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lunedì 9 maggio 2022

“Donatello. Il Rinascimento” (Palazzo Strozzi e Museo del Bargello, Firenze)

Nei giorni scorsi ho visitato la mostra dedicata a Donatello a Palazzo Strozzi e al Museo del Bargello.

Questa volta ho preferito acquistare il catalogo prima e devo dire che si è rivelata una mossa vincente poiché si tratta di un volume davvero completo.

L'introduzione fa il punto sulla storia delle esposizioni dedicate all'artista partendo  da quella per il cinquecentenario dalla nascita nel 1887 al Museo del Bargello per poi passare a quelle in occasione del seicentenario: una sempre al Museo del Bargello e l’altra suddivisa tra le sedi di Detroit, Fort Worth e il Forte di Belvedere a Firenze.

Si evidenzia poi il desiderio in questa occasione da parte dei curatori della mostra di voler portare a conoscenza del grande pubblico l’influenza che Donatello ebbe non solo sulla scultura, ma anche per esempio sulla pittura sia sui suoi contemporanei che sugli artisti dei secoli successivi.

Il cosiddetto stiacciato era una tecnica che si avvaleva di un rilievo bassissimo che dava all'insieme un effetto pittorico e proprio a questo si rifecero non solo gli scultori, ma anche pittori primo tra tutti il Masaccio.

La prima parte si completa quindi perfettamente con il secondo capitolo dedicato più specificamente alla biografia di Donatello (1386-1466) e alle collaborazioni più importanti (Brunelleschi prima e Michelozzo poi) e alle commesse che lo portarono a Padova per diversi anni oltre che in giro per la Toscana.

Lo scultore fu molto legato alla famiglia Medici tanto che alla morte venne sepolto proprio accanto al suo più grande mecenate Cosimo il Vecchio.  L’impiego dello scultore da parte dei Medici nel corso degli anni fu soprattutto concentrato sugli arredi della loro casa e della loro chiesa parrocchiale. Il contributo di Donatello fu fondamentale per trasformare la Basilica di San Lorenzo in un mausoleo della dinastia medicea.

Il catalogo passa poi ad esaminare attraverso delle schede molto esaustive le numerose opere esposte molte delle quali provenienti dai più prestigiosi musei e istituzioni internazionali.

La famiglia Medici viene spesso menzionata non solo quando si analizzano le opere da lei direttamente commissionate come il David vittorioso o le porte della Sagrestia Vecchia di San Lorenzo, ma anche per quanto è entrato nei secoli a far parte delle collezioni medicee seppur talvolta anche solo per un breve periodo.

Qualche esempio?  Il cosiddetto Tabernacolo Medici opera di Jacopo Sansovino e Bottega oppure la Madonna della scala di Michelangelo o ancora la Madonna del Pugliese (o Madonna Dudley) opera di Donatello insieme a quella che doveva essere la sua custodia ossia il tabernacolo con L’Adorazione del Bambino e Presentazione al Tempio (nel verso Arcangelo annunciante e Vergine Annunciata) ad opera di Fra Bartolomeo.

Una mostra assolutamente da non perdere e un catalogo da non farsi scappare anche se non proprio economico.



Madonna Pazzi (Donatello)


Amore-Attis (Donatello)


San Giovanni Battista (Donatello) - Crocifisso (Vecchietta)
San Giovanni Battista (Ercole de' Roberti) 
 Lastra sepolcrale del vescovo Giovanni Pecci (Donatello)


David vittorioso (Donatello)
A sinistra Filippo Scolari, detto Pippo Spano e a destra Farinata degli Uberti
(Andrea del Castagno)


David vittorioso (particolare)


San Giorgio - Combattimento di San Giorgio col drago e liberazione della principessa 
(Donatello)


Marzocco (Donatello)


Madonna del Pugliese - Dudley (Donatello)


Adorazione del Bambino e Presentazione al Tempio
(Fra Bartolomeo)


Angelo annunciante e Vergine Annunciata
(Fra Bartolomeo)




venerdì 17 settembre 2021

Alto Adige: Tires (Tures) – Catinaccio (Rosengarten) – Bolzano (Bozen)

Era da tanto che non tornavo in montagna, quest’anno è capitata l’occasione e non ho avuto dubbi su dove volessi andare. Dovevo assolutamente ritrovare il mio Rosengarten perché una volta visto è impossibile dimenticarlo.  

Impossibile scordare le sue vette che si infiammano al tramonto tingendosi di un magnifico rosa

Il fenomeno scientifico-meteorologico è conosciuto con il nome di enrosadira ed è tipico delle Dolomiti, ma io preferisco la versione legata alla leggenda di Re Laurino e allo splendido “giardino delle rose” nel suo magico regno all’interno del Catinaccio. Eh sì, perché Laurino era il re dei nani e possedeva un enorme tesoro. Un giorno si innamorò di una splendida principessa di nome Simile…  ma questa storia ve la racconterò un’altra volta.

Per questioni logistiche non sono riuscita a tornare nella mia amata Val di Fassa (chissà forse l’anno prossimo) e ho quindi optato per Tires un piccolo paese sopra Bolzano nei pressi del Parco naturale dello Sciliar- Catinaccio.  Scelta che si è rivelata indovinata.


Il meteo non è stato dei migliori purtroppo, ma non mi ha impedito di fare le mie passeggiate e quando ci si trova in questi bellissimi luoghi cosa si può volere di più?

La cappella di San Sebastian si raggiunge facilmente attraverso una bella passeggiata che dall’abitato di Tires al Catinaccio (Tiers am Rosengarten) sale quasi fino a 1200 m di altitudine.



Questa cappella è
dedicata a San Sebastiano, soldato e martire romano che viene di solito raffigurato insieme a San Rocco e invocato in caso di epidemie.

La cappella risale al XVII secolo, tempo in cui la peste nera raggiunse anche questa aerea. I Signori di Völsegg che all’epoca amministravano il territorio avevano fatto voto che se la Morte Nera avesse risparmiato la loro famiglia avrebbero fatto erigere come ringraziamento una cappella in onore di San Sebastiano e così avvenne.


La cappella si trova immersa nella natura, in mezzo a dei bellissimi prati ed è circondata da uno steccato in legno.


Purtroppo la chiesetta era chiusa, senza alcuna possibilità di accesso. Guardando attraverso le piccole finestre poste sulla facciata l’interno appariva completamente buio. Ho provato, ovviamente senza usare il flash, ad introdurre il mio iPhone da una grata e ho scattato qualche foto. Il risultato è stato sorprendente perché sono riuscita a scoprire una porzione di affresco sul muro di sinistra e fotografare la pala che decora l’altare.



In alto troviamo l’incoronazione della Vergine mentre in basso sulla sinistra San Sebastiano e sulla destra un altro santo che sembrerebbe essere proprio San Rocco.


La Chiesa di Tires al Catinaccio si trova proprio al centro del paese ed è dedicata a San Giorgio. I primi documenti che la ricordano ne fanno risalire la costruzione al XIV, la parte bassa del campanile è infatti datata 1332, ma la costruzione della chiesa originaria potrebbe essere precedente. La parte alta del campanile con la cupola rossa a forma di cipolla è invece datata 1739. La chiesa subì una prima importante ristrutturazione nel 1767 e successivamente una seconda a metà del XIX secolo.




Bellissimi sono
gli affreschi del 1772 opera di Karl Henrici (1737-1823), pittore slesiano attivo in Veneto, Trentino-Alto Adige e Tirolo, nei quali è raffigurano ovviamente anche San Giorgio.

Sulla facciata tre statue policrome, al centro San Giorgio. A fianco della chiesa si trova un piccolo cimitero.



Visto che sono indecisa sulla scelta, ecco due foto della chiesa scattate una al mattino e una al tramonto.





Per terminare il reportage della vacanza in Alto Adige qualche foto dell’ultima tappa dedicata a Bolzano con il suo splendido duomo, piazza Walther e il pittoresco mercato ortofrutticolo nel centro della città… 









lunedì 13 settembre 2021

Colle Val d’Elsa - San Miniato

Siamo arrivati all’ultimo post dedicato alla mia vacanza in Toscana.

Famosa per la produzione di cristallo Colle Val d’Elsa è arroccata su un alto poggio e presenta tutte le caratteristiche degli antichi borghi. 



Sono sinceramente rimasta un po’ stupita dal fatto che nonostante le sue evidenti potenzialità questo paese non sia molto visitato. 



Non saprei dirvi se a dissuadere i turisti sia la parte bassa del paese ossia Colle Bassa così chiamata per differenziarla dalla parte più antica appunto denominata Colle Alta. In effetti la distesa disordinata di edifici che caratterizza la parte moderna della città ha dissuaso anche me per anni dal visitare l’antico borgo.



Colle Val d’Elsa diede i natali ad Arnolfo di Cambio. La torre di Arnolfo, una delle varie case torri presenti, è così chiamata proprio perché vi nacque il celebre scultore e architetto.



Poco più avanti della torre di Arnolfo troviamo la piccola chiesa romanica di Santa Maria in Canonica costruita nei XII-XIII secolo, ma le cui origini si ritengono ancora più antiche. All’interno di notevole pregio la pala d’altare opera di Pier Francesco Fiorentino raffigurante la Madonna con bambino e santi.



Non sono riuscita purtroppo a visitare il Museo civico e d’arte sacra. Un buon motivo per tornare a Colle Alta, voi che ne dite?



Ultima tappa, prima di ripartire sulla via di Pisa, mi sono fermata a San Minato che si trova più o meno a metà strada tra Pisa e Firenze.  



Raggiungere il suo centro storico richiede una buona dose di fiato perché è situato in cima ad una collina a circa 4 km dall’abitato di San Miniato Basso. La fatica però è ben ripagata perché raggiunta la rocca si gode di una stupenda vista della campagna circostante.



La torre di Federico II si deve alle modifiche federiciane della fortificazione che già Ottone I aveva voluto come sede dei vicari imperiali. 

La rocca costituiva il nucleo interno di un ampio circuito difensivo del quale facevano parte la torre di Matilde, l’attuale campanile della Cattedrale, e la torre delle cornacchie, abbattute del XVIII secolo.  

La torre fu distrutta nel 1944 e ricostruita secondo le forme originali.



Nel XIII canto dell’Inferno nella selva dei suicidi Dante incontra il personaggio di Pier Delle Vigne, tesoriere e segretario di Federico II, che accusato di tradimento e corruzione venne imprigionato e accecato. Si narra che Pier delle Vigne venne imprigionato proprio nella rocca di San Miniato.


Ai piedi della rocca un masso riporta incise le parole di Dante a lui dedicate:


“Io son colui che tenni ambo le chiavi del Cor di Federigo, e che le volsi, serrando e disserrando, sì soavi che dal secreto suo quasi ogn'uom tolsi: fede portai al glorioso offizio, tanto ch'i ne perde' li sonni e' polsi."






domenica 12 settembre 2021

L’Albergaccio (Casa di Machiavelli)

Quest’estate sono riuscita a realizzare un sogno: visitare l’Albergaccio! Sì, lo so che Niccolò Machiavelli è un personaggio che ai più non è molto simpatico, ma io sin da ragazzina ho sempre nutrito per lui una vera passione.

Ringrazio soprattutto Villa Machiavelli che, nonostante fossero occupatissimi nell’allestimento per un matrimonio, mi hanno permesso lo stesso di visitare la casa museo di cui loro sono custodi e proprietari.






Non ci provo neppure a descrivervi l’emozione di poter camminare per quelle stanze e visitare lo studio dove venne scritta la sua opera più famosa: Il Principe. 







Da Sant’Andrea in Percussina si scorge in lontananza Firenze con la sua meravigliosa cupola. Chissà cosa avrà provato Niccolò ogni volta che guardava in quella direzione, lui esiliato in campagna, lontano dalla sua amata attività politica… Sto diventando troppo sentimentale, vero?



Al rientro dei Medici a Firenze nel 1512, Niccolò Machiavelli dopo essere stato incarcerato e torturato, perché accusato di aver preso parte alla congiura antimedicea, venne esiliato a San Casciano Val di Pesa. San’Andrea in Percussina dove si trova l’Albergaccio, è appunto una frazione di San Casciano.


Di come trascorresse i suoi giorni è rimasta traccia soprattutto in una lettera che Machiavelli scrisse all’amico Vettori, datata 10 dicembre 1513, nella quale egli racconta di come passasse il tempo del giorno ad occuparsi dei suoi poderi, a giocare a tric-trac all’osteria e di come alla sera invece “rivestito condecentemente” entrasse “nelle antique corti degli antiqui uomini” per discorrere e ragionar con loro.





La famiglia Machiavelli era suddivisa in più rami. Il ramo in cui nacque Niccolò si estinse nel XVII secolo e i suoi successori furono i Conti Serristori di Firenze che detennero il possesso di queste terre fino al passaggio all’attuale proprietà che ha provveduto a restaurare Casa Machiavelli in modo accurato facendone un museo molto suggestivo.




Un consiglio: fate una sosta e fermatevi a mangiare a Villa Machiavelli non ve ne pentirete! La coppa Machiavelli, una variante di tiramisù con cantucci e vin santo, è qualcosa di divino…





sabato 11 settembre 2021

Il Chianti - Panzano - Montefioralle

Non c’è modo migliore di assaporare le l’atmosfera del Chianti se non quello di percorrere la famosa SR222 la strada che corre sulle colline da Siena a Firenze.

Dalla Chiantigiana si dipartono strade secondarie che attraversano le zone più belle della campagna Toscana e lungo le quali si incontrano bellissimi borghi come Volpaia che visitai qualche anno fa e della quale mi innamorai perdutamente.


Quest’anno la scelta è ricaduta però su altri paesi come Panzano che si affaccia sulla “conca d’oro” ovvero su quella parte di colline soleggiate che degradano fino al torrente Pesa.



Nelle foto vedete la chiesa di Santa Maria che purtroppo non ho potuto visitare perché c’era la funzione domenicale. 

Sulla facciata sopra il portone si trova la “Madonna contornata dagli Angeli” opera di Umberto Bartoli (1965).



Del castello di Panzano inoltre sono ancora conservate parte delle mura e la torre del Cassero.

L’altro borgo visitato sulla via del ritorno è Motefioralle, classificato come uno dei borghi più belli d’Italia, definizione ampiamente meritata.

Si tratta di una piccola frazione di Greve in Chianti nella provincia di Firenze.



Il borgo conserva ancora parte della cinta muraria originaria risalente alla fine del XII secolo circa e alcune torri che sono stata adattata ad uso abitativo.





Il borgo è un vero gioiellino che offre scorci davvero suggestivi. Assolutamente da visitare.



In realtà questa giornata era principalmente dedicata ad un altro luogo che era da tanto tempo che volevo visitare e che merita un post a parte. Stay tuned...