sabato 17 ottobre 2015

“Il parrucchiere di Auschwitz” di Éric Paradisi

IL PARRUCCHIERE DI AUSCHWITZ
di éric Paradisi
LONGANESI
Ho terminato questo romanzo quasi una settimana fa, ma contrariamente alle altre volte sono passati giorni prima che riuscissi a raccogliere le idee per scrivere il post.

“Il parrucchiere di Auschwitz” è uno di quei romanzi che non finiscono con la lettura dell’ultima riga perché i pensieri dei vari personaggi restano con te ancora a lungo sotto forma di sensazioni indefinite difficili da sintetizzare e raccogliere.

La storia inizia a Roma nel 1943 dove Maurizio Rossi, figlio di una coppia di parrucchieri ebrei, vive nel ghetto insieme ai genitori e alle due sorelle minori.

Maurizio, se vogliamo, conduce un’esistenza piuttosto comune, la sua sembra la vita di qualunque giovane che voglia seguire le orme dei propri genitori e, in questo caso, succedere a loro nella conduzione del negozio quando questi decideranno di ritirarsi dall’attività lavorativa:

Sono nato in questo quartiere praticamente con le forbici in mano, perché tutti nella mia famiglia sono parrucchieri. Già da piccolo giocavo facendo volteggiare in aria le ciocche dei clienti.

Un giorno proprio in negozio incontra Alba, con i suoi occhi grigio-azzurri ed i capelli biondo-cenere, ha qualche anno più di Maurizio, ha già delle esperienze alle spalle.
Alba non è una ragazza comune, è un membro della Resistenza, membro dell'organizzazione Bandiera Rossa.

Maurizio è un giovane innocente, fiducioso, ignaro del pericolo. Come tutti gli ebrei del ghetto di Roma si era illuso per molto tempo che gli italiani non fossero antisemiti. In seguito però, con l’arresto di Mussolini e la sua successiva liberazione da parte dei tedeschi e con il massacro di Meina, tutto era cambiato.

Alba, invece, anche a causa del suo coinvolgimento con la Resistenza, conosce cose che a Maurizio sono oscure. Lei sogna di finire un giorno la facoltà di legge, poter difendere le cause delle donne, lottare per la loro libertà e per il loro diritto di voto.
Alba è comunista: impegno politico e senso della condivisione sono le sue uniche ricchezze.

16 ottobre 1943: il rastrellamento del ghetto di Roma. La famiglia di Maurizio viene deportata, solo lui si salva perché quella notte si era fermato a dormire da Alba.

Cinque mesi Maurizio resta nascosto a casa della ragazza fino a quando la mattina del 23 marzo del 1944 i soldati insieme ad un ufficiale delle SS ed un membro della Milizia fascista in borghese fanno irruzione nell’appartamento.

Alba viene arrestata. Maurizio invece viene deportato ad Auschwitz dove tra i tristi spettri con il cranio rasato. Spettri infagottati in ridicoli pigiami a righe, riesce a salvarsi solo grazie alla sua arte di parrucchiere, se di salvezza si può davvero parlare, perché non esiste vera salvezza per chi ha vissuto certe esperienze.
Non si riesce ad accettare di essere vivi quando tanti sono morti, il senso di colpa per essere sopravvissuti è un carico troppo pesante da sopportare.

Nel romanzo c’è un’altra storia che corre parallela a quella di Maurizio. E’ la storia di Flor, la nipote preferita di Maurizio, che la racconta in prima persona.

La sua storia è avvolta nella nebbia e si svela lentamente pagina dopo pagina al lettore.
E’ la storia del suo amore, un amore sfortunato come quello del nonno per Alba. Un amore potente e totalizzante quanto sventurato e destinato a soccombere sotto i colpi della cattiva sorte.

I registri delle due storie sono completamente diversi: la storia di Maurizio è raccontata in modo freddo ed essenziale, una scrittura che ben si presta al racconto degli avvenimenti storici; la vicenda di Flor invece usa per la sua dimensione onirica un linguaggio più struggente e poetico.

In comune le due storie hanno quel senso di ineluttabilità del destino e la figura straordinaria di Alba che a distanza di anni continua ad essere la figura dominante, colei dalla quale ogni personaggio riesce a trarre la propria forza vitale.

Ogni uomo ha diritto a un colore, il colore della libertà. Esiste un’infinità di colori per ognuno di noi. Un giorno troverai il tuo.

Maurizio è riuscito a trovarlo quel colore, è il biondo-cenere della chioma della sua Alba, lo stesso colore dei capelli della sua nipote prediletta Flor.

“Il parrucchiere di Auschwitz” è un romanzo tormentato, intenso e commovente. Un libro che ci costringere ancora una volta a riflettere su quello che è successo perché la storia non si ripeta.
Sono proprio quelle morti assurde che ci chiedono di vigilare perché non accada nuovamente; sono i morti che ci chiedono di non ucciderli una seconda volta con la nostra indifferenza.
Sono quelle persone che hanno patito sofferenze assurde e sono morte per la libertà e per quegli stessi diritti che noi oggi diamo per scontati ed acquisiti, che ci chiedono rispetto e attraverso le pagine del libro di Paradisi ci chiedono di tutelare quelle conquiste che loro hanno ottenuto a cosi caro prezzo.

Leggendo questo romanzo mi sono tornate alla mente le parole di un famoso scrittore, mi riferisco a Joseph Conrad che scriveva in “Sotto gli occhi dell’occidente”:

Non è necessario credere in una fonte soprannaturale del male: gli uomini da soli sono perfettamente capaci di qualsiasi malvagità.




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