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domenica 23 luglio 2017

“La missione teatrale di Wilhelm Meister ” di Johann Wolfgang Goethe (1749 – 1832)

LA MISSIONE TEATRALE
DI WILHELM MEISTER
di Johann Wolfgang Goethe
BUR Rizzoli
Wilhelm Meister, figlio di un commerciante di una piccola città imperiale, nonostante sia destinato a seguire le orme paterne, fin da piccolo manifesta una fervente passione per il teatro.
La sua vocazione teatrale in verità nasce quando, ancora bambino, assiste ad una rappresentazione di marionette organizzata dalla nonna per i propri nipoti.
Da quel giorno il gioco preferito di Wilhelm diventerà organizzare spettacoli con i burattini e, una volta cresciuto, mettere in scena vere e proprie rappresentazioni insieme agli amici.
A spingere il giovane Wilhelm definitivamente sulla strada del teatro sarà però la giovane attrice Marianne che diventerà anche la sua amante.
Un amore ovviamente contrastato dalla famiglia di lui che riuscirà a far sì che la liaison venga bruscamente interrotta.
Su consiglio del cognato, Wilhelm partirà per un viaggio allo scopo di comprendere meglio il mondo del commercio e nel frattempo cercare di recuperare alcuni crediti presso alcuni debitori dell’azienda di famiglia.
Inevitabilmente però il giovane non riuscirà a restare a lungo lontano dal suo mondo.
Si unirà ad una compagnia di attori e con loro girerà il paese cercando di dare voce alla sua aspirazione ovvero divenire attore e direttore di spettacolo nonché di scrivere egli stesso testi per il teatro.

Il personaggio di Wilhem Meister accompagnerà l’autore per buona parte della sua vita.
“La missione teatrale di Wilhelm Meister” è infatti solo un primo abbozzo di quello che sarà il secondo romanzo di Goethe intitolato “Gli anni di apprendistato di Wilhelm Meister” pubblicato nel 1796.
“La missione teatrale di Wilhelm Meister” si interrompe al 14° capitolo del VI libro mentre il romanzo pubblicato nel 1796 conta un totale di otto capitoli e un numero quasi doppio di pagine rispetto alla prima stesura.
Il romanzo fu probabilmente ampliato dall’autore al suo rientro dal viaggio in Italia che egli effettuò negli anni tra il 1786 e il 1788 e dal quale ritornò forte di nuove esperienze che ne determinarono una maturazione politica, sociale, umana e intellettuale.

Il testo di “La missione teatrale di Wilhelm Meister” in realtà è stato riportato alla luce solo nel 1911, fino a questa data l’unica versione conosciuta era quella pubblicata nel 1796.

Goethe riprenderà a raccontare le vicende di Wilhelm  Meister in un altro romanzo intitolato “Gli anni di pellegrinaggio di Wilhelm Meister”, scritto tra gli anni 1820 – 1821, ma pubblicato solo nel 1829.

“La missione teatrale di Wilhelm Meister” ha un carattere più esasperatamente romantico rispetto a “Gli anni di apprendistato di Wilhelm Meiester” nel quale Goethe, giunto ad una maturazione intellettuale ed estetica, propone una concezione della storia e uno stile completamente diversi.
 “Gli anni di apprendistato di Wilhemn Meister” verrà riconosciuto dalla critica come il primo romanzo di formazione della storia della letteratura.

Ma ritorniamo ora al nostro libro oggetto di questo post ovvero “La missione teatrale di Wilhelm Meister”.
Wilhelm è un giovane la cui passione per il teatro lo porta a scontrarsi spesso con una realtà a lui sconosciuta e con un ambiente, quello degli attori di strada, lontanissimo da quello borghese nel quale è stato cresciuto.
Egli è un idealista e in quanto tale non può che soccombere dinnanzi a personaggi avidi per il quale il teatro è semplicemente un mezzo per sbarcare il lunario e nulla più.
Wilhelm è inoltre sempre combattuto tra il desiderio di realizzare il suo sogno e il rimproverarsi questo suo inconcludente bighellonare.
E’ conscio di non concludere nulla, ma allo stesso tempo è incapace di rinunciare alla sua vocazione nonostante sia tormentato dai sensi di colpa nei confronti della propria famiglia che sa di avere grandemente deluso.
Wilhelm Meister è buono, ingenuo e corretto e per questo viene regolarmente imbrogliato e raggirato dagli altri, tanto che alla fine persino il lettore inizia a stancarsi della sua ingenuità.

Rimarchevoli sono i personaggi femminili che offrono un ventaglio molto ampio di elementi distintivi: dalla piccola Mignon, un personaggio atipico, un ragazzina malinconica ed eccentrica; a Philine, la bella attrice vanitosa, capricciosa e provocante; ad Aurelie, triste e disperata, inquieta e infelice per amore tanto da riuscire a identificare perfettamente se stessa nel ruolo di Ophelia; e infine Madame Melina che proviene da un ambiente borghese come Wilhelm, ma al contrario di questi, non ha trovato alcun ostacolo nell’ambientarsi a vivere tra gente gretta e corrotta.

L’autore si rivolge spesso nelle sue pagine direttamente al lettore non facendo quindi mistero di aver scritto il romanzo per essere letta da un pubblico.

Goethe è esperto conoscitore dell’animo umano e attraverso i suoi personaggi ci racconta i sogni e le speranze degli uomini così come i disinganni e le disillusioni con i quali questi inevitabilmente devono fare i conti nella propria vita.

Stranissimo! Con nulla l’uomo sembra essere più in confidenza che con le proprie speranze e i propri desideri, che a lungo nutre e conserva in cuore, e tuttavia quando un giorno gli si fanno incontro, quando quasi lo importunano, egli non li riconosce, e ne rifugge.

Risulta bizzarro scoprire come, anche a distanza di secoli, il modo di sentire degli uomini e di affrontare il mondo non sia cambiato affatto.

Spesso desiderava con tutta se stessa sbarazzarsi di quella relazione a cui accennavamo sopra, il pensiero della quale si faceva ogni giorno più disgustoso. Ma come liberarsene? Ognuno sa come sia difficile per l’uomo avere il coraggio di fare un passo decisivo, e che a migliaia, piuttosto, ogni giorno che viene trascinano la propria vita alla bell’e meglio in un destino di clandestinità!

Il romanzo alterna pagine commoventi ed emotivamente coinvolgenti ad altre decisamente un po’ tediose e monotone.

Il ritmo è lento, il testo non sempre scorrevole e purtroppo, complice anche il numero di pagine abbastanza elevato, poco meno di quattrocento, “La missione teatrale di Wilhelm Meister” non si può certo ritenere un testo di facilissima e agevole lettura, ma resta pur sempre un romanzo comunque fondamentale per chiunque voglia cercare di approfondire meglio l’opera di Johann Wolfgang Goethe.




domenica 24 maggio 2015

“I dolori del giovane Werther” di J.W. Goethe (1749 – 1832)

I DOLORI DEL GIOVANE WERTHER
di Johann Wolfgang von Goethe

“I dolori del giovane Werther“ romanzo epistolare pubblicato nel 1774, procurò fin da subito al giovane Goethe un successo europeo e lo rese al tempo stesso il dominatore principale della scena letteraria tedesca.

Protagonista del romanzo è Werther, un giovane di buona famiglia, colto, amante del disegno e della letteratura classica.
Desideroso di allontanarsi dalla città trova rifugio a Wahlheim un villaggio della campagna tedesca e qui conosce Charlotte.

Lotte, orfana di madre, ha cresciuto da sola le sorelle ed i fratelli più piccoli ai quali è legata da profondo affetto; è una ragazza bellissima dotata di acume e di intelligenza non comuni.

Il carattere appassionato e l’anima ardente di Werther trovano piena corrispondenza in quelli di Charlotte che purtroppo però è già promessa sposa ad Albert, un uomo tranquillo, pragmatico e noioso.

Albert, pur comprendendo i sentimenti che legano Werther alla sua futura sposa, lascia che i due si frequentino concedendo egli stesso la propria amicizia al giovane Werther.

Werther, fortemente provato dall’intensità dei propri sentimenti che non riesce a reprimere, decide di allontanarsi da Charlotte.
Lascia Walhheim e accetta un posto presso un ambasciatore, ma ben presto disgustato dall’ipocrisia della società e avvertendo sempre più pesantemente la mancanza della donna amata, ritorna da lei che nel frattempo ha sposato Albert.

Al ritorno di Werther, Albert preoccupato che le malelingue possano nuocere al buon nome della moglie e della famiglia, chiede a questa di allontanare il giovane e di frequentarlo meno assiduamente.

Lotte vorrebbe compiacere il marito, ma si rende conto di quanto ormai lei stessa sia profondamente legata a Werther e un giorno questi riesce a strapparle un bacio.
Questo unico bacio sarà il congedo definitivo di Werther da Lotte e dalla vita stessa. Qualche ora dopo, infatti, il giovane si ucciderà con un colpo di pistola.

L’origine dell’opera ha una natura biografica. Goethe due anni prima di scrivere il romanzo si era innamorato di Charlotte Buff, la quale era fidanzata con il suo amico Kestner. Goethe aveva dovuto trovare la forza di rinunciare al suo amore impossibile e disperato, ma qualche anno dopo quegli stessi sentimenti repressi grazie alla sua forza di volontà e al suo invidiabile autocontrollo, trovarono vita attraverso le pagine del suo “Werther”, abbreviazione del titolo con il quale spesso viene ricordato il libro.

Werther è un eroe romantico, egli è l’anima gentile che detesta l’ipocrisia della società borghese incarnata invece da Albert che, al contrario di Werther, si sente a proprio agio nella routine.

I luoghi comuni e le convenzioni imposte dalla società sono liberamente accettati da Albert che le sente proprie mentre per Werther sono costrizioni dolorose e inaccettabili.
Proprio per questo Werther si trova a proprio agio con i bambini e con i contadini ovvero con quelle persone che possono essere identificate come anime semplici e pure.

In Werther troviamo la concezione totalmente romantica dell’amore e della natura propria dello Sturm und Drang e del successivo Romanticismo.

“I dolori del giovane Werther” colpirono l’attenzione di Ugo Foscolo che prese senza dubbio spunto anche dal romanzo di Goethe per scrivere il suo “Le ultime lettere di Jacopo Ortis”.

Werther e Ortis troveranno entrambi nel suicidio, nella negazione dell’essere, la sola possibilità di risolvere il conflitto tra natura e ragione, tra passione e dovere.
Per Goethe però è l’amore irrealizzabile ciò che porta il protagonista alla decisione di annientare se stesso, mentre per Foscolo oltre la disillusione dei sentimenti affettivi c'è anche la caduta di ogni illusione politica a portare il protagonista a questa decisione estrema.

Ho riletto “I dolori del giovane Werther” a distanza di anni e come la prima volta non sono riuscita a non farmi catturare dalla trama e lasciarmi coinvolgere dalla passione e dai sentimenti del protagonista.

Ho voluto riproporvi in breve qualche nota su quest’opera perché credo sia uno di quei libri la cui lettura sia irrinunciabile non solo perché influenzò tutta la letteratura successiva, ma soprattutto per la sua bellezza che a distanza di secoli riesce a riscuotere sempre un successo straordinario facendone uno dei classici più amati e famosi della letteratura mondiale.

“I dolori del giovane Werther” è uno di quei libri da tenere sul comodino per averlo sempre a portata di mano perché come diceva Italo Calvino:

D’un classico ogni rilettura è una lettura di scoperta come la prima.