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domenica 6 agosto 2017

“La felicità vuole essere vissuta” di Loredana Limone

LA FELICITA’ VUOLE ESSERE VISSUTA
di Loredana Limone
SALANI
Il terzo volume della saga nata dalla penna di Loredana Limone “Un terremoto a Borgo Propizio” ci aveva lasciato tutti con un senso si smarrimento, un velo di tristezza ma anche con tanta speranza che le cose nell’antico borgo potessero presto tornare alla normalità.

Proprio per questo motivo il quarto volume intitolato “La felicità vuole essere vissuta” era atteso con tanta trepidazione dagli affezionati lettori.

Nonostante il devastante terremoto che aveva colpito la zona, il Castelluccio che dominava il borgo con la sua imponente mole aveva resistito e proprio da qui i borghigiani avevano tratto la forza di ripartire.

Sotto la guida dell’efficientissimo sindaco Felice Rondinella, l’antico borgo risorge a nuova vita e i turisti tornano in massa a visitare il luogo attratti dalle sempre più numerose proposte inserite nel programma di eventi culturali, storici e perché no? anche un poco festaioli, offerti da Borgo Propizio.

Tra le pagine di quest’ultimo volume ritroviamo tante vecchie conoscenze e ovviamente qualche curioso nuovo personaggio come il parrucchiere cinese o il famoso registra Mr. Joyce Joy.
Tutti gli abitanti sono infatti in fermento per l’arrivo di una troupe televisiva che girerà un film sul leggendario fondatore di Borgo Propizio ovvero Aldighiero il Cortese e sulla sua consorte Rolanda la Minuta.

Tornare tra le pagine della saga di Borgo Propizio è un po’ come tornare a casa, ritrovare vecchi amici e inevitabilmente sentire la mancanza di chi non c’è più come la tostissima ziaccia Letizia.

Il lettore si sente, come per gli altri volumi, parte integrante della comunità tanto da non riuscire a trattenersi dal parteggiare ora per un personaggio ora per un altro.
In ogni romanzo la scelta del proprio beniamino è davvero personalissima.
Nei primi due volumi ad esempio non riuscivo a non fare il tifo per Belinda mentre nel terzo volume la mia protetta era senza dubbio Marietta.
E nel quarto? Nel quarto, e credetemi la cosa stupisce anche me, la mia più viva simpatia è andata tutta a Dora e alla sua Princess.
Stesse dinamiche si sviluppano naturalmente per quanto riguarda le antipatie, non me ne vogliate, ma proprio l’Amandissima non riesco a farmela diventare simpatica.

Ciò che rende davvero avvincente il romanzo, così come i precedenti, è proprio questo sentirsi talmente coinvolti, da ritrovarsi a commentare e a spettegolare come se i personaggi fossero reali, come se uscendo di casa per fare la spesa potessimo davvero incontrarli e fare due chiacchiere con loro.

Lo scomodo ruolo dell’amante, la rabbia della moglie tradita, la crisi di Padre Tobia, il desiderio e la paura di fare coming out del sindaco, la paura della solitudine sono elementi della vita di ogni giorni che riguardano tutti noi e Loredana Limone ha una magistrale capacità di riuscire a riportarli sulla carta con leggerezza e ironia.

Il romanzo si chiude in modo spensierato e allegro come è giusto che sia perché, come recita il titolo stesso, “La felicità vuole essere vissuta”.

Il finale è un finale aperto e chissà che magari un giorno, in un prossimo futuro speriamo non troppo lontano, noi tutti si possa fare ritorno nel nostro amato borgo grazie ad un quinto volume.
  
Nel frattempo, per chi se li fosse persi, ricordo i link dei post dedicati ai precedenti libri:



E le stelle non stanno a guardare














domenica 22 novembre 2015

“Un terremoto a Borgo Propizio” di Loredana Limone

UN TERREMOTO A BORGO PROPIZIO
di Loredana Limone
SALANI
Ed eccoci arrivati dopo “Borgo Propizio” ed il successivo “E le stelle non stanno a guardare”, a parlare del terzo episodio del racconto nato dalla penna di Loredana Limone.

Racconto dedicato ad uno splendido ed immaginario paesino abitato da personaggi simpatici e talvolta un po’ bizzarri a cui il lettore, affezionato alla serie, è ormai legato quasi come fossero persone di famiglia.

Come per i precedenti romanzi ad introdurre la storia è Borgo Propizio “in persona” che, dopo aver salutato il lettore con un caloroso benvenuto, lo lascia al racconto del nuovo episodio.

Contrariamente ai due precedenti romanzi però l’aria del borgo appare fin da subito appesantita, si avverte fin dalle prime pagine un senso di imminente tragedia e la cosa non può sorprendere più di tanto il lettore che è messo in allarme già dal titolo stesso del terzo libro “Un terremoto a Borgo Propizio”.

Tutto concorre a creare nel lettore un senso di ansia, di angoscia e preoccupazione. Immediatamente questi si rende conto che la spensieratezza che lo aveva accompagnato nella lettura dei due precedenti volumi è ormai un ricordo lontano: Francesco e Belinda litigano continuamente e la loro storia sembra giunta al capolinea, Claudia e Cesare che si erano ritrovati sono nuovamente distanti, persino Mariolina sembra essersi ormai stancata del marito e guardare ad un nuovo amore…

Il dramma si consuma una mattina: sono le ore 8.33 quando la terra trema ed un sisma di magnitudo 5.6 distrugge l’oasi felice del borgo, gettando nello sconforto i suoi abitanti ed il suo sindaco che tanto si erano prodigati per la rinascita del paese.

Il Castelluccio, costruzione simbolo di Borgo Propizio, ha resistito e da lì i suoi abitanti attingono la forza di ricominciare.

Quella mattina però la vita tranquilla del borgo non è stata sconvolta solo dal terremoto, ma anche da un altro drammatico avvenimento: mentre si scava sotto le macerie e si fa la conta dei danni, viene ritrovato, infatti, il cadavere dell’assessore alla cultura, Tranquillo Conforti.
L’uomo è stato assassinato, strangolato per la precisione.
Ma chi poteva desiderare la sua morte?

La trama del romanzo si sviluppa su diversi piani: il desiderio e l’impegno di ripartire e ricostruire, l’indagine che si svolge per scoprire l’identità dell’assassino e ovviamente gli intrighi, gli amori e le avventure dei vari personaggi.

Ruggero riuscirà a riconquistare la moglie? Marietta convolerà a nozze con il sindaco Felice Rondinella? L’amore che provano Belinda e Francesco sarà abbastanza forte da permettergli di superare le loro differenze caratteriali? Che ne sarà di Claudia e Cesare? E l’amata zia Letizia riuscirà a incontrare il Gran Musicante?

Avrete già capito che questo romanzo è completamente diverso dai precedenti.

Va sottolineato innanzitutto che al contrario degli altri due, che potevano essere letti come romanzi a sé, per apprezzare ed entrare appieno nella storia di questa terzo libro è necessario conoscere l’antefatto.

Il finale di questo romanzo inoltre, a differenza dei primi due episodi, ci lascia con un senso di malinconia e di inquietudine tali, da poter essere superati solo con la viva speranza di avere presto la possibilità di leggere un epilogo nel quale tutto possa tornare all’antico splendore.

Loredana Limone ci aveva abituati a delle storie leggere e divertenti. Entrare nelle pagine di Borgo Propizio era come fare due passi in un mondo diverso, un mondo tranquillo fatto per la maggior parte di serenità e di solidarietà, era un varco per ritrovare armonia e buon umore.

“Un terremoto a Borgo Propizio”, pur conservando la grazia e l’ironia dei precedenti episodi, ci fa restare tristemente legati alla realtà di tutti i giorni, riproponendoci quelle terribili immagini che ci assalgono ogni giorno guardando i telegiornali.

Fedele all’armonia e alla quiete che contraddistinguono i racconti di Loredana Limone, “Un terremoto a Borgo Propizio” ci regala però la speranza e la consapevolezza che nonostante le avversità, le disgrazie e la violenza, che sono purtroppo parte delle nostre vite, c’è sempre la possibilità di risollevarsi basta non arrendersi e soprattutto restare uniti.

A noi lettori non rimane che attendere e sperare in una prossima puntata…




giovedì 27 agosto 2015

“Borgo Propizio” di Loredana Limone


BORGO PROPIZIO
di Loredana Limone
GUANDA
Qualche mese fa vi avevo parlato di un libro intitolato “E le stelle non stanno a guardare”, secondo volume di una serie che aveva come protagonista Borgo Propizio, un vecchio borgo intorno al quale si sviluppavano tutte le storie dei suoi simpatici abitanti.

Da poche settimane è uscito il terzo episodio della serie intitolato “Un terremoto a Borgo Propizio” e prima di leggerlo ho pensato fosse carino recuperare il primo racconto.
Da qui il mio post dedicato a “Borgo Propizio” libro pubblicato da Guanda e successivamente nella collana dei tascabili TEA.

Borgo Propizio è un paesino medievale arroccato su una collina, un paese come tanti se ne possono trovare nella nostra Italia: il Castelluccio, simbolo del paese sta crollando e necessiterebbe di urgenti lavori di restauro, le strade sono dissestate, i negozi chiudono, i giovani lasciano il paese per andare a cercare fortuna in città.

Tra i personaggi che animano il paese facciamo la conoscenza fin dalle prime pagine di due sorelle Mariolina e Marietta, entrambe single o meglio per dirla come i loro compaesani entrambe “zitelle”.

Mariolina (46 anni) e Marietta (45 anni) sono praticamente coetanee, in realtà la differenza di età tra loro è di appena nove mesi.
Sono l’una l’opposto dell’altra: Mariolina capelli, pelle e occhi chiari, di corporatura minuta ha preso dal papà mentre Marietta bruna, occhi marroni, lineamenti marcati e corporatura robusta ha preso tutto dalla mamma.
Il padre aveva abbandonato la famiglia quando erano ancora piccole e la madre da allora aveva convissuto con una depressione costante.
Negli anni, mentre Mariolina aveva studiato e trovato impiego in comune, Marietta era rimasta a casa per accudire la madre trascorrendo le giornate a fare l’uncinetto per ingannare il tempo.
Poi un giorno per puro caso, grazie alla commissione di una copertina da neonato che una signora aveva voluto assolutamente pagare, questo passatempo era divenuto per Marietta un lavoro a tempo pieno e si era ritrovata a produrre capi unici per lo storico negozio del capoluogo “Fili Fatati dal 1888”.

Le due sorelle hanno appreso dalla madre i valori fondamentali ai quali si attengono ancora scrupolosamente: verginità, onestà, senso della pulizia e del dovere, rispetto dei Dieci Comandamenti.

Un giorno dal fondovalle giunge a Borgo Propizio Ruggero, un muratore specializzato ingaggiato dal proprietario di un negozio per eseguirne la ristrutturazione.
Tra Ruggero e Mariolina, la quale al contrario della sorella non ha mai perso la speranza di trovare un uomo, è amore a prima vista e, con non buona pace di Marietta che si sente tradita e abbandonata, Mariolina si lascia travolgere dalla passione.

Ruggero ha 35 anni, è un gran lavoratore ed è economicamente benestante. La sua croce sono gli anziani genitori con i quali convive e che rendono la vita impossibile a lui e a tutte le badanti da lui assunte.
L’uomo vorrebbe trovare una donna all’antica che acconsenta ad accudire la casa, occuparsi di lui e ovviamente anche dei genitori.
Mariolina, desiderosa di affetto e di una famiglia che non ha mai realmente avuto, sembra fin da subito essere proprio la persona adatta a lui.
Basteranno l’amore e la passione che i due provano l'uno per l'altra? Le cose infatti non si riveleranno così facili poiché ci si metterà di mezzo non solo il fantasma di Borgo Propizio, ma anche una misteriosa refurtiva frutto di un furto avvenuto ben 60 anni prima al Diamantmuseum di Anversa.
Come avrete capito non mancheranno anche tanti  momenti di allegra suspense.

Altri protagonisti della storia sono Claudia e Cesare, una coppia in crisi.
Lei lascia il marito nonostante ne sia ancora innamorata perché si sente trascurata.
Cesare, si rende conto di non poter vivere senza Claudia ed entra immediatamente in crisi, mentre la spensierata moglie in vacanza si invaghisce di un aitante animatore di villaggio.
Ci penseranno la figlia Belinda e zia Letizia a cercare di riportare la coppia sulla retta via. Ci riusciranno?

Belinda, laureata in scienza della produzione e trasformazione del latte, nonostante un  buon lavoro con interessanti prospettive, decide di compiere il percorso inverso dei giovani abitanti del borgo. A 26 anni, dopo una delusione sentimentale per un collega, stanca dell’aria tossica che circola in ufficio, delle lotte intestine che non permettono di rimanere indenni o indifferenti, dei pettegolezzi di cui non si può non essere oggetto, sfiancata e demotivata, decide di trasferirsi nel piccolo paese dove viva la zia e aprire li una latteria tutta sua.

Zia Letizia, da sempre innamorata di Gianni Morandi che lei chiama il Gran Musicante, è una vedova che vive nel ricordo del marito, ma questo non le impedisce di avere una vita sociale molto attiva, frequentare l’università della terza età, leggere, documentarsi e ovviamente spettegolare su ogni cosa, ma soprattutto cercare di scansare le avversità della vita con l’aiuto dell’oroscopo.

Nel frattempo in paese ritorna anche Ornella. La donna ha lasciato il marito, un importante chirurgo, ma anche un uomo manesco, avaro di denaro e di sentimenti.
Ornella decide di chiudere definitivamente con lui stanca di essere da questi umiliata nel corpo e nello spirito. Torna dalla madre Elvira e da qui, dal suo paese di origine, vuole infatti ripartire per ricostruire se stessa.

La latteria di Belinda “Fatti mandare dalla mamma” diventerà un punto di ritrovo per tutto il paese e insieme con le idee e le capacità organizzative di Ornella, il rilancio di Borgo Propizio non potrà farsi attendere molto, ma questa è un’altra storia…

Leggere questo primo volume è stato come ritrovare vecchi amici, e nonostante i miei dubbi al riguardo, non è stato per nulla fastidioso conoscere già le vicende successive.
Ho ritrovato la stessa carica di simpatia dei personaggi, lo stesso calore domestico che avevo scoperto in “E le stelle non stanno a guardare”.

Le storie di Loredana Limone incantano sempre con la loro semplicità e la loro allegria; storie di tutti i giorni dal sapore familiare, eco di un mondo tranquillo e solidale.

I romanzi di Borgo Propizio fanno parte di quei libri che ogni tanto fa bene leggere per ritrovare serenità e buon umore.





giovedì 19 febbraio 2015

“E le stelle non stanno a guardare” di Loredana Limone

E LE STELLE NON STANNO A GUARDARE
di Loredana Limone
SALANI
Borgo Propizio esercitava una malia arcana, che forse si sprigionava dall’aria resa trasparente dalla brezza di pendio, o che sgattaiolava dal grigio delle pietre immortali delle case, dalle ambagi delle viuzze senza tempo. O addirittura dai fugaci movimenti delle tendine di pizzo bianco, inamidate, dietro cui occhi attenti scrutavano fuori, menti scaltre congetturavano sui perché e i percome, parole appassionate rimbalzavano di bocca in bocca con i necessari ricami, così che ogni fatto, ogni avvenimento, divenisse uno sceneggiato o una spy story.

Borgo Propizio è un piccolo paese medievale che sorge su una collina, un luogo quasi fuori dal tempo, un piccolo centro appena tornato alla vita dopo un lungo periodo di decadenza.

L’antico paese all’interno delle mura è stato da poco restaurato mentre alle pendici della collina è stata invece costruita la parte moderna dell’abitato seguendo i dettami della ecosostenibilità e costruendo perciò solo case ecologiche nel totale rispetto della natura e del passato.
L’amore dei borghigiani per la loro terra e l’avvedutezza del sindaco, tale Felice Rondinella, sono riusciti così a riportare l’antico borgo ai fasti di un tempo.

Proprio nell’ottica di renderlo un luogo sempre più vivibile, oltre al celebre museo medievale localizzato nel Castelluccio che attira moltissimi turisti da ogni dove, presto verrà aperta anche una biblioteca.
La storia del romanzo prende avvio proprio dai preparativi in corso per l’inaugurazione di quest’ultima. L’assessore alla cultura ha stabilito, infatti, che per celebrare degnamente l’avvenimento, la cerimonia del taglio del nastro dovrà essere inserita all’interno di altri eventi culturali, un festival al quale parteciperanno diversi scrittori tra cui il più famoso di tutti, Rocco Rubino, un acclamato e affascinante autore di gialli.

Il titolo della manifestazione non potrebbe essere più indovinato: “Festival sotto le stelle propizie”.

I personaggi del romanzo sono tantissimi ed è quasi impossibile citarli tutti.
C’è Belinda, una giovane un po’ acidella, che ha deciso di ritornare al paese e aprire qui una bellissima e fiabesca latteria “Fatti mandare dalla mamma” con zia Letizia, grande appassionata del G.M. o Gran Musicante che altri non è che il famoso Gianni Morandi.
La latteria è un luogo splendido, un angolo di paradiso bianco e blu con le piastrelle decorate da mucche e cornicette, dove nuvole bianche si stagliano su uno sfondo celeste. Un luogo accogliente che funge anche da ritrovo culturale per gli abitanti del borgo.

Ci sono poi le due sorelle Mariolina e Marietta.
Mariolina è sposata con Ruggero, di dieci anni più giovane, gran lavoratore e innamoratissimo della moglie. Per la disperazione della consorte però, che fa della cultura un suo punto di forza, lui non azzecca mai un congiuntivo!
Mariolina è perennemente insoddisfatta, sempre alla ricerca di qualcosa che non sa neppure lei cosa sia.
Marietta, invece, nonostante sembri ad una prima lettura un po’ la classica zitella scorbutica, alla fine non può non suscitare la simpatia del lettore.
Il suo essere acida è solo apparenza perché in realtà a 47 anni sogna ancora di trovare il grande amore. Anche lei come Ruggero è una lavoratrice instancabile ed ha da poco rilevato la metà di uno storico negozio di Borgo Propizio ovvero “Fili Fatati dal 1888”.

Ma attorno a loro ruotano tanti altri personaggi il sindaco Felice Rondinella, l’assessore alla cultura Tranquillo Conforti, Ornella, ritornata al paese dopo un matrimonio fallito con un celebre chirurgo, che ora vive con la madre e lavora come organizzatrice di eventi culturali per il comune.

Un giorno poi giunge in paese Antonia, ex moglie di un collega dell’ex marito di Ornella, e da qui i pettegolezzi sulla forestiera dai boccoli ramati si scatenano senza sosta come in ogni paesino che si rispetti… Ma cosa nasconde Antonia?

I personaggi sono davvero numerosissimi: alcuni di essi erano già stati presentati dall’autrice nel primo libro “Borgo Propizio” altri invece sono delle vere e proprie new entry.

“E le stelle non stanno a guardare”, il cui titolo schiaccia chiaramente l’occhio al celebre romanzo di A.J. Cronin (E le stelle stanno a guardare) e con il quale non ha però nulla in comune, è il secondo volume di quella che inizialmente doveva essere una trilogia.
Dico “doveva” essere perché mi sembra di aver capito che Loredana Limone abbia già iniziato a buttare giù qualche idea per una possibile quarta puntata della storia del borgo.

Il primo volume intitolato “Borgo Propizio” uscito per Guanda e poi in edizione economica per Tea, raccontava la storia del borgo quando ancora fatiscente lottava per la propria sopravvivenza e per quella dei suoi abitanti ormai ridotti a poche unità.
Il secondo volume “E le stesse non stanno a guardare” è invece edito da Salani e a breve vedrà la stampa il terzo capitolo dal titolo “Un terremoto a Borgo Propizio”.

Niente paura però, le storie di Borgo Propizio sono storie godibilissime anche se lette singolarmente. Personalmente non ho letto il primo volume, e a parte la curiosità ormai scatenata dai personaggi, non ho trovato alcuna difficoltà ad addentrarmi nelle vie del borgo anche non conoscendo l’antefatto della storia.

Che dire di questo romanzo? È un libro che incatena il lettore non con la suspense o con l’ansia, ma con la sua leggerezza, con la simpatia che suscitano i protagonisti, insomma un libro rilassante e che fa sorridere.

I personaggi della storia sono veri perché calati nella vita reale anche se magari alcuni aspetti caratteriali sono po’ esasperati, ma è giusto che sia così perché il tutto fa parte del fascino fantastico della storia.
La realtà della vita di tutti i giorni la ritroviamo ad esempio nella smodata passione che zia Letizia nutre per Gianni Morandi o nel desiderio di Marietta di partecipare ad una trasmissione in tv come “Incontro in giardino” che non può non richiamare alla mente del lettore la celebre trasmissione “Uomini e Donne”. E poi chi non è stata mai sedotta ed abbandonata dal Rocco Rubino di turno?

Borgo Propizio è il rifugio che ognuno di noi vorrebbe trovare, un luogo ai confini della realtà nel quale rifugiarsi, lontano dallo stress, dai ritmi frenetici, dalla corsa contro il tempo che ognuno di noi è costretto ad affrontare ogni giorno.
Chi non vorrebbe trovare un luogo come la latteria di Belinda dove potersi nascondere per bere una latte caldo, per magiare un gelato latteciocco o frago-latte oppure solo per poter spettegolare un po’ tra amiche?

“E le stelle non stanno a guardare” è un ottimo antidoto contro lo stress, una lettura da concedersi quando ci si vuole coccolare un po’ e magari provare a sorridere del pazzo mondo che ci circonda.