lunedì 17 ottobre 2016

“Diario di un uomo superfluo” di Ivan Turgenev (1818 – 1883)

DIARIO DI UN UOMO SUPERFLUO
di Ivan Turgenev
IL SOLE 24 ORE
“Diario di un uomo superfluo” è un breve racconto, poco meno di un’ottantina di pagine, scritto da Ivan Turgenev nel 1850.

Protagonista della storia è il giovane Culkaturin che, consapevole di essere prossimo alla morte, decide di congedarsi dalla vita scrivendo un diario.

La scelta di scrivere di sé sotto forma di diario è una scelta profonda e introspettiva; il diario, infatti, è la forma di scrittura che più di tutte permette di parlare di se stessi in modo intimo e spontaneo.

Culkaturin nelle prime pagine racconta della sua infelice infanzia; di una madre fredda e rigida, di un padre debole, senza carattere e dedito al gioco, ma ben presto si lascia andare a ricordi più recenti e rende così partecipe il lettore dei suoi sentimenti e del suo amore non corrisposto per la bella Liza.

Culkaturin è per sua stessa definizione un uomo “superfluo”, aggettivo che il lettore non deve tradurre con inutile, ma piuttosto deve dargli un’accezione di impotente, inconsistente.
La natura lo ha trattato come “si fa con un ospite inatteso e incomodo”; per tutta la sua vita egli ha trovato costantemente il proprio posto occupato, ma egli non si indigna, non si adira per questo, piuttosto pensa che la colpa sia sua perché ha sempre cercato il posto laddove non avrebbe dovuto.

C’è stato solo un momento nella vita di Culkaturin in cui egli abbia pensato di poter essere veramente se stesso ed acquistare consistenza agli occhi del mondo, ovvero quando innamorandosi di Liza, egli crede davvero che la sua esistenza vuota e superflua possa finalmente essere riscattata.

L’intera mia esistenza venne rischiarata dall’amore, tutta tutta, fino ai particolari più insignificanti, come una stanza buia e abbandonata in cui abbiano portato la luce di una candela.

Egli potrebbe diventare qualcuno grazie all’amore di un’altra persona, potrebbe vivere negli occhi della donna amata, ma il sogno dura un battito di ali ed egli si ritrova nuovamente ai confini della sua stessa vita non appena entra sulla scena l’affascinante principe di cui la ragazza si invaghisce all’istante.

Le effusioni sentimentali sono come la radice di liquirizia: dapprima la succhi e non è male; poi, però, ti allappa la bocca.

Culkaturin è un antieroe, è colui che non riesce ad essere protagonista neppure del suo stesso diario.
E’ il simbolo delle persone che vivono ai margini della società, che non si riconoscono in essa e che la società stessa non vede, ma le attraversa con lo sguardo come se non esistessero, come se fossero trasparenti.

Il personaggio uscito dalla penna di Turgenev trova corrispondenza in tanti altri personaggi della letteratura, penso ai personaggi di Sartre, Musil, Kafka...

Culkaturin è un uomo fragile che non si sente mai all’altezza delle situazioni, un uomo stimato da nessuno e che per di più non sa neppure cosa sia l’autostima.
Egli si sente impotente e vive osservando da dietro un vetro le vite degli altri.
Lui è l’escluso, colui che è condannato a fare sempre da tappezzeria e a veder ogni volta vanificato ogni suo debole tentativo di riuscire ad ottenere un attimo di “popolarità”.

“Diario di un uomo superfluo” è un racconto struggente, inteso e ricco di pathos che commuove il lettore fin dalle sue prime pagine, un piccolo capolavoro della letteratura russa da leggere lentamente, gustandone con calma ogni singola pagina e soffermandosi ad ogni passaggio.

Addio, vita, addio, mio giardino, addio anche a voi, miei tigli! Quando l’estate giungerà, non scordate – mi raccomando -  di rivestirvi di fiori da capo a piedi…



2 commenti:

  1. Credo che la giusta chiave di lettura sia quella che indichi verso la fine...letteratura russa...che si deve letteralmente imparare a leggere per apprezzarla. Grazie

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    1. Condivido l'idea che la letteratura russa sia un "mondo" che necessita tempo e studio per essere apprezzata. Grazie a te per il commento.

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