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giovedì 1 giugno 2023

“La profezia dei Gonzaga” di Tiziana Silvestrin

Un’antica profezia si è avverata… un’oscura minaccia incombe sul ducato… la dinastia dei Gonzaga è in pericolo. 

Queste le parole scritte nel misterioso biglietto che il capitano di giustizia Biagio dell’Orso aveva ricevuto in Francia dal duca Vincenzo Gonzaga al termine dell’episodio precedente “Il sigillo di Enrico IV”.

Biagio sa che al suo rientro dovrà affrontare, oltre all’emergenza legata a quanto scritto nella missiva ricevuta dal duca, anche la collera di Rosa che sembra aver scoperto il suo tradimento con Agnese, una delle dame della corte dell’imperatore Rodolfo II.  Tecnicamente, quando il misfatto accadde, Biagio e Rosa non stavano insieme poiché la lei lo aveva lasciato, ma il capitano prevede che non sarà semplice placare la gelosia della sua donna e farle intendere le proprie ragioni.

Ad attenderlo con ansia a Mantova c’è anche il prefetto delle fabbriche Antonio Viani. L’uomo è accusato di aver trafugato, o meglio di aver permesso che fosse trafugata, la mummia del Passerino durante i lavori di ristrutturazione delle camere del palazzo dove questa era conservata.

Ma chi era Rinaldo Bonacolsi detto il Passerino e perché la sua mummia è così importante per il duca Vincenzo? Perché tutta la corte è così preoccupata per questo furto?

I Bonacolsi avevano governano Mantova fino al 16 agosto 1328 allorquando Luigi Gonzaga, con l’aiuto del popolo, la conquistò sottraendola proprio al Passerino che trovò la morte quello stesso giorno.

Un astrologo predisse a Luigi Gonzaga che la sua dinastia avrebbe prosperato fino a quando il corpo del Passerino fosse stato custodito nella sua dimora.

È ovvio che qualcuno ora vuole l’estinzione della dinastia, ma i nemici di Vincenzo Gonzaga sono tanti e non sarà facile per Biagio scoprire il colpevole che si rivelerà essere un abilissimo avversario.

“La profezia dei Gonzaga”, quinto episodio della saga, è un romanzo ricco di colpi di scena. Una lettura piacevole e scorrevole dove storia e fantasia si fondono alla perfezione e dove i personaggi, nati dalla fervida immaginazione dell’autrice, si muovono sulla scena in totale equilibrio con quelli realmente esistiti.

Emerge ancora una volta la grande capacità dell’autrice nel saper avvincere il lettore, non solo grazie al grande fascino dei protagonisti o al ritmo serrato e coinvolgente della narrazione, ma anche grazie all’attenzione posta nei dettagli frutto di attente ricerche storiche.

Come avrete notato dai miei post non ho seguito l’ordine cronologico nella lettura dei vari episodi della saga che è composta ad oggi di sei volumi, tutti romanzi autoconclusivi. Essendo però uniti da un filo che lega le vicende dei vari protagonisti, se la vostra intenzione è fin dall’inizio quella di leggere l’intera opera, il mio suggerimento è quello di affrontare la lettura seguendo l’ordine di pubblicazione per poterne meglio apprezzare il fascino.

 

 

giovedì 18 maggio 2023

“Il sigillo di Enrico IV” di Tiziana Silvestrin

Corre l’anno 1596 e la situazione politica in Europa è piuttosto complicata.  Enrico IV per il trono ha accettato di convertirsi alla religione cattolica. La Spagna però ha invaso alcuni territori francesi e la Francia le ha dichiarato guerra. È vitale, per l’equilibro della politica europea e per il Papato, che la frattura tra Enrico IV e Filippo II venga ricomposta al più presto e il conflitto scongiurato. A tal proposito, il vescovo di Mantova Francesco Gonzaga viene inviato in Francia in qualità di nunzio apostolico insieme all’arcivescovo di Firenze Alessandro de’ Medici. 

A Mantova nelle settimane che precedono la Pasqua accadono strani fenomeni. Gli operai che lavorano nella cripta della basilica di Sant’Andrea vengono messi in fuga da un incendio che lascia sul pavimento inquietanti segni: due triangoli rovesciati intrecciati a formare una stella a cinque punte. Il pentacolo, o sigillo di Salomone, è un potente talismano che viene disegnato nei riti satanici per proteggere colui che evoca dei demoni. Subito dopo questo evento, le acque del lago prendono fuoco.

È evidente che qualcuno stia simulando volontariamente dei riti satanici per spaventare la popolazione. Spetterà al capitano di giustizia scoprire chi ci sia dietro questa messinscena e quale ne sia lo scopo. L'indagine condurrà Biagio dell'Orso fino in Francia al seguito del nunzio apostolico Francesco Gonzaga e dell’arcivescovo Alessandro de’ Medici.

La trama di questo quarto romanzo della saga dei Gonzaga di Tiziana Silvestrin è davvero molto articolata, tantissimi sono i colpi di scena che si susseguono incessantemente.

Numerosi sono i personaggi, tutti perfettamente descritti sia fisicamente che caratterialmente anche qualora si tratti di figure di secondo piano come nel caso di Don Ulisse che si incontra solo nelle prime pagine del libro.

Ad Eleonora de’ Medici è dato ampio spazio in questo episodio. La Medici si rivela ancora una volta molto più abile del marito nel saper condurre gli affari del Ducato. Sempre pronta ad aiutare la propria famiglia, sebbene per farlo talvolta si trovi costretta ad astenersi dal seguire i principi di giustizia ed onestà, dimostra di possedere grandi doti diplomatiche.

Spiccano in questo romanzo anche altre due figure: il nunzio pontificio Francesco Gonzaga, vescovo di Mantova, e l'arcivescovo di Firenze. Alessandro de’ Medici non era un parente diretto della duchessa Eleonora, ma apparteneva ad un ramo collaterale della famiglia, quello dei Medici di Ottajano.

L’arcivescovo di Firenze reca con se uno prezioso cofanetto che sembra nascondere un mistero. Senza ovviamente svelarvi il segreto, posso però anticiparvi che per gli appassionati di storia medicea non dovrebbe essere difficile intuire cosa sia celato al suo interno.

Come tutti i romanzi della saga anche questo quarto volume è autoconclusivo. Il protagonista principale di tutti è l’affascinante Biagio dall’Orso e filo conduttore principale comune dei vari episodi è la sua storia con Rosa, la bella veneziana.

Tiziana SIlvestrin riesce ogni volta a stupire il lettore creando trame sempre nuove e coinvolgenti partendo da fatti realmente accaduti e da personaggi storici realmente esistiti.

Una perfetta fusione tra fantasia e realtà storica, la prima frutto di una grande capacità narrativa dell'autrice e la seconda di una meticolosa e dettagliata ricerca delle fonti.

A presto con il prossimo volume della saga...


 

sabato 11 febbraio 2023

“La gemma del cardinale de’ Medici” di Patrizia Debicke van der Noot

La storia narrata in questo romanzo si inserisce cronologicamente tra “L’eredità medicea” e “L’oro dei Medici”, i due romanzi di Patrizia Debicke van der Noot di cui vi ho precedentemente parlato.

Come nel volume "L'oro dei Medici" il protagonista è Don Giovanni de’ Medici, il fratellastro del granduca Ferdinando I. In questo romanzo Ferdinando indossa ancora la porpora cardinalizia in quanto la storia prende avvio subito dopo la dipartita del fratello, il granduca Francesco.

La morte del granduca Francesco de’ Medici e della sua seconda moglie, la bella e discussa veneziana Bianca Cappello, avvenuta a distanza di un brevissimo lasso di tempo, ha fatto sospettare fin da subito che non si fosse trattato di morti dovute a cause naturali, ma piuttosto ad un duplice omicidio.

Se i contemporanei accusarono il successore Ferdinando di essere il mandante del delitto e ancora oggi gli storici si dividono su cosa sia veramente accaduto, l’autrice del romanzo fa ricadere la colpa sul più piccolo dei figli di Cosimo I ed Eleonora di Toledo ovvero il violento e rancoroso Pietro de’ Medici, colui che si era macchiato anche dell’assassinio della moglie Leonora.

Un'ipotesi diversa ed intrigante che fa da sfondo ad un’interessante trama che si tinge ulteriormente di giallo quando sulla scena fa il proprio ingresso una setta, la setta degli eletti, al cui vertice si trova un personaggio misterioso e potente, chiamato da suoi uomini Illuminato.

Gli adepti della setta sono infiltrati tra i monaci agostiniani e sembrano avere anche il sostegno del re di Spagna, Filippo II. Il loro scopo immediato sembra quello di ottenere il dominio del Granducato di Toscana, eliminando i Medici. Pietro de’ Medici, accecato dal livore e dall’invidia, sostiene la causa senza rendersi neppure conto di quanto lui sia in realtà solo una sacrificabile pedina in un gioco molto più grande di lui.

In questo romanzo la parte di racconto dedicata all’azione si bilancia equamente con quanto concerne lo sviluppo della trama romance. Il ritmo del racconto è forse meno incalzante rispetto a quello degli altri due volumi dedicati dall’autrice alla dinastia Medici, ma è scorrevole e soprattutto non privo di colpi di scena.

Per quanto concerne i personaggi, alcuni sono di pura invenzione mentre altri, seppur realmente esistiti, sono molto rimaneggiati ovviamente per dare la giusta coloritura alla trama.

Un esempio ne sono la storia romanzata della madre di Don Giovanni, argomento già affrontato parlando del volume “L’oro dei Medici”, e la storia d’amore tra la bella Clelia Farnese, figlia del Cardinale Alessandro Farnese, e Ferdinando.

Nel romanzo si dice che Clelia fosse la madre di un figlio bastardo di Ferdinando I, poiché nato dopo la morte del primo marito della donna. In verità, il bambino nacque quando il marchese Cesarini era ancora in vita. Sarebbe invece verosimile, anche se non vi è alcuna certezza, che Clelia fosse stata realmente l’amante di Ferdinando. Tale ipotesi sarebbe avvalorata dall'esistenza di alcuni dipinti nei quali la donna ritratta potrebbe essere identificata proprio con Clelia Farnese, dipinti che, potrebbero essere stati con molta probabilità commissionati a Jacopo Zucchi proprio dal Medici.

Nell'insieme il romanzo presenta una trama ben congeniata, scorrevole e intrigante. Don Giovanni si conferma protagonista carismatico sebbene la sua figura raggiungerà la consacrazione nel libro “L’oro dei Medici”, in questo romanzo infatti deve spartirsi la scena con un quasi altrettanto affascinate Ferdinando.

I romanzi sono tutti autoconclusivi e possono essere quindi letti in ordine sparso.  In questo volume però ci sono diversi personaggi quali quello di Clelia Farnese, del Cardinale Alessandro Farnese, del Duca di Mantova Vincenzo Gonzaga che fanno senza dubbio scattare nel lettore la voglia di approfondire le loro vicende storiche.





giovedì 30 giugno 2022

“I leoni d’Europa” di Tiziana Silvestrin

Corre l’anno 1582. A Mantova lo scozzese James Crichton e l’amico Thomas, dopo aver sottratto con l’inganno al sagrestano le chiavi della basilica di Santa Barbara, si introducono nella chiesa per trafugare un oggetto particolarmente significativo. 


Poiché tra le chiavi in loro possesso manca proprio quella che apre la cripta, Crichton e il suo sodale cercano di forzare la serratura, ma il rumore mette in allarme le guardie costringendoli a scappare. 


Nella fuga si imbattono nel principe Vincenzo Gonzaga in compagnia di Ippolito Lanzoni. Ne nasce, apparentemente senza ragione, uno scontro nel quale il Lanzoni perde la vita per mano di Crichton. Il principe Vincenzo, accecato dalla rabbia per l’uccisione dell’amico, ferisce a morte lo scozzese che cerca inutilmente soccorso presso lo speziale Geniforti. 


Il caso è spinoso: il figlio scapestrato del duca di Mantova deve rispondere di omicidio e il consigliere ducale Zibramonti incarica il capitano di giustizia Biagio dell’Orso di scoprire cosa sia realmente accaduto.


Il capitano dovrà recarsi a Venezia per indagare su chi fosse davvero Crichton. Sebbene il duca in persona si fosse legato molto a lui, il giovane aveva tutta l’aria di essere un avventuriero e proprio dalla Serenissima giungono voci alquanto contraddittorie sul suo conto.


Biagio dell’Orso si troverà davanti ad un complotto internazionale dalla complessa trama dove ad essere coinvolti, oltre a scaltre cortigiane e spietate spie prezzolate, non mancheranno importanti elementi quali il pericoloso Walsingham, diplomatico della regina Elisabetta I, i servizi segreti del Consiglio dei Dieci della Serenissima e anche alcuni religiosi appartenenti alla Compagnia di Gesù.


“I leoni d’Europa” è il primo volume della saga dei Gonzaga nata dalla penna di Tiziana Silvestrin. Avevo iniziato col leggere il secondo libro “Le righe nere della vendetta” attirata dalla trama che vedeva sulla scena anche la dinastia Medici.

Rimasi conquistata dall’abilità della Silvestrin di saper costruire una trama, passatemi il gioco di parole, avvincente e convincente, basata su verità storiche ampiamente documentate, nessuna sbavatura sia a livello storiografico che narrativo.


Da qui la voglia di leggere l’intera saga a partire ovviamente da questo primo episodio dove la famiglia Medici è un po’ defilata, ma sempre presente con le trame ordite da Bianca Cappello decisa a sferrare un duro colpo all’orgoglio dei Gonzaga.

Il principe Vincenzo sposerà Eleonora de’ Medici, figlia di Francesco I e della sua prima moglie Giovanna d’Austria, ma non senza essere costretto prima a dare pubblica prova della sua virilità.


In questo romanzo si fa la conoscenza del protagonista della saga ovvero l’affascinate Biagio dell’Orso. Questi non solo è tremendamente attraente con la sua carnagione scura e i suoi profondi occhi neri ma anche leale affidabile. Dotato di un così profondo senso di onestà e rettitudine, da essere tormentato dagli scrupoli di coscienza ogni qualvolta si trovi a dover fare rispettare una legge che non coincida con la giustizia.


La saga dei Gonzaga si compone di sei romanzi, l’ultimo uscito proprio questo mese. Sono tutte storie autoconclusive, nessun vincolo per il lettore tranne il fatto che, devo avvisarvi, sarà difficilissimo trattenersi dal volerli leggerli tutti.


A presto con il terzo episodio “Un sicario alla corte dei Gonzaga”.

 

 


venerdì 25 febbraio 2022

“Le righe nere della vendetta” di Tiziana Silvestrin

Mantova, 8 luglio 1585. Il capitano di giustizia Biagio dell’Orso viene svegliato in piena notte dal bargello Gio Morisco.

Oreste Vannocci, prefetto delle fabbriche, è stato trovato morto all’interno della sua abitazione. Il suo corpo, raggomitolato in posizione fetale, giace su un pavimento cosparso di macchie di colore quasi fosse la tavolozza di un pittore.

Il capitano intuisce che la morte dell’architetto toscano non è dovuta a cause naturali. Il Vannocci è stato avvelenato, ma prima di morire è riuscito a lasciare un indizio. Biagio dell’Orso trova, infatti, la pianta di un edificio, probabilmente una chiesa, sulla quale l’architetto già in preda alle convulsioni ha tracciato con le dita delle righe nere.

A confermare la tesi dell’avvelenamento ipotizzata dal capitano di giustizia ci sono le conoscenze dello speziale Hyppolito, ma su suggerimento dell’amico nonché consigliere ducale Marcello Donati è meglio che la notizia non venga divulgata. È chiaro fin da subito infatti che a voler morto il Vannocci, il quale all’apparenza non aveva alcun nemico, deve esser stato qualcuno molto vicino alla Corte.

Vincenzo Gonzaga, figlio del duca di Mantova Guglielmo Gonzaga, ha sposato Eleonora de’ Medici, figlia del granduca di Toscana Francesco I e della sua prima moglie Giovanna d’Austria.

Il movente affonda le proprie radici molti anni indietro quando il grande condottiero Giovanni delle Bande Nere era ancora in vita. Chi sarà quindi il mandante dell’omicidio? Un Gonzaga o un Medici?

Nel frattempo, l’inquisitore Giulio Doffi, ossessionato dalla caccia alle streghe, ha preso di mira Lucilla la nipote dello speziale complicando così ulteriormente la ricerca della verità al capitano di giustizia.

Biagio dall’Orso detesta le ingiustizie, è un tipo che va per le spicce e che non le manda a dire a nessuno, ma per fortuna a salvarlo da se stesso c’è l’amico Donati che, molto più riflessivo e timoroso, fa di tutto per smorzare la sua irruenza.

La vicenda si volge a Mantova, ma dell’Orso viene inviato anche a Venezia per accompagnare una delegazione giapponese e poi a Firenze per fare da scorta a Vincenzo ed Eleonora.

Le pagine dedicate al viaggio a Firenze sono particolarmente suggestive; non incontriamo Francesco I e Bianca Cappello, ma il racconto ci conduce nello studiolo del granduca a Palazzo Vecchio, al Casino di San Marco, a Palazzo Pitti e persino nella bellissima villa medicea di Pratolino.

La scrittura della Silvestrin è asciutta e scorrevole; il racconto è magistralmente condotto su più piani narrativi e la storia scorre via veloce. Un giallo storico davvero ben scritto, piacevole e storicamente ben documentato.

In questo romanzo dove non mancano colpi di scena, misteri e complicati intrecci dinastici non solo i protagonisti, ma tutti i personaggi sono minuziosamente caratterizzati.

Sono rimasta colpita dalla storia e soprattutto dalla capacità dell’autrice di rievocare le atmosfere dell’epoca con tanta apparente semplicità, quando è indubbio vi sia alla base un gran lavoro di ricerca storica.

Sono inoltre rimasta affascinata, credo come ogni lettore, dalla figura di Biagio dell’Orso: bello, intraprendente, coraggioso, leale, dotato di grandi capacità deduttive e intollerante verso le prepotenze nei confronti dei più deboli.

Il libro è il secondo volume di una saga dedicata ai Gonzaga, ma ogni libro della serie è autoconclusivo e si può davvero leggere tranquillamente come un romanzo a sé.

Sono partita da questo secondo libro perché tra i protagonisti della storia ci sono anche esponenti della famiglia Medici, ma questa saga mi ha davvero convinta e il proposito è quello di leggere quanto prima anche gli altri volumi della serie.

Vi indico di seguito l’elenco completo delle pubblicazioni:

- I leoni d‘Europa

- Le righe nere della vendetta

- Un sicario alla corte dei Gonzaga

- Il sigillo di Enrico IV

- La profezia dei Gonzaga

Un’anticipazione: presto in uscita il sesto volume…