabre ed irrazionali, facendo ricorso anche alla descrizione di alcune scene dal carattere piuttosto splatter tipiche di un certo tipo di cinematografia.

La caratterizzazione dei personaggi è accurata; Leonardo Da vinci è un uomo sempre alla ricerca di verità nascoste, ossessionato dalla sete di sapere; un genio la cui esistenza si condensa  in una unica parola “conoscenza; quella conoscenza che deve venire prima di tutto anche a rischio della propria incolumità.

La lettura è piuttosto scorrevole nonostante il triplice piano narrativo così ripartito: il racconto principale del romanzo vero e proprio che vede protagonista Leonardo Da Vinci, un secondo racconto che invece ha come protagonista Cristoforo Colombo e il suo viaggio in America, focolaio del morbo e per finire la documentazione fatta di dispacci e carteggi con i quali giungono notizie dell’avanzamento del contagio nelle varie parti d’Europa.

Ho apprezzato molto l’idea degli autori di ricreare le lettere diplomatiche e i resoconti che sembrano essere davvero originali per linguaggio e contenuti, così come ho apprezzato che nelle ultime pagine un personaggio del popolo parli in romanesco rendendo il racconto più vivo e dinamico.

Non amo particolarmente il genere horror, ma incuriosita dal fatto che il romanzo fosse ambientato in un’epoca storica per la quale nutro un particolare interesse, mi sono lasciata tentare dalla lettura che devo ammettere non mi ha totalmente convinta perché ho trovato la trama piuttosto inconsistente, quasi fosse solo una premessa ad un racconto vero e proprio che verrà.

Il finale del romanzo lascia infatti aperti molti interrogativi per cui non è del tutto illogico aspettarsi presto un seguito che dia solidità e vigore ai fatti narrati in questo primo libro.




domenica 10 febbraio 2019

“Lascia andare!” di Marina Panatero e Tea Pecunia


LASCIA ANDARE!
di Marina Panatero e Tea Pecunia
FABBRI EDITORI
Il libro è un manuale che si prefigge come scopo quello di aiutare tutti noi a superare più o meno indenni le sfide quotidiane.

Spesso infatti, secondo le autrici del libro, non sono tanto i periodi di effettiva crisi la vera difficoltà quanto il dover affrontare ogni giorno momenti di stress che ci logorano piano  piano fino a quando giunge la classica goccia che fa traboccare il vaso.

Il manuale è diviso in due parti ed in fondo al libro ci sono tre appendici: una dedicata alle tecniche quotidiane da mettere in atto per vivere con consapevolezza, una dedicata alle cosiddette strategie di sopravvivenza e l’ultima, più specifica, dedicata alla tecnica della meditazione più semplice. 

Nella prima parte del libro Marina e Tea ci aiutano a prendere coscienza di quanto lo stress quotidiano influisca negativamente sulla qualità delle nostre vite e ci conducono, attraverso la meditazione, in un percorso che potrebbe riassumersi in tre fasi: porre attenzione a come stiamo davvero,  accettare ciò che la vita ci impone ed, infine, essere grati per tutto ciò che di buono c’è nella nostra quotidianità che possa trattarsi anche solo del profumo del caffè al mattino, della bellezza di un fiore o dell’azzurro di un cielo terso.

Nella seconda parte del volume invece, che le autrici definiscono simpaticamente adatta agli audaci  e per chi anela a spingersi oltre, si parla della scelta di affidarsi alla vita e di trovare la capacità di perdonare, non perché sia eticamente la cosa giusta da fare, ma più semplicemente perché serbare rancore fa male principalmente a noi stessi.

L’occorrente per la meditazione è davvero esiguo: una sedia comoda che permetta di tenere i piedi ben poggiati a terra (o in alternativa uno zafu cioè un cuscino da meditazione oppure uno sgabello da meditazione), il desiderio di farlo e rifarlo ed un luogo dove non si verrà disturbati per alcuni minuti.

Il momento giusto? Qualunque momento della giornata in cui si possa rimanere soli ed indisturbati, preferibilmente il mattino, ma non è essenziale.

Questo libro si propone come un percorso di crescita ed arricchimento personale, un aiuto per cercare di farci scivolare addosso parole ed azioni fastidiose che ogni giorno ci aggrediscono e ci affliggono.

Riuscire a lasciare andare non significa assolutamente diventare menefreghisti nei confronti della vita e del prossimo, ma semplicemente accettare che alcune cose non possono essere cambiate e per questo evitare di rimanere aggrappati a situazioni ed abitudini nocive.

Accettare quello che la vita ci mette innanzi non vuol dire scegliere la rassegnazione, ma piuttosto deve essere inteso come una presa di coscienza della situazione, è di fatto un accettare che una certa situazione esiste.

Così come il passo successivo, quello di affidarsi alla vita, non deve intendersi come un lasciarsi vivere, ma piuttosto un cercare di pensare al meglio invece che al peggio perché la vita, lo sappiamo, ci sorprende sempre nel bene e nel male: il caso e la sfortuna non esistono.

Non è facile non farsi sommergere dagli imprevisti quotidiani e dal ritmo frenetico che ci viene imposto ogni giorno, ma secondo le autrici di questo manuale non è impossibile, grazie alla meditazione infatti si può imparare a lasciare andare.

Lasciare andare significa non cadere più vittima di coloro che ci criticano, tirando fuori la classica frase, “lo dico per te, per il tuo bene”; nessuna critica è costruttiva, le critiche sono critiche e fanno male, così come è pericoloso frequentare persone negative che non fanno altro che lamentarsi.

Il giudizio degli altri non deve riguardarci, dobbiamo accettare con gioia la nostra diversità e soprattutto dobbiamo smettere di colpevolizzarci per qualunque cosa.

Sinceramente da maniaca del controllo quale sono non so dirvi se la meditazione sia effettivamente una soluzione, posso dirvi che ci sto provando e non è per nulla semplice.

Non parlo solo delle difficoltà del vedersi immersi in una luce bianca o di focalizzarsi più semplicemente, semplicemente si fa per dire, sulla respirazione, ma della difficoltà in generale di riuscire a spegnere i nostri pensieri anche solo per un minuto nel tentativo di dare voce al nostro io più profondo.

Posso confermarvi che non si ha proprio idea di quanto numerosi siano i pensieri che attraversano la nostra mente fino a quando non ci si cimenta, anche solo maldestramente come me, nella meditazione!

Una scrittura veloce e scorrevole unita alla scelta di un tono colloquiale, ironico e informale, fanno sì che questo testo risulti un manuale in grado di incuriosire ed avvicinare all’argomento anche persone che, come la sottoscritta, mai avrebbero pensato di poter provare interesse per la meditazione.

Al di là del fatto che crediate o meno nel potere “salvifico” della meditazione, “Lascia andare!” è di fatto una lettura interessante e stimolante.

Ricordandovi che non esiste un solo tipo di meditazione, ma svariati (buddhista, cattolica, sufi, laica, statica o in movimento) e che ognuno deve trovare quello più adatto, non mi resta che augurare buon viaggio a chi di voi deciderà di incamminarsi verso quello splendido luogo che potremmo affettuosamente definire il paese del “chissenefrega”.

Namasté.







domenica 3 febbraio 2019

“Rewind” di Sara Goria


REWIND
di Sara Goria
ELMI’S WORLD
Ambientato tra le montagne della Valle d’Aosta, Rewind racconta la storia di un raduno di harleysti provenienti da tutto il nord Italia.

Il libro si apre raccontando l’epilogo di una giornata vissuta in totale libertà all’insegna dello spirito di gruppo; una giornata in cui un’ottantina di persone, così diverse tra loro,  ma accomunate dalla stessa passione, riescono a trascorrere insieme ore liete e spensierate cercando di dimenticare i problemi che li assillano ogni giorno.

Un inizio/finale imprevisto ed imprevedibile quello di Rewid: Monica la compagna di Leonardo, uno degli organizzatori dell’evento, mentre passeggia di notte nel bosco per schiarirsi le idee dopo il diverbio avuto con Leo, viene raggiunta infatti da un colpo di pistola.

Monica non ha all’apparenza nemici e a spararle può essere stato chiunque; così il nastro della narrazione viene riavvolto e, come premendo il tasto rewind di vecchio videoregistratore, assistiamo allo scorrere delle immagini a ritroso per scoprire il colpevole di questo folle gesto.

I capitoli si susseguono raccontandoci i fatti avvenuti antecedentemente alla tragedia: un’ora prima, due ore prima, tre ore prima e così via fino ad arrivare a tredici ore prima dell’accaduto.

Pagina dopo pagina facciamo la conoscenza con i vari personaggi: Monica e Leonardo; Amelie, la figlia ansiosa e protettiva di Monica, ed il suo ragazzo Patrick; Lara, la zia di Monica, che a causa della malattia alterna momenti di lucidità a momenti di confusione; Ronny, il burbero poliziotto, che per i suoi modi bruschi risulta essere uno dei maggiori sospettati; Denise, la mangiatrice di uomini, sempre a caccia di avventure; la bella e sensuale Jolie; Pietro e la compagna Betta, l’amica del cuore di Monica.

Come avrete capito nonostante il romanzo sia molto breve la galleria dei personaggi è davvero lunghissima.
Ognuno di loro viene presentato dettagliatamente e la sua psicologia scandagliata minuziosamente per dare al lettore più informazioni possibili per permettergli di risolvere il caso.

Lo schema narrativo scelto dall’autrice, cioè quello di scrivere un romanzo raccontando la storia a ritroso, è una scelta alquanto insolita ed ammetto che se all’inizio sono rimasta piuttosto spiazzata da questa tecnica narrativa, alla fine devo dire che si è rivelata essere piuttosto efficace ai fini dell’economia del racconto.

In “Rewind” nulla è come sembra, molti personaggi nascondono un insospettato lato oscuro mentre altri vogliono semplicemente ingannare il prossimo facendogli credere di possederne uno.

Spesso dietro la maschera che un personaggio indossa si cela una persona fragile, che semplicemente per paura di mostrare le proprie debolezze, preferisce apparire insensibile e cinica.

Tanti personaggi, molti innocenti ed un solo colpevole, un schema tipico dei romanzi di Agatha Christie dove spesso alla fine il vero colpevole risulta essere sempre una persona insospettata, qualcuno che mai si sarebbe pensato potesse compiere un delitto.

Ma un delitto si compie per numerosi motivi: odio, vendetta, paura o semplicemente per difendere qualcuno che ci è caro.

Chi può sapere davvero fino a che punto ci si potrebbe spingere pressati dalla necessità di proteggere chi amiamo?

La rivelazione finale, scioccante ed inaspettata, arriva a bruciapelo come un colpo di pistola; come quel colpo di pistola che sorprende Monica nella notte in mezzo al bosco, così la rivelazione colpisce il lettore lasciandolo stupefatto e stordito a fissare attonito l’ultima pagina.
    
La storia ed i protagonisti del libro sono tutti di pura fantasia, ma Sara Goria ha tratto ispirazione per la descrizione dei personaggi dai suoi stessi amici che, al termine del libro, ci vengono presentati con tanto di fotografia e breve descrizione, un modo davvero simpatico e carino da parte dell’autrice per ringraziarli del loro aiuto e della loro presenza.




sabato 2 febbraio 2019

“La stanza della tessitrice” di Cristina Caboni


LA STANZA DELLA TESSITRICE
di Cristina Caboni
GARZANTI
Camilla Sampietro lavora nella sartoria “Gioielli di stoffa”, la sartoria per signora di Sandra Finot a Bellagio, sul lago di Como.
Da un anno si è lasciata alle spalle la sua agiata vita milanese e le persone a lei care per inseguire il suo sogno.

La moda per Camilla non è solo ed esclusivamente una questione di glamour, lusso ed eleganza, ma è qualcosa di più profondo ed intimo; la moda per Camilla deve rappresentare la storia di una persona ed i suoi legami.

Proprio per questo motivo la giovane donna disegna vestiti creati sui sogni delle sue clienti; lei ne ascolta attentamente i racconti ed i desideri per poi poter realizzare abiti perfetti per loro.
Gli abiti che lei crea sono cuciti sulle loro speranze, le loro aspirazioni; non sono gli abiti a valorizzare la persona, ma è la persona stessa che valorizza l’abito perché in quell’abito c’è tutta la sua anima.

Camilla ama soprattutto ridare vita ai vecchi vestiti, adora ricavare da un vecchio abito appartenuto ad una persona cara un nuovo abito che crei un legame tra la persona che lo indosserà e chi ormai non c’è più.

Camilla è affascinata dalla storia di Maribelle, una sarta della quale sono giunte ai giorni nostri pochissime e frammentarie notizie.

La leggenda racconta che Maribelle fosse in grado di tessere stoffe bellissime e che gli abiti da lei creati fossero in grado di infondere protezione, coraggio e sicurezza in chi li indossava.
Tutto questo era possibile grazie a dei sacchetti che Maribelle cuciva all’interno degli abiti; in questi speciali sacchetti venivano nascosti dei messaggi oltre a spighe di lavanda, fiori di elicriso e ad ogni altro tipo di fiore o di erba a seconda delle necessità.

Proprio come Maribelle, Camilla spera di poter, attraverso le sue creazioni, infondere forza, coraggio e fiducia in se stesse nelle donne che li indosseranno.

“La stanza della tessitrice” non è solo la storia di Camilla Sampietro, ma anche la storia di Caterina Frau.
La madre di Caterina aveva anche due figli maschi per i quali stravedeva, di Caterina invece, per ragioni misteriose, non voleva saperne.
Così per anni la bambina aveva vissuto lontano dalla madre, cresciuta da un’amorevole balia, Rosa la tessitrice, che le aveva trasmesso l’amore per quest’arte antica. 
La vita di Caterina non fu una vita facile e nel corse degli anni furono  molte le prove che dovette affrontare, ma a sostenerla ci fu sempre la passione per il ricamo, per i tessuti ed il ricordo dell’amore di Rosa.

“La stanza della tessitrice” è un romanzo in cui coesistono due linee di narrazione; da una parte abbiamo la storia di Camilla che vive nel presente e dall’altra la storia di Caterina che prende avvio all’inizio degli anni Venti.

Un romanzo che preveda un doppio piano narrativo non è un tipo romanzo il cui intreccio sia di facile gestione, eppure, Cristina Caboni riesce a rendere la narrazione fluida e scorrevole come se mantenere un doppio intreccio narrativo fosse la cosa più semplice e naturale di questo mondo.

La sua bravura di narratrice mi aveva già favorevolmente impressionata leggendo “La rilegatrice di storie perdute” e ora, con questo nuovo romanzo, ne ho avuto ulteriore conferma se mai ce ne fosse stato bisogno.

Così come ho avuto conferma della sua grande capacità di saper creare personaggi indimenticabili e storie affascinati capaci di coinvolgere ed affascinare il lettore fin dalle prime pagine.

“La stanza della tessitrice” ci racconta la storia di due donne che, pur vivendo in due epoche differenti, hanno molto in comune tra loro.
Entrambe non sono state cresciute dalla propria madre, entrambe si sono sentite estranee alle loro famiglie adottive ed entrambe hanno trovato consolazione e conforto nella creazione di bellissimi abiti.

Caterina e Camilla sono due donne, che malgrado le loro fragilità, riescono ad affermare se stesse e decidere della loro vita nonostante ci sia sempre qualcuno che tenti di spegnere i loro sogni.

Nel doppio intreccio della storia, però, non ci sono solo Caterina e Camilla a presentare similitudini, ma anche altri personaggi trovano una specie di alter-ego, così se da una parte abbiamo Luisa, la cugina di Caterina dall’altra troviamo Daniela, la cugina acquisita di Camilla, e poi ci sono zia Amelia e Rosa che rappresentato per Caterina quello che Marianne rappresenta per Camilla.

“La stanza della tessitrice” racconta di dolori antichi e di sofferenza, di rancori e di vendetta, ma anche di amore e di rinascita, di accettazione e di perdono.

Il romanzo di Cristina Caboni è un romanzo che parla direttamente al cuore del lettore, un libro che sa commuovere e sorprendere; la lettura ideale per chi ama le belle storie e per chi ancora crede nel potere dei sogni.