domenica 12 ottobre 2014

“L’ultimo fiore dell’anima” di Anna Melis

L’ULTIMO FIORE DELL’ANIMA
di Anna Melis
FRASSINELLI
Il romanzo è ambientato in Sardegna alla fine degli anni Trenta. 
L’azione si svolge tra Nuoro, all’epoca poco più di un paese, e l’Ortobene, un’altura granitica che si eleva ad est della città e sulla cui sommità nel 1901 fu posta la grande statua del Redentore.

Matilde Zedda è considerata da tutti un’istranza, una straniera. E’ figlia di una donna dell’isola e di un deportato.
Ilde, con la sua carnagione chiara e le trecce bionde, è diversa dalle altre donne dell'isola non solo per l’aspetto fisico, ma anche per la sua mente in quanto soggetta a frequenti crisi epilettiche.
I suoi concittadini per ignoranza e superstizione, ritengono che le convulsioni ed il delirio di cui la ragazza è spesso vittima a causa della malattia, siano invece da considerarsi tipici segni di possessione demoniaca.

Ilde è stata allevate dalle suore, ma all’età di 23 anni, su decisione del vescovo in persona, è data in moglie, senza che venga celebrato alcun matrimonio, al figlio maggiore della famiglia Caria, Giovanni Antonio.

La giovane è da sempre vista come una sciagura per il paese, una donna capace di ammaliare gli uomini per la sua bellezza, considerata da tutti una janua ovvero una fattucchiera.

Zuannantoni, il marito che è stato scelto per lei, è fisicamente un gigante, un uomo rude ed ignorante:

Non c’era poesia, né delicatezza nel marito, e spesso aveva il dubbio che non ci fosse nemmeno l’anima.

Inizia così per Ilde una vita fatta di violenze fisiche e psicologiche.
La giovane è costretta a subire i soprusi e gli insulti della suocera e di tutte le donne della famiglia Caria che la temono e la invidiano per la sua bellezza; ogni giorno è vittima della rozzezza e della forza del marito oltre ad essere violentata impunemente dai fratelli di lui ogni volta che questi decidono di trascorrere la notte a casa di Zuannantoni.

Ilde conduce una vita di sofferenze e di miseria, nonostante i begli abiti che il marito le fa indossare per mostrare a tutti di possedere la donna più bella del paese.
Alla ragazza non è concesso neppure di parlare con il figlio, deve nutrirlo, curarlo ma  le è severamente proibito qualunque altro tipo di rapporto con lui.
Ilde si rifugia così nei sogni, sogna di essere finalmente libera, libera di decidere per se stessa, libera di fuggire, libera di uscire di casa. Sogna l’amore, l’amore di un uomo che possa capire i suoi bisogni e che sia in grado di interpretare i suoi desideri.

Un giorno, dopo essere stata nuovamente vittima della violenza di Zuannantoni, rimasta sola in casa con il piccolo Jaccheddu, riceve la visita di un uomo e scambiandolo per il marito, stanca delle continue violenze, gli spara ferendolo gravemente.
Luigi Sanna, l’uomo che giace sanguinante ai suoi piedi, è un’anima dannata propria come lei.
Ha l’aspetto di un bellissimo giovane di soli ventisette anni, ma in realtà è un uomo molto pericoloso, un bandito evaso e ricercato.
Sarà lui il balente? il valoroso che Ilde ha sognato di poter incontrare un giorno, colui che la libererà dalla sua terribile schiavitù?

“L’ultimo fiore dell’anima” è una storia insolita, spietata e dalle immagini fortissime.
Racconta di una Sardegna dove regnano ancora le superstizioni e l’ignoranza. 
Una terra dove la violenza e la forza la fanno da padrone, dove anche chi dovrebbe difendere la legge spesso non è degno di indossare la divisa, dove le faide tra le famiglie si protraggono all’infinito trascinando con sé lutti e disperazione.

Su questo scenario si staglia la figura di Ilde, una donna dal carattere forte, una combattente che pur se in un primo momento si rifugia in se stessa, nelle sue visioni, nel suo linguaggio fatto non di parole ma di segni e sguardi, in seguito riesce a riappropriarsi della propria vita, ritrova la parola, anche se sulle prime quelle parole sembrano vuote e prive di significato a lei che, a solo poco più di vent’anni, ha già vissuto terribili esperienze.

Nel romanzo della Melis, come anche lei stessa segnala nella sua “nota dell’autrice” al termine del libro, ci sono precisi riferimenti a diversi artisti.
Non possiamo, leggendo le pagine del romanzo, non richiamare alla memoria le opere di una grande scrittrice sarda come Grazia Deledda, così come è impossibile non riconoscere l’omaggio che la Melis fa, descrivendo la cicatrice sul volto di Mariano Collu, al cantautore Fabrizio De Andrè:

e aveva un solco lungo il viso
come una specie di sorriso
(da “Il pescatore”)

“L’ultimo fiore dell’anima” pur ambientato quasi un secolo fa stupisce per l’attualità della sua storia, un'attualità che troppo spesso ancora oggi riempi le pagine dei quotidiani e ci viene sbattuta in faccia dai telegiornali.
Una società, la nostra, che nonostante il progresso e la cultura, è costretta a fare i conti ancora oggi con una realtà che vede ogni giorno i diritti delle donne troppo spesso calpestati, una realtà dove ci sono ancora troppe donne vittime di violenze fisiche e psicologiche ed incapaci di ribellarsi ai propri aguzzini.
Un mondo, il nostro, dove la paura del “diverso” è ancora fortemente radicata tanto che questi continua ad essere un emarginato, una vittima di insensati pregiudizi.

Un racconto che fa riflettere, una scrittura evocativa e una protagonista combattuta tra il desiderio di assecondare la propria natura ribelle ed il dovere di rispettare le convenzioni, fanno di “L’ultimo fiore dell’anima” un romanzo estremamente appassionante e toccante, assolutamente consigliato.

E non c’è vento e non c’è pioggia,
né abbastanza tormento nell’anima
per partorire l’ultimo fiore.



5 commenti:

  1. L'ha appena finito la mia socia a cui è piaciuto moltissimo, me lo farò imprestare sicuramente! ^^

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    1. Il libro è piaciuto molto anche a me. Bella prosa e bel racconto. Bravissima Melis

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  2. Grazie e buona lettura,
    l'Autrice

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