martedì 26 maggio 2020

“Raffaello. Il giovane favoloso” di Costantino D’Orazio


RAFFAELLO.
IL GIOVANE FAVOLOSO
di
Costantino D’Orazio
SKIRA
Michelangelo era refrattario ad ogni lusinga e riteneva che a parlare dovesse essere esclusivamente il suo lavoro, Raffaello ebbe della sua professione un’idea completamente diversa, egli fu l’unico artista del suo tempo a fare un uso politico della sua arte.

Capì che l’arte poteva essere un’arma più efficace della spada, se maneggiata con intelligenza; bravissimo nel saper dosare le parole, fu sempre molto attento a non esprimere mai giudizi troppo netti che avrebbero potuto, in un secondo tempo, essere usati come armi contro di lui.

Raffaello seppe impersonare il cortigiano perfetto, egli più di ogni altro mise in atto gli insegnamenti dell’amico Baldassar Castiglione, umanista, letterato e diplomatico, autore del celebre Il Cortegiano.

L’Urbinate non solo fu il miglior interprete di quella attitudine della sprezzatura che tanto il Castiglione predicò nei suoi scritti, ossia quella naturalezza di atteggiamento, quella moderazione dei toni, quel non essere mai troppo affettati né troppo drammatici nei modi, ma Raffaello apprese alla perfezione sopratutto la lezione più importante del Castiglione ossia quella di metter ogni diligenza per assomigliarsi al maestro ed il veder diversi omini di tal professione, e, governandosi con quel bon giudicio che sempre gli ha da esser guida, andar scegliendo or da un or da un altro varie cose.

Acuto osservatore, Raffaello Sanzio studiò i più grandi maestri del suo tempo da Perugino a Pinturicchio, da Leonardo Da Vinci a Michelangelo, colui che passò alla storia come il  suo antagonista per eccellenza, riuscendo ad assorbire le qualità e le capacità di ognuno di loro per poi tracciare una strada nuova.
Imparò a fondere tutti i loro linguaggi per crearne uno tutto suo e, di fatto, con il suo talento eccezionale influenzò il progresso dell’arte per almeno tre secoli.

A differenza di Michelangelo che ha lasciato centinaia di lettere, di Leonardo Da Vinci di cui oggi possiamo leggere i numerosissimi appunti, Raffaello ha lasciato pochissimi scritti di suo pugno e a noi non resta quindi che affidarci all'analisi dei suoi dipinti per poter cercare di conoscere la sua vita e per tentare di comprendere quei rapporti che determinarono la sua carriera.

È questa la grande sfida che Costantino D’Orazio coglie e lo fa con questo libro, a metà strada tra il memoir e il saggio, scegliendo di ci presentarci una galleria di personaggi ritratti da Raffaello.
Sono proprio loro in prima persona a parlarci della loro storia e di quella dell’Urbinate.

Attraverso le loro parole, alcune frutto della fantasia dell’autore, altre ricavate da versi ed epistole di chi fu vicino all'artista, Costantino D’Orazio ci regala un ritratto davvero particolare di Raffaello.

Dotato di una sensibilità fuori dal comune, l’Urbinate, possedeva una capacità straordinaria nel saper scavare dentro l’anima delle persone, così da riuscire a cogliere ogni desiderio, timore, sentimento di colui che stava ritraendo.

Possedeva il dono di saper irretire i giovani con la sua pittura e divenne un modello per le generazioni future.
Al contrario degli altri artisti non fu mai geloso della sua arte. Sceglieva con molta cura i suoi allievi ed istruiva i suoi collaboratori affinché fossero perfettamente in grado di riprodurre il suo stile, ma era sempre lui a ritoccare sul finale ogni dipinto.
In questo modo la sua bottega poteva essere in grado di soddisfare le numerose richieste che le giungevano da ogni parte.

Di bell'aspetto, allegro, di buone maniere e ambizioso, era noto anche per le sue scorribande amorose.

A Raffaello, primo nella storia, fu affidato un compito molto particolare, tanto che si potrebbe dire che fu proprio lui a ricoprire il ruolo di sovrintendente dei beni culturali ante litteram.
Leone X infatti lo incaricò di un incredibile compito: censire tutte le antichità presenti a Roma.
Raffaello prese molto a cuore questo incarico; egli sentiva che in quei mattoni, in quelle architetture crollate c’era la fonte più preziosa della nostra cultura, tanto che decise di scrivere una lettera a Leone X per chiedere di rendere illegale il furto di reperti ed il riutilizzo degli stessi come materiale da costruzione.

Il libro di Costantino D’Orazio è un libro affascinante che sa conquistare il lettore fornendogli un’insolita chiave di lettura per interpretare alcuni dei più grandi capolavori di quell'artista dal quale, mentre era in vita, la Natura temette di esser vinta e, quando morì, temette di morire anch'essa.




Nessun commento:

Posta un commento