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martedì 30 giugno 2015

“Viaggio nella bellezza” Roberto Bolle

VIAGGIO NELLA BELLEZZA
Roberto Bolle
RIZZOLI
“Viaggio nella bellezza” è uno di quei volumi di cui ci si innamora appena lo si sfoglia; un libro fotografico dal grande formato 25,5 x 33 cm, cartonato con sovraccoperta, appare subito un oggetto del desiderio per qualunque bibliofilo.

Un libro da sfogliare, leggere, assimilare e poi lasciare a far bella mostra di sé nelle nostre librerie pronto per essere sfogliato ogni volta se ne senta la necessità.

Dal primo momento che l’ho scoperto in libreria ho capito che doveva fare parte della mia collezione e che non potevo assolutamente esimermi dal parlarne nel blog.

Non credo che Roberto Bolle abbia bisogno di presentazioni, chi non lo conosce?

Étoile della Scala di Milano dal 2004 e Principal dell’American Ballet Theatre dal 2009, ha ballato nei teatri più prestigiosi del mondo portando sulla scena nel corso della sua carriera tutti i ruoli più importanti del repertorio classico.

Con l’obiettivo di fare conoscere il balletto classico ad un pubblico sempre più vasto dal 2008 ha portato in luoghi mai raggiunti dalla danza il suo “Roberto Bolle and Friends” riscuotendo un enorme successo.

Attraverso un bellissimo percorso fotografico Roberto Bolle ci accompagna con questo libro in un viaggio alla riscoperta delle bellezze della nostra terra.

In più di un’intervista l’étoile ha sottolineato quanto per lui sia fondamentale far passare il messaggio dell'importanza di tutelare e proteggere il nostro patrimonio culturale che non ha eguali nel mondo.

Non sembra strano che questo “progetto fotografico” sia stato così fortemente voluto da Roberto Bolle se si pensa che tra i tanti riconoscimenti ricevuti, il ballerino che dal 2007 collabora con il FAI, nel 2012 è stato insignito del titolo di “Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica” grazie ai meriti acquisiti verso il Paese in campo culturale e nel 2014 a Parigi della Medaglia d’Oro dell’Unesco per il valore culturale universale della sua opera artistica.
Titoli che ne fanno a tutti gli effetti un perfetto ed autorevole ambasciatore della nostra cultura nel mondo.

Passiamo ora ad analizzare come è strutturato il libro i cui testi vivi e coinvolgenti sono a cura di Valeria Crippa, l’introduzione di Robert Wilson e l’interessante prefazione che riporta i bellissimi versi della celebre poetessa di Lesbo è ad opera di Giovanni Puglisi:

Chi è bello, lo è finché è sotto gli occhi, chi è anche buono lo è ora e lo sarà poi.
(Saffo, Liriche, VII-VI sec. a.C.)

Nella prima parte del volume intitolata “Pompei” (fotografie di Fabrizio Ferri) il fisico statuario del ballerino in perfetta sintonia con il sito archeologico ne mette in evidenza la grandiosità esaltandone la bellezza, ma sottolineandone allo tempo stesso anche la fragilità nonché la necessità di intervenire per salvaguardare questo nostro patrimonio troppe volte ignorato.

L’importanza della storia è messa in evidenza attraverso le foto delle rovine pompeiane, esse ci parlano del nostro passato invitandoci a risollevarci per riappropriarci della nostra identità attraverso un moto d’orgoglio, a ricordare la nostra grandezza per risorgere dalle nostre rovine in quanto eredi del prestigio dei nostri antenati.

La bellezza di Pompei è una bellezza fragile che ha bisogno del nostro aiuto per essere preservata affinché arte e conoscenza possano essere tramandate nel miglior modo possibile ai nostri posteri.

La seconda parte del volume intitolata “Viaggio in Italia” (fotografie di Luciano Romano) è invece dedicata alle foto di scena in cui vediamo come la danza entri in perfetta unione con luoghi pieni di arte e magia: l’Arena di Verona, le Terme di Caracalla ed il Colosseo a Roma, i Giardini di Boboli a Firenze, il Teatro Greco di Taormina, solo per citarne alcuni perché lascio a voi il piacere di scoprire gli altri…

Il libro non ci parla solo della bellezza dell’arte e della danza, ma anche della fatica e del lavoro che sono necessari per raggiungerla, perché raggiungere la perfezione che sia di un movimento di danza, che sia di un corpo perfettamente scolpito o che sia di un’opera d’arte necessita costanza, abnegazione e impegno.

“Viaggio nella bellezza” è l’esaltazione del bello in tutte le sue forme d’arte, sempre però con la consapevolezza che la bellezza non è mai solo fine a se stessa, ma è piuttosto lo strumento attraverso il quale l’uomo può e deve costruire un mondo migliore.






martedì 3 febbraio 2015

“I tre giorni di Pompei” di Alberto Angela

I TRE GIORNI DI POMPEI
di Alberto Angela
RIZZOLI
23-25 ottobre 79 d.C.: ora per ora la più grande tragedia dell’antichità

Sono le ore 13 del 24 ottobre e quello che sembrava un comune venerdì, si rivelerà essere invece il giorno di una tragedia di immani proporzioni.

Dal Vesuvius si sprigionerà, infatti, una quantità di energia pari a quella di cinque bombe atomiche e in meno di un giorno Pompei verrà sommersa da un diluvio di ceneri e gas.
Il crollo dei soffitti causato dall’imponente accumulo di pomici e dalle continue scosse sismiche causeranno numerosissimi decessi tra i Pompeiani.
Chi sopravviverà ai crolli non riuscirà comunque a trovare scampo da una morte che sopraggiungerà per soffocamento e per le ustioni causate dalle ceneri.

La vicina Ercolano resterà sepolta sotto metri e metri di fanghi compatti e lava.

Stessa drammatica sorte subiranno le campagne circostanti e le cittadine minori Terzigno, Oplontis, Murecine, Boscoreale, Stabia: ognuno di questi luoghi vivrà la sua personale tragedia.

Il mare impraticabile, le forti burrasche e l’attività vulcanica, impediranno ogni tipo di soccorso e Pompeiani, Ercolanesi…tutti saranno abbandonati al loro triste destino.

Pompei è stata colpita da una serie di catastrofi come raramente è avvenuto nella storia: terremoti, maremoti, piogge di pomici e rocce, valanghe roventi, torrenti di fango, gas irritanti, ceneri asfissianti…La vera “tempesta perfetta”.

E’ vero la storia di Pompei e di Ercolano, della grande eruzione del Vesuvius la conosciamo tutti, sin dalle elementari viene raccontata ad ogni alunno, allora perché scegliere di leggere un libro proprio sugli ultimi giorni di Pompei?
Perché ci sono tantissimi particolari interessanti che ancora ignoriamo e altrettanti elementi che magari abbiamo semplicemente rimosso nel corso degli anni.

Per esempio quanti di voi sanno che in realtà quello che distrusse Pompei, Ercolano e tutte le altre località circostanti non fu il Vesuvio che noi tutti conosciamo?
Il Vesuvio che vediamo oggi in realtà iniziò a crescere esattamente al centro del cratere del monte Somma (o Vesuvius nei testi antichi), il vero killer del 79 d.C.
L’immagine del Vesuvio della tipica “cartolina da Napoli” ha impiegato secoli a raggiungere l’attuale altezza tanto che nei dipinti medievali le sue dimensioni apparivano decisamente ridotte.

E’ vero che gli abitanti della zona di Pompei ed Ercolano, solo per citare le due cittadine più famose, ignorarono per anni gli avvertimenti che il vulcano inviava loro: dai terremoti sempre più frequenti e distruttivi sino a giungere a segnali molto più evidenti nelle ore precedenti l’eruzione, ma va detto a loro favore che, oltre a non essere in possesso delle moderne tecnologie di cui noi oggi disponiamo, l’aspetto del Vesuvius non era per nulla terrificante, non c’era ad esempio nessun cono come quello attuale ad indicare la presenza di un vulcano.
Il territorio si presentava come un monte lungo e basso, piuttosto pianeggiante al centro e con qualche rilievo ai margini.
  
Sappiamo per certo che qualche abitante riuscì a mettersi in salvo. Nella maggior parte dei casi non ne conosciamo i nomi e in qualche caso possiamo azzardarne invece anche l’identità. Tra i possibili superstiti c’è una certa Rectina, una ricca matrona, che sembrava poter vantare una certa familiarità con Plinio il Vecchio, l’ammiraglio della flotta di stanza a Miseno, famoso naturalista nonché zio di Plinio il Giovane, una delle nostre maggiori fonti della tragedia proprio perché egli stesso la visse in prima persona.

Ciò che affascina ne “I tre giorni di Pompei” è la capacità di Alberto Angela di riuscire a raccontare la storia come fosse un romanzo grazie anche a ricostruzioni verosimili di ciò che accadde nelle ore precedenti la tragedia e durante la tragedia stessa.
Senza tralasciare di raccontarci la vera storia dell’area vesuviana inquadrandola magistralmente nel più ampio quadro della storia romana, senza mancare di snocciolare dati scientifici e di illustrarci gli scavi e i ritrovamenti archeologici, Alberto Angela è riuscito a mantenere per ben 463 pagine un ritmo incalzante, regalandoci così una lettura piacevole il cui stile sembra molto più vicino a quello di un romanzo piuttosto che a quello di un saggio.
Mano a mano che ci si avvicina all’ora zero, l’ora dell’eruzione, l’ansia del lettore cresce e così la sua partecipazione quasi fosse egli stesso in prima persona ad essere trasportato dalla folla, colto dallo stesso panico che colse quasi certamente gli abitanti dell’area vesuviana.
Un’empatia che cresce pagina dopo pagina e che induce il lettore a chiedersi cosa avrebbe fatto e come avrebbe reagito se si fosse trovato davvero in prima persona a vivere quei terribili momenti.

Apprezzabili sono la sensibilità ed il profondo rispetto con cui Angela ci racconta gli ultimi istanti di una tragedia che fece migliaia di vittime, persone che morirono in una delle catastrofi più grandi che la storia conosca.
Ho gradito particolarmente il fatto che egli parli di esseri umani e non semplicemente di calchi umani, perché è giusto non dimenticare mai che quelle immagini di vittime giunte sino ai nostri giorni sono state “persone vere” e pertanto richiedono rispetto e dignità.

La storia spesso ci parla di guerre, di battaglie e di grandi eventi senza umanità, senza fare cenno a quanto questo sia costato in termini di vite umane, senza rispetto per i morti; la letteratura al contrario ci mostra il lato umano delle tragedie.
Quando leggete un libro di storia e leggete per esempio della peste, il racconto rimane freddo, lucido come se i morti non fossero persone, ma un semplice dato, un numero.
Pensate ora quanta differenza leggendo ad esempio i Promessi Sposi ed in particolare il racconto della madre di Cecilia che depone la figlia sul carro, pensate al pathos di quelle pagine.
“I tre giorni di Pompei” pur essendo a tutti gli effetti un’opera divulgativa, riesce grazie alla grande capacità espositiva del suo autore, a mantenere vive la pietas e l’umanità nel lettore nei confronti di esseri umani vissuti duemila anni fa.

Perché leggere questo libro? Un valido motivo potrebbe essere più o meno lo stesso che ha spinto l’autore a scriverlo ovvero tirare le fila di tutto il sapere acquisito in più di venti anni di riprese televisive e visite dell’area vesuviana.
“I tre giorni di Pompei” è un validissimo aiuto per fare il punto di tutte le proprie conoscenze sull’argomento.
Ho scoperto con piacere che c’erano molti elementi di cui non sapevo nulla. Che l’eruzione abbia avuto luogo nel 79 d.C, ad esempio, è notizia certa, ma io ignoravo il fatto che ci fossero dei dubbi sul mese dell’avvenimento ovvero che ci fossero due ipotesi di datazione: il 24 giugno e il 24 ottobre.
La tesi che l’eruzione sia avvenuta in autunno piuttosto che in estate è quella più attendibile secondo Angela che ha scelto di dedicare alla controversa questione l’intera appendice alla fine del libro esponendo gli elementi a favore e contro ciascuna datazione.

“I tre giorni di Pompei” demolisce quell’immagine che spesso film e letteratura ci hanno imposto presentandoci i Pompeiani sorpresi dall’eruzione mentre erano impegnati in banchetti o mentre si rilassavano alle terme.
Nulla di più sbagliato, Pompei era in piena emergenza. 
Quasi tutte le case avevano lavori in corso, alcune erano state abbandonate dopo il terremoto del 62 d.C. ed erano disabitate da anni, inoltre c’erano cantieri aperti un po’ ovunque.
A causa poi dell’attività sismica intensificatasi negli ultimi giorni, nelle ore prima dell’eruzione a Pompei mancava l’acqua mentre maleodoranti esalazioni sulfuree salivano dal terreno nelle zone circostanti.

Il libro di Alberto Angela è affascinante, esaustivo ed avvincente, ma se tutte queste qualità da sole non dovessero essere sufficienti per spingervi alla lettura, vi ricordo che acquistando “I tre giorni di Pompei” contribuirete al restauro di un importante affresco ovvero "Adone ferito" che si trova proprio a Pompei nell'omonima casa.