mercoledì 7 giugno 2017

“Lettera al padre” di Franz Kafka (1883 – 1924)

LETTERA AL PADRE
di Franz Kafka
SE Studio Editoriale
Franz Kafka nacque nel 1883 a Praga in una famiglia ebraica di agiate condizioni.
Tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento Praga offriva un vivacissimo ambiente culturale ed artistico. Fu proprio questo ambiente praghese in cui si confrontavano tre culture diverse (quella ceca, quella tedesca e quella ebraica) ad influire sulla crescita e sull’evoluzione artistica e personale di Franz Kafka.
Terminati gli studi liceali, il giovane Kafka conseguì, come da imposizione paterna, la laurea in legge. Il suo primo impiego fu presso le assicurazioni Generali e successivamente presso l’Istituto di assicurazioni contro gli infortuni sul lavoro.
Kafka non si rassegnò mai alla monotona e triste vita impiegatizia e continuò pertanto a coltivare la sua passione per la letteratura, passione che si era in lui manifestata sin dai primi anni di scuola.
Dal 1917 al 1924, anno della sua morte, lo scrittore, affetto da una violenta tubercolosi, abbandonò definitivamente il lavoro.
Tra le varie opere di Kafka il suo racconto più celebre è senza dubbio “La metamorfosi”, ovvero la storia di un uomo, tale Gregor Samsa, che una mattina si sveglia e realizza con orrore di essersi trasformato in uno scarafaggio. Un essere repellente e superfluo, qualcosa di ripugnante persino per i suoi stessi familiari che vedranno la sua morte come una liberazione.
Nel 1924 Kafka morì in sanatorio lasciando il compito all’amico Max Brod di distruggere tutta la una produzione. Questi contravvenne alle sue ultime volontà e al contrario curò un’edizione postuma di tutta la sua produzione che usci nel 1927.

“Lettera al padre” fu scritta nel 1919 ma non fu mai consegnata al suo destinatario. L’originale è battuto a macchina con correzioni a mano tranne le due ultime pagine che sono scritte interamente a mano.
“Lettera al padre” è un violento atto d’accusa in cui Kafka esprime il difficile e controverso rapporto con il genitore. A lui infatti attribuiva la colpa per essere stato condannato ad una vita fatta di isolamento e di contraddizioni.
Kafka disapprova il padre per la durezza dei modi, la poca sensibilità, l’irascibilità ma ne è allo stesso tempo affascinato.
Non può fare a meno di confrontare il proprio aspetto fisico ed il proprio carattere con quelli paterni, uscendone sempre purtroppo irrimediabilmente sconfitto.
Anche in età avanzata il fisico del genitore risulta agli occhi di Kafka ancora prestante, alto, imponente; il suo è invece un fisco malaticcio, debole, magro.
Il carattere del padre è tenace, combattivo, dotato di presenza di spirito, Franz invece percepisce se stesso come un essere ansioso, titubante, inquieto.
Kafka in cuor suo sa che, se anche il padre fosse stato meno dispotico, meno tirannico, forse il suo carattere non ne avrebbe beneficiato molto, ma l’accusa che rivolge al genitore è quella di non aver mai cercato di provare a comprenderlo, di non aver mai provato, almeno una volta, a capire le sue inclinazioni e le sue ragioni.

Franz Kafka visse tutta la sua esistenza come un escluso, combattuto tra il desiderio di voler partecipare alla vita attiva degli “adulti” ed allo stesso tempo senza volervi mai veramente prendere parte; desideroso in verità di restare ai margini di quella società industriale e commerciale che lo affascinava e al tempo stesso rifiutava sentendola completamente estranea alle sue più profonde inclinazioni.
Colpa e condanna governano le vicende umane, condizioni che divengono tema dominante nei suoi scritti.

L’uomo secondo Kafka è costretto ad un’esistenza sperduta e disperata e, nonostante provi a riscattarsi, i suoi tentativi sono destinati inevitabilmente al totale fallimento.
Kafka stesso si sente uno straniero, un emarginato condannato ad essere per sempre escluso da un’esistenza felice e libera.
Percepisce suo padre come l’uomo dell’autorità, un uomo sicuro di sé, un self made man. Suo padre rappresenta tutto ciò che lui non sarà mai in grado di essere. Ma lo scopo di vita del padre, quello a cui si attiene la maggior parte del mondo degli adulti, non è lo scopo che persegue Franz Kafka.
Kafka avrebbe voluto essere compreso dal padre ma non avrebbe mai voluto far veramente parte di quel suo mondo commerciale che egli sentiva completamente estraneo.
Il padre era un uomo solido, quadrato, intransigente e il giovane Kafka fu irrimediabilmente condannato alla fuga, all’amarezza, all’afflizione e alla lotta interiore, a quel “male di vivere” a cui sono condannati tutti i protagonisti kafkiani.

“Lettera al padre” è un’opera di appena una settantina di pagine che si leggono molto velocemente grazie ad una scrittura scorrevole e piacevole.
Il testo è un testo intimo nel quale Kafka raccontando se stesso al padre, si racconta in prima persona anche al lettore rivelando di possedere una personalità estremamente contemporanea.
In “Lettera al padre” Kafka esprime se stesso, il suo sentire, i suoi sentimenti, le sue angosce, il suo pensiero e tutto ciò rende la lettura di questo scritto una lettura indispensabile per meglio comprendere non solo l’autore Franz Kafka ma tutta la sua produzione letteraria.





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