domenica 2 settembre 2018

“Viking – Le ossa di Ardal” di Linnea Hartsuyker


VIKING
LE OSSA DI ARDAL
di Linnea Hartsuyker
GIUNTI
Ragnvald e Svanhild erano bambini quando il padre Eystein morì in battaglia. La madre Ascrida aveva allora sposato Olaf, l’amico del marito, che le aveva promesso che si sarebbe preso cura dei ragazzi e avrebbe amministrato le loro terre fino a quando Ragnvald avesse raggiunto la maggiore età e sarebbe quindi entrato in possesso dell’eredità paterna.

Ragnvald ha vent’anni ed è giunto il tempo per lui di reclamare quanto gli spetta, ma Olaf, per nulla intenzionato a mantenere fede al patto, decide invece che è arrivato il momento di sbarazzarsi definitivamente di lui.

Mentre Ragnvald, sta facendo ritorno a casa dopo essersi dimostrato audace e coraggioso durante le razzie compiute, il capitano della sua nave, Solvi Hunthiofsson, figlio di re Hunthiof, tenta di ucciderlo.

Ragnvald riesce a sopravvivere e, mentre lotta tra la vita e la morte, prima di essere ripescato in mare da un pescatore, ha una visione: un grosso lupo dal pelo dorato e gli occhi azzurri; il ricordo di questa visione non lo abbandonerà mai e anzi influenzerà non poco le sue future scelte di vita.

Se da Ragnvald ci si aspetta che sia disposto a morire per il suo onore e per quello della sua famiglia, dalla sorella Svanhild ci si aspetta invece un buon matrimonio.

Svanhild però è una donna testarda e assetata di libertà, così, pur di fuggire ad una unione matrimoniale con qualcuno impostole dal patrigno o scelto per lei dal fratello, nonostante non sia facile scegliere tra famiglia e libertà, decide di accettare l’opportunità offertale dall’acerrimo nemico di Ragnvald.
Sposa così Solvi Hunthiofsson, nonostante questo significhi essere solo una seconda moglie, essendo egli già sposato con Geirny, figlia di re Nokkve.

La saga di Viking, di cui “Le ossa di Ardal” è il primo volume, si ispira alla saga di Harald I di Norvegia raccontata da Snorri Sturluson (storico, poeta e uomo politico irlandese vissuto nel XIII secolo) nella sua Heimskringla. 

Linnea Hartsuyker ha usato come punto di partenza per il suo romanzo proprio le storie narrate nell’Heimskringla anche se, per sua stessa ammissione, alcuni legami tra i vari personaggi, ad esempio la storia d’amore tra Solvi e Svanhild, sono di sua invenzione così come di pura fantasia sono alcuni personaggi, tra questi Olaf e la moglie Vigdis.

Come in ogni saga che si rispetti i personaggi sono tantissimi così come i luoghi per lo più sconosciuti, quindi ben venga l’utilissimo elenco dei luoghi e dei personaggi posto alla fine del volume. Altrettanto utile poi, per chi non è ferratissimo sui costumi e sulle divinità del popolo vichingo, è il piccolo glossario.

Il libro, nonostante le sue 565 pagine, si legge tutto d’un fiato; la trama è avvincente e piacevolmente complessa; il ritmo del racconto incalzante e coinvolgente; la scrittura di Linnea Hartsuyker fluida, lineare e asciutta; i personaggi nati dalla sua penna affascinanti e indimenticabili.

Svanhild è una ragazza coraggiosa e indipendente, orgogliosa e libera. È per lei davvero straziante dover scegliere tra Ragnvald Eysteinsson, il fratello tanto amato, un uomo fiero e spesso troppo impulsivo, ma anche un valoroso uomo d’onore e Solvi Hunthiofsson colui che più di ogni altro comprende la sua sete di avventura e che può farle dono della libertà, ma purtroppo Solvi è anche lo stesso uomo che ha attentato alla vita di suo fratello.
Svanhild, però, non può che assecondare il suo spirito indomito e ribelle e seguire quell’uomo di cui, in realtà, si era innamorata sin dal primo momento che le era apparso senza ancora conoscerne né il nome né la storia.

“Le ossa di Ardal” è un romanzo emozionante e coinvolgente, capace di affascinare sia gli appassionati del romanzo storico quanto quelli delle Cronache del ghiaccio e del fuoco.

Ora non ci resta che attendere l’uscita a settembre del secondo episodio della saga, dal titolo “La regina dei mari”, per poter nuovamente leggere dei combattimenti, delle faide e degli amori di questi audaci navigatori che, attraverso la penna di Linnea Hartsuyker, riportano in vita i miti e le leggende di una Norvegia vichinga dove centinaia di re combattevano per un lenzuolo di terra.






sabato 25 agosto 2018

“L’unico ricordo di Flora Banks” di Emily Barr



L’UNICO RICORDO DI FLORA BANKS
di Emily Barr
SALANI
Flora è una diciassettenne che soffre di amnesia anterograda da sette anni.
A causa di questo disturbo della memoria Flora non è più in grado di trattenere nuove informazioni, mentre tutte le informazioni che aveva immagazzinato prima che si manifestasse la malattia non sono state compromesse.

I suoi ricordi si sono fermati a quando era una bambina di dieci anni e da allora, per fissare i momenti che vive, è costretta a scriversi ogni cosa su quaderni, post-it e persino su mani e braccia.

È consapevole dell’amore dei suoi genitori, dell’affetto di suo fratello Jacob e di quello della sua migliore amica Paige che si prende cura di lei da quando si è manifestato il suo disturbo.

Durante una festa il fidanzato di Paige bacia Flora e il ricordo di questo bacio sulla spiaggia stranamente non svanisce come tutti gli altri.
Flora ricorda il bacio, ricorda le parole di Drake e ogni istante trascorso insieme al ragazzo.
Quello che dovrebbe essere un momento straordinario si trasforma però in un disastro: Drake il mattino dopo parte per la Norvegia dove si è iscritto ad un corso universitario e Paige, sentendosi tradita dalla sua migliore amica, chiude i ponti con Flora che nel frattempo si ritrova a casa da sola e senza alcun sostegno.
I suoi genitori che non sanno nulla della rottura con Paige, sicuri che questa si trasferisca a casa loro per tenere compagnia alla figlia, partono per Parigi dove Jacob è gravemente malato.
Flora però non ha dubbi: deve immediatamente andare in Norvegia, raggiungere Drake e cercare di capire perché quel ricordo non sia dissolto come tutti gli altri.
È convinta infatti che Drake sia la chiave del mistero e che solo lui possa guarirla.

L’idea di una protagonista che soffre di amnesia anterograda non è una novità, ne troviamo infatti numerosi esempi sia in letteratura sia al cinema; sul grande schermo l’argomento è stato trattato sia in modo più leggero con commedie come “50 volte il primo bacio” (USA 2004) oppure in modo più drammatico come in “Memento” (USA 2000).

Il libro di Emily Barr è un romanzo per young adult ma è una lettura adatta a tutte le età.
Come genere lo catalogherei come giallo piuttosto che thriller; c’è un mistero da risolvere, una pista da seguire, ma durante lo svolgimento della trama non c’è quella suspense che dovrebbe contraddistinguere un thriller vero e proprio.

Il racconto all’inizio è molto lento e le prime cento pagine sono caratterizzate da una ripetitività piuttosto indisponente.
È pur vero, però, che l’ossessivo rimarcare le condizioni di Flora e l’incessante rileggere le pagine del quaderno da parte della ragazza, se da un lato infastidiscono il lettore, dall’altro sono necessarie perché, rendendolo consapevole delle difficoltà che affliggono la protagonista, riescono a coinvolgerlo emotivamente in prima persona.

Flora è una ragazza coraggiosa e determinata che, nonostante la sua malattia invalidante, non si lascia abbattere dalle avversità e cerca con ogni mezzo di trovare la sua strada, di ritagliarsi i suoi spazi e di riprendersi la sua libertà.

Eppure, nonostante tutto, devo ammettere di non essere riuscita ad entrare in sintonia con il personaggio, non sono riuscita a provare nessuna empatia nei suoi confronti.
Da lettrice compulsiva quale sono, so che il sentirsi o meni coinvolti da una storia è un fatto soggettivo subordinato a moltissimi fattori, questa volta non è successo.
Devo però ammettere che mi sono svegliata una mattina e nel dormiveglia mi sono ritrovata ad interrogarmi su chi io stessa fossi e a cercare un quaderno proprio come Flora, questo può solo significare che il libro di Emily Barr ha comunque la forza di trascinare il lettore sia che questi resti o meno affascinato dalla sua protagonista.

I personaggi sono tutti ben caratterizzati: Drake, il ragazzo superficiale e meschino, l’apprensiva madre di Flora schiacciata dai sensi di colpa, il fratello premuroso Jacob, il padre che vorrebbe fare la cosa giusta ma ha paura di entrare in conflitto con la moglie.

Paige è il personaggio che coinvolge più di chiunque altro.
Paige è una diciassettenne che potrebbe avere una vita normale, un’amica normale eppure si occupa di Flora come nessuno farebbe da ben sette anni.
È un’amica vera e sincera, l’amica che tutti vorremmo avere.
Persino quando si sente tradita da Flora, e chi non si sarebbe sentito così dopo tanta dedizione, non riesce comunque a non preoccuparsi per lei. È vero la lascia sola quando i genitori partono, sbaglia a fidarsi di Flora e a non telefonare lei stessa alla madre per avvisarla che non sarebbe andata a stare da loro, ma un errore di valutazione potrebbe capitare a chiunque.

Il personaggio che forse più di tutti mi ha indisposto è invece la madre di Flora, non tanto per il comportamento nei confronti della figlia, sbagliato senza dubbio ma per certi versi giustificabile visto quanto accaduto (non voglio anticiparvi nulla nel caso decideste di leggere il romanzo), ma per il suo egoismo nei confronti di Paige.
Capisco che Flora sia sua figlia, ma sembra quasi che ritenga che Paige sia obbligata a fare da badante all’amica; un atteggiamento che ho trovato piuttosto irritante.

A Flora è sempre stato detto che il suo disturbo è sorto in seguito all’intervento che aveva subito quando all’età dieci anni le era stato diagnosticato un tumore al cervello.
Fin dalle prime pagine però si intuisce che i genitori le nascondono un segreto e che le cose potrebbero non stare proprio come le sono sempre state sempre raccontate.

“L’unico ricordo di Flora Banks” è un romanzo fatto di segreti e bugie, una storia di amore e perdita, un racconto dove la protagonista deve riuscire a fare luce sul suo passato se vuole conoscere la verità su stessa e soprattutto se vuole riappropriarsi della sua vita e della libertà che per troppo tempo le è stata negata.





mercoledì 1 agosto 2018

“L’incredibile storia dell’uomo che dall’India arrivò in Svezia in bicicletta per amore” di Per J Andersson

L’incredibile storia dell’uomo che dall’India
arrivò in Svezia in bicicletta per amore
di Per J Andersson
SONZOGNO
Sri Pradyumna Kumar Mahanandia, PK o Pikay per gli amici, è cresciuto in un piccolo villaggio vicino alla foresta più vasta dell’India; per nascita è un intoccabile, non appartiene a nessuna casta.

Proprio per questa sua condizione di paria Pikay è stato privato dell’infanzia felice e spensierata che spetterebbe ad ogni bambino.
Costretto a subire ogni genere di umiliazione, come sedere fuori dall’aula lontano dai compagni di classe durante le lezioni, vedere la gente correre a purificarsi per essere entrata in contatto con lui, essere preso a sassate per aver solo osato avvicinarsi al tempio, Pikay ha dovuto fin da piccolo fare i conti con l’essere considerato un cittadino di seconda classe.

Pikay però ha un carattere forte e determinato e, fermamente convinto che il futuro di ogni bambino sia scritto nelle stelle, è sicuro che un giorno, come gli è stato predetto da un astrologo, la sua vita cambierà, sposerà una ragazza di un’altra tribù, un altro villaggio, un altro distretto, un’altra provincia, un altro stato, un’altra nazione e questa ragazza arriverà da lui senza che lui debba neppure cercarla.

Deludendo le aspettative del padre che lo voleva ingegnere, PK grazie alla sua abilità nel disegno vince una borsa di studio per l’accademia di belle arti, si trasferisce a Nuova Delhi e qui inizia a lavorare come artista di strada.

I ritratti che esegue riscuotono un clamoroso successo tanto che, proprio grazie alla sua arte, riesce ad entrare in contatto con personaggi anche molto influenti come il primo ministro Indira Gandhi.

Un giorno una giovane turista svedese gli chiede un ritratto e PK capisce immediatamente che la profezia sta per avverarsi.

Lotta, questo il nome della ragazza, aveva cercato fin dall’adolescenza di avvicinarsi all’Oriente e sin dall’età di dodici anni il suo più grande desiderio era stato quello di visitare l’India; anche lei, come PK, non è tipo che si lascia abbattere dalle avversità e, proprio per questo, nonostante le sue scarse finanze, riesce a realizzare il suo sogno di vedere l’India.

L’incontro con la ragazza svedese cambierà per sempre la vita di PK che, pur di stare con lei, deciderà come recita il titolo del romanzo di affrontare un lunghissimo e difficile viaggio in bicicletta per raggiungere la Svezia e ritrovare il suo amore lontano.

Ammettiamolo, un titolo così lungo incuriosisce ma allo stesso tempo inquieta anche un po’ il lettore il quale, guardando la copertina, quasi sicuramente immagina una trama senza dubbio divertente, ma anche terribilmente prolissa.
Nulla di più lontano dalla verità: la trama è effettivamente accattivante e gradevole, ma anche la lettura risulta scorrevole e piacevole.

La rivista Brigitte ha definito il romanzo “una splendida combinazione tra una fiaba di Bollywood e un romanzo hippie”.
E’ vero, la trama ha certamente del fiabesco ed è difficile credere che si tratti invece di una storia vera; eppure PK e Lotta sono due personaggi reali e il romanzo racconta proprio la storia del loro profondo amore, un amore che è riuscito ad unire due culture e due mondi così distanti tra loro.

Le differenze e le uguaglianze della cultura orientale e di quella occidentale sono ben evidenziate nel romanzo; le difficoltà incontrate da PK nel farsi accettare nella sua nuova patria e la diffidenza che egli riscontra negli svedesi sono raccontate con molto garbo e grande maestria da Per J Andersson.

L’amore è indubbiamente il motore del romanzo, ma la storia colpisce soprattutto per la delicatezza con cui vengono affrontate tematiche importanti come l’indigenza in cui versa gran parte della popolazione,  le contraddizioni di chi esercita il potere politico e quello religioso, i sentimenti contrastanti che gli Indiani provano nei confronti dell’Inghilterra, le continue vessazioni alle quali vengono sottoposti gli intoccabili, la difficile strada verso l’emancipazione e la modernizzazione del paese.

“L’incredibile storia dell’uomo che dall’India arrivò in Svezia in bicicletta per amore” è un romanzo insolito e particolare.

E’ affascinante poter leggere un racconto sugli hippie visti da una diversa prospettiva, noi siamo soliti, infatti, ascoltare i racconti di quei viaggiatori bohemien occidentali.
Questo libro ci permette invece di conoscere le impressioni di un ragazzo indiano che entra in contatto con questi borghesi benestanti che volevano ribellarsi alle convenzioni e alla fine raggiungevano l’India alla ricerca di qualcosa che in realtà era solo un sbiadito ricordo di ciò che il paese era stato.

Lotta e Pikay oggi hanno tre figli e vivono in Svezia in una grande casa alle porte di Boras, questo romanzo è la loro storia, una storia avvincente come una favola e sorprendente come solo la vita sa essere.

Un romanzo commovente, coinvolgente e toccante, ma anche ironico, spontaneo e divertente.



giovedì 19 luglio 2018

“Un adorabile bugiardo” di Lauren Rowe


UN ADORABILE BUGIARDO
di Lauren Rowe
NEWTON COMPTON EDITORI
Theresa Rodriguez è bella, sexy ed intelligente eppure con gli uomini sembra proprio non avere fortuna.
Dopo mesi dalla fine della sua relazione con un aitante giocatore, dal quale ha scoperto di essere stata tradita sin dall’inizio, Tess deve fare i conti con la sfiducia nel genere maschile e un’autostima praticamente azzerata.

Charlotte, la sua amica del cuore dai tempi della scuola, nel tentativo di smuoverla dalla sua apatia, la convince ad accettare un invito per una serata di puro divertimento, parola d’obbligo: lasciarsi andare.
Tess asseconda la folle idea di Charlotte e, dopo aver indossato una divisa da hostess dell’amica, acconsente di andare con questa in un locale e flirtare con qualcuno a caso per il solo piacere di farlo.

Qui incontra Ryan un ragazzo splendido: occhi blu, mandibola definita, muscoli incredibili, sorriso arrogante, insomma il classico spaccone che incanta.
Tra i due scocca immediatamente la scintilla, ma sul più bello la fidanzata o meglio la ex-fidanzata di Ryan, si presenza nel locale facendogli una scenata pazzesca.

Tess delusa si butta a capofitto nel lavoro e nell’organizzazione della festa di matrimonio del suo milionario capo, Josh Faraday, neanche da dire, pure lui un uomo bellissimo e affascinante.
Il destino però ci mette lo zampino perché la futura moglie di Josh, l’avvenente Kat Morgan, altri non è che la sorella di Ryan.

“Un adorabile bugiardo” ha una trama accattivante ricca di colpi di scena e simpatici equivoci; le battute e le situazioni divertenti incalzano il lettore che, catturato dalle intriganti circostanze in cui i personaggi si ritrovano, non vede l’ora di scoprire come questi riescano a trovare il modo di uscire dagli impicci.

Come avrete capito la trama è quella della tipica commedia, trama che si presterebbe moltissimo ad essere interpretata sul grande schermo da qualche famoso attore americano. 

Unico difetto per me, ma è ovviamente un giudizio puramente personale, è che ci siano troppo pagine dedicate al sesso.
Va bene la descrizione del primo incontro di Tess e Ryan sotto le lenzuola, ci sta senza dubbio ai fini del racconto, ma l’insistenza sull’argomento diventa un pochino troppo ripetitiva e fine a se stessa.

Identica impressione per l’approccio di Ryan, va bene flirtare ma sinceramente se uno mai visto prima mi facesse certi discorsi scapperei a gambe levate!
Quando poi lui racconta ad amici e parenti quali mezzi abbia usato per cercare di ritrovare Tess, tutti, nessuno escluso, gridano allo stalker; io mi sarei preoccupata di più dell’impressione da pervertito data all’inizio della storia.
Comunque, lo ammetto non sono molto attendibile sull’argomento, visto che sono un’assidua lettrice della vecchia, cara Jane Austen

Non vi è dubbio però che la storia nata dalla penna Lauren Rowe sia divertente e spassosa. Il romanzo scorre veloce ed intriga indubbiamente il lettore.
Qualcuno, come me, magari più di una volta si chiederà nel corso della lettura come sia accaduto che abbia scelto di leggere questo romanzo, ma non c’è nulla da fare, non riuscirete a resistere, andrete avanti pagina dopo pagina trascinati dalla curiosità.

In fin dei conti che male c’è ogni tanto a scegliere una lettura frivola e scacciapensieri? Qualcosa che ci aiuti a rompere la monotonia di tutti i giorni, a farci sorridere e perché no? anche a farci un po’ sognare...
Una storia di puro svago e zero pensieri, meglio se letta sotto l’ombrellone.

Qualcuno potrebbe obiettare sul fatto che tutti i protagonisti siano belli, perfetti e affascinanti, che gli uomini siano tutti degli adoni e le donne tutte Barbie o Jlo; ma ogni cosa è perfettamente in linea col genere a cui appartiene il romanzo, i personaggi sono esattamente come il lettori se li aspetterebbe.

“Un adorabile bugiardo”  è la favola di Cenerentola riletta in chiave moderna, non c’è la classica scarpetta di cristallo, ma una più prosaica divisa da hostess e la fatina è una giovane pazza dai capelli rossi, un po’ sopra le righe come tutti i protagonisti del libro.

Se amate il genere non potete farvelo scappare e, se invece, come me siete, un po’ prevenuti verso i romanzi rosa, il mio consiglio è: accantonate ogni indugio e gettatevi nella lettura perché vi assicuro che non ve ne pentirete, staccare la spina ogni tanto fa davvero bene all'umore.







giovedì 28 giugno 2018

“Il presidente è scomparso” di Bill Clinton e James Patterson


IL PRESIDENTE È SCOMPARSO
di Bill Clinton e James Patterson
LONGANESI
Il presidente degli Stati Uniti, Jonathan Lincoln Duncan, è l’uomo più sorvegliato e controllato del pianeta, eppure, l’inquilino della Casa Bianca sembra essere scomparso nel nulla.

Sotto indagine per un suo possibile coinvolgimento con Suliman Cindoruk,  capo di una nota cellula terroristica, i Figli della Jihad, la settimana successiva avrebbe dovuto testimoniare di fronte alla commissione speciale della Camera.

Le ipotesi sulla sua scomparsa si sprecano ed alcune sono davvero fantasiose; c’è chi pensa sia fuggito dal paese portando con sé il denaro ricevuto da Suliman Cindoruk a seguito della vendita di informazioni top-secret, chi invece ritiene si sia semplicemente rifugiato da qualche parte per preparare al meglio la sua difesa, qualcuno addirittura attribuisce la sua scomparsa alla necessità di sottoporsi a cure urgenti per la malattia da cui è affetto, la trombocitopenia immune.

Tutti però sono molto lontani dalla verità, nessuno infatti può anche solo immaginare che una catastrofe di proporzioni immani si stia per abbattere sugli Stati Uniti.

Un terribile virus è infatti stato rilasciato all’interno di tutti i sistemi informatici del paese e, se non sarà bloccato in tempo, distruggerà ogni cosa.
Gli Stati Uniti si ritroveranno a vivere come due secoli prima; la tecnologia del XXI secolo sarà completamente azzerata e l’economia distrutta; con i sistemi di difesa totalmente fuori uso qualunque nemico potrebbe attaccare e distruggere gli Stati Uniti d’America.

James Patterson, autore di libri che hanno venduto milioni di copie in tutto il mondo, non ha bisogno di presentazioni, così come Bill Clinton, eletto presidente degli Stati Uniti nel 1992 ed oggi autore di diversi saggi di successo.

“Il presidente è scomparso” è un’opera che unisce l’indiscussa bravura narrativa di uno dei più famosi autori di thriller alla conoscenza di particolari e dettagli da dietro le quinte che solo un ex inquilino della Casa Bianca può possedere grazie all’esperienza maturata sul campo.

Il perfetto mix di fantasia e di esperienza vissuta rende questo romanzo un thriller politico adrenalinico e avvincente dalla trama senza dubbio molto convincente.

L’avvio del romanzo è piuttosto lento, dovendo il lettore prendere confidenza con le dinamiche della forma di governo americano, argomento piuttosto ostico per coloro che non conoscono la materia, poi però la trama si vivacizza e il romanzo cattura l’attenzione del lettore fino coinvolgerlo totalmente.   
                                                                                                                                             
I personaggi del libro sono molto numerosi: Carolyn Brok, capo di gabinetto, i due terroristi pentiti Nina e il suo partner Augie, Elizabeth Greenfield, direttore reggente dell’FBI, il vice presidente Katherine Brandt, la killer professionista Bach…solo per citarne alcuni.
Ognuno di essi viene descritto minuziosamente sia fisicamente che psicologicamente; nessun elemento nel romanzo è mai lasciato al caso, sono infatti le sfumature delle varie personalità dei diversi personaggi insieme alla descrizione dei più piccoli particolari a rendere una trama carica di suspense anche credibile e reale.

La figura più affascinante è senza dubbio quella del presidente Duncan, quanto di più lontano, dobbiamo ammetterlo, dalla figura di Bill Clinton.
Personalmente mi sono immaginata Jonathan Duncan come un via di mezzo tra un Bruce Willis ed un Harrison Ford nei loro migliori film d’azione.

Un protagonista impegnato a scongiurare un imminente pericolo, seducente ed intrigante unitamente ad un’avvincete trama fanno di “Il presidente scomparso” una storia perfetta per essere proiettata sul grande schermo.

Il discorso di chiusura del presidente, che lui stesso definisce come la presentazione della sua agenda politica (riforma dell’immigrazione, riduzione della criminalità, legittima difesa, detenzione di armi,  libertà dell’individuo…), potrebbe risultare forse un po’ stucchevole, ma in verità si integra perfettamente nel quadro generale della storia.

La conclusione del romanzo non è per nulla scontata e, come in ogni thriller che si rispetti, non manca il colpo di scena finale ad effetto.
                                                  
“Il presidente è scomparso” è un thriller carico di azione, capace di tenere il lettore con il fiato sospeso fino all’ultima pagina grazie ad una trama originale, a personaggi ben riusciti e una scrittura veloce, scorrevole e diretta.





domenica 10 giugno 2018

“Giulia Tofana. Gli amori, i veleni.” di Adriana Assini


GIULIA TOFANA
Gli amori, i veleni
di Adriana Assini
SCRITTURA & SCRITTURE
Giulia, figghia di centu patri, dall’età di tredici anni si guadagna da vivere facendo il mestiere più vecchio del mondo.
Prostituta dalla bellezza prorompente, Giulia Tofana sa come ammaliare i suoi molti amanti; usando con loro ora il bastone e ora la carota, tiene in pugno le più importanti personalità della Palermo del XVII secolo.

Giulia in realtà non è una comune meretrice, la giovane è anche un’abile fattucchiera. Sua è infatti l’invenzione dell’acqua tofana, un potente veleno capace di uccidere un uomo senza lasciare alcuna traccia e senza destare sospetti.

Sfrontata, opportunista e ribelle, non si è mai negata ai suoi nobili clienti, non ha mai fatto la preziosa con loro fino ad oggi.
Oggi qualcosa è cambiato, per la prima volta, infatti Giulia vorrebbe essere un’altra, rinnegare se stessa, si è stancata di essere per gli uomini che la frequentano oggetto di desiderio ed allo stesso tempo di vergogna.

Giulia si è innamorata di un cavaliere. Manfredi, questo il suo nome, è bello, alto, biondo e, proprio per queste sue caratteristiche, è da tutti chiamato il “Normanno”.
Giulia e Manfredi si sono conosciuti per caso, il loro è stato un colpo di fulmine; Manfredi ignora però l’identità della ragazza e Giulia non può certamente confessargli come si guadagna da vivere.
Lui, uomo senza macchia e senza ombre, con una posizione e un nome da difendere non potrebbe capire.
Giulia può solo continuare a sognare una vita diversa.

Un susseguirsi di sfortunate coincidenze fanno precipitare gli eventi e Giulia si vede costretta a lasciare Palermo con la sua inseparabile amica, Girolama Spinola.
Nicodemo, un frate domenicano, che si è invaghito di Giulia, le aiuterà nella fuga facendosi carico di ogni loro necessità.

Dopo un breve periodo di sosta a Napoli, Giulia giunge nella città eterna. A Roma trionfa l’arte e imperano le feste; siamo nella Roma barocca di Papa Urbano VIII.
Qui Giulia perfezionerà definitivamente la sua pozione, quella mistura di arsenico e antimonio, che sarà così richiesta dalle donne di tutti i ceti sociali.
Le leggi sono in mano agli uomini e le donne, siano esse plebee o di nobile nascita, tutte indistintamente sono costrette a subire torti e maltrattamenti senza che gli uomini che glieli infliggono vengano minimante perseguiti per tali crimini. 
Giulia vede nella sua invenzione, prima ancora che una fonte di guadagno, un mezzo per punire tutti quegli uomini che resterebbero altrimenti impuniti.

Giulia Tofana è un personaggio realmente esistito nel XVII secolo, ma non sono molte le notizie che la riguardano giunte sino ai giorni nostri.
Sappiamo che fu processata insieme ad un numero elevatissimo di donne che si erano servite della sua famosa acqua per sbarazzarsi di mariti, amanti e familiari prevaricatori e ingombranti.
Tutte queste donne furono condannate alla pena capitale; fu scelta per loro una morte crudele ed esemplare, chi di loro non fu strangolata nelle prigioni, venne infatti murata viva. 

Giulia Tofana è un personaggio con il quale non si entra mai totalmente in sintonia forse perché è una figura piena di contraddizioni e dalle mille sfaccettature.
Giulia è esuberante, strafottente ma anche intelligente e generosa; all’apparenza è una donna fredda e manipolatrice eppure è capace anche di slanci di altruismo, è capace di amare e comprendere le sofferenze del prossimo.
Si comporta come se fosse priva di scrupoli, una donna senza Dio, ma allo stesso tempo anela a trovare una fede che la consoli e che gli dia speranza, sempre alla costante ricerca di qualcosa o di qualcuno che possa riaccendere la sua fede ed i suoi sogni.

Non è una persona d’animo cattivo ed è difficile per il lettore conciliare la sua immagine con quella di un’assassina seriale quale poi realmente ella è stata a tutti gli effetti.
Giulia Tofana si macchiò della morte di ben 600 uomini!                                                    
Eppure, il suo resta un personaggio borderline: la nostra coscienza ci obbliga a condannarla per le sue azioni, ma allo stesso tempo qualcosa dentro di noi ci spinge in parte anche a giustificare il suo modo di agire.

Ci oltraggiano, ma non ci domandano perdono. Ci uccidono e se la cavano con un’ammenda. A loro il mio veleno non serve, visto che la fanno franca anche quando ricorrono ai coltelli.

E’ vero che farsi giustizia da soli non è mai la scelta giusta, ma come si dovrebbe agire quando non ci sono alternative?
L’ira e l’impotenza di Giulia dinnanzi alle prepotenze e alla prevaricazione degli uomini è la stessa che proviamo noi oggi di fronte ai numerosi maltrattamenti e ai femminicidi di cui ogni giorno ci viene data notizia.
Oggi le leggi in difesa delle donne ci sarebbero pure, ma il problema resta terribilmente attuale. 

Il personaggio di Nicodemo è un’altra figura estremamente interessante e contraddittoria del romanzo; ambizioso e  scettico, attratto da Giulia ma allo stesso tempo soffocato e spaventato dalla forza dei suoi stessi sentimenti per la donna.

I personaggi nati dalla penna di Adriana Assini sono sempre molto ben caratterizzati psicologicamente; la vita li cambia, li forgia e non sono mai uguali a se stessi ed è proprio questo, insieme ad uno stile di scrittura piacevole e scorrevole, che rende i suoi romanzi estremamente intriganti ed affascinanti.

L’autrice ha la grande capacità di riuscire a ricreare l’atmosfera dell’epoca di cui scrive in modo semplice e chiaro tanto che leggendo sembra quasi di trovarsi dinnanzi ad un affresco nel quale si muovono i protagonisti del libro con le loro storie.

Adriana Assini è bravissima proprio a raccontarci i fatti salienti del periodo di cui ci parla senza appesantire la narrazione con lunghissime digressioni storiche, con poche parole riesce a  trasmetterne la realtà e l’essenza dell’epoca.
Come non richiamare ad esempio alla nostra mente la famosa locuzione latina Quod non fecerunt barbari, fecerunt Barberini mentre leggiamo della statua di Pasquino e del papato di Urbano VIII?

Qualche tempo fa vi avevo già parlato di un altro bellissimo romanzo di Adriana Assini intitolato “Agnese, una Visconti” nel quale la scrittrice racconta la storia di una donna indomita e fiera.
“Giulia Tofana. Gli Amori, i veleni” è un romanzo altrettanto avvincente, la storia di un’altra donna  dal carattere forte, una donna determinata a farsi valere in un mondo dominato dagli uomini.

Lettura assolutamente consigliata.






domenica 3 giugno 2018

“I Medici. Una dinastia al potere” di Matteo Strukul


I MEDICI
UNA DINASTIA AL POTERE
di Matteo Strukul
Newton Compton Editori
“Una dinastia al potere” è il primo capitolo di una trilogia, alla quale si è poi aggiunto un quarto volume intitolato “Decadenza di una famiglia”, opera di Matteo Strukul dedicata ad una delle famiglie più importanti della storia italiana, i Medici:

Una dinastia al potere” è dedicato alla figura di Cosimo de’ Medici

Un uomo al potere” il secondo volume della trilogia, è  dedicato alla figura di Lorenzo il Magnifico

Una regina al potere” terzo capitolo è dedicato alla figura di Caterina de’ Medici, regina di Francia

Il racconto del primo volume inizia nel 1429 con la morte di Giovanni de’ Medici, avvenuta in circostanze sospette, e si chiude nel 1440 subito dopo la battaglia di Anghiari, la vittoria che sancisce il definitivo trionfo di casa Medici.

Nel 1429 Firenze era l’essenza stessa della magnificenza e del potere, ma allo stesso tempo era anche un covo di vipere e di traditori; l’ascesa di Giovanni de’ Medici, che nel giro di un ventennio era riuscito a realizzare un vero e proprio impero finanziario, non era stata vista di buon occhio dalle nobili e potenti famiglie fiorentine.

Alla morte del patriarca i figli Cosimo e Lorenzo si trovano a dover fronteggiare una situazione politica piuttosto complicata.
Nonostante siano a capo di un vasto impero finanziario e possano vantare importanti alleanze al di fuori di Firenze, nella loro città i Medici vivono accerchiati dai nemici, due in particolari sembrano essere i più agguerriti: Rinaldo degli Albizzi e Palla Strozzi.

Cosimo e Lorenzo, benché abbiano caratteri molto diversi tra loro; perspicace, intelligente ed abile manipolatore il primo, uomo pragmatico e d’azione il secondo, sono molto uniti e sicuri di poter contare sempre l’uno sull’altro.

A Lorenzo, uomo instancabile e dotato di vivace ingegno, è stata affidata la direzione del Banco, mente a Cosimo, amante dell’arte e delle lettere,  sono state affidate la strategia e la politica che, non dimentichiamo, nella Firenze Rinascimentale passavano in gran parte attraverso il mecenatismo.
Proprio in questo periodo proseguono i lavori per il completamento della cupola di Santa Maria del Fiore affidati a Filippo Brunelleschi, artista molto apprezzato da Cosimo, lavori ufficialmente commissionati dall’Opera del Duomo ma in realtà sovvenzionati in massima parte dalla famiglia Medici.

Molti gli eventi che si susseguono negli anni che vanno dal 1429 al 1440: le continue cospirazioni, la lunga guerra contro Lucca, la ratifica di nuove e vecchie alleanze, la peste a Firenze, la prigionia di Cosimo, l’esilio e il rientro a Firenze di Cosimo e di Lorenzo e il trasferimento da Ferrara a Firenze del concilio episcopale indetto per tentare di riunificare le due Chiese, quella di Oriente e quella di Occidente.

Il libro di Matteo Strukul è molto ben strutturato. Il racconto è frutto di una minuziosa ricerca storica e bibliografica, l’attinenza con i fatti storici è rispettata tranne ovviamente per alcune licenze che l’autore si è giustamente concesso trattandosi di un romanzo e non di un saggio.

“Una dinastia al potere” è un thriller ambientato nella Firenze rinascimentale in cui i personaggi, nati dalla fantasia del suo autore, interagiscono e si incastrano perfettamente con la vita dei protagonisti della storia realmente vissuti.

Laura Ricci è una donna bellissima e sensuale, dal passato tormentato. Venduta in giovanissima età dal padre ad un mercante di passaggio, che l’aveva fin da subito fatta prostituire, un giorno era stata picchiata a sangue da un pazzo che indossava i colori dei Medici.
Appena recuperate le forze Laura era fuggita dal suo padrone, promettendo a se stessa che da quel giorno sarebbe vissuta esclusivamente per vendicarsi della famiglia Medici.
Proprio per questo accetta senza scrupoli di fornire i suoi servigi prima a Rinaldo Albizzi e in seguito al Filippo Maria Visconti.
La storia di Laura è legata a quella di un altro singolare personaggio: Schwartz, un mercenario svizzero, un uomo ombroso e spietato, che nasconde un segreto che nessuno conosce e che pesa gravemente sulla sua coscienza.
Laura Ricci è una donna pericolosa che ricorda un po’ la Milady de “I tre moschettieri” di Dumas o, se vogliamo rimanere nella letteratura contemporanea, la protagonista femminile de “Il giglio di fuoco” di Vic Echegoyen.

Nel romanzo di Matteo Strukul fiction e storia si integrano perfettamente; la trama è avvincente ed emozionante, perfettamente bilanciata tra verità storica e finzione.

L’anno scorso la Rai ha trasmesso la prima stagione di una serie TV dedicata ai Medici. Il periodo storico descritto dalla fiction coincide più o meno con quello narrato nel primo volume della trilogia/tetralogia di Strukul, ma la serie televisiva e il romanzo si discostano parecchio nelle trame.

Il personaggio di Maddalena, per esempio, la schiava amante di Cosimo de’ Medici incontrata da questi a Venezia, non è un personaggio di totale fantasia, ma ha qualche fondamento storico, seppur non ne appaia menzione nel libro di Strukul.
In verità Cosimo ebbe realmente una relazione con una schiava dalla quale nacque un figlio che venne poi allevato in seno alla famiglia Medici insieme ai figli legittimi di Cosimo e Contessina.
Strukul ha preferito puntare ad una versione più edulcorata della storia d’amore tra Contessina e Cosimo, concentrandosi più sulla profondità dei sentimenti di Contessina nei confronti di Cosimo piuttosto che parlare dell’impegno da questa profuso nelle questioni del Banco durante l’assenza del marito e di quanto da lei messo in atto per impedirne la condanna, come invece abbiamo visto nella serie televisiva.

Anche il rapporto tra Lorenzo e Cosimo presenta alcune differenze; rispetto al romanzo infatti il rapporto tra i due fratelli nella serie tv risulta essere decisamente più conflittuale.

La descrizione poi di Cosimo de’ Medici come un bell’uomo è decisivamente arbitraria e  finalizzata alla pura finzione letteraria, in quanto è risaputo, come poi si evince anche dai ritratti che sono giunti fino a noi, che gli esponenti della famiglia Medici erano tutto tranne che belli ed affascinanti.

Serie televisiva o romanzo di Strukul? Personalmente preferisco il libro. Affascinante il personaggio di Piccarda, la madre di Cosimo e Lorenzo, coinvolgente il racconto della battaglia di Anghiari, interessanti le descrizioni della Firenze e dei protagonisti dell’epoca.

Il romanzo di Strukul è un buon romanzo storico, un ottimo spunto per trovare la voglia di approfondire la storia della famiglia che tra intrighi e colpi di scena divenne la famiglia più potente del Rinascimento.

“I Medici. Una dinastia al potere” è stato il libro vincitore del Premio Bancarella edizione 2017.