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lunedì 9 settembre 2013

“Ai piani bassi” di Margaret Powell (1907 – 1984)

AI PIANI BASSI
di Margaret Powell
EINAUDI
“Ai piani bassi” (titolo originale “Below stairs”) è un romanzo autobiografico che fu pubblicato per la prima volta nel 1968 ottenendo un discreto successo e vendendo 14.000 copie nel primo anno.

Julian Fellowes, l’autore di Downton Abbey, si è ispirato alle pagine di questo libro per la sceneggiatura della serie televisiva e, grazie al successo di pubblico ottenuto, la casa editrice Einaudi ha deciso nel 2012 di pubblicare il romanzo in edizione italiana.  

Non fatevi però trarre in inganno dalla copertina che riporta l’immagine di Highclere Castle (la dimora che da milioni di telespettatori è conosciuta con il nome di Downton Abbey) nel libro, infatti, non ci sono riferimenti diretti alla residenza dei Conti di Carnarvon.
La scrittrice lavorò per diverse famiglie di varia estrazione sociale ma mai per i proprietari di Highclere Castle.

Margaret Powell, seconda di sette figli, nasce nel 1907 a Hove, una cittadina del Sussex. La sua è una famiglia povera, il padre è imbianchino e la madre lavora come donna delle pulizie. Nonostante una borsa di studio per la grammar school, Margaret Langley (questo il suo cognome da nubile) è costretta ad andare a servizio poiché i genitori non possono permettersi di mantenerla fino al termine dell’iter scolastico per diventare insegnante.

La Powell nella sua autobiografia ci racconta dettagliatamente le sue esperienze lavorative negli anni Venti e Trenta prima come sguattera, il gradino più basso della servitù, e poi come cuoca, fino al giorno del suo matrimonio.

Quando Margaret sposa Mr Powell, di professione lattaio, inizia la seconda fase della sua vita come casalinga e madre di tre bambini.
I primi anni non sono semplicissimi, ci sono periodi duri anche nella vita matrimoniale, i soldi non bastano mai e quando, durante la Seconda Guerra Mondiale il marito viene arruolato, la sua situazione economica peggiora ulteriormente.
Margaret però è una donna forte e determinata che riesce a superare ogni difficoltà senza mai scoraggiarsi.

Attraverso una scrittura semplice e diretta la Powell ci descrive un mondo nettamente diviso in due: “Noi e Loro”.
Fin da ragazzina è stata costretta a fare i conti con la differenza sociale tra “noi” cioè la servitù, coloro che abitavano i piani bassi e “loro” ovvero i datori di lavoro che spesso si comportavano da veri padroni nei confronti dei dipendenti, come se la schiavitù non fosse mai stata abolita.

I ricchi aristocratici non riuscivano a capire i loro “servi” e li consideravano un male necessario. Si curavano solo ed esclusivamente del loro benessere “morale” mai di quello “fisico” e si stupivano se, come nel caso di Margaret Powell, leggevano libri di autori quali Dickens e Conrad. Per loro i domestici erano semplicemente esseri inferiori, privi di morale e con poca voglia di lavorare.
C’erano è vero alcuni datori di lavoro più ben disposti di altri, come ci racconta la Powell, ma nessuno provava “amore” per i propri domestici né li comprendeva.

Nel corso degli anni, da quando Margaret Powell entra a servizio all’età di 14 anni, lentamente le cose si trasformano: gli strumenti del mestiere diventano più moderni facilitando il lavoro e i domestici iniziano a far valere i propri diritti rivendicando la propria dignità come persone e come lavoratori.

“Ai piani bassi” è’ un libro coinvolgente, ironico e divertente. La Powell riesce a raccontarci esperienze di vita difficili e problematiche facendoci ugualmente sorridere perché lo fa sempre in modo leggero, con il sorriso sulle labbra e senza mai abbandonarsi all’amarezza.


domenica 8 settembre 2013

“Lady Almina e la vera storia di Downton Abbey” di Lady Fiona Carnarvon

LADY ALMINA
E
LA VERA STORIA DI DOWNTON ABBEY
di Lady Fiona Carnarvon
ANTONIO VALLARDI EDITORE
Vi anticipo subito che non sono una fan accanita del period drama Downton Abbey del quale, lo confesso, ho visto per ora solo la prima serie e parte della seconda.
Da appassionata di antiche dimore devo ammettere però che, pur non essendo stata particolarmente affascinata dalla trama della serie tv, sono stata ammaliata dall’ambientazione e dallo stile di vita che si conduceva all’interno del castello.

E allora perché non approfondire l’argomento?

 “Lady Almina e la vera storia di Downton Abbey” è la storia della moglie del V Conte di Carnarvon e di Highclere Castle, il bellissimo castello che milioni di telespettatori conoscono con il nome di Downton Abbey.

Almina Wombwell, figlia illegittima di Alfred de Rothschild, nonostante le sue discutibili origini ma proprio grazie all’ingente patrimonio paterno, fece un riuscitissimo matrimonio. 
Appena diciannovenne nel 1895, infatti, sposò il V Conte di Carnarvon e per merito della sua dote riuscì a saldare i consistenti debiti del marito e a salvare dalla rovina Highclere Castle.
Fu un matrimonio d’amore e d’interesse; Almina era una bella donna oltre che ricca e il Conte un uomo molto affascinante, la loro fu quindi un’unione perfetta sotto ogni aspetto.

La storia raccontata da Lady Fiona, autrice del libro e VIII Contessa di Carnarvon non è esclusivamente la storia di Lady Almina e della sua nuova famiglia ma anche quella della servitù che abitava i cosiddetti “piani bassi”.
Highclere Castle non era solo la residenza dei Conti di Carnarvon ma era piuttosto una struttura, giustamente paragonata da Lady Fiona ad una nave per come veniva gestita, nella quale ognuno doveva svolgere attentamente il proprio ruolo per la continuità ed il rispetto delle tradizioni.

Lady Almina ha ispirato il personaggio di Lady Cora in Downton Abbey ma la sua vita è stata in realtà più appassionante di quella del suo alter ego televisivo.
E’ vero che Fiona Carnarvon potrebbe, in quanto coinvolta, aver dato un taglio agiografico al racconto ma alcuni dati storici sono irrefutabili come l’impegno della Contessa durante la Grande Guerra che la vide trasformare Highclere Castle in un ospedale all’avanguardia per la cura dei reduci dal fronte.
Inoltre come non appassionarsi agli scavi archeologi condotti e finanziati dal V Conte di Carnarvon in Egitto? Ebbene sì, fu proprio lui insieme a Howard Carter colui che scoprì il tesoro e la tomba di Tutankhamon.

Il libro è corredato da un’ampia documentazione fotografica e riporta anche copia dei documenti e delle lettere prova di un’accurata ricerca condotta dall’autrice.

Gli anni in cui si svolgono i fatti del libro vanno dall’ultimo periodo vittoriano al regno di Giorgio V; Lady Almina ed il marito assistettero a ben due incoronazioni, quella di Edoardo VII e quella dello stesso Giorgio V.

Attraverso la storia dei Conti di Carnarvon vengono raccontati avvenimenti storici importanti; molte pagine sono dedicate alla Grande Guerra ma interessanti sono anche quelle dedicate al racconto delle campagne di scavo in Egitto con particolare attenzione a riferire le metodologie usate, gli elevati costi delle operazioni e le difficoltà di ottenere permessi e concessioni.

Leggendo le pagine di “Lady Almina e la vera storia di Downton Abbey” scoprirete la società dell’epoca, prenderete parte ad importanti eventi quali incoronazioni, ricevimenti, cerimonie e balli; conoscerete le liste degli invitati e i menù che venivano serviti.

Insomma sia che siate innamorati della serie tv o semplicemente appassionati di storia, questo libro vi incanterà con tutto il fascino di un’epoca passata.


lunedì 5 agosto 2013

“Un passato imperfetto” di Julian Fellowes

UN PASSATO IMPERFETTO
di Julian Fellowes
BEAT
Quando ho scelto di leggere questo libro ignoravo che lo scrittore Julian Fellowes fosse anche l’autore della celebre serie Downton Abbey, in realtà ero stata semplicemente incuriosita dalla trama del romanzo scritta sul retro della copertina.

Vi anticipo subito che le mie aspettative verso questo romanzo non sono state per niente deluse. “Un passato imperfetto” è un libro divertente, ironico e a tratti velato da quella malinconia tipica di quando si prende coscienza dello scorrere inesorabile del tempo.

A Damian Baxter, un uomo ricchissimo afflitto da una malattia incurabile, rimangono ormai solo tre mesi di vita.
Damian partito da zero è riuscito a creare un impero dal nulla. Nel corso della sua vita ha viaggiato, ha fatto fortuna e si è divertito. Ha solo un rimpianto: non ha legami sentimentali, non ha una famiglia e quindi nessuno a cui poter lasciare il suo ingente patrimonio.
Grazie ad una strana lettera anonima ricevuta una ventina di anni prima da una sua ex, Baxter è a conoscenza del fatto di avere un figlio o una figlia. Deciso a scoprirne l’identità contatta un vecchio amico, un vecchio compagno di studi dei tempi di Cambridge, per aiutarlo a trovare l’erede.
Sarà proprio questo amico con il quale aveva litigato tanti anni prima a raccontare in prima persona la storia narrata nel romanzo.

Non voglio anticipare nulla di più sulla trama perché questo libro va gustato pagina per pagina, entusiasmandosi ad ogni citazione di autori e poeti come Charles Dickens, Jane Austen, Keats, Shakespeare, Oscar Wilde…ce ne sono davvero tantissime.

Julian Fellowes è bravissimo a creare dei personaggi carichi di sfumature psicologiche e a tratteggiarne perfettamente i caratteri. E’ davvero bravo inoltre a tenere incollato il lettore alle pagine del libro coinvolgendolo nella ricerca della madre dell’erede di Damian e tenendolo sulla corda, senza soddisfare la sua curiosità fino alle ultime pagine, sul motivo e le dinamiche che hanno portato i due uomini a rompere la loro amicizia.
Ma l’abilità più grande di Fellowes è indubbiamente quella di riuscire a raccontarci la storia di un’epoca o meglio il tramonto di questa e l’alba di quella nuova.

“Un passato imperfetto” è un romanzo avvincente, un’elegante satira di un mondo destinato al declino. Fellowes rimpiange l’Inghilterra che non esiste più, non lo snobismo di un tempo, ma quella gentilezza e quella cortesia tipiche del paese cinquant’anni fa.

Sulle tracce della madre del figlio/figlia di Baxter il protagonista ripercorrerà gli anni della sua gioventù alla fine degli anni Sessanta e ci farà conoscere un ’68 diverso da quello che tutti noi conosciamo. Le canzoni dei Beatles sono la colonna sonora del racconto, ma gli ideali sessantottini sono solo uno slogan senza anima per i protagonisti della nostra storia appartenenti all’upper class inglese.
Il ’68 del racconto di Fellowes è quello della season londinese, fatto di debutti in società, feste da ballo, cene e maestri di cerimonia.
Arrampicatori sociali, principesse, nobili decaduti, madri in cerca di ricchi rampolli per le loro figlie sono i protagonisti di questo libro che spesso ricorda le trame dei romanzi di Jane Austen.

Il modo di scrivere di Fellowes è piacevole, scorrevole ed arguto. Alcune frasi potrebbero essere aforismi scritti dallo stesso Oscar Wilde. Un esempio?

“Anche se non saranno mai disposti ad ammetterlo, i privilegiati adorano sentirsi invidiati”.

Solo un piccolo consiglio: se deciderete di leggere questo libro, e io ve lo consiglio davvero, cercate di essere indulgenti nei confronti di Damian Baxter, non condannatelo senza appello fin dalle prime pagine perché mai nulla è come sembra e come scrive lo stesso Fellowes:

“Talvolta lasciamo che le persone diano una sbirciatina, ma solo in superficie: preferiamo far i conti da soli con i meandri più oscuri della nostra memoria”.


Buona lettura!