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domenica 22 marzo 2015

“Gli innamorati di Sylvia” di Elizabeth Gaskell

GLI INNAMORATI DI SYLVIA
di Elizabeth Gaskell
JO MARCH 
Nel 1859 l’autrice trascorse una quindicina di giorni in vacanza a Whitby, una cittadina sulle coste dello Yorkshire. In questa nebbiosa località ebbe la possibilità di fare delle ricerche non solo sulle baleniere, ma anche sulle press gang ovvero le bande di arruolamento che forzosamente arruolavano marinai per la flotta britannica impegnata nella guerra contro la Francia.

“Gli innamorati di Sylvia” è ambientato negli anni delle guerre napoleoniche a Monkshaven, nome di pura invenzione letteraria, ma la cui descrizione del luogo corrisponde perfettamente alla località visitata dalla Gaskell ovvero una cittadina di mare dotata di un piccolo porto, caratterizzata da coste spazzate dal vento e da brughiere alle spalle del centro abitato.

Protagonista della storia è la bellissima Sylvia Robson, una ragazza che proprio per la sua avvenenza suscita nei suoi concittadini sentimenti e impressioni contrastanti.
Gli abitanti del luogo, infatti, si dividono tra coloro che, totalmente soggiogati dalla sua avvenenza, la ritengono una giovane virtuosa, simpatica e dolce e chi, forse anche un po’ roso dall’invidia, ritiene che, bellezza a parte, Sylvia sia in realtà semplicemente una ragazzina viziata e superba.
La verità come sempre sta nel giusto mezzo, la giovane, figlia unica adorata dai genitori, in realtà è sì una ragazzina viziata e a volte capricciosa, ma è anche una ragazzina gentile e di buon cuore.

La vicenda raccontata da Elizabeth Gaskell è in breve la storia di Sylvia e dei suoi due innamorati: il giovane e avvenente, nonché coraggioso e virile ramponiere Charley Kinraid e il cugino di Sylvia, il tranquillo e misurato Philip Hepburn, che lavora come commesso in un negozio di tessuti.

Ovviamente lo spirito ribelle e sbarazzino di Sylvia fanno sì che ella ricambi appassionatamente l’amore di Charley mentre Philip non riesce a darsi pace al pensiero di dover rinunciare per sempre alla cugina.

Quando Kinraid viene rapito dalla press gang, Philip unico testimone del fatto, non consegna il messaggio del rivale all’amata e, lasciandole credere che Charley sia morto affogato, cerca di prendere il suo posto nel cuore di Sylvia.

Gli eventi precipitano, il padre di Sylvia viene condannato per tradimento e impiccato, il lutto per il marito fa perdere la ragione alla signora Robson e Sylvia, trovandosi sola con una madre invalida, senza più punti di riferimento, decide che per il bene di tutti è giunto il momento che lei accetti di sposare quel cugino che fino a poco tempo prima aveva tanto disprezzato, ma che le è stato così vicino nel momento del bisogno.

Sylvia non riuscirà mai a dimenticare il suo primo e unico amore e inevitabilmente giungerà il giorno in cui Charley Kinraid farà ritorno a Monkshaven e allora…

“Gli amanti di Sylvia” non ha avuto particolare successo quando fu pubblicato, la stessa autrice definì il romanzo come la storia più triste che avesse mai scritto.

Il romanzo per nulla breve (569 pagine) è molto descrittivo e per questo forse non totalmente scorrevole, ma ad Elizabeth Gaskell va però riconosciuta una magistrale capacità nel riuscire a descrivere minuziosamente i paesaggi oltre ad una grande abilità nell’indagare profondamente gli animi dei suoi personaggi.

Sylvia e Philip crescono pagina dopo pagina e, col passare degli anni, mutano i loro animi e i loro caratteri. Ed è proprio questo mutare di sentimenti, di capacità di sentire, di relazionarsi gli uni con gli altri che la Gaskell è bravissima a descrivere.

Tutto questo fa sì che nel lettore l’impressione ricevuta da ogni personaggio non resti fissa ed immobile per tutta la storia, ma anzi vari insieme ad essa.
I personaggi riescono a stabile un’empatia con il lettore passatemi il termine “intermittente” ovvero a secondo del momento il lettore è portato a simpatizzare per un personaggio salvo poi trovarsi ad accordare la propria simpatia ad un altro, proprio perché l’evolversi della storia e il mutare dei sentimenti dei protagonisti lo coinvolgono al punto da renderlo totalmente partecipe del loro sentire.

Personalmente all’inizio ho detestato Philip, ma poi nonostante il pessimo comportamento da questi tenuto, ci sono stati momenti in cui sono riuscita a comprenderlo e perfino a scusarlo per il suo agire nonostante il suo essere meschino.

Sono stata forse meno clemente nei confronti di Sylvia, perché al di là delle disgrazie accadute, disgrazie che certamente avrebbero indebolito la forza di volontà di chiunque, non sono comunque mai riuscita a perdonarle una certa debolezza di carattere nel lasciarsi comandare dagli eventi e quel suo cercare di addossare ad altri colpe che in parte erano solo sue proprie.

Un personaggio che ho apprezzato invece moltissimo perché ritengo sia a tutti gli effetti il personaggio “romantico” per eccellenza, è quello di Hester, la donna innamorata da sempre di Philip e da questi considerata semplicemente una sorella.
E’ lei la vera eroina che per amore ha saputo piegarsi ed accettare il suo triste destino, mantenendo inalterati nel tempo i suoi sentimenti per l’uomo amato, senza mai tirarsi indietro davanti alle sue richieste per quanto dolorose per lei potessero essere.

“Gli innamorati di Sylvia” è edito da Jo March Agenzia Letteraria e per la precisione è la sesta uscita della collana “Atlantide” con la quale la casa editrice si ripropone di riscoprire capolavori dimenticati della letteratura.

Assolutamente da leggere l’introduzione di Francesco Marroni intitolata: “Scene da una tragedia domestica. Note per una lettura di Sylvia’s Lovers”.

Il volume inoltre, come tutti i libri della stessa collana, è corredato da interessanti ed esaustive note a piè di pagina.

A chi consiglierei la lettura del romanzo? Ovviamente a tutti gli appassionati di Elizabeth Gaskell e del romanzo vittoriano.

Se ancora non l'avete letto, vi ricordo un altro libro di Elizabeth Gaskell sempre edito da Jo March Agenzia Letteraria ovvero "Nord e Sud".
Infatti, per quanto io abbia apprezzato la lettura de “Gli innamorati di Sylvia”, “Nord e Sud” resterà sempre il mio romanzo preferito di questa straordinaria autrice.



domenica 30 novembre 2014

“Il matrimonio delle sorelle Weber” di Stephanie Cowell

IL MATRIMONIO DELLE SORELLE WEBER
di Stephanie Cowell
BEAT

Ci sono volte in cui scrivere una recensione è più difficile di altre, non perché non si sappia cosa dire, ma semplicemente perché scriverla significa che si è giunti all’ultimo atto, terminato questo calerà per sempre il sipario su quei personaggi che ci hanno tenuto compagnia e saremo inevitabilmente costretti a lasciarli andare.

E’ vero ci saranno altri libri, altre storie, magari altri mondi da esplorare e senza dubbio altri personaggi da conoscere che prenderanno il loro posto, ma questo pensiero non attenua quella malinconia che ci ha colti immediatamente dopo aver letto l’ultima riga dell’ultima pagina.

E’ con questo spirito dunque che oggi mi accingo a parlarvi di “Il matrimonio delle sorelle Weber” di Stephanie Cowell.

Siamo nel 1842 a Salisburgo e Sophie Weber, la più piccola delle quattro sorelle, ormai ottantenne si appresta a raccontare la storia della sua famiglia a Vincent Novello, un giovane inglese, interessato a raccogliere materiale sulle giovani Weber e sul famoso musicista e compositore al quale esse furono molto vicine ovvero Wolfgang Amadeus Mozart.

Un giovedì sera come tanti a Mannheim in casa Weber, Herr Fridolin attendeva gli ospiti insieme alla moglie Maria Cecilia ed alle quattro figlie: Josepha, la maggiore di diciannove anni, Aloysia, Costanze e Sophie.

Le riunioni del giovedì sia per Fridolin Weber che per tutta la sua famiglia erano così importanti da passar sopra al fatto che gli altri giorni della settimana sarebbero stati costretti a fare i salti mortali per fare quadrare il bilancio perché in verità di soldi in casa ce n’erano davvero pochi.
 
Fridolin Weber era un copista di musica, un po’ compositore, sapeva suonare diversi strumenti. Gli incontri del giovedì erano riunioni in cui si faceva musica con gli ospiti e in cui le due figlie maggiori potevano dare sfoggio delle loro grandi qualità canore.

Proprio in una di quelle sere la famiglia Weber fece la conoscenza del giovane Mozart accompagnato nell’occasione dalla madre.

Mozart si innamorò perdutamente della bella Aloysia, ma non potendola sposare subito perché pressato dalla propria famiglia affinché raggiungesse il successo e l’indipendenza economica prima di accasarsi, fu costretto a chiedere alla ragazza di aspettarlo.

Aloysia accettò la proposta, ma in seguito si lasciò sedurre da un giovane pittore Joseph Lange e, in attesa di un figlio da questi, decise di sposarlo abbandonando Mozart al suo destino.

Herr Mozart uscì col cuore a pezzi dalla storia con Aloysia, ma col tempo riuscì a superare l’amara delusione e trovò un nuovo amore.
Si innamorò di un’altra sorella Weber e nonostante i numerosi contrattempi, fraintendimenti e malintesi questa volta riuscì a coronare il suo sogno d’amore e a sposare la fanciulla.
Sappiamo dalle prime pagine che non si può trattare di Sophie, io narrante della storia, resta quindi da scoprire chi sarà la prescelta tra Josepha o Costanze.

Io non vi svelo il mistero e il mio consiglio è quello di non leggere il riassunto sulla quarta di copertina del libro in modo da non rovinarvi il piacere della lettura.

Il romanzo è basato sugli avvenimenti della vita del giovane Mozart e ci racconta di un periodo della vita del compositore forse meno conosciuto di altri.

Spesso, infatti, la letteratura, le biografie, il cinema e la televisione ma anche le rappresentazioni teatrali ci hanno riportato aneddoti sulla vita di Mozart enfant prodige oppure ci hanno riferito dei suoi costanti e gravosi contrasti con Salieri.

Il periodo trattato dal romanzo della Cowell è invece quello in cui il giovane Wolfgang Amadeus Mozart cerca di affermare se stesso come musicista indipendente: egli non vuole vestire nessuna livrea ed il suo unico desiderio è quello di poter vivere liberamente della sua musica scrivendo quello che più gli aggrada.

Una fase, questa, nella vita del famoso musicista per nulla semplice; un periodo in verità fatto di molte rinunce e tante porte sbattute in faccia oltre a qualche bella pedata assestata nel fondoschiena nel vero senso letterale del termine!

La presenza delle sorelle Weber nella vita di Mozart ebbe un’importanza davvero significativa non solo a livello sentimentale, ma anche artistico.
La conoscenza di queste giovani donne fu fondamentale per la sua educazione sentimentale, ma lo fu ancora di più perché esse divennero anche le sue muse, le sue principali ispiratrici.
Mozart scrisse pezzi sia per Aloysia che per Josepha, ma al di là dei componimenti che scrisse perché loro potessero cantarli, significativa fu la profonda ispirazione che egli trasse dalle Weber per delineare i personaggi femminili delle sue opere.

Diversi sono i libri in letteratura le cui protagoniste sono quattro sorelle, possiamo ricordare tra i grandi classici “Orgoglio e pregiudizio” di Jane Austen, “Piccole donne” di Louisa May Alcott e “La storia di una bottega” di Amy Levy.

“Il matrimonio delle sorelle Weber” (titolo originale "Marrying Mozart") si può tranquillamente collocare tra questi classici che ci parlano dell’iniziazione di giovani donne alla vita adulta, unica differenza è che il romanzo di Stephanie Cowell è tratto dalla vita reale.

Le quattro sorelle Weber erano dotate tutte quante di forte personalità nonostante avessero caratteri molto diversi tra loro.

La bella Aloysia, una giovane viziata, altezzosa ed egoista, non riesce a suscitare la simpatia del lettore e sinceramente non si può che tirare un sospiro di sollievo per il giovane Mozart quando il matrimonio va in fumo.
Le parole di Josepha riguardo alla sorella ed il promesso sposo sono molto indicative al riguardo:

mi spiace per lui, perché lui la ama e lei non ha cuore

Josepha dotata come Aloysia nel canto era però penalizzata dall’alta statura che la rendeva meno bella della sorella.
Costretta a vivere all’ombra di Aloysia, soffriva di un complesso di inferiorità che la rendeva incostante e ribelle. Il suo più grande e unico desiderio era trovare qualcuno che la amasse a dispetto di tutto e di tutti.

Costanze era forse delle tre sorelle quella che più sentiva la musica pur non essendo particolarmente dotata, non era, infatti, né una brava esecutrice né una brava cantante.
Si limitava a copiare quella musica che amava così tanto e che spesso la faceva commuovere fino alle lacrime.
Costanze riconosceva un grande valore ai legami familiari. Il suo obiettivo era quindi quello di riuscire a tenere unite le sorelle e la madre cercando in ogni modo possibile di evitare contrasti, ripicche e contese.

Infine c’era la piccola Sophie: dolce, gentile e comprensiva, amava gli animali, sempre pronta a difendere i più deboli e disposta a spendere una buona parola per chiunque. Credeva fermamente che la sua vita dovesse essere dedicata a Dio ed alle opere di carità.

L’intrigo del romanzo è appassionante; il racconto ricco di pianti, dispetti, rivalse, riconciliazioni, bugie e cose non dette è narrato da un punto di vista tutto femminile.

E’ vero che la storia è molto romanzata, ma è altrettanto vero che è scritta con tanta grazia, arguzia e garbo che non la si può non apprezzare e restarne affascinati e coinvolti fin dalle prime pagine.

“Il matrimonio delle sorelle Weber” è un libro divertente e scorrevole; una lettura gradevole, poco impegnativa che decisamente vi consiglio.



lunedì 11 novembre 2013

“Vecchi amici e nuovi amori. Immaginario seguito dei romanzi di Jane Austen” di Sybil G. Brinton (1874 – 1928)

VECCHI AMICI E NUOVI AMORI
Immaginario seguito dei romanzi di Jane Austen
di Sybil G. Brinton
JO MARCH 
C’è una caratteristica propria di quasi ogni coppia felicemente sposata – ovvero il desiderio di vedere matrimoni altrettanto felici tra i propri giovani amici; e in alcuni casi, laddove questo desiderio è forte e le circostanze appaiono favorevoli alla buona riuscita dei loro sforzi, accade che essi si imbarchino nella pericolosa ma piacevolissima impresa di aiutare quelle persone ancora incerte, a prendere una decisione riguardo a questo passo così importante della vita, e fatto ciò, si prodighino a rimuovere ogni ostacolo affinché questa decisione possa celermente tradursi in azione.

Già dall’incipit del romanzo risulta evidente che quello scritto di Sybil G. Brinton è uno di quei libri che vi coinvolgerà talmente da riuscire a tenervi letteralmente incollati alle pagine. 
Farete davvero fatica a posarlo anche solo per un minuto.
Purtroppo però, quando giungerete all’ultima pagina, rimpiangerete di non essere stati in grado di “dosarne” la lettura, poiché la parola fine arriverà inevitabilmente troppo presto.

Non sono mai stata particolarmente attratta dai derivati e dai sequel delle opere austeniane che, tranne in rari casi come per "La trilogia di Fitzwilliam Darcy" di Pamela Aidan, ho trovato del tutto superflui e inutili.

Mi rendo conto che eguagliare la “cara zia Jane” sia impossibile, ma forse proprio per questo sono rimasta affascinata dal libro della Brinton, primo vero sequel dei romanzi austeniani, pubblicato per la prima volta nel 1913.
Questa autrice riesce davvero a farci rivivere le emozioni che abbiamo vissuto con i libri della Austen.  Bisogna senza dubbio riconoscerle il grande merito di essere in grado fin dalle prime righe di trasportarci nel mondo magico dei personaggi austeniani.
Tutti ricordiamo gli incipit dei romanzi di Jane Austen, la loro forza e la loro incisività, ma l’incipit del libro di Sybil G. Briton non ha nulla da invidiare a quelli scritti dall’autrice da lei e da noi tanto amata.

La scelta del titolo è più che azzeccata, perché proprio di nuovi amori e vecchi amici si tratta per tutti noi Janeites che, con grande entusiasmo e partecipazione, siamo felici di poter ritrovare, anche se per breve tempo, tutti i personaggi che ci hanno fatto emozionare con le loro storie nei sei romanzi canonici della Austen.

La bravura della Brinton sta proprio nella sua capacità di far rivivere tutti i personaggi dei romanzi austeniani in un unico romanzo, creando per loro credibilissimi collegamenti di parentele, amicizie e conoscenze, così che la narrazione non risulti mai forzata.

Ottima la scelta di incentrare le storie d’amore sui personaggi che nei romanzi della Austen non erano i veri protagonisti, ma solo co-protagonisti o personaggi secondari.
Certo ognuno di noi avrebbe magari voluto leggere qualcosa di più del suo protagonista preferito, per quanto mi riguarda ad esempio sarei stata felicissima di avere qualche notizia maggiore di Mr. e Mrs. Wentworth ma sarebbe stato un errore e la Brinton è stata abilissima ad evitarlo.

Ciascuno di noi inoltre sarà felice o meno di ritrovare alcuni personaggi. Da parte mia ho sempre detestato Kitty Bennet (Orgoglio e Pregiudizio) e, per quanto la Brinton cerchi nelle sue pagine di dare risalto alla sua esuberanza più che alla sua personalità superficiale ed inconsistente, non riesco proprio a farmela piacere.
Ma ripeto, questi sono giudizi personali, ognuno ha le sue simpatie e antipatie…Devo rendere ad esempio merito alla Brinton di essere riuscita a farmi riconciliare con il personaggio di Mary Crawford (Mansfield Park)…ma la cosa che più ho apprezzato è poter leggere finalmente di Georgiana Darcy (Orgoglio e pregiudizio), l’adorata sorella di Mr. Darcy, una figura della quale ho sempre desiderato conoscere qualcosa di più.

Sybil G. Brinton ha cercato, oserei dire con soddisfacenti risultati, di riprodurre il più fedelmente possibile lo stile di Jane Austen, ma un plauso in questo senso va anche alla traduttrice ed alle curatrici del testo italiano che sono state bravissime a restare fedeli non solo all’originale del testo della Brinton ma anche alla tradizione italiana delle traduzioni austeniane.

Potrei andare avanti per ore a parlarvi di questo libro, ma non voglio rovinarvi la sorpresa. Posso solo dirvi leggetelo...leggetelo…leggetelo…

Un suggerimento: Natale è alle porte e, se avete amiche e amici che adorano Jane Austen, quale regalo più indovinato di una copia di “Vecchi amici e nuovi amori”?

Colgo l’occasione per ringraziare ancora una volta Valeria Mastroianni e Lorenza Ricci della Jo Mach Agenzia Letteraria che, con la collana Atlantide, riescono a donarci sempre delle autentiche perle pescando nei profondi oceani della letteratura dimenticata…

Vi ricordo della collana Atlantide:



domenica 21 luglio 2013

“La casa sfitta” di Ch. Dickens, E. Gaskell, W. Collins, A.A. Procter



 LA CASA SFITTA
di Dickens – Gaskell – Collins - Procter
Jo March Agenzia Letteraria
Charles Dickens, Elizabeth Gaskell, Wilkie Collins e Adelaide Anne Procter, quattro illustri personalità del mondo letterario di epoca vittoriana, sono gli autori di “A house to let”, storia pubblicata per la prima volta nel 1858 nell’edizione natalizia di Household Words, rivista diretta dallo stesso Dickens.

La signorina Sophonisba è una donna avanti negli anni, nubile e sola, alla quale il dottore ha prescritto una “vacanza londinese” ritenendo necessario un cambio d’aria per curare la depressione da cui è afflitta.
L’anziana signora lascia quindi la sua casa di Tunbridge Wells per trasferirsi in una casa in affitto nella capitale.
La sistemazione a Londra risponde perfettamente alle sue esigenze; l’unica nota stonata risulta essere la casa sfitta di fronte, una costruzione “parecchio malmessa, ma non in rovina”.
Un giorno Sophonisba avverte un’inquietante presenza nell’edificio di fronte e da quel momento non riesce più a pensare ad altro, la casa sfitta diventa la sua ossessione.
Per aiutare la donna ad uscire da questo suo stato d’ansia Trottle, il suo affidabile maggiordomo, e Jabez Jarber, il suo ex-spasimante ancora innamorato di lei, si improvvisano investigatori per risolvere il mistero della casa sfitta.
Alla voce di Jarber è affidato il racconto di tre storie slegate dalla vicenda principale, ovvero le storie degli inquilini che hanno affittato la casa nel corso degli anni.

Ognuno di questi racconti è opera di un diverso autore.

Il primo episodio “Il matrimonio di Manchester” scritto da Elizabeth Gaskell è la storia dei coniugi Openshaw: del passato della signora Alice prima di sposare il Signor Openshaw, del loro incontro e del loro trasferimento a Londra a seguito della promozione ottenuta dal signor Openshaw.

Il secondo episodio è opera di Charles Dickens ed è intitolato “Ingresso in Società”. Il racconto è narrato in prima persona dal signor Magsman il quale un tempo aveva preso in affitto la casa per i suoi spettacoli circensi. Egli ci narra la storia di un suo dipendente, il signor Chops, un nano con la fissazione di voler entrare in Società.

Il terzo episodio è affidato alla penna di Adelaide Anne Procter, una poetessa molto amata dalla regina Vittoria. “Tre sere nella casa” si differenzia dai precedenti racconti in quanto scritto in versi. La protagonista della poesia è Bertha, una giovane donna che per amore del fratello rinuncia a farsi una vita propria. Un giorno il fratello si sposa e lei capisce di aver rinunciato all’uomo amato ed alla sua felicità per nulla, ma ormai è troppo tardi per tornare indietro.

L’ultimo racconto “Il rapporto di Trottle” altro non è, come si evince dal titolo stesso, che il resoconto del maggiordomo a Sophonisba di quanto scoperto in merito alla casa. Questo ultimo episodio, opera di Wilkie Collins, si lega nuovamente alla vicenda principale e chiarisce il mistero della casa sfitta.

La cornice narrativa del romanzo è stata scritta a quattro mani da Dickens e Collins, ma l’influenza di Dickens si avverte anche nel racconto scritto dal solo Wilkie Collins.
L’umorismo e la satira che caratterizzano i personaggi dickensiani si integrano perfettamente con il racconto pieno di suspense e ricco di colpi di scena di Collins, maestro del sensational novel vittoriano.

Ogni racconto rispecchia lo stile del proprio autore. Così riconosciamo la penna di Elizabeth Gaskell nell’episodio de “Il matrimonio di Manchester” dall’introspezione psicologia dei personaggi e dalla particolare attenzione dell’autrice alla situazione economico-sociale all’interno della quale questi stessi personaggi si muovono.
Non è difficile riconoscere la penna di Dickens da alcune delle tematiche fondamentali dei suoi romanzi: il bambino orfano, il circo, l’ambiguità della società…
Una piacevole sorpresa è la poesia della Procter, poetessa molto famosa alla sua epoca ma non altrettanto ai giorni nostri. I suoi versi sono delicati e struggenti, malinconici e toccanti.

Dobbiamo ringraziare ancora una volta la Jo March Agenzia Letteraria per aver scovato questo romanzo dimenticato. Un regalo preziosissimo quanto inaspettato per tutti gli amanti della letteratura di epoca vittoriana.
Poiché la filosofia della casa editrice è quella di riscoprire ciò che è stato dimenticato, "i tasselli mancanti di un continente letterario sommerso”, a noi lettori non resta che rimanere in trepidante attesa della prossima uscita della collana Atlantide.


domenica 30 giugno 2013

“La storia di una bottega” di Amy Levy (1861 – 1889)

LA STORIA DI UNA BOTTEGA
di Amy Levy
Jo March Agenzia Letteraria
Fai girare, o Fortuna, fai girare la ruota e umilia l’orgoglioso;
Fai girare la tua ruota selvaggia con il sole, la tempesta e la nebbia;
Non abbiamo né odio né amore per te e la tua ruota.

L’introduzione di ogni capitolo del romanzo viene affidata ai versi di poeti francesi, inglesi e tedeschi. Ai versi di Tennyson è affidato il compito di introdurre l’inizio di questa storia che si svolge nella Londra di fine Ottocento e che prende avvio proprio da un inaspettato e sconvolgente ribaltamento di fortuna.

Le giovani sorelle Lorimer, a seguito dell’improvvisa morte del padre, si ritrovano sul lastrico e senza casa. Facendo una scelta anticonvenzionale, osteggiata dai parenti che vorrebbero dividerle per ospitarle, decidono di rinunciare alla sicura e confortevole protezione dei familiari per affrontare il loro destino unite. Consigliate dal Sig. Russel, un amico del padre, aprono una loro bottega di fotografia, la “G.&L. Lorimer: studio fotografico”.

Ma chi sono le sorelle Lorimer? 
Fanny la maggiore, sorella solo per parte di padre, ha trent’anni, non è sposata perché vittima di un amore “sfortunato”; è lei la più vittoriana delle quattro, ancora così strettamente legata all’idea di classe sociale, da non riuscire a superare le imposizioni dettate dalle regole della vecchia società.
Gertrude, ha ventitré anni ed è l’eroina del romanzo, la più intelligente delle sorelle, è colei alla quale tutti si affidano, la più responsabile, la roccia della famiglia. Gerty è una donna moderna, desidera l’indipendenza economica per sé e per le altre, vuole essere padrona della sua vita e delle sue scelte, ma nonostante questo non è completamente affrancata dalle convenzioni sociali tradizionali e spesso si trova combattuta su quale sia il giusto comportamento da tenere nelle diverse situazioni. Il suo è il personaggio che più di tutti incarna il passaggio, il mutamento epocale di fine Ottocento.
Lucy, ha circa vent’anni, ed insieme a Gertrude è colei che dà vita alla bottega di fotografia. E’ una ragazza seria, posata, ma moderna.
Ed infine la diciassettenne Phyllis, la più bella delle Lorimer, ma anche delicata e debole di costituzione. Proprio per questi suoi problemi di salute la più piccola è costantemente coccolata dalle sorelle.

“The Romance of a Shop”, titolo originale del romanzo, pubblicato per la prima volta nel 1888, è per certi versi un romanzo d’avventura. Un’avventura non intesa in modo esotico, non c’è nessun viaggio in terre lontane, in mondi sconosciuti, ma quella che viene raccontata è l’avventura della vita con la difficoltà di riuscire a ritagliarsi un ruolo nella società, di affermare se stessi, di riuscire in quel mondo affascinante ma spesso pericoloso che è il mondo del commercio e degli affari. Ovviamente non manca poi l’elemento “romantico” con corteggiamenti, matrimoni, delusioni amorose, libertini, artisti…

Bellissime ed interessanti sono le descrizioni di Londra, una nuova realtà nella quale non ci si sposta più solo in carrozza, ma anche con nuovi e moderni mezzi di trasporto, con gli omnibus e con la metropolitana.
Le protagoniste del romanzo, vivendo in questo ambiente urbano e scegliendo di entrare nel mondo del commercio, hanno la possibilità di fare nuovi incontri, hanno la possibilità di socializzare anche con l’altro sesso in maniera molto più libera e spontanea, superando quei rigidi formalismi a cui noi stessi eravamo abituati leggendo i romanzi ambientati negli anni precedenti.
Ognuna delle quattro sorelle reagirà in maniera diversa a questa “nuova” libertà ed è proprio questo il lato più affascinante del romanzo. E’ una storia nuova, dove mai nulla può essere dato per scontato e, a differenza dei classici di epoca vittoriana, dove spesso si intuiva fin dalla prima pagina quale sarebbe stato il finale, “La storia di una bottega” riserva diverse sorprese.

Da sottolineare infine l’accuratezza delle note a piè di pagina che accompagnano il racconto, sempre interessanti ed esaustive, così come l’introduzione di Silvana Colella.
Dopo “Nord e Sud” di Elizabeth Gaskell la Jo March Agenzia Letteraria è riuscita a fare di nuovo centro con questa sua seconda pubblicazione. 
“La storia di una bottega” è un bellissimo libro, un libro che gli appassionati di romanzi ottocenteschi inglesi non potranno non apprezzare e che finiranno senza dubbio per leggere più di una volta.


domenica 26 febbraio 2012

"Nord e Sud" di Elizabeth Gaskell




Elizabeth Gaskell (1810 – 1865) è una famosa scrittrice di epoca vittoriana che ha riscosso notevole successo sia presso il pubblico dell’epoca (fu molto apprezzata anche da scrittori quali Charles Dickens) che presso quello contemporaneo soprattutto in Gran Bretagna.
Si occupò di aspetti quali i preconcetti sociali contro le ragazze madri, ma anche dei contrasti determinati in Inghilterra dal carattere industriale del Nord e agricolo del Sud.




Proprio questi contrasti sono il tema principale del suo capolavoro “Nord e Sud”, romanzo solo recentemente tradotto in italiano e pubblicato dalla casa editrice Jo March, forse anche a seguito della grande richiesta del pubblico dopo il successo dell’adattamento televisivo della BBC in quattro puntate che auspichiamo venga presto trasmesso anche dalla televisione italiana.

Protagonista del romanzo è la diciannovenne Margaret, figlia di Mr Hale, un pastore anglicano di Helstone che, assalito da forti dubbi di fede ed in contrasto con il suo Vescovo, decide di abbandonare la Chiesa e trasferirsi a Milton, città industriale del Nord, con la famiglia per dedicarsi all’insegnamento. Proprio qui Margaret farà la conoscenza di esponenti della classe operaia, in particolare di Bessy e di suo padre Mr Higgins, ma anche dei proprietari industriali tra cui Mr Thorton “il padrone” del cotonificio di Marlborough Mills nonché primo allievo di Mr Hale. 
John Thorton, uno dei personaggi più interessanti del romanzo, è l’uomo che si è risollevato dalla miseria solo con le proprie forze, riuscendo a costruire un impero. E’ la personificazione “positiva” dell’uomo del Nord: tenace, combattivo, onesto, rigoroso e tutto teso verso la “produttività”. 
Margaret deve affrontare notevoli difficoltà per adattarsi alla nuova vita, ma soprattutto per accettare di vivere in una città frenetica, sporca, rumorosa, malsana così diversa dalla bucolica Helstone, da quell’ambiente quasi fiabesco della campagna del Sud dell’Inghilterra dove è cresciuta e dove il ritmo della vita scorreva lento e tranquillo. 
Mr Thorton, uomo di larghe vedute, nonostante non abbia ricevuto un’educazione classica vittoriana,  subisce quasi immediatamente il fascino della bella e altezzosa Margaret rimanendo disorientato ed al tempo stesso attratto dal suo essere così fiera e indipendente. 
A sua volta la ragazza si trova ben presto, nei confronti di John Thorton, combattuta tra l’ammirazione per l’uomo che si è fatto da solo, forte e rispettabile e l’ostilità verso l’industriale che lei ritiene responsabile delle miserie dei suoi operai.

“Quando vedo lavoratori violenti e ostinati nella ricerca dei propri dirititti, posso indubbiamente dedurre che il padrone è come loro; e ignora quell’anima che è magnanima, e benevola, e non cerca il suo interesse”.
“Siete proprio come tutti i forestieri che non capiscono come funziona il nostro sistema, signorina Hale” disse frettolosamente .
“Credete che i nostri lavoratori siano delle marionette di pasta, pronte a lasciarsi plasmare nella forma che più ci piace. Dimenticate che abbiamo a che fare con loro solo per meno di un terzo della loro vita; e sembrate non accorgervi che i doveri di un industriale son ben più grandi di quelli di un semplice datore di lavoro. Noi abbiamo un importante ruolo commerciale da sostenere, che fa di noi i grandi pionieri della civiltà”. 

“Non sono certo io la persona che può decidere chi sia un gentiluomo e chi no, signorina Hale. Voglio dire, non capisco molto l’uso che fate del termine. Ma devo ammettere che questo Signor Morison non è uomo leale. Non so chi sia; sto giudicando semplicemente da quello che ha detto il signor Horsfall”.
“Sospetto che il mio gentiluomo includa il vostro uomo leale.”
“E’ molto di più, sembrate suggerire. Non sono d’accordo con voi. Per me un uomo è un essere umano più nobile e completo di un gentiluomo.”
“Cosa volete dire?” chiese Margaret. “Abbiamo modi diversi di intendere i termini”.
“Dal mio punto di vista gentiluomo è un termine che descrive una persona solo nel suo modo di relazionarsi agli altri; ma quando parliamo di questa persona chiamandola uomo, non la consideriamo solamente in relazione ai suoi simili, ma in relazione a se stessa, alla vita, al tempo, all’eternità. (…) Sono piuttosto stanco di questa espressione da gentiluomo, che a me sembra venga spesso usata a sproposito, e spesso, inoltre, con tale esagerata distorsione del significato… mentre la piena semplicità del nome uomo, dell’aggettivo umano, viene ignorata, il che mi induce a classificarli come termini del gergo quotidiano. 

La storia d’amore tra Margaret e Mr Thorton può ricordare per alcuni aspetti la storia d’amore tra Elizabeth Bennet e Mr. Darcy in “Orgoglio e Pregiudizio” di Jane Asten pubblicata circa una quarantina di anni prima, nonostante la diversa ambientazione geografica e i diversi aspetti della società in cui la storia si sviluppa. Margaret però a tratti incarna entrambi i protagonisti del romanzo della Austen: è Darcy, quando resta arroccata sulle sue posizioni, chiusa nel suo altezzoso orgoglio e lo è nel finale quando risolve i problemi finanziari di lui, ma è anche Elizabeth quando, dopo aver rifiutato la prima proposta di matrimonio di Mr Thorton, realizza che è innamorata di lui e per questo il giudizio negativo che lui potrebbe avere di lei la tormenta ogni giorno.

Per chi volesse vedere le puntate del period drama della BBC ecco di seguito i link: