sabato 8 gennaio 2022

“A sud dell’Inferno” di Claudio Giovanardi

Maria e Luigi partecipano al funerale del padre, ma già dalle prime righe si percepisce che l’atmosfera opprimente non è dovuta, come sarebbe naturale, alle circostanze bensì a qualcosa che travalica la contingenza. Maria e Luigi sono anime avare nessuna partecipazione, nessuna commozione traspare dai loro gesti, dalle loro parole per quel padre che, accusato ingiustamente di uno dei crimini più orribili, aveva trascorso da innocente ben tredici anni in carcere e ora si è suicidato senza lasciare loro neppure un rigo perché possano comprendere il motivo di un gesto tanto estremo.

Dopo aver assolto il loro compito come indifferenti automi, terminate le esequie, rientrando a casa trovano ad attenderli dinnanzi al portone tre loschi individui che senza mezzi termini minacciano loro e le loro famiglie: se non restituiranno quando loro sottratto dal padre defunto non si faranno scrupolo di ricorrere alle maniere forti finanche all’assassinio.

Inizia così una corsa contro il tempo per racimolare quanto richiesto, ma il denaro da trovare è davvero troppo. Maria e Luigi faranno una scelta sbagliata dietro l’altra, imboccando un pericoloso sentiero che li condurrà sempre più giù verso l’Inferno.

Il sottotitolo del libro recita enigma in quattro quadri e quattro sono, infatti, le parti in cui è suddiviso il romanzo. Un racconto a ritroso che lentamente svela tutto lo squallore di quattro vite rovinate dall’avidità, dalla lussuria, dall’incapacità di amare e dall’inettitudine.

Se il quarto quadro è dedicato al funerale di Umberto Albani, epilogo della storia, gli atti precedenti lo vedono protagonista: nel terzo, appena uscito di prigione, tenta di rifarsi una vita, ma viene nuovamente ingannato; il secondo è dedicato agli anni del carcere e all’incontro con gli altri detenuti colpevoli del crimine di cui lui, ingenua vittima di una squallida trappola ordinata ai suoi danni, era stato invece ingiustamente accusato.

Il primo quadro, quello conclusivo, racconta come tutto sia iniziato: l’incontro con una ragazza bellissima e provocante che diverrà sua moglie, la nascita dei due figli, insomma quella che all’apparenza doveva essere l’esistenza perfetta e che invece per tutti e quattro si è rivelata essere un vero inferno o piuttosto tanti piccoli inferni personali contrassegnati da amori malati, ossessioni, rancori e vendette.

Nel romanzo di Claudio Giovanardi non esiste riscatto, il perdono non è salvifico, ma serve solo a sprofondare colui che perdona nel girone più profondo.

Non esistono carnefice e vittima, anche colui che potrebbe sembrare il più innocente ha scheletri inconfessati e inconfessabili nell’armadio.

“A sud dell’Inferno” è una storia amara e perversa. Non può esserci empatia nei confronti dei protagonisti, troppo squallore. L’unico personaggio che forse suscita una qualche compassione è la figura dell’anziana Elisa Loyola con il suo misero e fallimentare tentativo di ritrovare un po’ di serenità mettendo a disposizione della famiglia di Umberto la propria villa.   

Il libro di Claudio Giovanardi è un libro particolare, dove la prosa si alterna alla rima dalla quale nascono lugubri filastrocche dal ritmo cadenzato foriero di sventura e dove al linguaggio popolare e al dialetto romanesco si alterna spesso un linguaggio elegante e dalle parole ricercate. 

Un racconto crudo dove Umberto è l’antieroe per eccellenza, un anti-Ulisse soggiogato da una Circe spietata a sua volta vittima di un altro terribile carnefice senza scrupoli.

Numerosi sono i richiami alla mitologia all’interno del romanzo così come alla letteratura per citarne uno su tutti la sventata rispose di manzoniana memoria.

Una storia senza via di uscita, senza possibilità di redenzione, un racconto tra il kafkiano e il pirandelliano, pervaso da un profondo senso di claustrofobia che raggiunge la sua acme nel momento in cui i cancelli della prigione si chiudono alle spalle di Umberto e al lettore sembra di venire richiuso assieme a lui in quella piccola cella dove muoversi sembra impossibile così stretti tra la sedia, la branda, il lavabo e l’armadietto.  

Con queste premesse secondo voi È ancora possibile amare a sud dell’Inferno? Questa la domanda che campeggia sulla quarta di copertina, a voi l’ardua sentenza…

 

 

2 commenti:

  1. Leggendo il tuo post sembra che qualche richiamo ci sia anche a East of Eden (non solo per il titolo), ma anche per capovolgerlo.

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    1. Non ho mail letto il libro, ho solo visto il film però non non ce lo vedo molto. Se proprio dovessi associarlo a qualche altro libro forse per certi aspetti direi "Gli indifferenti" di Moravia, ma l'ho letto talmente tanto tempo fa che...

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