mercoledì 3 agosto 2022

“Milindapañha” a cura di Genevienne e Tea Pecunia

Il significato del titolo è “Le domande di Milinda”. Il Milindapañha è l’opera più famosa tra quelle maggiormente vicine per contenuto al Canone buddhista pur non facendone parte. Per questo motivo tali opere vengono classificate come paracanoniche.

Al Milindapañha, che consta in tutto di sette volumi, misero mano più autori nel corso del tempo. Parte del primo libro, il secondo e il terzo furono scritti dallo stesso autore mentre i rimanenti quattro furono aggiunti successivamente. 

Cronologicamente il Milindapañha si colloca tra l’inizio del I secolo a.C. o subito dopo il I secolo d.C. e non oltre il IV secolo d.C.

Il testo riporta le domande che il re Milinda, o Menadro se vogliamo usare il nome con cui lo si ritrova nelle fonti greche, pone al monaco buddhista Nagasena. Questi, come richiesto dallo stesso sovrano, risponde all’incalzante interrogatorio servendosi di numerosi esempi.

Gli esempi, tratti dalla vita di tutti i giorni, si rivelano un valido strumento per esplicitare anche i punti più complessi della dottrina. Il re, infatti, sopraffatto dalla logica stringente del monaco non può che accoglierne l’insegnamento chiudendo ogni dissertazione con un Reverendo Nagasena, siete molto sottile.

Appena si accenna al fatto che il libro sia stato scritto sotto forma di dialogo, la nostra mente corre immediatamente a Socrate. Questa associazione però viene troncata subito nella seconda pagina dell’introduzione. Genevienne e Tea Pecunia mettono subito in chiaro che il paragone sarebbe solo una forzatura e che i precedenti dell’opera sarebbero piuttosto da ricercarsi in testi scritti in sanscrito.

La prefazione che introduce alla lettura del secondo e del terzo libro del Milindapañha, ovvero i due libri oggetto di questa edizione edita da Feltrinelli, è ampia ed interessante

Genevienne e Tea Pecunia oltre a fornirci dettagliate informazioni sul Milindapañha (datazione, considerazioni sulla lingua ecc.), ci introducono alla dottrina buddhista attraverso il racconto della vita del Buddha e del contesto socio-religioso indiano senza tralasciare di chiarirci alcune parole chiave che incontreremo nel corso della lettura.

Karma, reincarnazione, comprendere il significato e la necessità di lasciare andare, il dolore e la precarietà della gioia, la saggezza, ogni cosa viene esaminata e indagata in questi dialoghi che espongono con chiarezza gli insegnamenti fondamentali del Buddha.

Questo libro non può essere classificato come una lettura agevole nonostante i dialoghi siano effettivamente scorrevoli. I concetti sono profondi e necessitano di tempo per essere convenientemente recepiti e assimilati.

La semplicità del dialogo è solo apparente e, ad essere sincera, questo testo mi ha messo più in difficoltà di tutti quelli da me letti sull’argomento. Non è facile addentrarsi in questa dottrina, ma questo non significa che sia impossibile.

Per esperienza personale ho constato che, nonostante alcuni concetti sembrino a noi estranei e pronti a prendere il volo appena posato il libro, in verità restano con noi senza che ce ne accorgiamo. Spesso durante il giorno o in determinate situazioni questi insegnamenti riaffiorino alla nostra mente donandoci un sollievo inaspettato.

Per quanto certe letture talvolta possano quindi sembrare troppo lontane da noi, ricordate che ogni nostro piccolo sforzo sarà sempre ben ripagato.


Giocando d’anticipo,

uno deve agire in modo da fare quanto è bene

per se stesso.


2 commenti:

  1. Elisa, il tuo post capita a fagiuolo! In un certo senso.

    Adesso che mi trovo in Giappone queste letture mi attraggono tantissimo perché ho occasione di osservare come certe filosofie influenzino la cultura giapponese... Purtroppo mi sono portata solo due libri (cartacei, formato che preferisco) dall'Italia perché dovevo fare attenzione ai limiti di peso della valigia.

    Questo post mi ha incuriosita e, allo stesso tempo, mi ha suscitato una sensazione di nostaglia per i libri a tema che ho lasciato a casa.

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    1. Che bello! Non vedo l'ora di leggere i tuoi post sulla vacanza in Giappone. Immagino le foto che starai facendo...
      Anch'io preferisco il cartaceo, non c'è paragone. Il formato digitale sarà anche comodo a volte, ma faccio davvero fatica!

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