sabato 11 luglio 2020

“Il cavaliere del Giglio” di Carla Maria Russo


IL CAVALIERE DEL GIGLIO
di
Carla Maria Russo
PIEMME
Il romanzo racconta la storia di Farinata degli Uberti, nobile condottiero fiorentino, celebre protagonista del X canto dell’Infermo di Dante.

Il racconto inizia nel 1216 quando Farinata è ancora un ragazzino di appena dodici anni, ma già si può scorgere in lui la figura di quello’uomo forte, autorevole e coraggioso che diventerà in seguito.

Terzo maschio di Jacopo degli Uberti, Farinata è il preferito del nonno Schiatta degli Uberti, capo indiscusso della  sua casata nonché personaggio molto rispettato dall’intera fazione ghibellina.

Da alcuni lustri a Firenze si respira un’aria distesa, guelfi e ghibellini sembrano aver raggiunto un equilibrio, ma tutto ciò non è purtroppo destinato a durare.

L’incidente che ridesta le ostilità tra i due partiti avviene al banchetto offerto dalla famiglia Mazzinghi per celebrare l’elevazione a cavaliere del figlio Mazzingo Tegrimi.

Complici il vino e le animosità mai davvero sopite, nasce una violenta discussione per futili motivi che degenera senza rimedio.
Buondelmonte dei Buondelmonti estrae il pugnale con l’intento di colpire a morte Oderigo dei Fifanti, ma fortunatamente questi viene raggiunto solo al braccio e non in pieno petto dove aveva mirato Buondelmonte.

Schiatta degli Uberti il giorno dopo cerca con ogni mezzo di scongiurare che le cose degenerino ulteriormente e, anche se a gran fatica, sembra riuscire a ricomporre la frattura.

I guelfi Buondelmonti si impegnano a chiedere pubblicamente scusa alla famiglia ghibellina offesa dalla quale riceveranno, secondo le usanze, il bacio della pace.
Buondelmonte per suggellare tale pace sposerà la figlia di una famiglia ghibellina.
La scelta ricade su Beatrice Pandolfini Amidei, nipote di Fante dei Fifanti.

Tale accomodamento però non è per nulla ben visto dal cugino di Buondelmonte, l’arrogante e invidioso Ranieri Zingane, né dall’ambiziosa e altera Gualdrada Donati che insieme complottano per mandare a monte il matrimonio con l’intento di scatenare una guerra ed allo stesso tempo umiliare il loro inviso comune nemico Schiatta degli Uberti. 

Il racconto del romanzo si conclude con l’epica battaglia di Montaperti (1260), una battaglia così cruenta e sanguinosa che Dante nella sua Divina Commedia la descrisse come “lo strazio e ’l grande scempio che fece l’Arbia colorata in rosso”.

Tante cose accaddero nella vita di Farinata e in quella del suo inseparabile fratello Neri degli Uberti in quel lasso di tempo che va dal 1216 al 1260.

Il romanzo di Carla Maria Russo riesce a condensare tutto in solo trecento pagine: amori, battaglie, tradimenti, passioni e lo fa in modo incredibile.

I fatti si susseguono sotto i nostri occhi come se assistessimo agli eventi in prima persona; il ritmo del romanzo è incalzante, coinvolgente e non lascia al lettore un secondo di tregua.
Per chi come me poi conosce piuttosto bene la topografia di Firenze e di Siena nonché i territori circostanti dove si svolsero i fatti è impressionante vedere, leggendo le pagine del libro, come sia possibile distinguere ogni singolo dettaglio delle battaglie, degli spostamenti degli eserciti e non solo.

I personaggi sono tutti ben caratterizzati e l’autrice, pur attenendosi ad una scrupolosa e meticolosa ricostruzione storica, riesce a ricreare in modo magistrale le atmosfere proprie della narrazione romanzesca.

Vuoi per le letture dantesche, vuoi perché la storia viene di solito tramandata dai vincitori, in questo caso dai guelfi, la verità storica sulla famiglia degli Uberti e del partito ghibellino è giunta a noi piuttosto lacunosa e probabilmente anche distorta.

Il guelfo Dante però nel suo X canto dell’Inferno non manca di manifestare il suo più profondo rispetto nei confronti di Farinata degli Uberti, un uomo rigoroso, ma sempre coerente nelle sue scelte; un nemico per Dante, ma pur sempre un avversario politico di valore e, come tale, degno della sua stima.

Ranieri, detto Neri, era maggiore di un anno di Farinata, ma fin da quando erano bambini  aveva riconosciuto nel fratello minore quel capo che anche in età adulta avrebbe seguito riconoscendone le indiscusse capacità e virtù proprie di un guida.

Neri e Farinata erano entrambi coraggiosi, intraprendenti e leali, ma Farinata degli Uberti possedeva alcune virtù più sottili che lo differenziavano dal fratello, egli riusciva ad essere audace e umile allo stesso tempo, sempre attento e pronto nel saper valutare le situazioni così da poterle volgere a proprio vantaggio .

Per Farinata e Neri, così come per Schiatta degli Uberti e per tutti i loro antenati, l’onore e il nome della famiglia erano sacri.

Proprio in nome di questo loro onore, mai sarebbero venuti meno al sacro giuramento di difendere la città di Firenze anche a costo di dover piegare il loro orgoglio in difesa del Giglio di Firenze e dell’Aquila imperiale.

Accanto a uomini di tale reputazione ed integrità non potevamo non trovare donne di minor valore ed ecco allora apparire sulla scena la determinata, intraprendente e coraggiosa Adaleta e la bella, dolce e devota Gemma di Ranieri Zingane.

“Il cavaliere del Giglio” è stato una piacevole scoperta, un libro di cui mi sono innamorata fin dalle prime pagine, una storia ricca di avvenimenti e dai personaggi affascinanti e seducenti.

Le figure dei due fratelli che emergono dal romanzo di Carla Maria Russo richiamano alla memoria quelle di altre due celebri figure vissute quasi duecento anni dopo, Lorenzo e Giuliano de’ Medici.

Sarebbe bello un giorno poter vedere una serie TV tratta da questo entusiasmante romanzo che a mio avviso possiede tutti i requisiti necessari per una meravigliosa e appassionante trasposizione cinematografica.


“O Tosco che per la città del foco

vivo ten vai così parlando onesto,
piacciati di restare in questo loco

La tua loquela ti fa manifesto
di quella nobil patrïa natio,

a la qual forse fui troppo molesto".
Subitamente questo suono uscìo
d'una de l'arche; però m'accostai,

temendo, un poco più al duca mio.
Ed el mi disse: "Volgiti! Che fai?
Vedi là Farinata che s'è dritto:

da la cintola in sù tutto 'l vedrai".
 (Canto X, Inferno, Divina Commedia – Dante Alighieri)



Vi lascio qui di seguito i link di alcuni post per approfondire gli argomenti:




2 commenti:

  1. Eeh... le trasposizioni televisive e cinematografiche di ambientazione storica, ormai, tendono a essere fatte solo da stranieri, rispondendo agli interessi di stranieri. Trovo che questo sia vero anche per i documentari: ci sarebbero fatti interessantissimi da approfondire nella storia d'Italia, ma, se non hanno destato l'interesse dei centri di ricerca stranieri, non approderanno mai sugli schermi per essere condivisi con un pubblico più ampio di quello appassionato o specializzato.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Purtroppo hai perfettamente ragione.
      Mi spiace per questo libro perché è davvero bello sia per ambientazione storica che per i personaggi.

      Elimina