sabato 14 novembre 2020

“Le rose di Cordova” di Adriana Assini

Nura, la schiava moresca di Juana I di Castiglia (1479-1555), terzogenita di Isabel e di Fernando, è l’io narrante di questo romanzo in cui racconta la propria vita e quella della sua padrona, due esistenze legate indissolubilmente dal loro destino.

Juana andò in sposa a Philippe di Borgogna, conosciuto anche come Philippe detto il Bello, da non confondersi con l’altro Filippo il Bello, il re di Francia che regnò dal 1285 al 1314.

Il bel fiammingo, figlio di Massimiliano I d’Asburgo, era all’epoca il principe più ammirato e desiderato da tutte le corti europee, ma per la principessa spagnola quello che ad un primo momento era sembrata la sua più grande fortuna, si rivelò ben presto per lei una terribile sciagura.

Philippe era un seduttore impenitente, un giovane scaltro e insolente che ben presto perse interesse per la giovane moglie e, nonostante i numerosi figli nati dal loro matrimonio, Juana si ritrovò fin da subito a dover fare i conti con le numerose amanti del marito che questi non si faceva alcuno scrupolo di esibire a corte.

Sfinita dai continui tradimenti e con il cuore a pezzi, Juana trascorse tutta la sua vita matrimoniale tra ripicche e scenate, nell’inutile tentativo di conquistare l’amore del consorte.

I suoi continui colpi di testa e gli sbalzi d’umore non fecero altro che favorire coloro che, non vedendo l’ora di appropriarsi del suo trono, non si fecero alcuno scrupolo nel dichiararla pazza per raggiungere i propri scopi.

Juana passerà alla storia come Giovanna la Pazza, la regina che non regnò neppure un giorno.

Per un triste gioco del destino infatti fu lei, terza in linea di successione, ad ereditare il regno di Castiglia e d’Aragona alla morte della madre Isabel, ma questo fatto invece di riabilitarla agli occhi del consorte non fece che far precipitare definitivamente la sua già triste e precaria situazione.

Suo padre Fernando e suo marito Philippe non persero tempo a dichiarare Juana una povera inferma per poterle strappare la corona, salvo poi battersi tra loro così spietatamente per il potere che ancor oggi resta il sospetto che Philippe morì avvelenato proprio per mano del suocero.

Quella di Juana fu vera pazzia oppure i suoi comportamenti furono dettati solo dalla frustrazione e dalle umiliazioni a cui fu continuamente sottoposta?

Juana venne ingannata e tradita da tutti coloro che amava di più e che per primi avrebbero dovuto proteggerla: suo padre, suo marito e persino il suo stesso figlio che non alzò un dito in sua difesa quando salì su quel trono che di fatto apparteneva alla madre.

Giovanna morì prigioniera tra le mura di quel castello dove suo padre l’aveva segregata tanti anni prima, morì sola e dimenticata da tutti, l’unica che rimase al suo fianco fino alla fine dei suoi giorni fu proprio Nura, la sua schiava.

Non è la prima volta che Adriana Assini dà voce nei suoi romanzi a straordinarie figure femminili del passato, vorrei qui ricordare un romanzo che ho amato moltissimo intitolato “Agnese, una Visconti”.

Ne “Le rose di Cordova” due sono le figure femminili protagoniste del romanzo, due donne di nobile stirpe la cui condizione è molto diversa, ma solo in apparenza.

Nura figlia di Aziz, primo ministro del sultano Boabdil il Piccolo, è solo una schiava mentre Juana sembra destinata a un fulgido destino, eppure, anche lei a suo modo è una schiava al pari della sua ancella. Usata da chi dovrebbe proteggerla, tradita e continuamente umiliata, non può dirsi più libera di Nura tanto che anche lei stessa finirà i suoi giorni rinchiusa in un castello-prigione.

Il rapporto che lega Nura alla sua padrona è un rapporto conflittuale, un rapporto fatto di amore e odio, come lei stessa non stenta a definirlo; più indecifrabile è invece il sentimento che lega Juana alla sua ancella.

Juana è una donna indisciplinata, ribelle e fiera che, per quanto spesso possa avere atteggiamenti indisponenti e spesso esasperanti, non si può non amare e provare empatia nei suoi confronti.

Adriana Assini ci regala in questo romanzo il ritratto di due figure femminili molto diverse tra loro, entrambe forti e determinate, innamorate dello stesso uomo, unite da un patto non scritto; due donne legate da sentimenti spesso conflittuali ma destinate a condividere per la vita la loro solitudine, a godere insieme dei raggi del sole e insieme a sfuggire la pioggia.

“Le rose di Cordova” è un racconto breve, sono appena duecento pagine, ma molto intenso; una storia tormentata quella di Juana I di Castiglia che Adriana Assini ha saputo raccontarci ancora una volta con la grazia e la sensibilità che da sempre contraddistinguono la sua scrittura.




 

2 commenti:

  1. Che destino tragico quello di Juana. Devo ammettere che conoscevo pochissimo la storia. In ogni caso, è incredibile come i rapporti familiari tra nobili fossero così distanti da quelli della gente comune. Segreti di grande rilevanza che venivano mantenuti a dispetto delle relazioni familiari e tradimenti sono qualcosa che va bene al di là dei noti matrimoni di convenienza.

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    1. Sono rimasta molto impressionata anch'io leggendo la sua storia, un destino davvero terribile. Tra l'altro era una storia che ignoravo totalmente.

      I rapporti tra consanguinei erano davvero cruenti e hai ragione matrimoni di convenienza e ragion di stato non erano sufficienti a "giustificare" tanta sete di potere.

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