giovedì 6 gennaio 2022

“Don Antonio de’ Medici. Un principe alchimista nella Firenze del ‘600” di Paola Maresca

Don Antonio de’ Medici (1576-1621) era figlio del Granduca di Toscana Francesco I e della sua seconda moglie Bianca Cappello. Quando nacque però il padre era ancora sposato con la prima moglie Giovanna d’Austria che morì solo due anni più tardi nell’aprile del 1578.

Don Antonio, sebbene fosse stato riconosciuto dal genitore, rimaneva di fatto un figlio illegittimo. Con le seconde nozze del padre e con la morte dell’erede designato Filippo, figlio di Francesco I e di Giovanna d’Austria, Antonio mutò la sua condizione. L’istruzione che gli venne impartita fu quindi consona al ruolo di principe ereditario quale egli era di fatto divenuto.

La vicenda di Bianca Cappello e di Francesco I è ricordata come una delle pagine più oscure della storia medicea.

Ferdinando I, non vide mai benevolmente la relazione prima e le nozze poi del fratello con la bella veneziana. Quando entrambi morirono a poche ore di distanza l’uno dall’altra durante un soggiorno nella Villa di Poggio a Caiano dove si trovava ospite lo stesso Ferdinando si pensò subito che entrambi fossero stati da lui avvelenati, ipotesi che resta ancora oggi tra le più accreditate anche se ci sono studi che lo assolverebbero.

Antonio, ancora undicenne, era comunque un ostacolo per Ferdinando il quale per liberarsi del legittimo erede si affidò a prezzolati testimoni affinché dichiarassero che il ragazzo non era figlio del fratello e di Bianca Cappello, ma che questa aveva ingannato Francesco facendo passare per suo il figlio di una popolana, una certa Lucia.

Tolto di mezzo lo scomodo nipote e condannata alla damnatio memoriae la tanto detestata cognata, Ferdinando, abbandonato l’abito cardinalizio, salì al trono granducale e sposò Cristina di Lorena.

Vuoi per mettersi al riparo da eventuali rivendicazioni da parte del nipote, vuoi a causa di un semplice senso di colpa, Ferdinando non abbandonò il giovane Antonio, ma lo accolse in seno alla famiglia alla condizione che, raggiunta la maggiore età, egli pronunciasse i voti come Cavaliere di Malta rinunciando in tal modo per sempre alla possibilità di avere eredi a cui poter trasmettere le proprie sostanze.

Gli venne così assegnato un appartamento a Palazzo Pitti e gli venne riconosciuto l’usufrutto di alcune ville oltre che del Casino di San Marco che ospitava ancora l’officina alchemica di Francesco I.

Don Antonio che aveva ereditato proprio dal padre la passione per le scienze alchemiche e la spagirica ne fece il suo quartier generale e, facendo eseguire ingenti lavori per renderlo consono alle sue esigenze abitative, lo trasformò in una splendida reggia.

Don Antonio fu un personaggio che dal nonno Cosimo I e dal bisnonno Giovanni dalle Bande Nere aveva ereditato la passione per le armi, combatté per mare riportando nette vittorie contro i pirati e si recò anche in aiuto di Rodolfo II che si trovava in difficoltà contro i Turchi che premevano ai confini dell’Impero.

A causa delle numerose ferite riportate in battaglia il suo stato di salute subì un peggioramento e dovette quindi abbandonare la carriera militare e ripiegare su quella diplomatica.

Ebbe così molto più tempo da dedicare alla sua vera passione: l’opera alchemica.

L’aver pronunciato i voti come Cavaliere di Malta non gli impedì di avere quattro figli, ma nonostante le suppliche che rivolse al cugino Cosimo II, divenuto nel frattempo il nuovo Granduca di Toscana, gli fu negata ogni possibilità di lasciare loro alcun bene.

Don Antonio de’ Medici è uno dei personaggi forse meno conosciuti e meno indagati della famiglia Medici, ma dal libro di Paola Maresca si intuisce chiaramente che fu una figura dal fascino non comune, intelligente e intraprendente, appassionato di musica ed arte, fece del Casino di San Marco un centro di riferimento per la cultura musicale oltre che uno dei principali centri di diffusione delle teorie di Paracelso non solo della Toscana ma di tutta l’Italia.

Paola Maresca riesce mirabilmente a condensare in appena un centinaio di pagine moltissime notizie sulla vita di Don Antonio, sulla sua famiglia, sugli studi da lui condotti, sulla ristrutturazione del Casino di San Marco e non ultimo su tutte quelle figure che ruotarono intorno al suo personaggio e lo affiancarono nella sua ricerca.

Il volume è corredato da una discreta bibliografia e da un’ampia e interessante documentazione fotografica.

Un valido volume per chi si accosti per la prima volta alla figura di Don Antonio e un buon punto di partenza per chi desideri approfondirne la conoscenza.

Se siete interessati all’argomento “alchimia e Medici” vi ricordo un altro libro di Paola Maresca di cui vi avevo parlato qualche tempo fa intitolato “Alchimia,magia e astrologia nella Firenze dei Medici” sempre edito da Angelo Pontecorboli Editore.



2 commenti:

  1. Effettivamente sembra un personaggio molto affascinante. Mi spiace per i figli lasciati senza sostanze. Chissà a quali stratagemmi si sono dovuti rifare... spero che dal padre abbiano ereditato lo spirito di iniziativa.

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    1. La prima figlia che aveva avuto era stata tolta di mezzo, per dirla elegantemente, dalla Granduchessa trovando alla madre, una popolana, un marito.
      Gli altri tre figli (tutti maschi) erano invece frutto di una relazione stabile e vivevano con lui e la madre nel Casino di San Marco. La madre fu poi convinta ad entrare in convento, dei figli ignoro cosa ne sia stato. Ma adesso mi hai messo la pulce... un'altra cosa su cui che dovrò indagare :-)

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