domenica 18 agosto 2019

“L’ultimo respiro del corvo” di Silvia Brena e Lucio Salvini


L’ULTIMO RESPIRO DEL CORVO
di Silvia Brena e Lucio Salvini
SKIRA
Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio, morì in circostanze ambigue così come avvolte nel mistero sono ancor oggi tutte le vicende che riguardarono la sua vita.

Pittore di immensa fama, conteso dalle più grandi famiglie della nobiltà dell’epoca che facevano a gara per assicurarsi le sue opere, Caravaggio si procurò anche una pletora di nemici a causa del suo carattere collerico e violento.

Della sua vita sono giunti a noi racconti più o meno veritieri, leggende e mezze verità, la sola certezza che abbiamo è che fu un personaggio molto discusso.

Michelangelo Merisi amava frequentare prostitute, aggirarsi armato per le vie di Roma e frequentare le peggiori taverne; rimase spesso coinvolto in litigi e violenti scontri e nella sua vita si macchiò di ogni nefandezza possibile tanto che, nella lista nei crimini da lui commessi, figura persino l’omicidio.

Ma come morì Caravaggio? In seguito alle complicanze dovute ad una ferita procuratasi in una delle tante risse? Oppure fu avvelenato da uno dei suoi tanti nemici?

Il mistero sta per essere svelato perché Caravaggio stesso ci ha lasciato la chiave per risolvere l’enigma e lo ha fatto attraverso la sua pittura.

La soluzione si troverebbe, infatti, nell’opera che gli venne commissionata da Marcantonio Doria o meglio si troverebbe nella copia di quel quadro che lo stesso Caravaggio dipinse proprio per denunciare i suoi assassini.

La copia del dipinto che raffigurava il Martirio di Sant’Orsola recherebbe sul retro una scritta che accuserebbe proprio il mandante del suo omicidio.

Dante Hoffman, un critico d’arte omosessuale, irascibile, ipocondriaco, tormentato e ossessionato dal genio di Michelangelo Merisi, proverà a risolvere questo intricato cold case e lo farà con l’aiuto della sua amica di infanzia oltre che collega Daphne Cherner.

Un’eventuale soluzione del caso potrebbe però avere diverse ripercussioni sul presente e potrebbe compromettere la reputazione di qualche personaggio di spicco in Vaticano.

Il cardinale Giulio Bargero, discendente di uno dei più probabili mandanti del presunto omicidio dell’artista, ha tutto l’interesse che il mistero non venga svelato essendo egli prossimo a ricevere una promozione che potrebbe essere pregiudicata dalla scoperta del crimine commesso dal suo antenato, il cardinale Scipione Borghese.

Sul caso, però, indagano anche il capitano Stefano Dragone ed il suo vice Alessandro Militello,  carabinieri del Nucleo di Tutela del Patrimonio Culturale.

Dragone e Militello sono due personaggi davvero particolari: il primo vedovo e visitatore appassionato di cimiteri monumentali, il secondo appassionato di filosofia e capace di citare a memoria Spinoza, Nietzsche e tutti quelli che vi possono venire in mente.

I due carabinieri sono sulle tracce da parecchio tempo di un famoso mercante d’arte di nome Yann Boucher, uomo avido e senza scrupoli che con Bargero ha concluso in passato parecchi affari, ma con il quale ha anche un conto in sospeso per una una triste ed delicata vicenda famigliare.

All’inizio il romanzo risulta piuttosto lento e si fa un po’ fatica a seguirne l’intreccio, complice senza dubbio il fatto che vengano introdotti molti personaggi contemporaneamente, ma superata la lettura della prima trentina di pagine il racconto decolla ed è davvero difficile, se non impossibile, riuscire a posare il libro.

Il romanzo è ricco di colpi di scena, intrigante, appassionante e coinvolgente; il doppio piano narrativo scorre veloce e non ci sono difficoltà nel passare dal racconto dei fatti contemporanei a quelli del passato che riguardano la vita di Caravaggio così come Dante Hoffman la racconta al cardinale Bargero.

La narrazione delle due differenti storie si intreccia e si completa alla perfezione in un intricato e misterioso gioco di incastri che lascia al lettore il piacere di scoprire analogie e differenze tra la vicenda Caravaggio/Borghese e la vicenda Hoffman/Bargero.

Le storie sembrano all’apparenza molto diverse tra loro, ma pagina dopo pagina e a mano a mano che i pezzi del puzzle iniziano a mettersi a posto, ci si rende conto che, a causa dell’ossessione di Hoffman verso il suo artista preferito e della malsana continua ricerca di identificazione del cardinale Bargero con il suo antenato Scipione Borghese, le due storie sono più affini di quello era apparso in un primo momento.

I personaggi pur essendo molto numerosi sono tutti caratterizzati in modo minuzioso e preciso ed ognuno di loro ha un ruolo ben definito all’interno dell’economia del romanzo.

Non si può provare simpatia ovviamente per il cardinale Bargero, posseduto dal demone dell’arte, amante della bellezza come valore di per sé, un uomo subdolo, arrogante e ambiguo sempre attento ai dettagli anche più insignificanti.

Dal’altra parte abbiamo il critico d’arte Dante Hoffmann che a sua volta stenta a conquistarsi la simpatia  del lettore, troppo raffinato e snob, tanto da lasciarsi tentare dalla raffinatezza dei modi del cardinale, dai suoi completi dal taglio sartoriale e dai suoi vini pregiati.
Eppure, forse proprio grazie alle sue imperfezione ed alle sue debolezze, l’antieroe Hoffman, alla fine riesce a trascinare il lettore dalla sua parte.

“L’ultimo respiro del corvo” è un romanzo davvero ben scritto in grado di conquistare sia i lettori amanti del genere thriller, con particolare riferimento agli estimatori di Dan Brown, sia gli appassionati del romanzo storico.

Ho letto tutti i romanzi di Dan Brown, ma se escludiamo "Il codice Da Vinci”, credo che il romanzo di Silvia Brena e Lucio Salvini non abbia davvero nulla da invidiare ai romanzi scritti dal loro più famoso collega statunitense.
   




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