lunedì 19 agosto 2013

“L’ultima indagine del Commissario” di Davide Camarrone

L’ULTIMA INDAGINE DEL COMMISSARIO
di Davide Camarrone
SELLERIO
Davide Camarrone si è ispirato per la storia narrata ne “L’ultima indagine del Commissario” alle cronache del fallito attentato mafioso dell’Addaura, a Palermo, nel quale avrebbero dovuto trovare la morte Giovanni Falcone e la moglie.  Un attentato fallito che qualcuno volle addirittura mascherare come una messinscena ad opera dello stesso magistrato per trarne un qualche vantaggio personale.
La cronaca del fatto è riportata nel post scriptum dell’autore al termine del romanzo stesso.

Il racconto è ambientato a Palermo e nel monrealese nel 1911, anno del Cinquantenario dell’Unità d’Italia.
Al commissario Garbo viene affidato l’incarico di scoprire cosa sia accaduto all’agente La Mantia e a sua moglie, entrambi scomparsi da qualche giorno.
L’agente La Mantia era coinvolto in un’indagine di mafia a Monreale e, poiché svolgeva il suo compito come infiltrato, l’ipotesi più probabile era che marito e moglie fossero stati sequestrati o peggio assassinati.
Con l’aiuto dei due suoi più stretti collaboratori, il delegato La Placa e l’agente Calascibetta, e seguendo le informazioni fornitegli dal sostituto procuratore Giacosa, il Cavalier Garbo si trova ben presto sulla giusta pista.
Viene a conoscenza che il procuratore Diotallevi era stato sollevato dal suo incarico e sostituto dal procuratore Castrogiovanni proprio mentre indagava su delle società mafiose del monrealese e scopre inoltre che già un altro agente, un tale Agnello, che operava anch’egli sotto copertura, era stato assassinato ma la sua morte era stata archiviata come accidentale.
Gli agenti La Mantia ed Agnello erano inoltre stretti collaboratori proprio di quello stesso procuratore Diotallevi allontanato dalla procura di Palermo e trasferito alla procura de L’Aquila.

Ovviamente trattandosi di un racconto “poliziesco” non posso anticiparvi nulla di più per non guastare il piacere della lettura.

“L’ultima indagine del Commissario” è un romanzo in cui si respira l’aria della Sicilia, si sentono i suoi profumi, si gustano i suoi sapori.
La Sicilia è descritta come una terra di conquista che nel corso dei secoli è stata colonizzata da genti diverse che l’hanno sfruttata ma hanno lasciato anche qualcosa di sé, come possiamo leggere nelle pagine dedicate alle bellissime ed intense descrizioni della città di Palermo.
In ogni epoca e con qualunque forma di governo una cosa non è mai cambiata: il potere della mafia e la connivenza tra questa e lo Stato, quella che così bene Camarrone definisce una trama infinita di fili che “come un velo funebre, da secoli avvolgeva l’intera città”.

Lo scrittore è bravissimo a descrivere l’eterno conflitto dei Siciliani tra paura e voglia di riscatto, tra il far finta di non vedere, girarsi dall’altra parte e “quello strano istinto autodistruttivo chiamato onestà”.

Leggendo questo romanzo è impossibile non richiamare alla mente alcune pagine de “Il giorno della civetta” di Leonardo Sciascia.
Il Cavalier Garbo divide l’umanità in tre categorie: gli eroi, i vincitori e gli sconfitti.
Gli eroi ovvero i sopravvissuti alla città di Palermo che lui definisce “nemica ai suoi figli migliori”, i sopravvissuti, coloro che si affidano ai “potenti” o restano nell’incertezza della paura e infine i peggiori ovvero i pochi vincitori alla cui categoria appartengono i rapinatori, i ricattatori e gli assassini.

“L’ultima indagine del Commissario” è un romanzo che lascia indubbiamente l’amaro in bocca soprattutto se si pensa che proprio quello Stato che dovrebbe difendere i cittadini ne è invece il carnefice.

Ma è anche un romanzo che aiuta a riflettere e a non dimenticare che per quanto difficile possa essere è necessario trovare la forza ed il coraggio per continuare a combattere questo deprecabile sistema perché come disse Giovanni Falcone “chi tace e piega la testa muore ogni volta che lo fa, chi parla e chi cammina a testa alta muore una volta sola”.


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