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domenica 14 gennaio 2024

“The house of the Wolfings” di William Morris

William Morris (1834-1896) fu un uomo dotato di una mentalità estremamente versatile; molteplici furono i suoi interessi che spaziarono nei più diversi campi artistici e culturali sino ad approdare alla militanza politica. Egli fu uno dei primi socialisti inglesi.

Tra le sue innumerevoli passioni ci furono la mitologia nordica e il romanzo medievale in particolar modo quello islandese. Questi argomenti influenzarono largamente la sua produzione letteraria.

“The house of the Wolfings” è il romanzo che ha ispirato la nascita del genere fantasy. Lo stesso J. R. R. Tolkien affermò di aver tratto ispirazione proprio da quest’opera per le storie ambientate nella sua “Terra di Mezzo”.

La storia del romanzo di William Morris racconta della lotta tra i Goti e gli invasori Romani, inframmezzando alla realtà storica elementi mitologici e fantastici.

In un alternarsi di prosa e poesia, la fusione di elementi di magia e di verità del passato danno vita ad un racconto epico carico di pathos e raffinato lirismo.

Protagonista del racconto è Thiodolf, condottiero degli Wolfings, una della Casate più importanti della Marca. Spetterà a lui, scelto come Comandante di Guerra insieme ad Otter dei Laxings, condurre gli eserciti per difendere le Terre delle Genti dal famelico invasore.

William Morris esalta in queste pagine il valore, l’ardore e l’eroismo dei Goti contrapponendolo all’avidità e all’irreggimentazione proprie dei Romani sebbene non manchi, comunque, di riconosce a questi un grande coraggio in battaglia.

È appassionante poter leggere la storia da un altro punto di vista, quello dei Goti appunto, essendo noi quasi sempre abituati a leggerla dal punto vista dei Romani.

“The house of the Wolfings” è un romanzo che affronta temi che, oltre ad interessare i cultori del genere fantasy che qui potranno ritrovare le atmosfere all’origine del loro genere preferito, diventano anche un importante spunto di riflessione sociale considerando proprio la visione politica utopistica dell'autore.

Qualche parole deve assolutamente essere spesa per la casa editrice Black Dog: molto bella la veste grafica del volume, ottima la qualità della carta e particolarmente felice l’idea di corredare il volume con le bellissime illustrazioni in bianco e nero opera di Elena Massola. Infine, da sottolineare l’interessante prefazione a cura di Andrea Comincini che qui ci racconta il genio dimenticato di William Morris.




lunedì 25 dicembre 2023

“È colpa tua?” di Mercedes Ron

Nick e Noah , dopo tante peripezie, sono ormai una coppia ma le prove da superare per loro sembrano non finire mai. Numerosi sono gli elementi che giocano a loro sfavore mettendo a dura prova la loro relazione. L’opposizione dei genitori, la differenza di età, gli scheletri del passato, la gelosia e le paure irrazionali, i traumi mai superati, la mancanza di fiducia potrebbero alla fine allontanarli per sempre.

È vero, i loro sentimenti sono intensi e profondi, ma l’amore e la passione di fronte a tanti dubbi, incomprensioni e difficoltà potrebbero non essere sufficienti per superare tutte le crisi che Nick e Noah incontreranno sul loro cammino. 

Andrò controcorrente, ma per me il secondo volume della trilogia non regge assolutamente il confronto con il primo.

Per quasi duecento pagine la storia sembra trascinarsi e avvitarsi su se stessa in attesa di un qualcosa che sblocchi la situazione, un qualcosa che sembra non arrivare mai, poi lentamente il racconto inizia a rianimarsi, la narrazione inizia a prendere slancio e alla fine, in aperto contrasto con la fiacca partenza, il finale si rivela davvero ricco di colpi di scena inaspettati e sorprendenti.

A differenza del primo romanzo questo libro non è autoconclusivo per cui, una volta letto questo secondo episodio, si è costretti ad affrontare inevitabilmente la lettura del terzo. Il mio consiglio sinceramente è quello di fermarsi alla lettura del primo.

Lo so, posso sembrare spietata e forse un po’ lo sono pure, ma sono cresciuta a pane e zia Jane quindi merito un po’ di indulgenza. Leggerò comunque anche il terzo volume, chissà, magari mi sorprenderà positivamente mantenendo quanto di buono intravisto nell’ultima parte di questo secondo episodio. Insomma, come si dice, mai dire mai…

sabato 16 dicembre 2023

“È colpa mia?” di Mercedes Ron

Abbiamo tutti quell’amica scema che sa capire perfettamente quando è il momento di farci ridere perché il livello del nostro stress ha raggiunto il limite di guardia, Ecco, la mia si chiama Sabrina.  Vi chiederete cosa ci azzecchi la mia amica con questo libro, ebbene, è stata lei a costringermi, amabilmente si intende, ad affrontare la lettura di questo romanzo perché, secondo il suo insindacabile giudizio, era giunta l’ora che mi prendessi una pausa anche dai miei amati saggi medicei.

Quindi via con la visione insieme del film originale Prime tratto dal romanzo e poi la lettura del libro. Vi dico subito che “E colpa mia?” è il primo volume di una trilogia ma, mentre al termine del film lampeggia un sottinteso "to be continued" grosso come una casa, il libro può considerarsi tranquillamente un romanzo autoconclusivo.

Veniamo al racconto. La diciassettenne Noah è costretta a trasferirsi in California per seguire la madre che ha da poco sposato un affascinante miliardario. Nonostante per lei si spalanchino le porte di un mondo fatto di feste, bei vestiti, scuole di altissimo livello, Noah non riesce a darsi pace per ciò che ha dovuto inevitabilmente lasciare dietro di : i suoi luoghi del cuore, la sua squadra di pallavolo, la sua migliore amica e Dan, il suo fidanzato. Come se non bastasse sarà costretta a convivere anche con il nuovo fratellastro, Nicholas. Dopo qualche duro scontro iniziale però il fratellastro, un ventiduenne bello e dannato, inevitabilmente farà breccia nel cuore di Noah. Entrambi i ragazzi hanno esperienze traumatiche alle spalle e il loro legame in qualche modo riuscirà a risanare quelle vecchie ferite.

La trama è piuttosto scontata: due mondi che si scontrano, le crisi adolescenziali, la paura di non essere accettati. Tanti gli elementi classici di questo tipo di letteratura, risse e corse in auto comprese, ma nell’insieme devo ammettere che il romanzo si è rivelato una piacevole lettura d’evasione.

Il ritmo del film è senza dubbio più veloce; il libro, però, sebbene a tratti rallenti un po' riesce sempre a mantenere alto l’interesse del lettore. L’autrice merita un plauso particolare anche per la caratterizzazione dei personaggi che sono ben delineati. Sinceramente tutta questa passione che si scatena tra i protagonisti mi ha fatto un po’ sorridere, ma ci sta trattandosi a tutti gli effetti di un romanzo young adult.

Per dovere di cronaca è giusto ricordare che questo libro, edito da Salani e ormai bestseller conclamato, ha fatto la sua prima apparizione sulla piattaforma Wattpad riscuotendo un enorme successo tanto da contare ben oltre 500.000 follower.

Che dire? Brava la mia amica! Ogni tanto una ventata di leggerezza è decisamente necessaria.

Alla prossima puntata con “E colpa tua?”



sabato 25 novembre 2023

“Lucietta” di Federico Maria Sardelli

Siamo sul finire del Seicento, in una Venezia in declino dal punto di vista politico ma ancora largamente attiva sul piano culturale e musicale, due bambini vengono alla luce a distanza di un anno l’uno dall’altro.

Nel 1677 la neonata Lucietta viene abbandonata e affidata all’Ospedale della Pietà, Antonio Vivaldi nasce appena un anno dopo, nel 1678. 

Due vite consacrate alla musica, le loro, ma mentre Lucietta è condannata a trascorre tutta la sua esistenza tristemente reclusa in un ambiente difficile e ostile, Antonio è invece destinato ad andare in giro per il mondo e ottenere una fama internazionale.

Don Antonio Vivaldi e l’organista Lucietta avranno modo di fare musica insieme, seppur per un breve periodo, ma quei pochi attimi basteranno per toccare in qualche modo le loro anime per sempre.

“Lucietta” di Federico Maria Sardelli è un libro che unisce due generi molto diversi tra loro: il romanzo e il saggio. Alternando capitoli dedicati a fatti immaginati a capitoli dedicati a fatti documentati, l’autore riesce a ricreare perfettamente le atmosfere della Venezia dell’epoca. Il racconto è incentrato sulle condizioni di vita delle piccole che venivano accolte all’Ospedale della Pietà, vite di povere segregate, come era stata quella di Lucietta; racconto di vite caratterizzate da cibo scarso e di pessima qualità, da malattie (angoscianti le pagine in cui viene descritto come si tentò di curare l’affezione agli occhi di Lucietta), da cattiverie e vessazioni perpetrate ai danni delle recluse sia dalle compagne che da chi avrebbe dovuto vegliare su di loro.

È tangibile il senso di angoscia e di claustrofobia che doveva attanagliare le figlie della Pietà. Federico Maria Sardelli è davvero abile a descrivere quei sentimenti di inquietudine, rivalsa, gelosia e tormento che si dovevano respirare tra quelle mura.

Eppure, ambienti tanto freddi e privi di empatia come gli ospedali veneziani furono formidabili centri di produzione musicale a cui si guardava con interesse non solo da parte dei cittadini, ma anche dei visitatori stranieri. Alcune esecuzioni raggiungevano tali livelli da suscitare grande ammirazione persino nei diaristi e nei cronisti più celebri dell’epoca.

Molti dei manoscritti che Vivaldi scrisse durante il suo primo mandato per l’Ospedale della Pietà sono andati purtroppo perduti. Il maestro Sardelli sottolinea però il fatto che, sulla base di quel poco che si è conservato, possiamo oggi osservare quanta formidabile cura Vivaldi mettesse nel dare a ciascuna figlia il tipo di musica adatta all’altezza della sua maturazione tecnica.

Avvalendosi delle fonti d’archivio per raccontare la verità dei fatti e facendo al tempo stesso ricorso alla fantasia per compensarne le lacune e per rendere più fluida la narrazione, Federico Maria Sardelli è riuscito nell’impresa di fare riemergere dalle ombre del passato e dare voce alla figura storica di una musicista di grande talento dimenticata dal tempo, non perché non abbastanza talentuosa, ma perché, come scritto nelle note stesse dell’autore, appartenente alla classe dei diseredati.

La Lucietta di Federico Maria Sardelli è mansueta e testarda, ha imparato presto che la rassegnazione è la miglior medicina nei momenti di avversità, ma per lei sbagliare è un’umiliazione insopportabile. Ha un carattere forte e sembra sempre molto sicura di sé, eppure, nasconde anche tante fragilità e una di queste si chiama proprio Antonio Vivaldi.

La protagonista di questo libro, così come il famoso musicista che abbiamo già avuto modo di apprezzare negli altri volumi a lui dedicati da Federico Maria Sardelli, fa parte di quei personaggi destinati ad essere irrimediabilmente amati da tutti i lettori.


Di Federico Maria Sardelli vi ricordo:

- L'affare Vivaldi

- Il volto di Vivaldi


 

domenica 15 ottobre 2023

“Quando le stelle torneranno a prenderci” di Valentina Aldeghi

Emerenziana porta il nome della protagonista di una delle leggende di Toblach, ma nonostante un nome tanto particolare Emmi, come la chiamano tutti, ignora completamente la storia di quella terra, il Sudtirolo.

A raccontare la leggenda di Emerenziana ad Angela, la mamma di Emmi, era stata la loro vicina di casa Irmgard. La leggenda aveva affascinato talmente Angela da indurla a chiamare la figlia come la principessa della fiaba.

Il legame di Emmi ed Irmgard è un legame davvero speciale; I’anziana donna è a tutti a tutti gli effetti per Emmi una nonna, alle sue cure infatti la madre l’ha sempre affidata fin da piccola quando andava al lavoro o aveva qualche impegno fuori casa.

Sarà una vacanza, all’apparenza banale e spensierata, che Emmi farà a Innichen con le amiche a sconvolgere completamente le loro vite.

Irmgard comprenderà che è arrivato il momento per lei di fare i conti con quel passato che, ora più che mai, bussa prepotente alla sua porta per essere raccontato.

Il Sudtirolo ha letteralmente travolto Emmi che, una volta tornata, si accorge di non riuscire a dimenticare Konrad, il bel tenebroso che ha fatto breccia nel suo cuore e di cui al momento ignora persino il nome. Inoltre quella terra, fino a poco tempo a lei completamente sconosciuta, sembra essere diventata per Emmi il centro dei suoi pensieri, vorrebbe comprenderne la storia, conoscere le sue leggende e afferrare il carattere della sua gente.

Il libro di Valentina Aldeghi è un racconto emozionante. Una storia d’amore tra due giovani protagonisti, Emmi e Konrad, che non può non appassionare il lettore. Entrambi insicuri e sensibili, così diversi eppure così simili. Emmi, nonostante le ferite infertele dalla vita, accetta di rischiare fin da subito il proprio cuore. Konrad, al contrario, fa fatica a lasciarsi andare, ma allo stesso tempo non riesce a restarle lontano.

Invero, la storia d’amore è anche un pretesto per raccontare la storia del Sudtirolo, una storia fatta di sofferenza, di tradimenti e di contraddizioni. Una storia che spesso il turista, che tanto dice di amare questa terra, ignora e non è neppure interessato ad approfondire.

L’autrice però non è una turista qualunque. Valentina Aldeghi, come Emmi, ha riconosciuto in Innichen la sua Heimat. Non esiste una parola italiana che possa tradurre questo termine: casa o patria non rendono la vera essenza di questa parola. Heimat è quel luogo del cuore che senti essere casa tua, un luogo a cui senti di appartenere anche se non ci sei nato. Lo scrittore Fabio Genovesi sostiene che essere nato nella propria casa, come è accaduto a lui con la Toscana, è una fortuna, ma casa è per ciascuno di noi ogni qualsivoglia luogo nel mondo a cui si senta di appartenere davvero.

Emmi si chiede se meriterà mai di appartenere a Innichen, se gli abitanti un giorno la accetteranno. È sempre difficile farsi accettare, se la propria Heimat non è il luogo dove si è nati. Si finisce sempre per sentirsi un po’ dei traditori verso il luogo di nascita e degli intrusi laddove invece vorremmo essere di casa. Ma forse ha ragione Konrad, o almeno mi piace pensarlo, quando dice che i luoghi appartengono a chi li ama e non a chi li abita.

La storia del Sudtirolo è una storia che merita di essere conosciuta. Dimentichiamo troppo spesso che la stessa Italia è una nazione giovane. Se pensiamo che ancora oggi sopravvivono campanilismi all’interno di una stessa regione e fazioni all’interno di una stessa città, dovremmo comprendere quando più possa essere ancora dolorosa la situazione in una terra in cui vicende tanto laceranti risalgono ad un passato così recente.

“Quando le stelle torneranno a prenderci” è un romanzo davvero particolate in grado di affascinare il lettore con le sue magiche atmosfere che fanno da sfondo a due storie d’amore che si rincorrono e si alternano per tutta la narrazione, quella di Irmgarg e Alois e quella di Emmi e Konrad, entrambe a modo loro intense e struggenti.

Al pari dei personaggi sono però altrettanto protagoniste del romanzo la Storia e l’importanza della salvaguardia delle tradizioni e dell’identità di un popolo.

A chi consiglierei questo libro? A chi ama le storie d’amore, a chi ama il Sudtirolo, a chi ama la storia in generale, a chi crede nel destino… insomma a tutti coloro in cerca di una bella storia e che abbiamo voglia di tornare a sognare.



martedì 10 ottobre 2023

“La figlia più amata” di Carla Maria Russo

I duchi passano. Firenze resta. Il romanzo di Carla Maria Russo si apre con il racconto di un incontro segreto. In una piccola stanza ricavata nelle segrete della Torre Volognana due personaggi stringono un patto di ferro. L’uno è un giovane freddo e razionale, l’altro un uomo potente e vigoroso sebbene non più nel fiore dell’età. È l’uomo anziano che ha scelto di legarsi alla causa del giovane.

Cosimo I de’ Medici, uomo potente e autoritario, figlio di Giovanni dalle Bande Nere e nipote di Caterina Sforza, domina Firenze con il pugno di ferro, nessuno osa contraddire l’orgoglioso e dispotico duca, eppure anch’egli ha le sue debolezze: la moglie Eleonora di Toledo, che ama profondamente, e le sue figlie, in particolare Bia e Isabella. Ebbene sì, contrariamente ad ogni logica di potere, Cosimo non cerca neppure di mascherare la sua preferenza per le figlie femmine e questo suo sentire fuori dal comune non fa che alimentare rancori e gelosie tra i suoi eredi.

Dopo la morte di Bia, la bimba avuta prima del matrimonio, Cosimo sembra non riuscire a riprendersi dalla grave perdita. Quando Eleonora gli annuncia di aspettare un altro figlio, egli le fa promettere che sarà una bambina. Isabella non sostituirà mai Bia nel cuore di Cosimo, ma diventerà per lui altrettanto preziosa. Purtroppo per Isabella, però, il troppo amore di Cosimo si rivelerà per lei anche una terribile condanna.

Il romanzo è un’opera di fantasia, ma si comprende che l’autrice ha svolto ampie ricerche per scrivere questa storia. Infatti, per quanto i fatti vengano reinterpretati e romanzati liberamente, essi conservano una solida base di verità storica e una verosimile rispondenza allo svolgersi dei fatti.

La storia di Cosimo I de’ Medici e della sua numerosa famiglia sì presta perfettamente ad essere trasformata in un romanzo. Tanti eventi furono oggetto di illazioni, chiacchiere, maldicenze già all’epoca in cui tali fatti avvennero. Non entro ovviamente nello specifico per non spoilerare e rovinare così l’effetto sorpresa al lettore digiuno di storia medicea per il quale certi avvenimenti storici risulteranno certamente sconosciuti.

Carla Maria Russo ha la straordinaria capacità di saper riportare in vita i personaggi del passato, farli interagire e dialogare tra di loro, ricreare la perfetta atmosfera dei luoghi attraverso i quali farli agire e muovere.

La narrazione si volge su tre piani: quello legato al complotto e alle lettere che si scambiano i due personaggi che hanno stretto il patto segreto, alcuni frammenti di racconto estrapolati da ciò che si è salvato di un diario scritto da Isabella de’ Medici e giunto nella mani del figlio Virginio e infine il racconto vero e proprio, quello in cui si narra la storia di Cosimo I e della sua famiglia.

Uno degli aspetti più singolari della famiglia di Cosimo I de’ Medici fu che nonostante l’amore fuori dal comune che legò questi alla moglie e alla figlie, nonostante alcuni particolari comportamenti che, almeno  all’apparenza, avrebbero dovuto cementare lo spirito familiare, come il desiderio del capofamiglia di riunirsi ogni giorno per pranzare tutti insieme, in verità, mai nucleo familiare fu più disunito e mai dei congiunti svilupparono tanta ostilità gli uni nei confronti degli altri come i figli del primo Granduca di Toscana.

Ogni personaggio è caratterizzato in maniera magistrale dalla penna di Carla Maria Russo sia sotto il profilo fisico che sotto il profilo psicologico.

La debolezza di Cosimo nei confronti delle sue donne e la sua intransigenza quando si trattava di imporre la propria volontà senza guardare in faccia nessuno, la rigidità della duchessa Eleonora che si scioglieva al cospetto del marito, i sogni di Maria per sfuggire alla realtà, le pene di Lucrezia per il suo sentirsi perennemente inadeguata, la follia di Pietro, la fredda intelligenza di Ferdinando e l’incontrollata smania di esercitare il potere di Francesco, sono solo alcuni dei molteplici aspetti che caratterizzano i numerosi personaggi che animano le pagine del romanzo.

E poi c’è lei, Isabella de’ Medici, viziata e ribella. Una bambina a cui la madre non si riesce e il padre non vuole mettere un freno, che si comporta come un maschiaccio, che adora cavalcare e andare a caccia ma che, una volta divenuta adulta, si trasforma in una splendida donna colta e raffinata, appassionata di poesia e di musica, il fiore della Corte di Cosimo I de’ Medici, colei a cui tutti guardano come alla vera duchessa di Firenze.

Una trama affascinante, personaggi seducenti e un ritmo narrativo estremamente scorrevole rendono la lettura di questo libro davvero piacevole. Carla Maria Russo si conferma ancora una volta un’ottima autrice di romanzi storici.



mercoledì 16 agosto 2023

“Una notte a Firenze sotto Alessandro de’ Medici” di Alexandre Dumas

La vicenda narrata da Alexandre Dumas è nota. Siamo a Firenze dove i Medici sono tornati al potere grazie all’accordo stretto tra Carlo V e il papa Medici Clemente VII dopo il terribile Sacco di Roma.

Alessandro de’ Medici, duca di Firenze, era ufficialmente il figlio illegittimo di Lorenzo de’ Medici duca di Urbino, ma la verità più accredita lo vuole figlio illegittimo dello stesso Clemente VII.

Alessandro fu un tiranno nell’accezione più negativa del termine, violento e irascibile, impose il suo governo con la forza, procurandosi per questo molti nemici. Il suo stesso motto Non vuelvo sin vencer (Non ritorno senza vincere) era esso stesso indice del suo temperamento aggressivo e impulsivo.

Il Medici trovò la morte per mano di un lontano cugino Lorenzo (o Lorenzino), appartenente al ramo Popolano della famiglia Medici, che, dopo l’efferato omicidio, si guadagnò il soprannome di Lorenzaccio. Si narra che Lorenzo avesse sfruttato la passione per le donne di Alessandro per tendergli un agguato in casa propria e qui assassinarlo.

Il romanzo si apre con una breve prefazione in cui l’autore parla dell’Italia e di Firenze traendo alcune conclusioni, più o meno condivisibili, sull’indole e i costumi degli italiani e di come questi siano stati influenzati nel corso dei secoli dalla loro storia.

La trama, per quanto romanzata, mantiene un fondo di verità storica e non mancano alcune brevi digressioni atte a rafforzare la veridicità del racconto. Da segnalare forse solo qualche ingenuo anacronismo a favore della miglior resa della narrazione.

Di fatto quello di Dumas è il racconto di una storia d’amore.

Lorenzino è innamorato di Luisa ed è da lei ricambiato. Il duca Alessandro è invaghito della bella Luisa che è tra l’altro figlia di quel Filippo Strozzi sulla cui testa è stata posta una taglia di diecimila fiorini per aver congiurato contro il duca stesso. Alessandro assume a tratti quasi le caratteristiche di un Don Rodrigo di manzoniana memoria. Lorenzino si presta ad essere il mezzano degli intrighi amorosi del duca, ma la sua è solo finzione in quanto il suo unico scopo è quello di salvare l’amata e liberare Firenze dalla tirannia. 

“Una notte a Firenze sotto Alessandro de’ Medici” è un romanzo storico ottocentesco sebbene vi si riconoscano moltissime caratteristiche tipiche dei testi teatrali romantici sia nella resa della trama sia nella caratterizzazione dei vari personaggi.

Un testo forse più vicino, a mio avviso, alle opere teatrali di Friedrich Schiller anziché ai celebri romanzi di Dumas stesso, vuoi anche perché la trama stessa si presta massimamente ad una resa drammaturgia. Moltissimi sono anche i riferimenti al teatro all’interno del racconto stesso.

Ho letto il romanzo nella traduzione del 1861 di Vittoria D’Asti edita da Amazon Italia Logistica. Purtroppo, devo segnalare che il numero di refusi e di errori di stampa è davvero fastidioso soprattutto nella prima parte del volume.

Per cui, vivamente consigliata la lettura del romanzo in quanto, soprattutto se amate i classici, si tratta di un testo davvero interessante per ambientazione e periodo storico, ma altrettanto sconsigliato l’acquisto di questa particolare edizione perché davvero faticosa la lettura a causa dei tanti errori tipografici.




martedì 25 luglio 2023

“Il papa venuto dall’inferno” di Antonio Forcellino

Con questo quarto volume della serie “Il secolo dei giganti”, Forcellino riprende il racconto laddove lo aveva interrotto ne “Il fermaglio di perla”.

L’Italia seguita ad essere oggetto di contesa fra Spagna e Francia. Mentre in Occidente il conflitto continua ad infuriare, in Oriente Solimano, infiacchito dagli anni e afflitto dai dispiaceri, trova sempre più difficoltà ad arginare le manovre della concubina Roxanne.

Al soglio pontificio, nel frattempo, è salito Giulio III, un papa che almeno sulla carta sembra poter garantire una certa neutralità nei confronti dei baroni romani. Purtroppo, anch’egli, come i suoi predecessori, non tarderà a manifestare le proprie debolezze che, nel suo caso, avranno le sembianze di un attraente giovane, un figlio del popolo corrotto ed impudente, di nome Innocenzo.

Assediato dai conflitti religiosi che imperversano per mezza Europa (i calvinisti in Svizzera, i luterani in Germania e gli anglicani in Inghilterra), Giulio III scivolerà sempre più nel vizio.

Alla decadenza dei costumi e della politica fa da contraltare l’arte. Mentre l’anziano Michelangelo si assume il gravoso impegno di portare a termine la fabbrica di San Pietro con la sua cupola, sulla scena brilla sempre di più la stella del grande Tiziano Vecellio.

Le cose, però, sono destinate a peggiorare ulteriormente ed ecco, allora, che nel 1555 succede a Giulio III papa Paolo IV, al secolo Gian Pietro Carafa. Uno dei conclavi più celeri della storia, ma anche uno dei conclavi dalle conseguenze più disastrose per Roma e il Vaticano. Il Carafa accecato dall’odio verso i nemici di sempre, tra cui lo stesso Michelangelo, farà di tutto per cercare di vendicarsi di loro.

Come sempre, Antonio Forcellino riesce a ricreare sulla carta un affresco magistrale del periodo storico preso in esame. I tanti particolati e i numerosi personaggi ben caratterizzati fanno dei suoi libri dei romanzi storici ben riusciti.

Particolarmente avvincenti le pagine dedicate alla pittura di Tiziano e ai confronti che emergono con gli artisti a lui contemporanei o di poco precedenti.

Nulla è lasciato al caso così che sullo sfondo troviamo anche la figura di Vasari e della sua avversione nei confronti di Tiziano. Il Vasari è una figura legata al nuovo Duca di Firenze Cosimo I, astro nascente della politica toscana e non solo.

Amori, alleanze, tradimenti e conflitti, non manca davvero nessun ingrediente a questa storia affascinante quanto lo sono i suoi numerosi protagonisti. 

Grande curiosità per la lettura del quinto e conclusivo volume della serie di cui spero vi parlerò a breve.




giovedì 13 luglio 2023

“Il trono” di Franco Bernini

Un incipit rocambolesco quello di questo romanzo che ci presenta un Machiavelli alquanto diverso dal personaggio che tutti noi abbiamo incontrato sui banchi di scuola.

Svegliato di soprassalto nella notte, Niccolò Machiavelli, convinto che si tratti degli scagnozzi inviati dallo strozzino a cui deve parecchi soldi, cerca di scappare, ma viene acciuffato subito dai due sgherri che si rivelano essere invece le guardie del gonfaloniere Pier Soderini.

Machiavelli è ormai da quattro anni segretario della Repubblica. Molti dei debiti da lui contratti sono dovuti proprio ai servizi resi alla Città del Giglio mai saldati nei termini e nei tempi convenuti.

La Repubblica ha ora un nuovo incarico da affidare a Machiavelli. Egli dovrà recarsi in qualità di mandatario alla corte di Cesare Borgia per capire quali siano le intenzioni di questi nei confronti di Firenze. Ufficialmente un rappresentante della Repubblica senza alcun potere di sottoscrivere patti, di fatto una spia.

Machiavelli non può permettersi di rifiutare l’incarico, ha bisogno di denaro e soprattutto di allontanarsi da Firenze per la propria incolumità. Ma c’è anche un altro motivo che induce Niccolò ad accettare: egli è oltremodo intrigato dall’idea di potersi trovare faccia a faccia con Cesare Borgia.

Tra il segretario e il Valentino si crea uno strano rapporto. Cesare Borgia chiede a Machiavelli di scrivere la sua storia. Lui metterà le sue confidenze e all’altro spetterà mettere a disposizione la propria penna.

Il fiorentino è lusingato e preoccupato allo stesso tempo dalla proposta del figlio del papa ma è anche ben conscio di non poter declinare l’offerta. Un’offerta che gli permetterebbe, non solo di scoprire le arti e i segreti del Valentino per conto della Repubblica, ma anche di ripianare buona parte dei propri debiti.

A complicare ulteriormente le cose è la presenza di Dianora Mambelli. La giovane, costretta dal Borgia, contro la propria volontà, a restargli accanto non vede l’ora di potersi vendicare del suo aguzzino.

Non sarà facile per Niccolò, incapace di resistere al fascino femminile, districarsi in una situazione tanto complicata e pericolosa.

“Il trono” è un romanzo storico e, come tale, la storia che narra è frutto di fantasia sebbene, ovviamente, molti personaggi siano esistiti realmente.

Il pretesto di un Cesare Borgia che incarica Machiavelli di scrivere la propria biografia è decisamente molto ben congeniato perché permette di sviscerare molte tesi e teorie che possiamo ritrovare nel Principe, l’opera più celebre del politico fiorentino.

I tre personaggi principali della storia sono molto ben caratterizzati e la trama che li lega è indubbiamente avvincente. Nella narrazione non manca mai una certa tensione emotiva che contribuisce a creare la giusta empatia del lettore nei confronti dei protagonisti.

Non si può non provare simpatia per Machiavelli con tutti i suoi vizi e le sue virtù. Lui, così arguto e capace di leggere l’animo umano, ma anche incapace di resistere dinnanzi al gentil sesso. Diventa quasi impossibile non farsi coinvolgere dalle debolezze di quest’uomo affetto dal vizio di poetare, avvilito e amareggiato perché nessuno sembra mai tenerlo nella giusta considerazione.

Eppure, anche così romanzato, Bernini trova il modo di rendere oltremodo credibile il personaggio non mancando di porre l’accento su alcune peculiarità del Machiavelli anche fisiche come quel suo immancabile mezzo sorriso, espressione forse del suo prendere le distanze dalla realtà.

A fare da contraltare al segretario fiorentino troviamo il diabolico, ma sempre affascinante Cesare Borgia. Scaltro, sadico e spregiudicato, eppure, dal momento che le cose non sono mai solamente o bianche o nere, anche la spietatezza del Valentino porta con sé talvolta qualche seme di bontà. Egli è senza dubbio un assassino nato, tuttavia non va dimenticato che pure la crudeltà può essere usata bene o male. 

Sinceramente ero molto scettica su questo libro e piuttosto prevenuta, ma devo ammettere che la lettura si è rivelata invece alquanto piacevole.

“Il trono” di Franco Bernini è un romanzo storico coinvolgente e ben costruito. Un buon compromesso tra fantasia e realtà che presenta una gran cura da parte dell’autore nel dettagliare la psicologia dei personaggi e la scena sulla quale si muovono.

 



giovedì 22 giugno 2023

“Il fermaglio di perla” di Antonio Forcellino

Terzo volume della serie “Il secolo dei giganti”, il romanzo racconta gli eventi accaduti a partire da qualche anno dopo l’elezione al soglio pontificio di Leone X fino alla morte di papa Paolo III. Anni di guerre e violenze che raggiunsero l’acme più cruenta con il sacco di Roma.

Il 6 maggio 1527 le truppe imperiali di Carlo V, composte principalmente dai famigerati Lanzichenecchi, portarono guerra e distruzione nella Città Eterna sotto il pontificato di Clemente VII.

Come per i due precedenti volumi, il succedersi degli eventi è scandito dalla cronologia dei papi. Ogni papa ebbe aspirazioni e personalità molto diverse ma tutti, nessuno escluso, antepose sempre gli interessi della propria famiglia al bene della Chiesa.

Non ci si allontana quindi molto dalla verità affermando che la vera e unica protagonista di questo romanzo sia in fin dei conti l’ambizione.

Ambizione che, in queste pagine, viene declinata in ogni sua forma sia che si tratti di sete di potere sia che si tratti di voler lasciare dopo di sé il segno come miglior pittore e scultore del tempo e oltre.

Gli artisti di spicco del romanzo sono Raffaello e Michelangelo, ma in questo volume fa il suo ingresso sulla scena anche un nuovo protagonista, Tiziano Vecellio, che in quanto ad avidità ed ambizione, come si è soliti dire, se la gioca alla pari con il più anziano Michelangelo.

Raffaello impersonò l’armonia, la gioia di vivere e la convivialità. Come tutti anche lui fu chiamato a combattere l’impossibile guerra della politica ma lo fece sempre con una tale grazia, da rendersi gradito a chiunque gli stesse accanto. Alla sua morte furono in molti a pensare che insieme a lui se ne stava andando anche la grazia di Roma. Invero, dopo la sua morte avvenuta all’età di 33 anni un Venerdì Santo, stesso giorno della sua nascita, di lì a qualche anno Roma si sarebbe trovata al centro di una terribile spirale di violenza e devastazione.

Molto diverso da Raffaello fu Michelangelo. Artista ombroso e geloso della sua arte tanto da volerla celare ai colleghi per timore che qualcuno potesse carpire i suoi segreti. Eppure, Michelangelo, divino artista, fu pure capace di grandi slanci e di grandi passioni. Sebbene sempre in fuga da sé e dal dover scegliere, non si tirò mai indietro dinnanzi alle cose in cui credeva davvero che si trattasse di sostenere la Repubblica fiorentina o di dare il suo appoggio agli Spirituali, un gruppo il cui intento era quello di riformare il clero e per questo vennero perseguitati come eretici.

Codesto volume più dei precedenti si addentra in una dettagliata analisi politica dell’epoca oltre che nel racconto della storia dell’arte e dei suoi protagonisti.

Tantissimi i personaggi, figure di spicco e figure minori, che insieme si muovono sulla scena dando vita ad una narrazione ricca di colpi di scena, frutto di una continua alternanza di alleanze e tradimenti.

Personaggi terribili come Pier Luigi Farnese, figlio di Paolo III, al secolo Alessandro Farnese, elemento più scellerato e disumano di Cesare Borgia, si aggirano tra le pagine di questo romanzo, dove incontriamo anche tante positive figure femminili, come quelle di Vittoria Colonna, Isabella d’Este, Giulia Gonzaga, donne coraggiose che osarono sfidare gli uomini con la loro intelligenza. Infine, non si può non ricordare Roxane, schiava e regina, che detenne a lungo  il potere nell’Impero Ottomano poiché a lei sola apparteneva il cuore di Solimano.

Tante verità storiche che si legano splendidamente all’interno di una trama romanzata ordita alla perfezione, capace di regalare al lettore un racconto avvincente e affascinante di quello che giustamente l’autore definisce Il secolo dei giganti.





giovedì 15 giugno 2023

“Il colosso di marmo” di Antonio Forcellino

Il secondo volume della serie “Il secolo dei Giganti” dedicata da Antonio Forcellino alla storia del Cinquecento vede come protagonista principale il genio di Michelangelo.

L'artista, dopo il successo ottenuto a Roma con la sua Pietà, fa ritorno a Firenze dove ad accoglierlo trova Machiavelli che gli commissiona il David.

Savonarola è stato condannato come eretico e a Firenze è stata nuovamente instaurata la Repubblica. La situazione politica dell’Italia è alquanto confusa. Ludovico il Moro vorrebbe rientrare a Milano, Venezia è tenuta sotto scacco da Bajazet mentre Francia, Spagna e Impero si contendono il territorio italiano. In tutto questo caos il Valentino, lo scellerato figlio di Alessandro VI, al secolo Rodrigo Borgia, è più che mai deciso a crearsi un suo principato.

Firenze è fragile e fa gola a molti, teme l’ingordigia di Cesare Borgia e l’interesse delle altre potenze per le sue terre. L’immagine del David che sconfigge il gigante Golia diventa così il simbolo con cui dimostrare ai nemici il proprio valore e la propria forza.

In verità, sebbene i primi tre volumi della serie vengano intitolati dall’autore ciascuno ad uno dei tre grandi del Rinascimento (Leonardo, Michelangelo, Raffaello), tutti e tre gli artisti sono co-protagonisti di questo secondo libro.

Il rispetto e l’ammirazione di Raffaello verso Leonardo, la simpatia di questi per il giovane urbinate, l’animo tormentato e il carattere scontroso di Michelangelo emergono prepotentemente dalle pagine di questo romanzo.

L’autore dipinge in queste pagine un affresco quanto mai vivido e affascinante del periodo in cui furono protagonisti artisti di tale fama, ingegno e talento.

Come per il primo volume, anche in questo secondo libro viene posto l’accento sui vari pontificati per dare ordine agli eventi che si susseguirono nel corso della storia. Scelta quanto mai indovinata poiché coloro che sedettero sul soglio di Pietro furono tra i principali attori della storia del Rinascimento nonché ago della bilancia di quella politica internazionale fatta di continue alleanze e tradimenti.

Alessandro VI (Rodrigo Borgia), Giulio II (Giuliano della Rovere) e Leone X (Giovanni de’ Medici), tre papi molto diversi e dalla personalità complessa che segnarono profondamente la storia di Roma, della Chiesa e dell’Italia rinascimentale.

Dalle pagine di Antonio Forcellino emerge la figura affascinate di Giulio II che invoglia il lettore ad approfondire la storia di questo papa guerriero, fiero e volitivo, che venne immortalato da Raffaello in quell’atteggiamento remissivo e dolce che poco, in verità, lo caratterizzò nel corso della sua vita. Raffaello aveva però compreso quanto l’arte potesse essere un’arma più potente della spada per veicolare un messaggio. Quale modo migliore, quindi, per umanizzare un pontefice energico come un condottiero e scaltro come un diplomatico se non rappresentandolo in atteggiamento malinconico­?

Tantissime sono le figure che popolano queste pagine e tra loro anche molte donne dal temperamento straordinario come Vittoria Colonna, Giulia Farnese, Isabella d’Este e Lucrezia Borgia.

Questo secondo volume si conferma essere un racconto avvincente e avventuroso di una delle epoche più affascinanti della storia.

Originariamente la serie dedicata al Cinquecento italiano doveva essere una trilogia, ma alla fine i volumi sono diventati cinque. L’ultimo volume è uscito proprio in questi giorni.

 



mercoledì 7 giugno 2023

“Oscura e celeste” di Marco Malvaldi

Potrei dire di aver scelto questo libro perché attratta dall’affascinante figura di Galileo Galilei oppure, più semplicemente, perché non sono solita rinunciare a leggere un romanzo ambientato a Firenze, tanto più se tra i personaggi appare un esponente della famiglia Medici, ma la verità è che quello che mi ha spinto ad acquistare questo libro è stata la bellezza della copertina.

Non è una cosa così singolare, a tutti noi capita talvolta di scegliere un libro per la sua copertina, però mi ha fatto sorridere che l’autore giochi con l’idea che qualcosa di simile potesse essere accaduta anche ad Urbano VIII con “Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo” di Galileo Galilei.

La storia è ambientata nel 1631. A Firenze la peste imperversa e il Granduca Ferdinando II cerca di difendersi come meglio può dalle assillanti richieste, dai continui suggerimenti e dai numerosi rimedi di cui gli esponenti del clero sembrano essere terribilmente provvisti.

Galileo è prossimo a dare alle stampe la sua opera che, sotto forma di dialogo e scritta in volgare, renderebbe accessibile a tutti la teoria per cui è il Sole ad essere al centro dell’universo e non la Terra. Lo scienziato si è da poco trasferito a Villa il Gioiello vicino al convento di San Matteo ad Arcetri, poco distante da Firenze.

Nel convento si trovano le sue due figlie: Suor Maria Celeste, al secolo Virginia, e Suor Arcangela, al secolo Livia. Suor Maria Celeste, la maggiore, è molto legata al padre ed è a lei che Galileo affida i suoi scritti per essere trascritti in bella copia poiché altrimenti risulterebbero incomprensibili a tutti anche al tipografo.

In convento accade una terribile disgrazia e Galileo Galilei si ritroverà coinvolto in prima persona, suo malgrado, in una propria e vera corsa contro il tempo per cercare di risolvere il mistero.

Il romanzo è preceduto, come si trattasse di un testo teatrale, da alcune pagine in cui vengono presentati i protagonisti della storia. I personaggi, quasi tutti realmente esistiti, sono descritti minuziosamente e appaiono talmente ben caratterizzati che al lettore sembra davvero di conoscerli tutti di persona.

Il Granduca Ferdinando II de' Medici è una figura intrigante. È abilissimo a gestire i problemi scaricando quelli più scottanti sui suoi sottoposti così da potersi prendere il giusto tempo per esaminare le situazioni. Una volta presa, però, la sua decisione sarà legge e non dovrà essere messa in discussione da nessuno. Nell’insieme un sovrano illuminato, vicino ai suoi sudditi, che non manca di visitare gli infermi nei lazzaretti e confortare i parenti dei defunti.

Galileo Galilei è un uomo di scienza, ma anche un personaggio che ama la buona tavola e il vino. Talvolta sembra perdersi nel suo mondo inseguendo qualcosa di indefinito, ma improvvisamente ritorna in sé con la giusta illuminazione. Molto legato alle figlie, non è privo di dubbi e rimorsi per aver scelto per loro la via del convento. Bisogna dire però, a sua discolpa, che nel Seicento, per delle fanciulle senza dote, il convento era l’unico luogo sicuro dove vivere e soprattutto dove poter studiare.

Suor Maria Celeste e Suor Arcangela non potrebbero avere caratteri più diversi; tanto dolce, remissiva e posata Virginia, quanto focosa e intemperante Livia. Inutile dire che inevitabilmente Suor Arcangela, nonostante i suoi modi bruschi e poco ortodossi, o forse proprio per questi, riuscirà ad entrare nelle simpatie del lettore quanto se non più della sorella stessa.

Il racconto all’inizio è forse un po’ lento. Le teorie e gli stralci dei documenti riportati necessitano infatti un po’ di impegno da parte del lettore, ma sono passi imprescindibili per calarsi nel giusto clima narrativo. Superate le prime pagine il racconto prende ritmo e ci si trova piacevolmente coinvolti dal dipanarsi degli eventi. Impossibile non sviluppare empatia nei confronti di molti dei personaggi della storia.

Ironico e divertente Marco Malvaldi sa davvero come catturare l’attenzione del lettore e tenerlo incollato alle pagine.

È vero che un libro non deve mai essere giudicato dalla copertina, ma in questo specifico caso, la copertina è decisamente all’altezza del libro. Divertente, spiritoso e illuminate.




martedì 6 giugno 2023

“L’elisir d’amore” di Lavinia Fonzi

Roma 1830. Valerio è un giovane garzone di caffè. Da mesi è segretamente innamorato di una ragazza che, ogni giovedì, si reca nel locale dove lavora in compagnia di un anziano signore che lui immagina essere il padre.

Berenice è una nobile e Valerio sa bene che, per quanto lei possa mostrarsi gentile nei suoi confronti, non potrà mai ricambiare i suoi sentimenti. Nonostante sia perfettamente cosciente di non avere alcuna speranza, Valerio non riesce però neppure a sopportare l‘idea che quell’uomo potrebbe forse essere il suo fidanzato.

Un giorno, girovagando per le strade di Roma, Valerio si imbatte in uno strano negozio dove si vendono pozioni magiche. Ingenuamente, soggiogato dall’idea di poter volgere le cose a proprio favore, acquista un elisir d’amore con l’intento di farlo bere a Berenice.

Nulla però andrà come si era immaginato, tuttavia, in qualche modo, quell’elisir riuscirà ugualmente a fare avvicinare i due giovani. Del resto, si sa, l’amore trova sempre la via.

L’ambientazione della storia è perfetta e tanti sono gli aneddoti curiosi che fanno da sfondo alla narrazione. La dettagliata descrizione dei luoghi conduce per mano il lettore attraverso le strade e i segreti di Roma facendolo sentire parte del racconto. La scrittura è scorrevole e piacevole.

Berenice è bella, ricca, intelligente. Lei sa di appartenere alla nobiltà più esclusiva di Roma, conosce il suo ambiente, ma i pregiudizi non fanno parte del suo modo di essere. Non sa cosa sia l’alterigia propria degli esponenti della sua classe sociale.

Valerio è consapevole di non meritare l’amore di Berenice e che è sbagliato anche solo pensare a lei, ma è un sognatore. È dolce, protettivo, assetato di conoscenza ma soprattutto è disposto a sacrificare tutto in nome della donna amata, anche se stesso.

Valerio e Berenice, due giovani tanto diversi sebbene anche molto simili; entrambi ingenui, spontanei e generosi.

L’elisir d’amore è a tutti gli effetti una fiaba dove le vicende dei personaggi realmente esistiti menzionati sono pura invenzione, senza alcuna pretesa di verità storica come evidenziato anche nelle note al termine del romanzo.

Evidente è l’omaggio dell’autrice, nel titolo e nella trama, all’omonima opera lirica di Gaetano Donizetti.

Una pausa di pura evasione che tutti dovremmo imparare a concederci ogni tanto perché è piacevole in fondo lasciarsi trasportare qualche volta in un mondo fantastico, chiudendo un occhio dinnanzi a qualche incongruenza della trama, come fanno i bambini quando si legge loro una fiaba.

In fin dei conti pure noi adulti abbiamo bisogno di credere ogni tanto nelle favole abbandonandoci ad una storia da leggere con la poesia del cuore e non con lo spirito acuto e indagatore del giallista che alberga in noi.



 

domenica 4 giugno 2023

“Essere figlio di Oscar Wilde” di Vyvyan Holland

Ogni volta che mi ritrovato a passare davanti alla tomba di Constance, nel cimitero di Staglieno a Genova, mi chiedevo in che modo avessero affrontato lo scandalo lei e i suoi figli. Il libro di Vyvyan Holland è la risposta a tutte quelle domande che mi sono posta sin dai tempi del liceo, quando scoprii per la prima volta gli scritti di Oscar Wilde e la sua storia.

Il libro si apre con l’introduzione scritta da Merlin Holland, figlio di Vyvyan, nella quale egli racconta come il libro venne pubblicato quanto lui aveva appena otto anni. Merlin seppe dell’esistenza del libro solo all’età di quindici anni quando Vyvyan gliene diede una copia con una commovente dedica. Fino ad allora Oscar Wilde per Merlin era stato semplicemente uno scrittore famoso.

Nella prefazione scritta da Vyvyan ritroviamo una breve biografia del padre. In queste pagine egli espone anche le motivazioni della sua scelta di inserire nelle appendici anche alcune lettere che Oscar Wilde inviò agli amici ai tempi dell’università. Una risposta a coloro che accusarono suo padre di essere stato solo un esteta effeminato. Quelle lettere sono la chiara prova che Oscar Wilde era un giovane divertente, pieno di interessi, che amava l’esercizio fisico, la caccia e la pesca e che sì, come tutti i giovani della sua età, spesso era anche incostante.

I ricordi della prima infanzia di Vyvyan sono ricordi felici. Lui e il fratello maggiore Cyril litigavano spesso come accade tra fratelli, ma erano una famiglia serena. Il padre era un genitore presente e molto lontano dal tipico genitore vittoriano burbero e severo. Oscar amava giocare con loro e aggiustare i loro giocattoli.

Quando Wilde venne condannato Constance decise di cambiare il cognome per proteggere i figli e da quel momento si chiamarono Holland. Improvvisamente il padre sparì dalla vite di Vyvyan e di Cyril.

La famiglia di Constance, che già fin dall’inizio non era stata favorevole al suo matrimonio, la persuase che la cosa migliore fosse prendere le distanze dal marito.  Sebbene lei non fosse stata d’accordo, accettò di non vederlo più dopo la scarcerazione. Questo però non le impedì di continuare, per quanto possibile, a sostenerlo economicamente.

Purtroppo, Constance non visse a lungo e la famiglia di lei, a cui i ragazzi vennero affidati, fecero in modo che il padre non potesse mai più interferire con le loro vite riuscendo a tenerli lontano anche dagli amici di lui.

Gli amici di Oscar riuscirono a mettersi in contatto con Vyvyan e Cyril dopo la morte di Wilde, quando erano ormai giovani uomini, e questo permise ai figli di raggiungere una più imparziale e corretta visione di quanto accaduto.

Vyvyan seppe solo più tardi che il fratello Cyril aveva scoperto la verità quando era solo un bambino. Una verità difficile da elaborare, soprattutto a quell’età, che aveva contribuito a farlo crescere duro e spietato con se stesso.

Vyvyan all’oscuro di tutto, visse per anni nella paura e nella frustrazione, non riuscendo a comprendere cosa potesse essere successo di così grave a quel padre, tanto onorato e ammirato, che di punto in bianco aveva dovuto rinnegare. Un padre del quale non poté neppure mantenere il cognome tanto da doverlo cancellato persino dagli indumenti che indossava. Si ritrovò così ad immaginare le cose peggiori e tra queste arrivò a pensare persino che lui e suo fratello potessero essere figli illegittimi, quasi fossero stati due oggetti dai quale doveva essere cancellato il marchio di fabbrica.

Fare pace con il passato non fu facile per Vyvyan, Aveva amato profondamente la madre, una donna dalla forza e dal coraggio davvero straordinari. Vyvyan provava anche gratitudine per la famiglia materna che, sebbene a modo suo, aveva comunque cercato di proteggerli. Era però arrivato il momento di riappropriarsi anche di quel padre che non li aveva mai dimenticati. Quel padre che Vyvyan dirà essere stato più vittima delle circostanze che della propria fragilità. Era arrivato il momento di tornare ad essere orgoglioso dell'eroe di quando era bambino. Con questo libro Vyvyan chiude finalmente il cerchio.

Tantissimo si potrebbe dire su questo scritto di Vyvyan Holland che ci conduce nel sancta sanctorum di Oscar Wilde, il suo studio, attraverso gli occhi di un Vyvyan bambino, e ci parla della passione di Constane per la poesia, in particolare per quella di John Keats. Straordinaria, inoltre, la galleria di personaggi che ruotarono intorno alla famiglia Wilde/Holland, dagli esponenti del movimento preraffaellita all’attrice Sarah Bernhardt, solo per citarne alcuni.

La storia di Vyvyan Holland è anche la narrazione di un’epoca. Attraverso le pagine di questo splendido libro ho potuto vedere com’erano in passato luoghi a me famigliari, Bogliasco, Sori e Nervi, attraversare il San Gottardo a bordo di un treno a carbone, impresa davvero impressionante, ma anche scoprire molto sulla società vittoriana, sulla scuola del tempo e sul bullismo, una piaga della società che sembra davvero non avere età.

“Essere figlio di Oscar Wilde” è un libro di straordinario valore. Un racconto commovente e delicato, di un’intensità eccezionale, assolutamente da leggere.