domenica 14 luglio 2013

“Il collezionista delle piccole cose” di Jeremy Page

IL COLLEZIONISTA DELLE PICCOLE COSE
di Jeremy Page
NERI POZZA
E’ l’aprile del 1845 quando il collezionista e naturalista poco più che trentenne Eliot Saxby si imbarca nel porto di Liverpool sul brigantino a tre alberi Amethyst con destinazione Eldey, una piccola isola nell’Atlantico settentrionale.  
Lo scopo del viaggio verso l’Artico è di entrare in possesso di qualche resto dell’alca impenne, un uccello dall’aspetto simile a quello dei pinguini e come loro inabile al volo, che si ritiene essersi ormai estinta.

Al comando del mercantile Amethyst c’è il capitano Sykes, un uomo che si dimostrerà ben presto avido e privo di coscienza, spregevole e meschino.
Agli ordini del capitano ci sono il primo ufficiale Quinlan French, un uomo freddo e subdolo, cacciato anni prima dalla marina britannica dove prestava servizio, e l’ufficiale in seconda Talbot, una persona taciturna e scostante.
A completare l’equipaggio troviamo “i bastardi” di Sykes, marinai tutti di origine irlandese, ed il cambusiere portoghese Simao.
Eliot Saxby  affronterà il viaggio in compagnia di altri due passeggeri: Edward Bletchley e la cugina di questi Clara Gould.
Edward è quello che può essere definito un dandy. Ha circa venticinque anni, i capelli biondi-rossicci acconciati alla moda e sfoggia sempre un abbigliamento ricercato. Un uomo sicuro di sé almeno all’apparenza.
Clara Gould, vicina per età al cugino, è una donna bella, elegante, eterea e sempre avvolta da un alone di mistero.
Saxby è sicuro di aver già conosciuto Clara dieci anni prima quando lavorava nel Norfolk, ma la donna allora si chiamava Celeste Cottesloe ed era la figlia del suo datore di lavoro.
L’atmosfera fin dalle prime ore di navigazione si fa inquietante e misteriosa, un senso di attesa di qualcosa di indefinito, di malvagio e sinistro sembra prendere il sopravvento su ogni cosa…

Il libro è molto descrittivo e le prime pagine risultano piuttosto lente, poi il racconto prende ritmo ed il lettore riesce ad entrare nella storia.
Impossibile non provare empatia nei confronti di Eliot Saxby davanti alle carneficine delle foche, dei trichechi, al perverso modo di divertirsi della ciurma nei confronti dei gabbiani e delle balene.
Alcune immagini sono di una violenza inaudita e viene spontaneo porsi la domanda di Clara “perché gli uomini non sanno fare a meno di uccidere?”
 “Il collezionista delle piccole cose” cerca  di risvegliare le nostre coscienze e ci impone di interrogarci sul perché della furia distruttiva dell’uomo e sulla sua insensibilità che si ripete nel corso dei secoli e dei decenni immutata fino ai giorni nostri.

Tutta quella violenza, tutta quella ferocia. Il fallimento dell’uomo che si rivela essere nient’altro che una bestia avida e a caccia di profitti.

Il romanzo punta il dito contro la mercificazione della natura e della vita, contro il saccheggio indiscriminato dell’ambiente da parte dell’uomo che vede in qualsiasi forma di vita solo profitto e possibilità di scambi.

Questo libro è stato una piacevole sorpresa. Da appassionata di romanzi ambientati sul mare ai tempi delle guerre napoleoniche, pur sapendo che questo sarebbe stato diverso poiché la storia si svolgeva qualche decennio dopo su una nave mercantile, mi aspettavo comunque che il protagonista fosse simile al Dottor Maturin, celebre naturalista nonché inseparabile compagno di navigazione del comandante Jack Aubrey, nei libri di Patrick O’Brian.

“Il collezionista delle piccole cose” invece è un libro completamente diverso, non solo per come Jeremy Page pone l’attenzione sul problema ambientale, ma anche per come sviluppa la storia del romanzo stesso.
Quell’aria di mistero, di sovrannaturale che aleggia per tutto il romanzo, quel senso di incertezza sull’identificazione e lo sdoppiamento di Clara Gould e Celeste Cottesloe ricordano un romanzo di epoca vittoriana che ho apprezzato moltissimo intitolato “La donna in bianco” scritto da Wilkie Collins, la cui trama è anch’essa giocata sul tema del doppio ed è caratterizzato da atmosfere altrettanto cupe e gotiche.
In questo romanzo Jeremy Page è riuscito perfettamente a conciliare una storia dal carattere vittoriano con le attualissime battaglie ambientaliste. Un romanzo davvero originale.


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