domenica 18 giugno 2017

“In carne e cuore” di Rosa Montero

IN CARNE E CUORE
di Rosa Montero
SALANI
Soledad è appena stata lasciata dall’amante che aspetta un figlio dalla giovane moglie. Prossima a compiere sessant’anni Soledad non si riesce a rassegnarsi al passare del tempo.
Frustrata e avvilita desidera solo vendicarsi dell’amante quarantenne e decide, per farlo ingelosire, di ingaggiare un gigolò poco più che trentenne per farsi accompagnare a teatro dove quasi certamente incontrerà l’ex amante insieme alla consorte.
Quello che però doveva essere un semplice ed innocuo colpo di testa passeggero, per una serie di strane e straordinarie coincidenze, si trasformerà invece in una storia molto complicata e a tratti anche piuttosto pericolosa.

La protagonista del romanzo è una curatrice di mostre impegnata ad allestire un progetto espositivo sugli scrittori maledetti per la Biblioteca National di Madrid.
Le sue vicende si intrecciano con quelle degli artisti che lei intende presentare al pubblico.
Soledad si sente molto vicina a questi autori e alla definizione che lei stessa dà di cosa sia uno “scrittore maledetto”:

Essere maledetto è voler essere come gli altri senza riuscirci. È voler essere amato e invece suscitare soltanto diffidenza o qualche risata. Essere maledetto è non sopportare la vita e soprattutto non sopportare se stessi.

Soledad non accetta di invecchiare, ha paura della solitudine ma soprattutto ha paura che il tempo che le rimane non sia abbastanza per poter continuare a vivere come ha sempre fatto.
Soledad guarda le donne più giovani e le invidia. Invidia i loro fisici asciutti e perfetti, ma più di ogni altra cosa invidia loro la possibilità di cambiare prospettive di vita, di fare scelte diverse senza pentirsene, di avere la possibilità di tornare indietro sui propri passi e cambiare strada.
Alla sua età invece ogni scelta diviene una scelta definitiva e immutabile, il cambiamento e i ripensamenti le sono preclusi, non potrà più essere qualcuno di diverso, non potrà far altro della sua vita.

Essere vecchi significava avere irrimediabilmente un passato e non più il tempo per correggerlo.

Con l’avanzare degli anni inoltre diventa sempre più difficile accettare l’abbandono, il fallimento, il disamore e ci si trova a porsi domande a cui diventa impossibile e doloroso cercare di dare una risposta

Che cos’era peggio, non essere mai stata amata, o che qualcuno avesse smesso di amarla?

Non è facile essere in grado di suscitare l’interesse del lettore fin dalle prime righe di un romanzo.
Solo alcuni grandi autori classici ci sono riusciti, mi vengono in mente gli incipit di Orgoglio e Pregiudizio di Jane Austen e di Anna Karenina di Lev Tolstoj, giusto per citarne alcuni.
L’incipit di In carne e cuore è davvero energico, di impatto e riesce a racchiude in poche righe il senso di tutto il romanzo:

La vita è un breve intervallo di luce tra due nostalgie: la nostalgia di ciò che non si è ancora vissuto e quella di ciò che non si potrà più vivere. E il momento in cui bisogna agire è così confuso, così sfuggente ed effimero, che lo si spreca guardandosi intorno storditi.

In carne e cuore è un romanzo attuale e intelligente dalla trama leggera e divertente.

Un libro che si legge tutto d’un fiato perché è una storia coinvolgente che affronta con ironia temi che toccano tutte le donne molto da vicino.

Un romanzo utile a far capire a noi donne che quello che proviamo alla fine è comune a tutte noi e che, se riuscissimo a crederci veramente, forse riusciremmo ad essere anche un po’ più indulgenti con noi stesse e con le altre, ritrovando anche un po’ di quella complicità femminile che sembra ormai solo uno sbiadito ricordo.




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