lunedì 27 luglio 2020

“The Witcher” (Il guardiano degli innocenti – La spada del destino) di Andrzej Sapkowski

Geralt di Rivia, il protagonista della saga nata dalla penna del polacco Andrzej Sapkowski, è uno strigo.

Il suo lavoro consiste nell’uccidere o nel rendere inoffensiva ogni tipo di creatura malvagia (vampiri, demoni, orchi, doppler e quant’altro), creature terrificanti che nessuno avrebbe mai il coraggio di affrontare.

Geralt ha un suo codice da rispettare e, contrariamente a quello che si potrebbe pensare, non è né un assassino senza scrupoli né un comune mercenario.

Come ogni strigo anche lui è stato strappato alla famiglia di origine quando era solo un bambino e, attraverso un duro e difficile addestramento, è stato trasformato in un individuo che neppure i guerrieri più forti sono in grado di battere.

Attraverso la somministrazione di erbe e pozioni Geralt di Rivia ha subito una trasformazione che lo ha mutato profondamente nell’aspetto e nello spirito.

La mutazione dovrebbe avergli interdetto ogni comune sentimento umano, ma Geralt non è come gli altri della sua specie, non solo è il più potente di tutti, ma spesso sembra provare emozioni che non dovrebbe e delle quali lui stesso è il primo a stupirsi.

La saga di The Witcher si compone di otto libri, tre libri di racconti e cinque romanzi.

Vi indico i titoli secondo l’ordine di lettura, non quello di pubblicazione:

- Il guardiano degli innocenti

- La spada del destino

- Il Sangue del Elfi

- Il tempo della guerra

- Il battesimo del fuoco

- La Torre della Rondine

- La Signora del Lago

- La stagione delle tempeste

I primi due libri sono raccolte di racconti da leggersi per primi perché propedeutici alla lettura dei romanzi dove si trovano riferimenti a fatti già accaduti e si incontrano personaggi con i quali si è già fatto precedentemente conoscenza.

Pur non amando particolarmente il genere letterario del racconto, non ho trovato alcuna difficoltà nel leggere “Il guardiano degli innocenti” e “La spada del destino”.

I racconti di Sapkowski sono molto ben strutturati e collegati tra loro; alcuni personaggi inoltre si ritrovano spesso in più di un racconto agevolando così ulteriormente la lettura ed evidenziando l’interdipendenza delle varie storie.

A tutti gli effetti questi due volumi più che una raccolta di racconti vera e propria potrebbe considerarsi come un unico romanzo dalla trama piuttosto frammentaria.

La lettura risulta molto scorrevole, il ritmo veloce e la suspense sempre molto alta.

Tra i personaggi che ricorrono più spesso nei primi due libri troviamo: Ranuncolo, il bardo amico dello strigo e Yennefer, la maga della quale Geralt sembrerebbe essere innamorato.

Ho usato volontariamente il condizionale perché Geralt per dirsi innamorato dovrebbe essere in grado di provare emozioni, ma questo non contrasta forse con la sua natura di strigo?

E poi, come ignorare la possibilità che Yennefer abbia ammaliato Geralt con le sue arti magiche?

Infine c’è la piccola Ciri, nipote della regina Calanthe, la bimba destinata fin dalla nascita a Geralt.

Lo strigo però non crede al destino: quale sarà quindi il ruolo di Ciri? Geralt dovrà ricredersi sul potere che il destino esercita sulla vita degli uomini?

Non è ovviamente mia intenzione svelarvi nulla di più perché spetta a voi scoprire la verità leggendo la storia.

Non è facile trovare una saga fantasy avvincete ed emozionante tanto da volersi impegnare a leggere molti volumi, ma The Witcher mi ha totalmente conquistata con la sua trama coinvolgente, i suoi intriganti personaggi, il suo affascinante mondo popolato di creature fantastiche e mostruose, e con i suoi numerosi e continui riferimenti alla letteratura fantasy, alla favolistica e alla mitologia.

Da questa saga, dalla quale è nato anche un videogioco, è stata ultimamente tratta anche una serie TV andata in onda su Netflix nei mesi scorsi.

Al videogioco non sono assolutamente interessata; per quanto riguarda invece la serie TV sono molto indecisa se guardare ora la prima stagione o attendere di aver terminato di leggere tutti i volumi perché dal trailer sembrerebbe discostarsi parecchio dai primi due libri che ho letto.




sabato 25 luglio 2020

Ritorno a Firenze

Firenze, contrariamente a quanto si sente dire ultimamente, è tutt'altro che una città semideserta, Firenze in realtà oggi è più viva che mai.

È vero, non è più assediata dalla folla di turisti giapponesi, americani, cinesi… ma tutto ciò rende la visita della città oltremodo gradevole, ordinata e tranquilla.

Non fraintendetemi, non sono né razzista né insensibile ai problemi economici di chi vede le proprie attività commerciali in difficoltà, dico solo che potersi godere due giorni a Firenze a luglio senza ressa è veramente un sogno che si realizza.

Ho avuto la possibilità di osservare particolari di Ponte Vecchio che non mi era mai capitato di poter osservare prima quando sul ponte sembrava di stare sul bus all'ora di punta.

Certo, resta la tristezza nel constatare che molte saracinesche a Ponte Vecchio sono rimaste abbassate così come in altre parti della città ad esempio nel Borgo di Ognissanti.



Firenze però è unica e non ho dubbi che presto tornerà ad essere quella di sempre, la regina indiscussa delle città d’arte e che, per visitarla con un po’ di serenità, si tornerà ad andare nei mesi autunnali e invernali.



Nello scorso weekend ho trascorso due giorni indimenticabili girovagando senza una meta, lasciandomi trasportare dalla magica atmosfera che pervade le sue strade, visitando monumenti e musei seguendo solo l'istinto del momento, nessuna prenotazione, nessun biglietto staccato con mesi di anticipo.











Ogni luogo immortalato da queste foto meriterebbe un post specifico a lui dedicato, ma ci sarà tempo per questo.

Lo scopo di questo post è solo quello di invogliarvi a visitare Firenze ora perché, credetemi, la città non è mai stata così bella ed accogliente come in questo particolare momento.

E se state pensando che io sia di parte, va bene ve lo concedo ma solo un pochino... 

Vi è mai successo di voler abbracciare una città? Ecco, a me a Firenze succede sempre.



Due parole ancora vorrei però spenderle per un piccolo museo che ero molto curiosa di visitare.

Il Museo de’ Medici si trova nel Palazzo Sforza Almeni, sito al numero 12 di via Dei Servi.

È una piccola realtà nata da poco e per questo forse ha sofferto più di altre il lockdown e il successivo calo di turisti.

Non vanta grandi spazi espositivi, ma quei pochi sono molto ben curati e messi spesso a disposizione per interessanti iniziative.

Vi sono esposti numerosi ritratti degli esponenti della più potente famiglia toscana oltre a documenti, medaglie, manoscritti e ogni genere di cimelio.

Una saletta è poi dedicata alla cantina dei vini medicei; non tutti sanno, infatti, che fu proprio grazie ad un editto promulgato da Cosimo III de’ Medici se il vino toscano è stato tutelato fin dal 1716.



Se siete appassionati della storia dei Medici questo museo è senza dubbio da aggiungere all'elenco delle tappe obbligate.



lunedì 13 luglio 2020

BE.GO. Museo Benozzo Gozzoli (Castelfiorentino)


Benozzo Gozzoli (Firenze, 1420-1421 circa – Pistoia, 1497) è conosciuto dai più per il celebre affresco del Corteo dei Magi commissionato da Piero de’ Medici, detto il Gottoso, affresco che possiamo ammirare nella cappella privata di Palazzo Medici Riccardi a Firenze.

Oggi, però, vorrei parlarvi del BE.GO., un museo a Castelfiorentino dove sono esposti gli affreschi di due bellissimi tabernacoli opera dell'artista.


Benozzo Gozzoli li affrescò proprio qui a distanza di qualche anno l'uno dall'altro.

Nel tabernacolo della Madonna della Tosse vengono raccontati gli episodi della vita della Vergine.



Nel tabernacolo della Madonna della Visitazione troviamo invece rappresentati episodi della vita di Gioacchino ed Elisabetta, la nascita della Vergine, l’Annunciazione.  



Questi affreschi, per problemi di conservazione, furono staccati dai loro siti originali ed esposti in luoghi diversi fino a trovare la loro attuale collocazione nel 2008 in questo museo a loro dedicato.

Il BE.GO. è una piccola realtà museale come tante se ne trovano sul territorio italiano, realtà che sono purtroppo spesso messe in ombra da altre che possono vantare più vaste collezioni .

Il museo Benozzo Gozzoli presenta spazi molto moderni e funzionali all'esposizione degli affreschi così che questi possono essere osservati da ogni angolazione. 


Sono inoltre esposte anche alcune sinopie e proprio a questa tecnica che prevedeva l’uso di disegni preparatori su un primo strato di intonaco sono dedicati dei dettagliati pannelli esplicativi.



Il BE.GO. è un museo moderno creato su misura per l’esposizione dei suoi affreschi, un museo dotato di strumenti interattivi dove troverete un personale gentile e competente.

L’ho visitato lo scorso anno durante uno dei miei giri in Toscana e mi sono innamorata di questa realtà magari piccola nelle dimensioni, ma grande per qualità artistica ed espositiva.




Assolutamente da acquistare la guida del museo, un libretto di sole 80 pagine caratterizzato da una grafica molto ben curata e da testi  molto dettagliati.


Qui il link del sito del BE.GO. Museo Benozzo Gozzoli di Castelfiorentino (FI)

sabato 11 luglio 2020

“Il cavaliere del Giglio” di Carla Maria Russo


IL CAVALIERE DEL GIGLIO
di
Carla Maria Russo
PIEMME
Il romanzo racconta la storia di Farinata degli Uberti, nobile condottiero fiorentino, celebre protagonista del X canto dell’Infermo di Dante.

Il racconto inizia nel 1216 quando Farinata è ancora un ragazzino di appena dodici anni, ma già si può scorgere in lui la figura di quello’uomo forte, autorevole e coraggioso che diventerà in seguito.

Terzo maschio di Jacopo degli Uberti, Farinata è il preferito del nonno Schiatta degli Uberti, capo indiscusso della  sua casata nonché personaggio molto rispettato dall’intera fazione ghibellina.

Da alcuni lustri a Firenze si respira un’aria distesa, guelfi e ghibellini sembrano aver raggiunto un equilibrio, ma tutto ciò non è purtroppo destinato a durare.

L’incidente che ridesta le ostilità tra i due partiti avviene al banchetto offerto dalla famiglia Mazzinghi per celebrare l’elevazione a cavaliere del figlio Mazzingo Tegrimi.

Complici il vino e le animosità mai davvero sopite, nasce una violenta discussione per futili motivi che degenera senza rimedio.
Buondelmonte dei Buondelmonti estrae il pugnale con l’intento di colpire a morte Oderigo dei Fifanti, ma fortunatamente questi viene raggiunto solo al braccio e non in pieno petto dove aveva mirato Buondelmonte.

Schiatta degli Uberti il giorno dopo cerca con ogni mezzo di scongiurare che le cose degenerino ulteriormente e, anche se a gran fatica, sembra riuscire a ricomporre la frattura.

I guelfi Buondelmonti si impegnano a chiedere pubblicamente scusa alla famiglia ghibellina offesa dalla quale riceveranno, secondo le usanze, il bacio della pace.
Buondelmonte per suggellare tale pace sposerà la figlia di una famiglia ghibellina.
La scelta ricade su Beatrice Pandolfini Amidei, nipote di Fante dei Fifanti.

Tale accomodamento però non è per nulla ben visto dal cugino di Buondelmonte, l’arrogante e invidioso Ranieri Zingane, né dall’ambiziosa e altera Gualdrada Donati che insieme complottano per mandare a monte il matrimonio con l’intento di scatenare una guerra ed allo stesso tempo umiliare il loro inviso comune nemico Schiatta degli Uberti. 

Il racconto del romanzo si conclude con l’epica battaglia di Montaperti (1260), una battaglia così cruenta e sanguinosa che Dante nella sua Divina Commedia la descrisse come “lo strazio e ’l grande scempio che fece l’Arbia colorata in rosso”.

Tante cose accaddero nella vita di Farinata e in quella del suo inseparabile fratello Neri degli Uberti in quel lasso di tempo che va dal 1216 al 1260.

Il romanzo di Carla Maria Russo riesce a condensare tutto in solo trecento pagine: amori, battaglie, tradimenti, passioni e lo fa in modo incredibile.

I fatti si susseguono sotto i nostri occhi come se assistessimo agli eventi in prima persona; il ritmo del romanzo è incalzante, coinvolgente e non lascia al lettore un secondo di tregua.
Per chi come me poi conosce piuttosto bene la topografia di Firenze e di Siena nonché i territori circostanti dove si svolsero i fatti è impressionante vedere, leggendo le pagine del libro, come sia possibile distinguere ogni singolo dettaglio delle battaglie, degli spostamenti degli eserciti e non solo.

I personaggi sono tutti ben caratterizzati e l’autrice, pur attenendosi ad una scrupolosa e meticolosa ricostruzione storica, riesce a ricreare in modo magistrale le atmosfere proprie della narrazione romanzesca.

Vuoi per le letture dantesche, vuoi perché la storia viene di solito tramandata dai vincitori, in questo caso dai guelfi, la verità storica sulla famiglia degli Uberti e del partito ghibellino è giunta a noi piuttosto lacunosa e probabilmente anche distorta.

Il guelfo Dante però nel suo X canto dell’Inferno non manca di manifestare il suo più profondo rispetto nei confronti di Farinata degli Uberti, un uomo rigoroso, ma sempre coerente nelle sue scelte; un nemico per Dante, ma pur sempre un avversario politico di valore e, come tale, degno della sua stima.

Ranieri, detto Neri, era maggiore di un anno di Farinata, ma fin da quando erano bambini  aveva riconosciuto nel fratello minore quel capo che anche in età adulta avrebbe seguito riconoscendone le indiscusse capacità e virtù proprie di un guida.

Neri e Farinata erano entrambi coraggiosi, intraprendenti e leali, ma Farinata degli Uberti possedeva alcune virtù più sottili che lo differenziavano dal fratello, egli riusciva ad essere audace e umile allo stesso tempo, sempre attento e pronto nel saper valutare le situazioni così da poterle volgere a proprio vantaggio .

Per Farinata e Neri, così come per Schiatta degli Uberti e per tutti i loro antenati, l’onore e il nome della famiglia erano sacri.

Proprio in nome di questo loro onore, mai sarebbero venuti meno al sacro giuramento di difendere la città di Firenze anche a costo di dover piegare il loro orgoglio in difesa del Giglio di Firenze e dell’Aquila imperiale.

Accanto a uomini di tale reputazione ed integrità non potevamo non trovare donne di minor valore ed ecco allora apparire sulla scena la determinata, intraprendente e coraggiosa Adaleta e la bella, dolce e devota Gemma di Ranieri Zingane.

“Il cavaliere del Giglio” è stato una piacevole scoperta, un libro di cui mi sono innamorata fin dalle prime pagine, una storia ricca di avvenimenti e dai personaggi affascinanti e seducenti.

Le figure dei due fratelli che emergono dal romanzo di Carla Maria Russo richiamano alla memoria quelle di altre due celebri figure vissute quasi duecento anni dopo, Lorenzo e Giuliano de’ Medici.

Sarebbe bello un giorno poter vedere una serie TV tratta da questo entusiasmante romanzo che a mio avviso possiede tutti i requisiti necessari per una meravigliosa e appassionante trasposizione cinematografica.


“O Tosco che per la città del foco

vivo ten vai così parlando onesto,
piacciati di restare in questo loco

La tua loquela ti fa manifesto
di quella nobil patrïa natio,

a la qual forse fui troppo molesto".
Subitamente questo suono uscìo
d'una de l'arche; però m'accostai,

temendo, un poco più al duca mio.
Ed el mi disse: "Volgiti! Che fai?
Vedi là Farinata che s'è dritto:

da la cintola in sù tutto 'l vedrai".
 (Canto X, Inferno, Divina Commedia – Dante Alighieri)



Vi lascio qui di seguito i link di alcuni post per approfondire gli argomenti:




mercoledì 8 luglio 2020

“Il libro dei sette sigilli” di Barbare Bellomo


IL LIBRO DEI SETTE SIGILLI
di
Barbara Bellomo
SALANI
Margherita Mori è una scrittrice divulgativa, una studiosa di storia e archeologia.

Un giorno si imbatte in un manoscritto redatto nel diciassettesimo secolo da Haley McGrath, priore di una confraternita di Dublino.

Tale manoscritto narra la storia di un libro profetico trovato da una bambina di nome Aicha nel 1191 nel deserto nella Giudea e più precisamente tra le rovine della città di Masala.

Il libro, un piccolo volume dalle pagine di ferro e dalle dimensioni di una mano, conterrebbe le profezie della profetessa Anna, vissuta al tempo di Cristo e ricordata nel Vangelo secondo Luca.
Un testo profetico con sette sigilli, in verità, è ricordato anche nel Nuovo Testamento, nell’Apocalisse di Giovanni.

Ispirata da questa storia Margherita Mori scrive il suo primo romanzo intitolato “Il libro delle profezie”.

Quello che all’apparenza sembrerebbe solo un innocuo romanzo di fantasia ispirato ad antiche fonti, si rivelerà esser invece qualcosa di molto diverso e pericoloso anche per la sua stessa autrice.

Margherita si ritroverà al centro delle mire di un misterioso Ordine il cui intento è quello di scovare il Libro dei sigilli con lo scopo di provocare la caduta della Gerusalemme terrena e l’avvento della Gerusalemme celeste.

In questa avventura Margherita Mori conoscerà molte persone e molte di queste cadranno vittime dell’Ordine che le dà la caccia.

La situazione si complicherà sempre più tanto che per Margherita diventerà davvero difficile capire di chi potersi fidare.

Chiunque potrebbe essere il traditore: il tenente dei Ros, la scontrosa e sgarbata Erika Cipriani, oppure il tenente dei Carabinieri Daniele Landi, sempre così gentile e premuroso? E perché no? magari il timido Vincenzo Busi, il gesuita allievo di Padre Costarelli?  E se invece il traditore fosse proprio il bel pianista dagli occhi blu? Alessandro Luzi, il nuovo amore di Margherita?

La protagonista, Margherita, è un personaggio che ispira subito simpatia nel lettore e scatena in lui un immediato istinto di protezione.

Margherita è una donna a cui non piace stare al centro dell’attenzione, non è interessata alle interviste, ai giornali e alle comparsate nelle varie trasmissioni televisive, del suo lavoro di scrittrice, ella apprezza soprattutto il tempo che può trascorrere da sola a scrivere nel suo studio immaginando una realtà diversa dalla propria.

È affetta da ipermnesia ovvero è in grado di ricordare ogni singolo dettaglio della propria vita; un segreto, questo, che non ama condividere con gli altri.
Questa sua capacità di ricordare ogni cosa l’ha portata nel corso degli anni ad isolarsi dal resto del mondo divenendo per lei sempre più difficile riuscire a convivere con il ricordo di fatti dolorosi che, seppur accaduti tanti anni prima, per lei purtroppo sono destinati a mantenere immutata la loro intensità.

Margherita è una donna molto intelligente e solo all’apparenza una donna fragile, dimostrerà infatti una forza ed una determinazione non comuni quando si troverà a dover affrontare ogni tipo di rischio e pericolo.

Erika Cipriani è l’altro personaggio femminile del libro che divide la scena con Margherita.
Il tenente Cipriani, al contrario di Margherita, si presenta come una donna fredda e risoluta, ma nonostante un carattere alquanto intrattabile, saprà dimostrarsi una persona affidabile e degna di fiducia.

La narrazione si svolge su diversi piani narrativi: la storia principale, la storia del ritrovamento del libro da parte di Aicha, la storia di Anna, la storia di Rachele e infine la storia ambientata nella Roma occupata dai nazisti.
Filo conduttore di tutte queste storie ovviamente il libro delle profezie di Anna.

Barbara Bellomo è stata davvero brava a tessere le fila di una trama così intricata e complessa che, nonostante i numerosi salti spazio-temporali e i numerosi personaggi, risulta sempre scorrevole e fluida, mai incomprensibile o di difficile lettura.

“Il libro dei sette sigilli” è un romanzo che si legge tutto d’un fiato, mai scontato, dove tutto può accadere perché nulla è mai come sembra, c’è sempre un colpo di scena ad attendere il lettore che non può non restare avvinto dal ritmo incalzante e dalla trama adrenalinica degna dei migliori romanzi thriller nati nel corso degli anni sulla scia de "Il codice Da Vinci" di Dan Brown, il più famoso di tutti.





lunedì 6 luglio 2020

“La biblioteca di Parigi” di Janet Skeslien Charles


LA BIBLIOTECA DI PARIGI
di
Janet Skeslien Charles
GARZANTI
Il romanzo presenta un duplice piano narrativo.
Il primo racconto è ambientato a Parigi e prende avvio nel febbraio del 1939; il secondo, invece, è ambientato a Froid, una cittadina del Montana, e inizia nel 1983.

Parigi, 1939. Odile, grazie a zia Caro, la sorella della madre, ha sviluppato fin da bambina un amore sconfinato per i libri.
La sua è una famiglia all’antica, il padre disapprova l’intenzione di Odile di trovare un lavoro, secondo lui infatti sua figlia dovrebbe solo pensare a sposarsi e a mettere su casa.

Lei però è una ragazza determinata, più che mai decisa, nonostante la disapprovazione paterna, a non permettere a nessuno di impedirle di scegliere come vivere la propria vita.

Così, quando l’American Library, dopo un colloquio, le offre un posto come bibliotecaria, la giovane è oltremodo felice perché non solo potrà raggiungere una sua indipendenza economica, ma lo potrà fare anche svolgendo il lavoro che sogna da una vita.
L’American library è la sua biblioteca preferita fin dai tempi in cui vi trascorreva interi pomeriggi con l’amata zia, un luogo dove ancora oggi rifugiarsi quando le cose non vanno per il verso giusto.

Odile si ritrova così a passare le giornate non solo tra gli scaffali dei libri da lei tanto amati, ma anche circondata dall’affetto di tante persone a lei care, gli abituali frequentatori della biblioteca e i nuovi colleghi, tra cui l’inglese Margaret che diventerà la sua migliore amica, moglie di un diplomatico britannico, e Bitsi, che si definisce sin da subito la sua gemella di libri.

Purtroppo però la vita di Odile e quella di tutti i suoi amici verrà presto sconvolta dalla guerra e dall’occupazione di Parigi da parte delle truppe naziste.
Cosa succederà all’American Library e a tutti loro?

Froid, 1983. Lily è una dodicenne insicura, spesso vessata dall’arrogante e sfrontata compagna di classe Tiffany.
In piena crisi adolescenziale si ritrova a dover fare i conti con la morte della madre, un padre spesso assente e una giovane matrigna alle prime armi incapace di gestire la situazione.

Lily ha una cara amica di nome Mary Louise, ma l’aiuto della sua coetanea non è purtroppo sufficiente per far fronte a tutto quello che le sta accadendo.

Lily riesce però a trovare conforto nell’amicizia di una vicina di casa, l’anziana signora Odile Gustafson, una sposa di guerra.

La signora Gustafson è vedova, suo figlio è morto nella guerra del Vietnam, e lei vive sola nella casa accanto a quella di Lily.
Odile è un’anziana che solitamente non dà confidenza a nessuno, ma con Lily riesce invece ad instaurare un bel rapporto fatto di complicità e affetto.

Lily è affascinata dalla personalità di Odile e vorrebbe conoscere tutto di quella quel paese, la Francia, da cui proviene la sua nuova amica.

Sotto l’attenta e costante guida di Odile, la ragazzina non solo impara il francese e si appassiona alla lettura, ma grazie ai suoi saggi consigli e ai suoi numerosi suggerimenti Lily si preparara ad entrare nel mondo degli adulti.

“La biblioteca di Parigi” è un libro emozionante e coinvolgente i cui numerosi personaggi si insinuano nel cuore del lettore creando con lui immediatamente un forte rapporto empatico

Odile la si ama fin da subito nonostante i suoi errori perché, come lei stessa dice, tutti ne commettiamo, ma sono poi i nostri comportamenti ed il modo in cui facciamo fronte a questi nostri errori a rivelare chi siamo veramente.

Non si prova invece immediata simpatia nei confronti di Lily e più volte, durante la lettura, ci si chiede perché Odile sia così ben disposta nei confronti di una ragazzina che troppo spesso si rivela così curiosa e irrispettosa della privacy altrui.

In verità Odile e Lily sono per certi versi molto simili e queste somiglianze si svelano pian piano, pagina dopo pagina.

Odile si rivede nella giovane Lily, nel suo amore per un paese e una cultura diversa dalla propria, nella sua voglia di indipendenza e per l’amicizia verso una persona esuberante e così diversa da se stessa: Marie Louise, l’amica di Lily infatti ricorda molto Margaret, l’amica di Odile.

Odile, dall’alto della sua esperienza, è preoccupata che Lily possa fare quegli stessi errori che lei stessa ha commesso.
Cerca quindi con pazienza e dedizione, di evitare alla giovane amica di commettere quegli stessi sbagli, cercando anche di temprerare il suo spirito così che sia in grado di affrontare nel miglior modo possibile le avversità della vita che inevitabilmente negli anni incontrerà.

Odile ha imparo a sue spese che purtroppo il senso di perdita fa parte della vita; durante la guerra ha dovuto infatti rassegnarsi a vedersi portare via tutto quello a cui teneva maggiormente: amici, patria, città.

Odile ha conosciuto l’odio e invidia: lei stessa li ha provati e lei stessa ne è stata oggetto. Proprio per questo motivo ha compreso quanto sia importante il valore della comunicazione, quanto sia fondamentale riuscire a parlare dei propri sentimenti per non rimanere schiacciati dalle proprie emozioni.

Gli eventi narrati nel libro si basano su fatti e avvenimenti realmente accaduti.
All’American library durante l’occupazione il personale della biblioteca sfidò in prima persona i nazisti per continuare ad offrire un servizio agli utenti e dare loro attraverso la lettura un segno di speranza.

“La biblioteca di Parigi” ci parla della capacità dei libri di creare ponti tra le persone e tra culture diverse.
È infatti provato scientificamente, come leggiamo nell’intervista all’autrice a fine del volume, che coloro che leggono molto, sopratutto romanzi, siano più empatici nei confronti del prossimo rispetto a chi non legge o legge esclusivamente saggi.

Il libro di Janet Skeslien Charles è uno struggente e coinvolgente romanzo sul potere salvifico dei libri perché i libri sono amici che qualunque cosa accada non ci tradiscono e non ci abbandonano mai:

libri e idee sono come il sangue: hanno bisogno di circolare e ci tengono in vita