sabato 30 maggio 2020

“Canone inverso” di Paolo Maurensig

CANONE INVERSO
di
Paolo Maurensig
MONDADORI

Filo conduttore della storia è un antico violino del Seicento opera del famoso liutaio Jakob Stainer.

La particolarità di questo strumento è una testina antropomorfa intagliata sul cavigliere al posto della chiocciola tradizionale.

Il violino viene acquistato ad un’asta di strumenti musicali di Christie’s da un ricco e distinto signore.
Il giorno successivo all'acquisto lo strumento viene consegnato al nuovo proprietario nell'hotel dove questi è alloggiato e dove qualche ora dopo si presenta un uomo che dice di essere uno scrittore intenzionato ad acquistare il violino.

La motivazione addotta come giustificazione per una tale insolita richiesta è che lo strumento sarebbe stato per lui l’unica prova della veridicità di una storia singolare raccontatagli l’anno prima da un uomo conosciuto per caso.

Lo scrittore inizia il suo racconto.
Una sera in un’osteria viennese aveva assistito alla performance di un artista di strada dal talento straordinario, questi, che si sarebbe poi presentato con il nome di Jenő Varga, quel giorno aveva eseguito su sua richiesta un pezzo difficilissimo per qualunque violinista,  la Ciaccona di J.S. Bach, e lo aveva eseguito in modo oltremodo impeccabile.

Il giorno successivo all'incontro, lo scrittore che si trovava a Vienna per le celebrazioni del trecentesimo anno della nascita di Bach, aveva deciso che doveva assolutamente saperne di più su quello strano personaggio e così si era messo alla ricerca dell’uomo che ovviamente, solo per puro caso, era stato in grado di ritrovare.

Il violinista iniziò su richiesta dello scrittore a raccontare la sua storia.

Jenő Varga era originario di Nagyret, un paese dell’Ungheria al confine con l’Austria e la Slovenia.
Figlio naturale, viveva solo con la madre; del padre non  conosceva neppure il nome anche se in età adulta avrebbe avuto poi modo di farsi un’idea della sua identità.
L’unico ricordo che gli rimaneva di quel genitore mai conosciuto era un violino.
La madre di Jenő era una bella donna e quando lui era ancora piccolo si era sposata con il suo datore di lavoro, un uomo piuttosto ordinario, ma di buon cuore.
L’uomo si era preso cura del bambino come se fosse stato suo figlio, ma Jenő  non riusciva a vedere in lui il padre che non aveva mai conosciuto.
Jenő sentiva di non avere nulla in comune con quell'uomo rozzo, mentre la musica faceva parte di lui ed il suono del violino lo faceva entrare in contatto con il suo vero padre ovunque egli fosse.
Aveva iniziato dapprima a studiare come autodidatta, la musica sgorgava da lui come per magia, poi gli era stato permesso di prendere lezioni.
Jenő Varga era un talento non comune e presto aveva vinto una borsa di studio che lo aveva portato a studiare nella più prestigiosa scuola di musica.
Il Collegium Musicum, contrariamente a quanto ci si potesse aspettare, era un ambiente malsano dove insegnanti gretti e meschini mettevano a dura prova la resistenza psicologica dei loro allievi.
Tra quelle mura fredde ogni rapporto umano era bandito e la competizione regnava sovrana, ma nonostante questo un giorno in quel terribile  luogo Jenő aveva fatto la conoscenza di Kuno Blau, il suo primo ed unico amico.

Kuno e Jenő erano entrambi violisti eccellenti, ma mentre il primo era un barone, un aristocratico, l’altro era semplicemente un figlio del popolo.

Una volta diplomati, Kuno invita l’amico a passare qualche tempo nel suo castello, ansioso di presentargli la sua blasonata famiglia.
Jenő decide di accettare, ma ben presto si accorgerà che Kuno è una persona molto diversa da quella conosciuta in collegio .

La famiglia Blau nasconde molti segreti, molti dei quali inconfessabili riguardano proprio la vita di Jenő.

Nonostante “Canone inverso” sia un romanzo molto breve, sono solo 150 pagine, la storia è molto intensa e la narrazione piuttosto complicata, abbiamo infatti tre diversi narratori: l’acquirente del violino, lo scrittore e l’artista di strada.

“Canone inverso “ è una storia avvincente e appassionante che si svolge nella metà degli anni ’80 ma che grazie a continui flashback ci riporta continuamente indietro negli anni ’30.

Jenő Varga è il virtuoso che vive per la sua arte, insegue il suo sogno senza curarsi della sofferenza che provoca nelle persone a lui vicine, la madre ed il patrigno in primis.
La musica è la sua passione, ma questa passione lo consuma tanto da costringerlo addirittura a dover abbandonare il suo strumento per qualche tempo onde evitare di mettere irrimediabilmente a  repentaglio la sua salute fisica e mentale.

L’amore per Sophia e l’amore per la musica sono per certi versi due facce della stessa medaglia.
Per Jenő  Sophie Hirschbaum è la personificazione della musica stessa, si innamora di lei da bambino ancora prima di vederla, si innamora di lei semplicemente ascoltandola suonare attraverso le assi del pavimento e da quel momento ne fa la sua musa.

Jenő Varga prova invidia nei confronti di Kuno, vorrebbe potersi vantare come l’amico dei propri antenati, ma a lui tutto questo è precluso; allo stesso tempo però Kuno mostra insofferenza nei confronti dell’amico perché in cuor suo non può che riconoscerne la superiorità, sa che la sua tecnica mai potrà competere con il talento innato di Jenő. 

La trama del romanzo è indubbiamente coinvolgente ed intensa anche se il triplice piano narrativo non facilita sempre la fluidità del racconto e crea qualche problema di comprensione soprattutto nel finale laddove uno straordinario quanto inaspettato colpo di scena attende il lettore.

L’autore dimostra una capacità eccezionale nel saper indagare e descrivere la complessità dell’animo umano nelle sue molteplici sfaccettature.

Avventura, introspezione psicologica, mistero, passione sono solo alcuni degli  ingredienti di questo romanzo che sa toccare le corde del cuore.

Da questo romanzo è stato liberamente tratto nel 2000 un film pluripremiato intitolato “Canone inverso. Making Love” per la regia di Ricky Tognazzi.
Un film bellissimo, assolutamente da vedere, anche se la trama, soprattutto per quanto riguarda la storia d’amore, si discosta tantissimo da quella del romanzo.

Ho apprezzato in egual misura il libro ed il film, ognuno di loro a suo modo riesce a coinvolgere ed emozionare il lettore e lo spettatore come solo le grandi storie hanno la capacità di fare.

Tra i vari premi ricevuti dal film assolutamente da ricordare l'assegnazione del David di Donatello per la straordinaria colonna sonora di Ennio Morricone.





2 commenti:

  1. Ciao Elisa,

    io vidi il film parecchio tempo fa, quando uscì. Mi piacque, ma lo trovai molto drammatico. Sapevo che il romanzo era diverso e, forse proprio perché me lo aspetto altrettanto drammatico, non ho mai trovato lo stimolo di leggerlo.

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    1. Per certi versi il romanzo forse è meno drammatico. Quello che più mi ha colpito è la differenza del rapporto tra Jeno e il patrigno. Jeno nel libro è molto più superbo, intransigente e snob.

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